tecnica raku - mario lo coco - ceramica raku


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Il Raku è una tecnica a bassa temperatura (800 - 950°C). Ogni oggetto modellato e cotto una prima volta viene rivestito dallo smalto e successivamente sottoposto ad una seconda cottura. Durante la seconda cottura il rivestimento applicato si fonde, e nella post-cottura riducente i componenti chimici in esso contenuti reagiscono dando vita a colori ed effetti molto particolari.

TECNICA:

Il violento shock termico cui è sottoposta la ceramica nel momento dell'estrazione dal forno dei pezzi ancora roventi, impone l'uso di argille refrattarie resistenti a forti shock termici. Molte delle argille che si trovano in commercio non resisterebbero alla forte ritrazione che l'oggetto subisce quando viene estratto ancora incandescente dal forno per essere sottoposto a riduzione, e si romperebbero irrimediabilmente.
Per aumentare questa resistenza si può aggiungere all'impasto una certa percentuale - dal 15% fino anche al 30/40% - di silice o di chamotte (cotto macinato).
La chamotte è un elemento dimagrante che viene usato per diminuire l'eccessiva plasticità, facilitare l'essiccamento e dare maggior resistenza all'oggetto. Si tratta di argilla cotta e macinata in varie granulometrie.
La tecnica tradizionale di produzione delle ciotole da tè prevede la lavorazione a mano; con l'occidentalizzazione del Raku questo vincolo si è perso e le procedure tipiche del Raku (talvolta totalmente stravolte) sono applicate ad oggetti di qualsiasi tipo e forma.
Una volta modellata l'argilla utilizzando la tecnica desiderata (a mano libera, a lastra, a colombino, ecc.) il pezzo viene fatto asciugare dall'umidità in eccesso per essere sottoposto ad una prima cottura: si ottiene così ciò che viene chiamato "biscotto".
Sul biscotto viene poi applicato il rivestimento ed il pezzo viene sottoposto ad una seconda cottura (1).
Non appena si è raggiunta la temperatura di fusione del rivestimento (2), gli oggetti sono estratti dal forno (3) per essere inseriti in buche o recipienti contenenti materiale infiammabile e ricco di carbonio, che a contatto con la ceramica incandescente innesca un'immediata combustione (4).
Il rivestimento esterno del pezzo, risente del forte sbalzo termico, e comincia a formare minuscole caratteristiche crepe sulla superficie (craquelures intenzionali).
A questo punto il ceramista interviene chiudendo ermeticamente il recipiente (5) (o ricoprendo la buca), generando così all'interno dello stesso un'atmosfera riducente (6): il fumo creatosi andrà a ricoprire il manufatto interagendo con gli elementi chimici del rivestimento e dell'impasto ceramico.
E' proprio da questa interazione che scaturiscono gli effetti speciali ed i lustri metallici tipici del Raku.
Le ultime fasi del procedimento sono l'immersione in acqua fredda (7) e la pulitura della superficie dell'oggetto (8) dalle eventuali incrostazioni dovute all'azione del fumo.
Il ceramista interviene di volta in volta modificando la composizione chimica dei rivestimenti, i tempi di cottura e di riduzione, il momento in cui il processo di riduzione viene interrotto con l'immersione in acqua fredda, ecc. ottenendo così risultati sempre nuovi.
Sarà l'esperienza a suggerire quali soluzioni adottare sia per gli impasti, che per gli smalti e la cottura, anche se il risultato finale non sarà sempre del tutto prevedibile... 

Al variare di uno solo dei fattori sopra citati, infatti, il risultato finale può subire radicali trasformazioni. Con la pratica e l'esperienza il ceramista riesce a controllare il processo fino ad ottenere il risultato prefissato, ma la continua sperimentazione di metodologie differenti porterà in ogni caso a confrontarsi con sempre nuove ed inaspettate situazioni.


© 1999 - 2006 Paolo Lusenti 

tratto da[ http://www.ceramicaraku.com/sito/tecnica.htm ]

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