L'elevatissima mortalità verificatasi
nei comuni di Gioia dei Marsi (78%), San Benedetto dei Marsi (74%) a Collarmele
(65%), situati al margine sudorientale della conca del Fucino; mortalità
molto elevata anche nei comuni limitrofi di Pescina (43%), Ortucchio (47%)
a Lecce nei Marsi (40%);
- l'elevatissima mortalità avutasi anche net comune di Avezzano
(72%), situato al margine nord-occidentale della conca, ma non nei comuni
limitrofi nei quali diminuisce drasticamente; net comune di Ovindoli risulta
addirittura nulla;
- mortalità decisamente modesta nei comuni fucensi di Celano (6%),
Luco dei Marsi (3%), Trasacco (< 1%) a Collelongo (< 1%);
- presenza di vittime fino a 70-80 km dal Fucino, come ad esempio, nei
comuni di Monterotondo (RM) a di Fondi (LT);
- forti variazioni di percentuale fra località tra loro molto vicine
osservabili, ad esempio, tra Cappelle (75%) a Scurcola Marsicana (<
1%), che distano tra Toro poco più di 3 km, oppure all'interno
del comune di Ortona dei Marsi, dove la mortalità varia dal 70%
di Aschi allo 0% di Villa Santa Maria (Sollavilla nel 1915); tali situazioni
dovrebbero essere generalmente indicative delta presenza di notevoli effetti
locali a/o di ford differenze nello stato di conservazione del patrimonio
edilizio.
La massima percentuale di vittime è stata riscontrata net centro
abitato di Avezzano, dove sembra aver raggiunto 1'83%. Tale valutazione
(App. C) è stata ottenuta riferendo il numero delle vittime (10.719)
al numero degli abitanti (13.119) residenti nel 1915, come índicato
nel documento ASA 1 (1915). La percentuale del 95%, riportata da CAPPELLO
(1917) a da moltissime altre pubblicazioni, deriva dal fatto che lo stesso
numero di vittime (10.719) viene riferito al numero degli abitanti residenti
(11.279) risultante nel censimento del 1911 (UC, 1914).
Da ricordare, infine, che l'effettiva percentuale dei decessi nei centri
abitati ad elevata mortalità potrebbe essere in molti casi decisamente
superiore a quella riportata in App. C. Ad esempio, è noto che
in Avezzano 416 giovani, corrispondenti a circa il 3% delta popolazione
residente, si salvarono in quanto partiti la sera precedente il terremoto
per prestare servizio militare (Giorn. 23, 1915), oppure che ad Ortucchio
il numero dei cittadini partiti per l'America risaliva al momento a circa
600 persone (ASA 38, 1915). Appare evidente che tenendo conto di tali
assenze le percentuali delle vittime salirebbero notevolmente; in particolare,
ad Ortucchio passerebbe dal 47% al 60% circa.
Alcuni
articoli di giornale
F. Giovenco, Pescina
" ... terribili spaccature spezzano l'argilla asciutta". (Il
Mattino, 24 gennaio 1915, p. 1).
" ... il terreno si vede in più
parti a per lunghi tratti anfratto, affondato a sconvolto sempre secondo
linee pressochè parallele ai margini della conca del Fucino".
(La Tribuna, 18 gennaio 1915, p. 7).
Strada da San Benedetto ad Ortucchio
" ... prima di arrivare a Ortucchio...
nella strada si è aperta un'immensa voragine. Un cavo con circa
quattro metri di diametro a profondo non sappiamo quanto: ma certo molto
- perché una lunga canna non riesce a trovarne il fondo - si è
aperto ad un tratto. Essa è tutta piena d'acqua ". (Il Messaggero,
17 gennaio 1915, p. 1).
" Nel mezzo della strada sono avvallamenti
di oltre un metro di larghezza a di profondità. I campi che fiancheggiano
la strada sono pure squarciati qua a là dalla furia del terremoto.
II pericolo è grande perché la neve copre le crepe e le
frane più piccole e conseguentemente le macchine possono ribaltare
a sfasciarsi ... Ad un certo punto un crepaccio enorme taglia in due la
strada...". (La Nazione, 26-27 gennaio 1915, p. 1).
" ... la strada è spesso solcata da lunghi crepacci dai quali
l'acqua gorgoglia". (Corriere d'Italia, 19 gennaio 1915, p. 7).
"la strada da Pescina a San Benedetto dei Marsi"
La strada è orribile a completamente franata. :,a campagna circostante
è piena di crepature e di abbassamenti". (Il Giornale d'Italia,
21 gennaio .915, p. 1).
" presso San Benedetto, paese a metà
divelto alle fondamenta, sono fenditure enormi dalle quali spilla spesso
dell'acqua. Assicurano i sambeedettesi che la mattina della catastrofe
gas solfoosi si sprigionarono da quelle aperture. I ponti ospesi sul canale
o sono crollati o presentano fenditure pericolosissime ". (L'Osservatore
Romano, gennaio 1915, p. 1; La Tribuna, 19 gennaio 915, p. 2).
"Nella mattinata della grande rovina il popolo i Aielli vide, lontano,
verso San Benedetto dei Marsi, sprigionarsi lingue di fuoco. In quella
direzione, per improvise fiamme di gas, la terra si èspaccata,
e un avvallamento enorme si è prodotto nei campi". (La Tribuna,
23 gennaio 1915, p. 4; La Nazione, 23-24 gennaio, p. 2).
marruvium , san benedetto dei marsi,aquila, l'aquila,
archeologia, scavi archeologici , comune san benedetto dei marsi , marsica ,
ritrovamenti, storia, notizie storiche