Istituto Statale d'Arte Mario D'Aleo per il Mosaico
Monreale - Palermo
via Giordano - Monreale
Il mosaico è
una composizione pittorica ottenuta mediante l'utilizzo di frammenti di
materiali (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie), che
può essere decorata con oro e pietre preziose Non è facile stabilire con
precisione l'origine del mosaico: l'uomo ha da sempre manifestato una naturale
inclinazione a decorare suppellettili o architetture, utilizzando sia pigmenti
sia pietruzze già colorate dalla natura stessa. Lo stesso termine mosaico è di
origine incerta: alcuni lo fanno derivare dal greco µουσαικόν
(musaikòn), "opera paziente degna delle Muse"; in latino veniva
chiamato opus musivum, cioè "opera delle Muse" oppure
"rivestimento applicato alle grotte dedicate alle Muse stesse". Il
richiamo alle Muse è dovuto all'usanza degli antichi romani di costruire, nei
giardini delle ville, grotte e anfratti dedicati alle Ninfe (ninpheum) o Muse (musaeum),
decorandone le pareti con sassi e conchiglie. Quindi musaeum o musivum indica la
grotta e opus musaeum o opus musivum indica il tipo di decorazione murale. In
seguito si affermò l'uso dell'aggettivo musaicus ad indicare l'opera musiva.Potrebbe derivare anche dall'arabo
muzauwaq, che significa "decorazione". C'è chi, invece, vi ha visto
la radice di un vocabolo semita, soprattutto quando la parola viene usata come
aggettivo, che potrebbe legarsi al termine "Mosè", quindi
"pertinente a Mosè".Sono state
indicate anche altre locuzioni, quali musium che significa esprimere qualcosa
con diversi colori, oppure museos nel senso di elegante. Le ipotesi però sono
molte e nessuna sembra avere titoli sufficienti per prevalere sulle altre. Le
tessere erano chiamate in greco
ἀβακίσκοι (abakìskoi)[1],
quadrelli (da ἄβαξ (àbax), tavoletta), mentre in latino
abaculi, tesserae, tessellae. Il mosaico nasce prima di tutto con intenti
pratici più che estetici: argilla smaltata o ciottoli venivano impiegati per
ricoprire e proteggere i muri o i pavimenti in terra battuta. Risalgono al 3000
a.C. le prime decorazioni a coni di argilla dalla base smaltata di diversi
colori, impiegate dai Sumeri per proteggere la muratura in mattoni crudi. Nel II
millennio a.C., in area minoico-micenea, si iniziò ad usare, in alternativa
all'uso dei tappeti, una pavimentazione a ciottoli che dava maggiore resistenza
al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile, che si ritrova anche in
Grecia nel V secolo a.C..
A partire dal IV secolo a.C., vengono utilizzati cubetti di marmo, onice e
pietre varie, che hanno maggiore precisione dei ciottoli, fino ad arrivare, nel
III secolo a.C., all'introduzione di tessere tagliate Le prime testimonianze di
mosaico a tessere a Roma si datano attorno la fine del III secolo a.C., per
impermeabilizzare il pavimento di terra battuta. Successivamente, con
l'espansione in Grecia e in Egitto, si svilupperà un interesse per la ricerca
estetica e la raffinatezza delle composizioni. Inizialmente le maestranze
provenivano dalla Grecia e portavano con sé tecniche di lavorazione e soggetti
dal repertorio musivo ellenistico, ma il mosaico romano diventerà poi
indipendente, diffondendosi in tutto l'impero: si preferiscono temi figurativi
per lo più stereotipati, ma soprattutto motivi geometrici, arabeschi e
vegetazione stilizzata. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, il
mosaico conobbe le sue espressioni più fulgide. Dal IV secolo i favolosi
mosaici bizantini arrivarono anche in Italia, grazie alla riconquista ordinata
da Giustiniano I di Bisanzio: tra le più alte espressioni, si ricordano la
basilica di San Vitale a Ravenna e quella di Santa Sofia a Costantinopoli.
Nell'arte romanica il mosaico non ha ruolo dominante per motivi economici e gli
si preferisce l'affresco: è per lo più pavimentale e vive il suo apice nel XII
secolo, come testimonia il mosaico del Duomo di Otranto, risalente al 1163-1165.
La produzione sempre più vasta di piastrelle di ceramica verniciate sostituirà
il mosaico pavimentale per il costo nettamente inferiore. Nel Rinascimento il
mosaico non è più mezzo creativo autonomo ma diventa virtuosismo: l'unico
interesse è per l'apparente eternità del materiale musivo per rendere
immortale l'opera pittorica. In epoca manierista e barocca diventa
definitivamente subordinato all'architettura e alla pittura: nel primo caso è
utilizzato come rivestimento pavimentale, con preferenze per l'opus sectile e la
palladiana; nel secondo caso viene preferito solo per la sua maggiore durata nel
tempo e resistenza alle intemperie, per cui si trova soprattutto sulle facciate
dei palazzi.