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Comunità Laiche Marianiste (CLM)

 


 

 

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Giornata di preghiera Commento alla carta di Santiago e Valencia Testimonianza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE COMUNITÀ LAICHE MARIANISTE (CLM).  

Siamo comunità cristiane al servizio della Chiesa nel mondo. Facciamo parte della Famiglia Marianista (FM) e c’ispiriamo al carisma dei fondatori, il beato P. Guglielmo Giuseppe Chaminade e Madre Adele de Trenquelléon. A loro dobbiamo una spiritualità il cui fondamento si trova nel mistero dell’Incarnazione di Gesù, Figlio di Dio, divenuto Figlio di Maria, per la salvezza degli uomini.

Ecco, di seguito, la nostra identità.

 

Siamo Comunità Laiche.

Le nostre comunità sono composte di donne e uomini che, con l’aiuto dello Spirito Santo, vogliono essere forti nella fede, saldi nella speranza, perseveranti nella carità. Con il Battesimo abbiamo scelto il primato, nella nostra vita, della sequela di Gesù e della conformità a lui in seno alla Chiesa. Attraverso la vocazione marianista sentiamo un ulteriore impegno, sotto la guida dello Spirito e in alleanza con Maria, a rendere presente Cristo nel mondo.Viviamo la nostra fede in comunità, sull’esempio dei primi cristiani, per rispondere ai bisogni dell’umanità, pronti ad assecondare l’invito di Maria ai servitori alle nozze di Cana: "Fate tutto quello che (Gesù) vi dirà". Ricerchiamo tutto questo nella preghiera, nella formazione permanente, nel discernimento personale e comunitario, negli impegni della vita in comunità.Ci proponiamo di condurre una vita comunitaria caratterizzata da uno "spirito di famiglia", fondato sull’accoglienza, il servizio, la sollecitudine per il bene altrui,la gioia, la semplicità e il rispetto del ritmo di crescita nella capacità d’impegno di ciascuno.

 

Le nostre comunità sono segno dell’amore di Gesù per il mondo; esse ci preparano, c’inviano, c’incoraggiano, ci purificano e ci sostengono nella nostra missione. Per noi, la testimonianza di una vita fraterna e comunitaria, è già per se stessa un mezzo privilegiato d’evangelizzazione al servizio della Chiesa nel mondo. Il nostro spirito di famiglia e di collaborazione tra laici e religiosi, ispirati entrambi da Maria, è il contributo specifico che possiamo offrire alla Chiesa e al mondo.

Siamo comunità laiche Marianiste

Ci proponiamo di camminare sulle orme di Maria e in "Alleanza" con lei. Accogliamo nella nostra vita Maria come madre, modello ed educatrice.

Riconosciamo la missione di Maria nella storia della salvezza. In Maria, Dio ci manifesta un modo d’essere presenti al mondo. Sensibili alle necessità degli uomini, vogliamo compiere il suo mandato: "Fate tutto quello che Egli vi dirà".

La nostra missione s’ispira agli atteggiamenti di Maria: ascolto della parola di Dio, apertura all’azione dello Spirito che ci conduce a gesti profetici, disponibilità alla volontà di Dio, semplicità e fedeltà nell’azione. Uniti a lei nel suo Magnificat, vogliamo essere nel mondo testimoni dell’amore preferenziale di Dio per i poveri.

Ci consacriamo a Maria attraverso un’Alleanza particolare e pubblica. Tale consacrazione nella Famiglia Marianista, esprime davanti alla comunità la volontà di rispondere alla vocazione di rendere presente Dio nel mondo in alleanza con Maria.

Comunità impegnate ad essere missionarie del Vangelo.

La nostra spiritualità ci sprona a dare risposte concrete ed efficaci alle varie sollecitazioni che ci provengono dai diversi ambiti di vita: personale, familiare, di lavoro, sociale, politica, economica, culturale, ecclesiale…

Essere presenti al mondo significa per noi cercare di conoscerlo, amarlo e trasformarlo con il cuore e la forza di Gesù.

Fedeli alla nostra condizione di laici e attenti ai segni dei tempi, siamo solidali con gli uomini e le donne del nostro tempo, per trasmettere la fede, moltiplicare i cristiani e formare animatori di comunità. La nostra vocazione missionaria si espleta a livello sia individuale sia comunitario, utilizzando al meglio le possibilità offerte dal nostro tempo, le nostre capacità, energie e beni in opere orientate allo sviluppo della giustizia e della pace. Consideriamo particolarmente a noi consone le opere che ci permettono di diffondere la fede, di dedicarci ai giovani e alle persone più sprovvedute. Evangelizziamo con la nostra vita, che deve essere espressione e testimonianza di una fede conforme al Vangelo. Viviamo in stato di missione permanente. Operiamo per costruire un mondo più giusto e umano, più libero, solidale e fraterno. Riconosciamo tutto ciò che è buono nella storia dell’umanità e denunciamo tutto ciò che contribuisce all’oppressione, alla violenza e all’ingiustizia.

Rivestiti dell’amore del Salvatore e della tenerezza materna di Maria, condividiamo le gioie e le sofferenze, le speranze e le angosce del mondo.

Ci dedichiamo alla diffusione del Regno di Dio, nel rispetto delle diversità culturali, con una scelta preferenziale per i più poveri.   inizio

 

               Commento all'Atto di Consacrazione     

   

 

Maria è un dono di Dio all’umanità. Maria deve diventare per un marianista una vocazione specifica all’interno della generica vocazione cristiana: è lei che chiama, che convoca e che invia in missione.

 

Formati ad immagine del suo primogenito

“Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rom 8,28-29).

 

La sequela di Cristo:

“per me il vivere è Cristo” (Fil 1,21), “non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20),

-la relazione d’intimità col Padre (preghiera, compimento della sua volontà);

ATTO DI CONSACRAZIONE A MARIA

Signore, Dio nostro, che per salvare tutti gli uomini e per condurli a te hai fatto nascere il tuo Figlio diletto dalla Vergine Maria, concedici di essere da lei formati ad immagine del suo primogenito e rendici partecipi dell’amore di Cristo per sua madre.

Tu che hai associato Maria al mistero del tuo Figlio perché divenisse la Madre dei viventi, conferma la nostra alleanza con lei.

La nostra consacrazione prolunghi sulla terra la sua materna carità e faccia crescere la Chiesa, Corpo del tuo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

 

-la dedizione preferenziale ai poveri, ai peccatori, ai malati

-l’annuncio del Regno di Dio con parole e segni;

-la relazione con gli altri fatta di dialogo, di misericordia, di nuova amicizia, di formazione e di preparazione per accogliere il Regno e la missione che esso comporta.

Per essere come Gesù occorre, infine, vivere con Lui il mistero pasquale: morte e pienezza di vita attinte quotidianamente nell’eucaristia e calate nella storia personale. La prova suprema della sequela di Cristo passa necessariamente attraverso il dono. della vita. Questa dimensione pasquale della sequela è indubbiamente quella più esigente e cruciale, ma costituisce l’autenticazione della nostra fede cristiana.

“Gesù davanti agli occhi”, “Gesù nel cuore”, “Gesù nelle mani”. Guardare a Gesù, sentire come Gesù, agire come Gesù.

Predestinati ad essere conformi a Gesù Cristo”

Maria fu la prima ad essere concepita in Gesù Cristo secondo lo Spirito, come lui stesso era concepito nel suo grembo verginale secondo la natura. In altri termini, Maria fu formata, nell’intimo, alla rassomiglianza di Gesù, suo adorabile figlio, e affinché la sua conformità con lui fosse il più possibile perfetta, fino a diventare una quasi uniformità, fu associata, esteriormente ed interiormente a tutti i suoi misteri. Così, poiché Gesù è il primo dei predestinati, tutti gli altri, per essere tali, dovranno conformarsi a lui ed essere concepiti come lui e formati in Maria: “Il tuo ventre è un mucchio di grano” (Ct 7,3).

La fede nel Figlio di Dio che si fa uomo è stata in Maria, al momento dell’Incarnazione, quel chicco di grano seminato nel suo spirito che le ha fatto concepire, per opera dello Spirito Santo, Gesù e tutti i predestinati. L’obiettivo dell’itinerario spirituale marianista è la conformità e l’unione a Cristo: il cammino marianista fa percorrere lo stesso itinerario di Gesù: fa vivere con Gesù e come Gesù, di Gesù e per Gesù; ci pone nella condizione di riprodurre in noi l’immagine di Gesù, ma anche di essere sollecitati, spronati e attratti da lui. Quest’obiettivo è stato incarnato e realizzato in Maria. Lo spirito santo l’ha coperta con la sua ombra e ne ha fatto l’immagine fedele e la memoria viva di Cristo. In lei, come lei e con lei impariamo a fare concretamente il nostro cammino. E’ il suo stesso spirito che ci deve animare. Tramite lei ci è data la grazia per iniziarlo e proseguirlo.

Concedici di essere da lei formati ad immagine del suo primogenito.

Dio si è fatto uomo in Maria e “ha piantato la sua tenda tra noi”. Da allora Gesù è la vita in mezzo a noi, vita dalla quale, nella quale e per la quale soltanto è possibile vivere. Ormai, quindi, si può essere uomini unicamente in relazione all’umanità del Verbo. Ma occorre incominciare a vivere tale vita partendo dalle radici: lasciandoci formare nel grembo di Maria e nascendo alla vita di Dio da Maria. Ci troviamo qui di fronte ad una delle intuizioni chiave del fondatore.

“se un cristiano autentico vive esclusivamente della vita di Gesù, a maggior ragione un religioso.

Gesù fu concepito dallo Spirito Santo e nacque dal grembo verginale di Maria.

Il Battesimo e la fede accendono in noi la vita di Gesù Cristo e in questo senso siamo anche noi concepiti di Spirito Santo; ma dobbiamo nascere come il Salvatore, dalla Vergine Maria.

Gesù ha voluto assumere le nostre sembianze nel grembo della Vergine Maria; noi, a nostra volta, dobbiamo assumere le sue sembianze, ossia conformare la nostra condotta alla sua…Maria con amore indicibile, continua a portarci come piccoli figli nelle sue caste viscere, fin tanto che non ci partorisca come il Figlio suo, dopo averci formato a somiglianza di lui. Maria non cessa di ripeterci queste belle parole di S. Paolo: “figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato cristo in voi” (Gal 4,19). Per il p. Cham. Dobbiamo lasciarci formare dalla tenerezza materna di Maria: In lei abbiamo colei che incoraggia e sostiene la fede missionaria: “fate quello che vi dirà” Maria ci convoca e ci invia.

 E rendici partecipi dell’amore di Cristo per sua madre.

La convinzione chaminadiana secondo la quale nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto dall’alto, ossia Gesù, comporta anche la presenza di Maria. Anche noi, come Gesù siamo figli di Maria e condividiamo l’amore di Cristo per sua madre. La virtù che promuove queste relazioni e questi sentimenti, e che plasma la nostra stessa preghiera, si chiama pietà filiale. Ecco la via attraverso la quale il figlio ci conduce alla madre. Davvero questa devozione è la più evangelica, perché è quella che Gesù stesso ha vissuto.

 Tu che hai associato Maria al mistero del tuo Figlio perché divenisse la Madre dei viventi.

Maria è in diretta e stretta relazione con il mistero salvifico. Il Vangelo la presenta intimamente unita all’infanzia di Gesù, sottolineando in tal modo la sua funzione di madre di Gesù, ma anche alla vita pubblica del Messia. In quest’ultima dovette camminare insieme ai discepoli fino ad accogliere ai piedi della Croce la proclamazione della propria maternità. Ascoltando e custodendo la Parola nel suo cuore, sostenne la fede dei seguaci di Gesù.

 Conferma la nostra alleanza con lei.

Questa richiesta che ripetiamo ogni giorno nell’atto di consacrazione lascia intendere che la nostra relazione con Maria non sia una semplice devozione e non si esaurisca nella conoscenza della sua figura evangelica. La nostra spiritualità è mariana in una prospettiva missionaria. Ci consacriamo alla missione ecclesiale, stringendo con Maria un’alleanza che ci impegna per la vita.

La missione di Maria fu di dare il Dio incarnato al mondo, farlo nascere e crescere in mezzo agli uomini e poi aiutare i discepoli a seguirlo. Gesù dall’alto della croce coronò la missione di Maria proclamandola madre dei credenti perché continui ad aiutare Gesù ad incarnarsi di generazione in generazione. Noi, da parte nostra, vogliamo affiancarla nella sua missione, che ora è anche la nostra: incarnare Gesù nell’umanità, far nascere e crescere la fede nel Vangelo. Questo impegno è espresso con segni concreti: la consacrazione mariana, il rinnovamento quotidiano. L'itinerario spirituale marianista vuole condurre ad assumere un impegno con Maria e la Chiesa in vista dell'evangelizzazione. La spiritualità marianista possiede una delle chiavi del proprio carisma nell’alleanza con Maria nella sua missione apostolica. Accettare responsabilmente la condizione di figlio di Maria significa assumere l’impegno di collaborare con lei nella sua missione materna di accendere la fede in nuovi credenti; ma anche di far propria la sua missione profetica nel proclamare le grandezze del Dio salvatore che rovescia i potenti e innalza gli umili. La prerogativa dell’Immacolata concezione tanto cara al p. Chaminade. Ricorda la vittoria di Dio sul male operatasi in Gesù, in virtù della quale Maria fu preservata dalla colpa. Ella è il modello della Chiesa e la madre di coloro che continuano a vincere il mondo con le armi della fede.

 La nostra consacrazione prolunghi sulla terra la sua materna carità e faccia crescere la chiesa corpo del tuo figlio, Gesù.

Noi marianisti sappiamo che la nostra relazione con Maria, quanto a singolarità e intensità, è qualcosa di carismatico: è parte essenziale del nostro carisma. La nostra fecondità nella fede e nell’amore, sia sul piano personale che su quello comunitario, dipende dalla fedeltà all’obbligo morale che abbiamo di caratterizzare la nostra missione con la presenza e l’intervento di Maria. Per riuscirci, dobbiamo annunciare Gesù facendo conoscere, amare e servire Maria. Attraverso Maria ci avviciniamo a Gesù e per mezzo di Maria sarà possibile trasformare interiormente e rinnovare la stessa umanità. Maria ci indirizza a Gesù. Ella lo ha dato al mondo e continua ad accompagnare i discepoli nella sequela di Cristo.

L’itinerario spirituale che abbiamo intrapreso alla sequela di Gesù, lo percorriamo cercando di conoscere e fare nostro lo stile di vita evangelico che fu proprio di Maria e che la nostra spiritualità definisce lo “spirito di Maria”. Tale spiritualità è frutto dell’accoglienza dello Spirito Santo in Maria ed in noi. E’ lo spirito di fede, o spirito interiore, ossia la capacità di vivere la nostra vita in sintonia con la profondità del mistero di Dio. Lo spirito evangelico, la cordialità, la semplicità, la disponibilità, la sensibilità, la generosità, il servizio, sono tutti atteggiamenti che consideriamo nostre virtù caratteristiche. E’ Maria che umanizza e crea relazioni all’interno della Chiesa e del mondo. Del resto, lo spirito di Maria si manifesta essenzialmente nella sua relazione con Gesù: come madre, come discepola e credente, come donna nuova madre dei credenti. Desideriamo vivere di questo spirito, ossia secondo il modello di relazione con Cristo e con la Chiesa che ella rappresenta.

   inizio

 

 Approvazione ecclesiale      

 

Approvazione ecclesiale delle COMUNITA' LAICHE MARIANISTE
27 marzo del 2000

Desidero condividere con voi il significato che questo fatto riveste per noi e per tutta la Famiglia Marianista.

-Si riconosce pubblicamente e con carattere universale che il progetto delle Comunità Laiche Marianiste continua ad essere fecondo.

Quel primo impulso missionario, di rendere presente Cristo nel mondo in alleanza con Maria, del quale siamo eredi continua ad essere animato dallo Spirito e ad essere necessario per la Chiesa e la Società.

E' il riconoscimento del Carisma Marianista nella sua versione laicale, che sappiamo essere stato l'ispirazione delle origini.

La Beatificazione del p. Chaminade si realizza nello stesso anno in cui le Comunità Laiche Marianiste sono riconosciute nella Chiesa come fondate da Lui e come parte integrante della Famiglia Marianista.
segno che ci conferma nella nostra vocazione di essere Famiglia

segno il fatto che il miracolo si sia verificato in un membro delle Comunità Laiche. Segno il fatto che coincida con l'anno giubilare ; segno di una chiamata a  confermare la radice familiare del nostro carisma.

Ascoltiamo quello che lo Spirito dice alla sua Chiesa, non chiudiamo l'orecchio alla sua voce.
Se siamo riconosciuti come Laici Marianisti nel contesto di una Famiglia, è perché abbiamo una missione da compiere nella Chiesa e nella società in cui siamo storicamente incarnati. Il nostro carisma ci spinge a una presenza nel mondo che testimoni che Gesù Cristo è l'unico Salvatore, Colui che dà risposta alle nostre più profonde aspirazioni di felicità.

Perciò, più che mai l'uomo ha bisogno di approfondire il Mistero dell'Incarnazione per scoprire che il suo proprio mistero e quello della sua felicità trovano risposta in Cristo, il Dio che si fa uomo.

Con la beatificazione del nostro Fondatore e con la nostra approvazione canonica la Chiesa ci ricorda che il nostro carisma è vivo. Non possiamo vedere in questo l'azione dello Spirito che viene a vincere certi scoraggiamenti e a dar risposta ad alcuni dubbi?

E' possibile inoltre che siamo invitati ad approfondire il dono ricevuto e a scoprire un modo nuovo di partecipare alla missione di Maria.

La nostra alleanza con Maria può manifestare non solo la centralità di Cristo al quale sempre ci conduce, ma anche l'urgenza di renderlo presente nella società con la nostra vita, come l'unico che può saziare il nostro bisogno di pienezza. Forse la persona e la vita di Maria ci stanno indicando un modo nuovo di comprendere e di vivere la Chiesa. Forse è proprio questo l'apporto che oggi ci viene richiesto e che possiamo dare.
La Chiesa dell'ascolto, dell'accoglienza, dell'attesa, dell'educazione, del dialogo, dell'apertura, della tenerezza, del dono.
Una Chiesa meno potente e meno intellettuale, ma più vicina ai problemi della gente e più disposta alla compassione.

Il Decreto ci è stato dato il 27 Marzo, però è firmato il 25, data dell'Annunciazione a Maria e pertanto dell'Incarnazione del Signore. Una nuova coincidenza?

Possa questa buona notizia della nostra approvazione canonica essere occasione per rendere grazie a Dio del dono ricevuto, per animarci ad approfondirlo e comprenderlo ogni giorno con più chiarezza e per chiedergli forza affinché si incarni nella nostra vita e possiamo portarlo al mondo nel quale viviamo.

 

C’era lì la madre di Gesù

Fate quello che egli vi dirà

In queste due frasi del vangelo di S. Giovanni, credo sia racchiuso il carisma e la spiritualità che il p. Chaminade ha voluto infondere, per ispirazione di Dio in tutta la Famiglia Marianista di cui le Comunità Laiche fanno parte.

Stava lì la madre di Gesù. Così come Maria fu presente nella vita di Gesù, così voi volete che sia presente nella vostra vita e nella vostra associazione. A lei vi legate in maniera particolare: “con la nostra vocazione marianista desideriamo vivere la chiamata a rendere presente Cristo nel mondo, mossi dallo Spirito ed in alleanza con Maria”.

Desiderate  essere  donne e uomini forti nella fede, desiderate essere missionari, impegnati nell’annuncio del Vangelo, e questo lo realizzate partendo da Maria, nostra Madre. E’ l’invito di Maria, “fate quello che egli vi dirà”, che apre i vostri cuori a legami generosi verso i vostri fratelli e alle necessità dell’umanità.

Vivere il vostro impegno significa, come dicono gli statuti: “accogliere Maria come madre, modello e educatrice e lo rese presente nel mondo”.

Oggi la Chiesa conferma la vostra fede e il cammino che avete scelto come risposta alla chiamata alla santità che il Signore fa ad ogni battezzato…

Il vostro fondatore…la fedeltà al carisma ricevuto da Dio fu per lui una strada sicura di santità… Questa nuova tappa di vita
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 testimonianza 

 

di Carol Ramey

 

La possibilità di parlare con voi alla Convocazione è per me molto emozionante. Nel 1992 ho partecipato a un Simposio sulla spiritualità marianista organizzato dal Centro Nord Americano. Proprio dopo quegli incontri, una dei partecipanti, Cecilia Araya, è andata a Madrid per discutere dei sogni e dei progetti per il primo vero incontro internazionale dei Marianisti laici a Santiago, in Cile. Ora, siamo al terzo incontro del genere. Siamo qui per costruire sull’opera delle prime due convocazioni a Santiago del Cile e a Llira in Spagna. Siamo qui, alla luce di ciò che abbiamo detto sulla nostra identità e missione marianista, per parlare di un’altra parte integrale della vita marianista – la comunità.

Devo avvisarvi che ho un grande entusiasmo per qualunque argomento marianista. Posso parlare per molto tempo di qualunque argomento, ma specialmente della “comunità”. Ma conosco una storiella da cui ho cercato di imparare mentre preparavo le mie osservazioni.

A un membro di una comunità marianista fu chiesto di preparare una conferenza sullo spirito marianista. L’oratore lesse molto, analizzò il materiale, studiò ancora, scrisse, riscrisse. Il giorno della lezione si presentò solo una persona per l’incontro. L’oratore salutò l’intervenuto ma espresse il suo disappunto per la scarsa affluenza. L’intervenuto disse:” Io sono un contadino. Se porto il fieno nel campo per dare da mangiare alle mie mucche e si presenta solo una mucca, io do da mangiare a quella mucca”. L’oratore acconsentì che era importante fare la sua lezione e andò avanti. Parlò per circa due ore e mezzo. Quando ebbe finito chiese all’intervenuto quale fosse la sua impressione  desiderando il feed-back che lo aiutasse nelle future lezioni. Il contadino rispose: “Ricorda che cosa ho detto della mucca? Io le do da mangiare ma non con tutto il fieno del mio fienile”. Cercherò di portare nel campo la quantità giusta di fieno. Negli Stati Uniti oggi la “comunità” un argomento molto popolare. Sociologi, psicologi, educatori, economisti come anche parroci parlano della comunità. Lasciatemi leggere un breve testo che ho letto recentemente.

 

Le comunità offrono un senso di appartenenza, sicurezza e impegno dei partecipanti ma fanno anche molto di più. Stabiliscono una condizione di piena appartenenza per i partecipanti, un ambiente che offre loro opportunità di impegnarsi nel tempo in una storia , tradizione e cultura precisa. Storicamente le qualità associate con la comunità hanno incluso un luogo comune, legami comuni di scopi e di direzione, e forme di interdipendenza sociale. ( Anche esiste) un “ senso psicologico di comunità” che implica anche “un sentimento di appartenenza, la percezione della propria capacità di avere influenza sulla comunità, un credo condiviso che i bisogni dei membri avranno risposta nel loro impegno a stare insieme a un collegamento emotivo condiviso.”

Suona familiare? La citazione è da un libro che gli educatori hanno scritto per studenti universitari. Come essere umani, abbiamo un gran bisogno della comunità, e l’esperienza è un potente strumento per ottenere  obiettivi all’interno di molte organizzazioni.  Qui comunque non potrò utilizzare il tempo per parlare della  comunità secolare, o del fenomeno delle comunità ecclesiali di base nella chiesa di oggi. Non avrò tempo per parlare dei molti metodi pratici che conosciamo per costruire comunità efficaci. Tutti questi argomenti sono per me di grande interesse e potrebbero avere peso sulle nostre decisioni ma (ancora) quanto fieno possiamo portare nel campo? Mi concentrerò sulle radici della comunità marianista laica nella nostra storia marianista poiché la storia continua ad essere centrale per la vita marianista. (1)

 

Alla conclusione del suo discorso al Lliria Don Stephen Clodek ha detto: “Noi marianisti siamo un dono per la Chiesa. In mezzo a grandi trasformazioni, caos, mali sociali,  la comunità marianista, vissuta negli stili religiosi e laici, ha il potere di essere uno spettacolo contagioso per la nostra Chiesa. Nella nostra spiritualità, nelle strutture particolari della nostra vita comunitaria e nel nostro particolare approccio alla cooperazione nella missione della Chiesa, noi abbiamo qualcosa di speciale da offrire”.(2)  Oggi, quattro anni dopo, voglio riprendere alcune parole di Don Stephen e farne il centro di questo nostro incontro. Voglio prendere in considerazione “il potere di essere uno spettacolo contagioso”.

Innanzitutto un po’ di storia – la storia naturalmente può essere raccontata da molte angolazioni – questo è il mio racconto della storia. Spero che possiamo trovare un terreno comune nella storia quando consideriamo la nostra spiritualità Marianista, le nostre uniche strutture Marianiste e il nostro particolare approccio Marianista alla missione della Chiesa.

Come sappiamo, durante il suo esilio, il Beato Chaminade (non è meraviglioso poter usare il titolo “Beato”) – come dicevo il Beato Chaminade pregò e progettò la rinascita della fede cristiana in Francia. La Rivoluzione francese era sfociata in una terribile repressione; la verità della morte e resurrezione salvifiche del Cristo non era annunciata da molto tempo. Chaminade aveva bisogno di nuovi modi per spezzare il silenzio, di nuovi modi per proclamare la verità. I vecchi metodi erano stati distrutti oppure sarebbero stati inefficaci nei nuovi tempi. Nella Scrittura – nelle storie della Chiesa primitiva – egli vide il modo per procedere.

Chaminade lesse negli Atti degli Apostoli le parole di Cristo ai suoi discepoli: “Riceverete il potere quando lo Spirito Santo verrà su di voi e allora sarete miei testimoni non solo a Gerusalemme ma in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. (Atti 1,8). Tutti gli eventi, tutti gli insegnamenti e tutto il profondo significato della vita di Cristo, che si era svolta in un piccolissimo angolo del mondo, sarebbero stati portati in lungo e in largo da “testimoni”.

Padre Tim Philliphs, un frate Marinista, che attualmente sta con la comunità del seminario a Roma, ha scritto molti anni fa un articolo intitolato “Sarete miei testimoni”. Padre Tim ha prima spiegato il concetto di testimonianza nelle scritture ebraiche. Le persone erano chiamate a dare testimonianza non solo di fatti ma anche della verità in cui credevano. In Isaia 43,10 troviamo un esempio di una persona che testimonia la verità che c’è un solo Dio – una verità che si può conoscere solo per fede.

Scrive Padre Tim: “Voi siete miei testimoni, dice il Signore, miei servi che io ho scelto per conoscervi e per credere in me e per capire che sono Io. Prima di me non c’era nessun Dio e dopo di me non ce ne sarà nessuno”.(3)

Inoltre la testimonianza poteva essere data attraverso le parole o attraverso le azioni. Gli altri imparavano la verità sia ascoltando le proclamazioni, sia osservando il comportamento dei testimoni che vivevano in modo da dimostrare la verità. Re David fu uno la cui stessa esistenza è una testimonianza delle promesse e dei disegni di Jahvè.(4)  In alcuni casi i testimoni soffrivano come conseguenza delle loro proclamazioni o delle loro opere. Geremia è un profondo esempio del servo sofferente.

Nel Nuovo Testamento noi leggiamo le storie di testimoni oculari della vita di Cristo che proclamano il messaggio di Cristo. Successivamente quando i testimoni oculari erano morti, la testimonianza non proveniva da un’esperienza diretta ma dalla fede instillata dallo Spirito. E ancora non erano solo le parole che proclamavano la verità. Padre Tim cita uno scrittore che disse: “Il fuoco degli apostoli suscitava nei cuori della giovane comunità i raggi di una attiva e fraterna carità: la testimonianza a Cristo più sconvolgente”.(5) I primi cristiani proclamavano la verità anche attraverso una comunione che riconduceva ad  unità il cuore e la mente dei credenti, per cui “l’intera comunità era un cuor solo e un’anima sola”.(6) La testimonianza era importante non solo per i pagani ma anche all’interno della stessa comunità cristiana. I pagani potevano essere convertiti tramite la testimonianza; i membri della comunità erano incoraggiati ed edificati.(7) Padre Tim sintetizza la sua descrizione della testimonianza dicendo che qualcuno fuori della comunità vedeva effettivamente la presenza  permanente di Dio nella comunità cristiana. Cristo viene rivelato agli altri attraverso la testimonianza.(8)  Chaminade osservò  naturalmente la forza della testimonianza di una comunità affascinante e decise di fondare a Bordeaux e dintorni sodalizi che dessero testimonianza di Cristo attraverso


per i bisogni dei membri e di azione sui bisogni della Sua società. Lui credeva che il numero dei partecipanti sarebbe aumentato perché le persone sarebbero state attirate dalla bontà. In effetti la moltiplicazione fu enorme, altre persone si riunirono; nuove comunità si formarono in altre città, paesi e continenti; infine il Suo disegno e la testimonianza dei Suoi seguaci generarono una famiglia mondiale – la Sua visione ha portato qua tutti noi oggi.

 

Che cos’era così attraente nella comunità alla Madeleine a Bordeaux? In una lettera Chaminade parlava di ciò che i visitatori vedevano se partecipavano ad una assemblea.  Diceva che la comunità dava ispirazione con l’esempio, invitava gli altri ad ogni tipo di buona opera e offriva l’esperienza di santità attraverso la preghiera e il rito.  La forza reciproca era per sopportare tentazioni e avversità. Un’istruzione semplice ma profonda era frequentemente disponibile. La comunità sviluppava zelo andando all’esterno per servire i bisogni propri e del mondo. C’era una comunicazione con altri sodalizi. Imitando i  cristiani della Chiesa primitiva e ravvivati  da incontri frequenti, i partecipanti avevano un cuor solo e un’anima sola, formavano una sola famiglia, non solo come figli di Dio e membri del Corpo di Cristo ma anche come figli di Maria. Molto di ciò che Chaminade descriveva si potrebbe anche dire delle nostre comunità laiche mariniste di oggi.

Le storie del sodalizio di Bordeaux ci mostrano il genio di Chaminade – incarnare il modello della comunità della Chiesa primitiva nella situazione contemporanea insieme con una applicazione sistematica di principi organizzativi. Invitare, coinvolgere e investire attraverso i TRE UFFICI di zelo, istruzione, attualità. L’apertura ai nuovi venuti era seguita da istruzione, opportunità di contribuire alla vita della comunità attraverso responsabilità e guida e compagnia che alimentava un senso profondo della vita interiore e della missione verso il mondo. La formazione e la direzione erano estremamente importanti. Nelle loro lettere non possiamo fare a meno di notare le ore indicibili che Padre Chaminade, Madre Adele de Batz de Trenquelleon e Marie Thérése de Lamourous trascorrevano con i sodalizi dando guida, consiglio e incoraggiamento per un comprensione e un impegno intensi. Vestigia di indifferenza e ostilità verso l’espressione religiosa ancora esistevano in alcuni quartieri e il clima politico e sociale era soggetto a improvvisi cambiamenti nelle disposizioni di Napoleone. Comunque i sodalizi prosperarono per molti anni per la fiducia dei fondatori nella presenza di Dio, nell’opera dello Spirito all’interno delle comunità. La profondità della fede, la qualità dell’amicizia, la condivisione delle risorse, l’esperienza reciproca di amore e la saldezza di questo amore (11) nella comunità aiutavano i membri a perseverare nonostante l’incredulità nella cultura e anche in mezzo alle avversità che sorgevano.

Negli ultimi due giorni ho sentito i delegati e i membri del consiglio mondiale fare proposte per invitare se la cultura è cinica o antagonista alla fede, per coinvolgere poiché molti sono indaffarati, per investire se le persone non fanno esperienze positive con noi o temono l’impegno. La compagnia, la direzione e la formazione sono tutte difficili nei luoghi in cui non si può fornire accompagnamento spirituale perché il numero degli animatori è basso o gli animatori sono impreparati per l’opera di accompagnamento. Tutto ciò che posso dire è che Chaminade affrontò questi problemi ed altri in modo creativo. Così dobbiamo fare noi.

Chaminade insisteva anche sul fatto che le comunità sono in “missione permanente”. La comunità di ispirazione e di santità non doveva stare entro i confini della Madelaine, centrata solo su se stessa. Proprio come i primi discepoli non potevano restare nel Cenacolo, così i primi sodalizi furono mandati nelle strade di Bordeaux, alle loro famiglie e ai loro vicini, ai malati, ai loro luoghi di lavoro, agli angoli delle strade dove le prostitute erano in attesa, alle Parrocchie, ai luoghi dove si raggruppavano i bambini spazzacamino, alle prigioni. Là in tutti i luoghi della vita normale o nei luoghi in cui la vita era troppo dura essi davano testimonianza: testimonianza dell’amore di Gesù e di sua madre Maria, testimonianza del loro amore per Dio e per i loro fratelli. Per Padre Chaminade, la comunità era primariamente un veicolo, non una destinazione. Padre Chaminade spesso usava le parole spettacolo dei santi e contagio del bene per esprimere la sua convinzione che l’ispirazione attraverso l’esempio dei testimoni era molto più efficace di una grande predicazione.

La testimonianza pubblica certamente riguardava la buona novella di Gesù Cristo. Ma come i nostri fondatori ben capivano la buona novella non è sempre semplice da ascoltare. Chaminade in una conferenza ricordava ai sodalizi che Giovanni il Battista diede testimonianza di Cristo con una voce “di innocenza e santità, con una voce di tuono e di fulmine, con una voce di dolore e di sangue”.(12) Chaminade era dolorosamente consapevole che qualche volta la testimonianza è ignorata o rifiutata. Ma diceva: “La testimonianza della verità è comunque necessaria finché ci saranno dati tempo e capacità di renderla: Dio vedrà i frutti a suo tempo”.(13) Noi abbiamo certamente avuto motivo di capire il costo del raccontare la verità attraverso il riconoscimento della Chiesa dei nostri fratelli Jacob, Carlos, Jesus e Fidel.

La storia iniziale fu plasmata anche da Adele de Batz de Trenquelléon e Marie Thérèse de Lamourous. Adele testimoniò, prima attraverso un voluminoso epistolario e poi attraverso un costante incoraggiamento e guida delle sue sorelle, nonostante la sua cattiva salute. Marie Thérèse testimoniò attraverso atti di misericordia corporali e spirituali verso le più detestate a Bordeaux, le prostitute. Nella Misericord troviamo testimonianza di una straordinaria applicazione della comunità in quel tempo. Le responsabili e le ospiti vivevano, pregavano e lavoravano insieme. Questa è la mia versione della storia. Come questa storia ha plasmato le nostre comunità oggi? Che succederebbe se Padre Chaminade venisse qui oggi e chiedesse: “Date testimonianza instancabile di Cristo a un  mondo stupito”. Che succederebbe se lui venisse qui? Molti di noi cercherebbero un modo per distrarlo dalla domanda e dalla nostra risposta? Oppure potremmo mostrargli come le nostre comunità marianiste rompono il silenzio nelle nostre culture che sopprimono la dignità umana e la giustizia? Potremmo dargli esempi di come parliamo con innocenza e santità, col tuono e col fulmine, con dolore e con il sangue dentro e fuori le nostre comunità? Noi “risplendiamo come luce”  come prevedeva Chaminade oppure, come dice la Scrittura, abbiamo nascosto la nostra luce marianista sotto un moggio?

Nelle Assemblee Generali, nell’ora della preghiera, e nei gruppi di lavoro, ho sentito molti descrivere con grande orgoglio la “profondità della fede, la qualità dell’amicizia, la condivisione delle risorse e la mutua pratica di amore dentro le nostre comunità”. Molti di noi hanno dato esempi delle buone opere in cui siamo impegnati come individui e come comunità. Ma possiamo onestamente parlare di noi come testimoni della verità di Cristo – un grande spettacolo di Santi che vivono all’altezza della visione di William Joseph Chaminade, della compassione di Adele de Batz de Trenquelleon e la saggezza pratica di Marie Thérèse de Lamourous?

Ovviamente ogni comunità ha dei difetti. Ciascuno di noi deve guardare la vista interna delle nostre comunità e la nostra Famiglia Marianista nel suo insieme e ciò che influenza la nostra capacità di testimonianza – ciò che va e ciò che non va. Per esempio qualcuno che osservasse il nostro gruppo dall’esterno direbbe: “Guarda come si vogliono bene?” Oppure direbbe: “Guarda come si tollerano a vicenda?”

Noi marianisti frequentemente usiamo la metafora della famiglia per descrivere le relazioni ottimali che vogliamo. Sappiamo però che le famiglie non sempre hanno delle buone dinamiche. Le famiglie con le buone dinamiche si hanno solo con lavoro e virtù – talvolta molta virtù e molto duro lavoro.

Molte famiglie soffrono e impongono la sofferenza ai loro membri a  causa di una miriade di comportamenti malati. Abbiamo bisogno di costruire famiglie forti per dare testimonianza. In alcuni casi è possibile che noi abbiamo vissuto in comunità dimenticando che la comunità è missione, diventando una destinazione piuttosto che un veicolo. In altre parole dobbiamo conoscere la verità di noi stessi se dobbiamo testimoniare quella verità. Se dobbiamo essere un veicolo per dare testimonianza di Cristo efficacemente nei nostri tempi, fuori della nostra comunità, dobbiamo conoscere la verità dei nostri tempi e delle nostre culture. Per ogni cultura rappresentata qui potremmo fare una lista delle caratteristiche o dei valori di quella cultura che si avvicinano o promuovono il messaggio del vangelo ed elencare gli elementi di quella cultura che minano i valori del vangelo. Ciascuno di noi probabilmente lotta con le barriere all’amore di Cristo che sono insite nella nostra cultura. Dobbiamo valutare onestamente la bellezza e l’oscurità e lavorare per rinforzare o abbandonare quegli aspetti della nostra cultura che influenzano la nostra vita comunitaria.

Lasciatemi fare un esempio. Negli Stati Uniti noi parliamo delle pari opportunità per tutti e dell’uguale trattamento che diamo quando le persone perseguono quelle opportunità. Ma la verità è che questo non è sempre così. In confronto con molte altre culture, noi effettivamente abbiamo molta libertà e uguaglianza. Comunque i nostri poveri sono resi con facilità invisibili e così la verità è offuscata. La verità è che il denaro e la provenienza etnica influenzano tutti gli aspetti della nostra vita. Sia che abbiamo abbastanza denaro o che non ne abbiamo abbastanza, sia che siamo della cultura dominante o della minoranza, i fattori economici e razziali possono rendere la vita molto diseguale per i cittadini degli Stati Uniti. Le nostre scuole non sono ugualmente buone per tutti; il nostro sistema sanitario trascura molti; il sistema legale è terribilmente sbilanciato e spesso ingiusto verso i poveri e gli emarginati. Le nostre comunità laiche marianiste danno testimonianza di qualcosa di diverso da ciò che esiste nella cultura dominante? Le nostre comunità devono dare testimonianza della verità della loro vita ai poveri, agli emarginati, agli invisibili e andare in missione per cambiare questa realtà. Sono orgogliosa di dire che alcuni marianisti in questa sala stanno lavorando molto per affrontare il problema del razzismo nella cultura degli Stati Uniti. Un settore dell’Area di Giustizia Sociale marianista sta promuovendo attività che costruiscono ponti e accorciano le distanze tra i vari popoli della nostra società.

In tutto il globo che cosa testimoniano le nostre comunità laiche marianiste? Siamo unici? Che cosa vuol dire veramente il nostro nome marianista? Vi racconto ora un episodio della mia vita personale.

Io ho tre figli. Quando erano piccoli – circa otto, sette e quattro anni – il secondo un giorno tornò a casa da scuola  e a cena disse che la sua insegnante  gli aveva detto che i nomi hanno un significato. Mi chiese che significato avesse il suo nome. Gli disse che David significa “amato”. Quando lui nacque era così facile amarlo che pensai che il nome fosse adatto. Ovviamente quello di quattro anni chiese “Che significa il mio nome?” e gli dissi che Nathan significa “dono” perché lui mi arrivò come un dono in quel momento della mia vita. Il mio figlio più grande, un po’ annoiato dalla conversazione, chiese: ”Okay, che vuol dire il mio nome?” Io dissi: ”Peter vuol dire “roccia” Mi passi il sale?” (poi gli spiegai che la roccia simboleggia la forza e la resistenza).

Vi ho detto questa storia perché spiega il fatto che i nomi sono sia un riflesso di una realtà che promessa e speranza per l’individuo. Che realtà esprime il nostro nome – marianista? Che speranza e promessa contiene?

Perché è così attraente che è contagioso? Da cosa possiamo accorgerci che è veramente un dono per il mondo e per la Chiesa? Mi riferiscono ancora alle osservazioni di Padre Stephen: noi abbiamo lo spirito di Maria, la struttura dei tre uffici, e un metodo che combina la vita interiore con il coraggio apostolico. Ricordate la mia storia delle mucche e del fieno? Devo essere concisa qui – lasciatemi dire poche cose sperando che nel vostro dialogo voi esplorerete e approfondirete questi argomenti attentamente.

Prima di tutto, lo Spirito di Maria: lei è un modello, lei è madre, lei è miracolo! Noi abbiamo avuto dei commenti molto interessanti su Maria nel nostro lavoro di gruppo.

Lei è un modello di virtù che vanno da una apertura allo Spirito che vediamo nell’Annunciazione fino ad una forte sfida che vediamo mentre sta ai piedi di suo figlio Gesù sulla croce.(14)  Siamo chiamati a testimoniare tutte le sue virtù: anche noi dobbiamo dimostrare apertura all’azione di Dio nella nostra vita, anche noi dobbiamo dimostrare sfida ai piedi di tutte le croci che il nostro mondo erige per crocifiggere ancora Cristo.

Lei è madre – del nostro Signore e Salvatore – e nostra! Lei ci educa ci forma e ci corregge – usando le parole di tutte le madri di ogni tempo, ci porta alla maturità nella vita di Cristo. Lei ci dice: “Fate tutto ciò che Lui vi dice”. Noi siamo chiamati a testimoniare la sua maternità, non in un modo sentimentale ma esprimendo la realtà della sua maternità nella nostra vita. Ricordo qualcosa che Megan Mc Kenna ha detto riguardo a Maria in quanto madre. Lei ha detto: “Riuscite a immaginare che cosa Maria deve aver pensato mentre era nella carovana che la portava a casa da Gerusalemme quando Gesù aveva dodici anni? Lei poteva essersi detta ‘io sono la madre del Redentore, il Messia di tutti i tempi e l’ho perso!’ “.

Il punto è che lei è andata a cercarlo e lo ha trovato. Quando noi siamo perduti, lei viene a cercarci.

Lei è miracolo, lei partecipa con Dio per incarnare Dio. Non una volta soltanto. Lei porta continuamente Cristo nel nostro mondo attraverso il tempo e lo spazio. Noi testimoniamo da missione di Maria: portare continuamente Cristo nel nostro mondo.

Ho letto e riletto la storia della visitazione perché, in superficie, è una storia sull’ospitalità – una virtù che noi marianisti coltiviamo e che testimoniamo. Inoltre per me questa storia mostra Maria come modello, madre e miracolo. Elisabetta e Maria: ciascuna bisognosa, ciascuna desiderosa di aiutare l’altra, ciascuna ansiosa, ciascuna gioiosa, ciascuna consapevole della fedeltà di Dio nei confronti dell’altra; ciascuna consapevole del miracolo incredibile attuato nella vita dell’altra. E quando si salutano, Maria non sa trattenersi. Lei è sopraffatta dalla gioia e piena di speranza, e irrompe in un canto. Lei canta le lodi di Dio e ringrazia Dio per la bontà che ha mostrato a lei e a sua cugina. Non dimentica i poveri e gli umili; la sua gioia e la sua speranza si basano su una visione di relazioni vere. La storia, per me, porta lo spirito di Maria, uno spirito che ciascuna delle nostre comunità è chiamata a testimoniare.

Maria ci insegna le relazioni vere: tra Dio e noi, tra di noi all’interno delle nostre comunità, all’interno della nostra famiglia marianista e all’interno delle culture più vaste in cui viviamo. Come comunità marianiste noi testimoniamo la vera relazione delle tre persone della Trinità – il Dr Scott Appleby la scorsa estate ha parlato ai fratelli degli USA nella loro assemblea del dono della Trinità e della interdipendenza reciproca – noi testimoniamo ciò. Il segno del loro rapporto è l’amore, non la forza; non è occasionale, è alla base del rapporto.(15) Noi possiamo imparare dalla storia della visitazione, come lo stare in comunità sia un costante dare e ricevere, cercare e condividere, “arrivare così come siamo” e essere trascinati a una maggiore profondità diventando ciò che siamo chiamati ad essere. Come Elisabetta e Maria – donne di due generazioni – noi testimoniamo la speranza, noi testimoniamo la compassione, noi testimoniamo la profonda ospitalità che si verificò nel paese collinare della Giudea.

La seconda componente speciale della nostra comunità sono le strutture marianiste. Chaminade  spiegava la ragione degli uffici definendoli  “un modo amministrativo per approfondire la vita di Cristo della comunità e per assicurare il progresso della comunità verso una perfezione comunitaria e una ancor di più  perfetta testimonianza della presenza del Cristo risorto tra le persone”.(16)  Noi dobbiamo essere sempre memori dei ruoli di Cristo di sacerdote, profeta e re. Ho iniziato a pensare ai tre offici come parti del  corpo: il capo e la mente per l’istruzione così noi possiamo imparare, giudicare e riflettere – in cerca della verità di noi e delle nostre culture; le mani per le cose del mondo così che si faccia ciò che va fatto – nella comunità e nel mondo; il cuore per lo zelo così da avere la passione di oltrepassare gli ostacoli posti alla nostra missione e così da sostenerci nella missione. La ragione di queste associazioni credo sia ovvia. Poi io aggiungo le labbra e lo stomaco. Perché come ho detto noi dobbiamo dire la verità così come la vediamo – ed è nel nostro stomaco che noi  prima distinguiamo ciò che è  giusto e  sbagliato. E’ là che spesso sappiamo se abbiamo il coraggio – l’audacia apostolica di testimoniare poiché siamo stati chiamati a testimoniare. I Marianisti sanno come usare tutto il corpo in atti di servizio al Corpo di Cristo. Durante l’Eucarestia, quando la Parola sta per essere proclamata, noi facciamo una piccola croce sul capo, sulle labbra e sul cuore  come simbolo della nostra decisione di pensare attentamente a ciò che  viene letto, di proclamare la verità della Parola e di amare la Parola e tutti quelli a cui essa è data. Ora, io faccio anche una croce sulle mani e sullo stomaco per rappresentare la mia chiamata a fare queste cose come le fa un Marianista.

Sto arrivando alle osservazioni conclusive. Lasciatemi citare Padre Tim un‘ultima volta. Lui dice:

“Padre Chaminade ha preso le realtà della vita cristiana e gli ha dato una forma in cui può operare la dinamica della grazia. Questa dinamica opera su un livello molto concreto e personale. Attira gli altri in essa, trasformandoli …… in modi che potrebbero sembrare sociologici se uno non vedesse l’azione della grazia.

Essa costruisce anche la comunità portandola alla crescita nella santità con manifestazioni di crescita molto umane e concrete. Questa dinamica richiede una crescita profonda sia individuale che comunitaria – come direbbe Padre Chaminade la grazia è la continua ispirazione e incoraggiamento che avviene nella comunità cristiana. Ciò contribuisce alla crescita e all’opera trasformatrice dello Spirito”.

Quindi il nostro grande dono della comunità – unico a causa della struttura marianista per il metodo marianista e per il nostro spirito di Maria – continuerà ad essere dono per la Chiesa e per il mondo solo se faremo posto alla grazia. La sua bontà, attrattiva e contagiosità dipendono molto da noi ma, principalmente, dalla nostra apertura allo Spirito. (17)

Ho letto da qualche parte di come noi, in quanto essere umani, abbiamo bisogno di altre persone che conoscano la canzone della nostra vita, così nel caso in cui, per qualsiasi ragione, noi dimentichiamo la nostra canzone, essi possono cantarcela. Ho visto accadere questo avvenimento nelle comunità. Conoscere la bontà dell’altro, aiutarsi a restare uniti nei periodi difficili. In questa assemblea invito tutti a cantare, se volete, il nostro canto marianista, il canto della nostra vita, il Magnificat. La melodia e la maggior parte delle parole sono state scritte migliaia di anni fa. I nostri antenati aggiunsero un significato ai versi per aiutarci a portare nel nostro mondo la speranza e il senso di giustizia di Maria. Mentre parlate tra voi, mentre celebrate la nostra vita marianista nella preghiera e nella liturgia, mentre elaborate il documento forse voi canterete simbolicamente la nostra canzone marianista, la canzone che tutti portiamo nel nostro cuore. Infine, se facciamo bene il nostro lavoro qui, avremo fatto grandi cose per noi stessi e per le nostre comunità che sono a casa, ma ancora più importante, per tutta la creazione di Dio.

Poiché noi, come comunità marianista, siamo solo una parte di qualcosa di più grande; ci raduniamo in circoli di influenza a livello locale, regionale, continentale e mondiale. Ma noi siamo solo manifestazione dello Spirito Santo nella Chiesa. Abbiamo ricevuto un dono di cui dobbiamo dare testimonianza. L’Enciclica “Evangeli nuntiandi” definisce come “carisma” quell’esperienza dello Spirito trasmessa dai fondatori ai loro discepoli per essere vissuta, salvaguardata, approfondita e sviluppata costantemente da essi, in armonia col continuo processo di crescita del Corpo di Cristo.(18) Vivete, salvaguardate, approfondite e sviluppate. Riconosceremo l’invito dei nostri fondatori ad essere le luci della testimonianza. Accetteremo il ruolo di responsabili per mantenere vivi i doni dei nostri antenati nel nostro mondo, nella nostra famiglia marianista locale e nella più grande famiglia marianista?

La mia preghiera per questa assemblea è che noi possiamo testimoniare con integrità come viviamo, salvaguardiamo, approfondiamo e sviluppiamo il nostro speciale dono della comunità, che noi diventiamo testimoni, che noi diventiamo uno spettacolo contagioso per la nostra Chiesa e per il mondo.

 

  inizio

 

Storia delle CLM

 

CI DEDICHIAMO A ONORARE MARIA E A FARLA ONORARE
Dalla Congregazione alle Fraternità


La Congregazione di Bordeaux nasce il 2 Febbraio 1801 proprio con questo intento. E' questa la ragione fondamentale. Questa è la convinzione dei suoi primi membri. Già dall'8 Dicembre 1800 il P. Chaminade aveva deciso di rifondare la Congregazione Mariana; egli pensava una Congregazione rinnovata che rispondesse alle necessità della Chiesa e della Società francese dopo i giorni della rivoluzione e che lavorasse a cristianizzare le generazioni nei tempi della rivoluzione.

Quest'ultima aveva dato il colpo di grazia all'edificio della Chiesa "innalzato" dopo la Riforma; edificio che potremmo ben dire era rimasto vacillante. Molte cose avevano fatto acqua; molte credenze, atteggiamenti, valori e forme di vita erano agonizzanti o morti; e per il momento cominciava un nuovo secolo e si viveva una nuova situazione, ma nulla di nuovo si affacciava all'orizzonte. Era necessario ricominciare; mettere nuove fondamenta alla società e al modo di vivere la fede cristiana. Ma, come farlo? Chi l'avrebbe portato a termine? Fin dove bisognava tendere...? L'evangelizzazione di massa era sempre necessaria, ma gli sforzi missionari avrebbero ottenuto poco frutto senza un nuovo orientamento del compito di evangelizzazione e della vita cristiana stessa, che avrebbe dovuto essere più personalizzata e comunitaria. Una trasformazione dal di dentro si imponeva. Occorreva gettare nuove fondamenta. Le parrocchie continuavano ad essere indispensabili e importanti, ma insufficienti. Insufficienti per portare alla conversione e per assimilare questo nuovo modo di vivere il Vangelo e garantire la perseveranza. Il ministero parrocchiale doveva essere affiancato da un altro ministero più agile e dinamico che aiutasse a nascere di nuovo. In questo parto, che sempre si ripete, risulta evidente che Maria è nostra Madre.

Tutte queste realtà portano il P. Chaminade a guardare alle comunità dei primi tempi del cristianesimo. Non basta comunicare la fede; occorre riunire i credenti in comunità affinché la fede si consolidi, penetri in profondità e possa diffondersi a largo raggio. Così si era conquistato il difficile mondo greco-romano. Così la fede penetrerà nelle masse scristianizzate e si conquisterà il mondo di Bordeaux, della Francia e si potrà andare fino alle estremità della terra.

Ho trascorso il 200esimo anniversario di questo avvenimento a Bordeaux, in contatto con la Famiglia Marianista di questa città e di questa regione. Ho cercato di ascoltare nuovamente e attentamente le parole di fondazione del P. Chaminade e incontrarmi di nuovo con il gruppo dei primi congregati. Ho evocato con gratitudine e speranza la memoria del P. Chaminade, anima del gruppo che incominciava questa nuova avventura, così pure le persone e i luoghi nei quali tutto questo ebbe inizio. Da Bordeaux ho guardato il passato e il presente ed ho sognato un poco il nostro futuro. Lì ho avuto maggior conferma che a monte di questa "impresa" c'è stato una grande intuizione mistica o una grande convinzione: "La nostra augusta Maria ci fa trionfare nelle imprese difficili e il culto a Maria Immacolata ci mette sul buon cammino". (P.Chaminade). Ho pensato che non ci sarà futuro se non si alimenta questa grande intuizione. Dobbiamo ripetere seguendo lo spirito di fondazione che "non si può parlare della Chiesa se non è presente Maria" (MC 28).
Tantomeno ci sarà futuro se nella missione evangelizzatrice dei marianisti non saranno i laici a fare il primo passo. Ai laici il compito di procedere, di iniziare le opere e di lanciarsi. Il P. Chaminade fu o volle essere l'animatore invisibile. A Lui appartenne, e appartiene, la paternità spirituale.
Alcuni accenni di quanto ho visto, ricordato e sognato viene espresso nelle pagine seguenti.
A partire dalle rovine
Prima di descrivere la situazione della cultura e della vita di Bordeaux degli inizi del secolo XIX bisogna ricordare che le idee dell'Enciclopedia cominciarono ad avere un influsso significativo ed immediato e che gradualmente cominciarono a penetrare le menti e tutte le persone nelle misura che il secolo XVIII avanzava. Esse offrivano un concetto della persona che non combaciava facilmente con il pensiero tradizionale cristiano dell'essere umano e della società. Gli effetti negativi cominciarono a moltiplicarsi soprattutto nella formazione dei giovani.
Quando il P. Chaminade pensa alla realtà lo fa a partire da una città che è messa male dal punto di vista economico, sociale, morale e religioso. Tutto in essa si è deteriorato: le persone, gli edifici, il porto e i raggruppamenti... La città di Bordeaux sembrava che avesse cessato di essere se stessa. E' trascurata; la si vede invecchiare. Si notano le tracce dell'incendio divampato nel 1787; le Chiese erano mezze distrutte; quasi tutte profanate e utilizzate per usi più diversi. La vista della grande cattedrale di Sant 'Andrea fa pena. Tutto ciò fa pensare che Bordeaux aveva già perso la sua anima cristiana e le sue migliori tradizioni culturali. Il meno che si possa dire è che la fede veniva trascurata e che c'era bisogno di operai per l'abbondante e difficile messe. La cosa certa era di poter affermare che si viveva un'indifferenza vitale, soprattutto in relazione alla fede. Il P. Chaminade vede se stesso come confessore della fede che ha maturato e sognato un progetto a Saragozza davanti alla Vergine del Pilar; si vede come qualcuno che ha ricevuto una missione e certamente una chiamata, perciò deve procedere e metter mano all'opera, come "missionario apostolico inviato per affermare la fede dalla Sacra Congregazione di Propaganda fide". Egli si identifica, in un certo modo, con i profeti che sono inviati al loro popolo per ravvivare la fede e la speranza della gente. Si vuole aumentare il numero di cristiani e farlo nel tempo più rapido possibile. Si tratta di un' impresa urgente. Si rende conto che è necessario rinnovare lo spirito ed anche le istituzioni; sono necessari vino nuovo ed otri nuovi. In dieci anni di persecuzione si sono distrutte molte istituzioni. Rimane solo il ricordo e a volte la nostalgia della loro esistenza; ne sono sorte altre orientate in senso opposto. Si nota che rimangono alcuni "giusti" che conservano un buono spirito. Però sono pochi, isolati in mezzo a masse indifferenti, alcuni stanchi di lottare senza vedere frutti concreti. Fissano il loro sguardo sulle rovine del presente e a pena sognano un futuro rivitalizzante. Il P. Chaminade riconosce che "l'opera non era stata totalmente distrutta: le persone pie di questo gruppo (la Congregazione) aveva avuto la costanza di resistere". Un "resto" perdura.
Tutti cercano un capo e ispiratore, qualcuno che offra una direzione spinto dalla passione di fare il salto che si conviene; qualcuno che veda l'urgenza di attuare ed abbia la chiaroveggenza e l'audacia per rifondare. Occorre l'uomo della situazione; qualcuno che sappia scoprire il fuoco sotto la cenere, che sappia convocare, illuminare e inviare.
- Il programma maturato a Saragozza incomincia a prendere corpo
Quest' uomo è Chaminade e quest' opera è la Congregazione. Le due realtà cammineranno unite. La sua fondazione avviene in un luogo preciso: la via Arnaud Miqueu, N° 36 della città di Bordeaux; il luogo non è altro che una semplice e piccola abitazione, ma lì si comincia. Chaminade sta appena tornando dall'esilio di Saragozza nel mese di Novembre. Dopo di aver preso un primo contatto con determinate persone che non aveva visto nei suoi tre anni passati in Spagna, si decide a mettere in atto il progetto sognato e a rifondare la Congregazione. Egli ha 40 anni. Sono gli anni dell'attuazione.
Intuiva e sognava che questa - la Congregazione rinnovata - poteva essere in Bordeaux l'inizio di tutto un movimento di Chiesa caratterizzato dalla radicalità nel servizio della fede e dalla fraternità. Questa sarebbe la prima opera o il primo Ramo dell'albero della Famiglia Marianista; "origo et fons" di una opzione di vita che potrebbe prendere forme diverse, tutte quante valide per "ricristianizzare" e moltiplicare i cristiani in Francia e per estendersi ovunque ed arrivare fino agli estremi confini del mondo. Le prime grandi idee costituiscono le radici e il tronco di quest'albero piantato nella terra di Bordeaux, all'inizio del secolo XIX: Maria riunisce attorno a Gesù e Gesù attorno a Maria ed entrambi ci inviano in missione per fare ciò che essi ci dicono. Maria è la donna promessa, associata a tutti i misteri di Gesù. Per questo la Chiesa si trasformerà in una comunità di comunità; sarà mariana o non esisterà, né sarà fedele alla sua missione. "Che io vada nel tempo o nell'eternità, sempre io trovo Gesù insieme a Maria". (P. Chaminade). Ha imparato nel Santuario del Pilar che se si separano, non si presenta bene Gesù, né si presenta bene Maria e pertanto non si risponde alle esigenze della nuova evangelizzazione. Possiamo completare il suo discorso segreto: Lei ci porta a Gesù poiché in Maria "tutto è riferito a Cristo e tutto dipende da Lui" (MC 25).
Il P. Chaminade si sentiva a suo agio in questo progetto: dare la sua vita per rifondare e far crescere la Congregazione. Era quello che voleva fare con le energie accumulate a Saragozza. Ed anche Mons. Charles-François d'Aviau desiderava, appoggiava e benediceva quest'opera e voleva insistentemente esserne implicato. Riconosce che i suoi membri si mostrano "apertamente cristiani". In una nota che come Arcivescovo di Bordeaux invia al ministro del Culto riassume così le sue impressioni. "Si tratta di una Congregazione di giovani... che si riuniscono la domenica e nei giorni festivi, sotto la direzione di un sacerdote molto zelante, nell'oratorio pubblico dove ricevono la formazione conveniente per far fronte ai pericoli che li minacciano... Questa Congregazione preziosa che preserva o strappa dalla corruzione i suoi membri può pertanto estendere molto di più il suo influsso dal momento che è molto utile per affermare i buoni costumi. Necessita appoggio sia da parte dei politici, sia delle persone incaricate dell'ordine ed anche della religione". Non c'è dubbio che la principiante Congregazione aveva nel P. Chaminade un padre entusiasta ed impegnato. Il suo intento era di dedicare il meglio di sé a quest'opera.

Qualcosa di più sopra queste origini
"La Congregazione cominciò l'8 Dicembre 1800". Queste parole scritte da uno dei suoi primi membri sono un autentico atto di nascita. Le dodici prime pietre di questo edificio appartenevano in gran parte al gruppo della Congregazione che già aveva e dirigeva il P. Lacroix, santo sacerdote esiliato in Portogallo. Sono essi che si consacrano il 2 Febbraio 1801.
Il 25 Marzo dello stesso anno le prime donne fanno le loro promesse; così la Congregazione diventa mista. Per l'orientamento di tutti e per la loro iniziazione nella vita della Congregazione il P. Chaminade adatta e pubblica un primo libro di preghiere e di pratiche per onorare Maria. Nel 1804 riprenderà gli elementi principali di questo stesso libro e con essi farà la prima edizione del "Manuale del Servo di Maria".
Nel 1802 cominciano a manifestarsi le iniziative ed i compiti apostolici a cui la Congregazione dovrà dedicarsi. Per far fronte all'analfabetismo si fa scuola per insegnar ai…li si organizza e li si sostiene nei lavori. Per vincere l'ignoranza religiosa si danno insegnamenti sulla fede, e per evitare l'influenza nefasta delle cattive letture si fonda una biblioteca ambulante…Con un gruppo di ragazzi che hanno già fatto la prima comunione li si prepara ad entrare nella congregazione. Per i quindicenni si forma il gruppo dei "pretendenti" i quali dopo un tempo di formazione, passano a "probandi". Per prepararsi ad entrare formalmente nella Congregazione questo gruppo viveva le stesse regole dei membri della Congregazione. Coloro che si associavano a questi tre gruppi venivano chiamati "Iniziati". A Natale del 1802 nasce un nuovo Ramo della Congregazione: la "Associazione dei Padri di Famiglia". Era composta di uomini sposati e non, con più di 36 anni. Nel 1804 entrarono a far parte della Congregazione col nome di "Signore del Ritiro" un gruppo di donne che sostenevano l'opera della Misericordia. All'inizio dello stesso anno, il P. Chaminade crea un gruppo di sacerdoti animati dal desiderio di appartenere alla Congregazione.
Sin dall'inizio la Congregazione mariana di Bordeaux era aperta a tutti. Veniva proposta ai diversi membri, uomini e donne, giovani e persone mature, sacerdoti e laici una stessa spiritualità e missione e venivano invitati a viverla in modi diversi, compatibili con il loro stato di vita. Tutti riconoscevano e assumevano l'ispirazione, proveniente da Chaminade, padre e fondatore. Criterio importante di crescita della Congregazione era quello di curare più la qualità della quantità. Pertanto, cresce rapidamente. Dopo un anno di vita erano giunti a quasi 100 membri. Ad ogni riunione si vedevano volti nuovi. Nel 1803 la Congregazione contava quasi 500 membri. Alla fine di questo stesso anno incominciarono le difficoltà. Il problema in cui si imbatterono è quello di sempre. Sono molti quelli che hanno voglia di appartenere alla Congregazione. Sono invece pochi quelli che sono sufficientemente motivati per attuare la necessaria conversione e diventare veri testimoni di Cristo e della sua Chiesa.
Però man mano che la Congregazione cresceva si organizzava. Con questa organizzazione si cercava l'unione, l'aiuto, l'interazione e lo stimolo mutuo. Scorrendo gli articoli del loro regolamento si nota che nulla di essenziale era stato dimenticato. Il cristiano deve unirsi per assaporare la forza della comunione e la ricchezza della diversità. Per una migliore organizzazione, a partire dal 1803, si costituisce un Consiglio formato da tutti i Prefetti della Congregazione, quelli di prima e quelli che erano in esercizio. Con loro il P. Chaminade verifica gli elementi che orientano e dirigono la vita delle diverse Divisioni o Rami. Questi orientamenti o Regole riceveranno il nome di "Estratti", "Regolamento" e "Istruzioni". Questi sono i primi testi che abbiamo del P. Chaminade riguardanti la Congregazione di Bordeaux. Furono elaborati tra il 1801 e il 1804. La nota più importante è che sono concreti e precisi. Leggendoli, il congregato può capire perfettamente ciò che deve fare e perché.
Nel 1804 la cappella della "Maddalena" diventa il cuore della vita della Congregazione. Lì si riuniscono, celebrano, si formano e si organizzano per la missione. La "Maddalena" diventa centro di spiritualità e nello stesso tempo luogo di culto e di preparazione per la missione. Ben situata nella città di Bordeaux, la "Maddalena" è nelle condizioni ideali per spronare la nascente Congregazione. A quel tempo, come oggi, per un gruppo è importante disporre di un luogo da riempire di vita.
Così si persegue l'unione senza confusione. Non manca nel gruppo una grande preoccupazione: formare in ognuno lo spirito interiore. Questo è l'essenziale perché essenziale è la fede o detto in altre parole: la fede è la sostanza di tutte le cose e di conseguenza di tutte le persone. Assumere questa realtà significa prendere sul serio l'iniziazione nella vita dello spirito

 Formula
La formula delle promesse è stata ed è sempre importante per un gruppo. Con essa, si permette di esprimere l'intenzione e i motivi che hanno coloro che entrano nella Congregazione o in qualsiasi altro gruppo. Due furono gli atti di consacrazione che utilizzarono sin dall'inizio nella Congregazione di Bordeaux. Il primo lo usarono per assumere i loro impegni i 12 primi Congregati il 2 Febbraio 1801. In seguito questo testo non venne più utilizzato. Sarà il secondo, molto più lungo, ad essere adoperato per molti anni.

Questa è la formula che utilizzarono la mattina di quel giorno memorabile; ognuno la pronunciò con la mano sul Vangelo.

"Io, (Nome di Battesimo), servo di Dio
e figlio della Santa Chiesa Cattolica, apostolica e romana,
mi consegno e mi dedico al culto dell'Immacolata Concezione di Maria.
Prometto di onorarla e di farla onorare,
per quanto dipenda da me, come Madre della gioventù,.
Mi aiutino Dio e i suoi Santi Vangeli!".

Bordeaux, Febbraio 1801
Nell'Oratorio dell'Immacolata Concezione di Santa Maria Vergine, Madre della Gioventù.

La formula più completa, in cambio, fu la seguente:
"Io, (Nome di Battesimo), servo di Dio
e figlio della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana,
credo con sottomissione profonda di spirito e di cuore
tutto ciò che la fede cristiana mi insegna sopra le meraviglie dell'augusta Maria.
Credo che Lei è realmente e veramente Madre di Dio e sempre Vergine,
credo che merita in ragione della sua infinita dignità di Madre di Dio,
un culto singolare che soltanto a Lei si deve.
Io confesso che solo Dio sta al di sopra di questa Vergine incomparabile;
che Lei è la Signora del mondo, la Regina degli uomini e degli Angeli,
la Mediatrice di tutte le grazie, ornamento della Chiesa;
che Lei racchiude la grandezza di tutte le virtù,
di tutti i doni e di tutte le grazie;
che Lei è Tempio di Dio, Paradiso di delizie,
modello di tutti i giusti, gloria e fonte della nostra salvezza,
Porta del Cielo, allegria degli eletti, rifugio dei peccatori,
nostro conforto, nostra vita, nostra speranza,
sigillo e impronta dei veri cattolici.
Io credo e confesso che Lei è totalmente Immacolata nel suo concepimento;
che è la vera Madre dei cristiani,
che concede una protezione speciale ai giovani,
e che la sua tenerezza uguaglia la sua potenza.
Per riconoscere, per quanto dipenda da me,
la sua immensa dignità di Madre di Dio,
per rendere omaggio alla sua bontà, al suo amore per gli uomini
e alla sua totale purezza,
io mi consegno e mi dedico al suo culto;
onoro ed onorerò sempre in modo speciale la sua Immacolata Concezione.
Mi lascio formare nel seno della tenerezza materna di Maria.
Tutti i giorni della mia vita adempirò
i doveri di rispetto, obbedienza, fiducia e amore
che mi ispira la mia ricca condizione di figlio di Maria.
Amen.

Queste formule sono una promessa e sono anche una professione di fede soprattutto in Maria. Non comportano l'obbligo di alcun voto o giuramento, né tanto meno di alcuna attività concreta. Però definiscono gli obblighi del congregato quando si decideva di appartenere al gruppo. Ognuno dei congregati si impegnava per l'onore di Maria ad avere una condotta degna di questo nome e a mettere in pratica le abitudini ed il Regolamento della congregazione; si impegnano anche a farla onorare. Come segno esterno di questa volontà ricevevano una cintura bianca e la benedizione della Chiesa.

Non c'è dubbio che il contenuto di questa promessa è tipico di una consacrazione a Maria; è centrato su Maria. Però questa consacrazione è apostolica. Occorre dire anche che, coloro che si impegnavano con la consacrazione, si sentivano interiormente stimolati all'opera evangelizzatrice.
Il mistero dell'Immacolata è specialmente presente in questo impegno. Questo mistero suppone un'esigenza di liberazione dal male, dal peccato e di purificazione e per questo di lotta contro "i nemici" della Chiesa, del bene, della fede. Suppone, anche, un invito forte alla pienezza; alla santità. Maria Immacolata non è soltanto candore e purificazione; è anche la piena di grazia che diventa ideale di vita ed anche aiuto e protezione.
E' facile trovare in queste formule una definizione di ciò che era la Congregazione. Lo potremmo dire poeticamente esprimendo che era una lettera di Maria, scritta dallo Spirito Santo, per seguire più da vicino Gesù nel mondo del suo tempo. Per appartenere alla congregazione è necessario aver la vocazione e questa vocazione intensamente mariana deve essere letta in chiave apostolica.


 Il gruppo dei primi
Il gruppo di coloro che si erano uniti per la prima volta l'8 Dicembre era composto dalle seguenti persone:
Chaminade (sacerdote), Pineal (sacerdote), Duco, Estebare, Lafargue (il più giovane) Lafargue, Darbignac, Rotis, Capdeville, Tapie, Duchon.

Non soltanto questi fanno la loro consacrazione nel mese di Febbraio 1801. Nel breve spazio di due mesi se ne aggiungono altri ed ottengono di prepararsi al momento solenne del 2 Febbraio. Uno di loro muore a soli 33 anni. Altri abbandonano il gruppo. Si rendono conto che non è questa la loro strada o che ancora non sono debitamente preparati per impegnarsi con la consacrazione.

Il gruppo che inizia la Congregazione di Bordeaux il 2 Febbraio è così formato:


Bernard Rotis Sacerdote 2 Febbraio 1801
Ignace

Guillaume DDarbignac 1771 fabbricante di Calle Bouffard, 8 Bordeaux 2 Febbraio 1801
carte da gioco
Arnaud Lafargue 1769? Commerciante Fossès Salinière Bordeaux 2 Febbraio 1801

Alexis Decombes ? cappellaio

Raymond Lafargue 1773? Educatore Calle de Gourg. 10 Bordeaux 2 Febbraio 1801

Jean-Baptiste Estebenet 1776 Direttore di Calle des Menuts Bordeaux 2 Febbraio 1801

Etienne Duco 1775? Calzolaio Calle S'Onge 23 Bordeaux 2 Febbraio1801

François Capy 1777 Studente Castelnau 2 Febbraio 1801

* Capdeville ? id En el hospital 2 Febbraio 1801
mort

Jean Duchon 1781 id Calle Gourg.10 Bordeaux 2 Febbraio 1801

Pierre Dubosq 1777 Commerciante Calle St James Bordeaux 2 Febbraio 1801
LIST 1801

Senza aggiungere altri particolari è bene ricordare i nomi delle donne che cominciarono il 25 Marzo dello stesso anno: Maria Teresa de Lamourous, Luisa Maqué, Elena Jay, Catalina Pichon, Teresa e Maria Tauzin.

E' evidente che la Congregazione che il P. Chaminade vuole rifondare non è per bambini o giovani collegiali come lo era quella che tutti conoscevano. E' per persone adulte. A partire dal 25 Marzo risultò ben chiaro che non era solo per uomini. Questo era nuovo nella Chiesa poiché nella "Prima Primaria" di Roma si affiliavano soltanto uomini e giovani. Nel gruppo c'è un sacerdote e due membri entreranno poi nel seminario. Nel primo anno saranno vari i sacerdoti che prenderanno contatto con la Congregazione e vi aderiranno. E' chiaro che la diversità di età è grande e ancora di più la professione e le occupazioni.

Tutte queste persone hanno vissuto la Rivoluzione. Sono stati per loro giorni difficili e sconcertanti. Hanno affrontato il tutto con coraggio e fedeltà alla loro coscienza, a Dio e alla Chiesa. Tutti hanno sentito la necessità di una comunità per vivere fino in fondo le ricchezze della loro fede e della vita cristiana. Per loro la Congregazione diventa l'opera del cuore. Pertanto nulla di questa Congregazione deve risultare estraneo ai suoi componenti.

Bordeaux era una città piuttosto "classista". I ricchi si distanziavano dai poveri e i "borghesi" dal popolo. Nella Congregazione, fin dal primo momento, si vuole rompere questa tradizione e si cerca una integrazione sociale di gruppi di diverse condizioni e situazione economica e sociale. Questo aspetto è molto importante nella proposta del P. Chaminade.


- Con un sogno e una visione
Il Congregante sarà per il P. Chaminade un cristiano fedele e generoso; un missionario avvolto dalla tenerezza materna di Maria. Si sentirà veramente chiamato ad annunciare il Vangelo. Da qui nasce una spiritualità e un nuovo messaggio, un nuovo metodo, un nuovo contenuto, un nuovo tipo di evangelizzatore ed anche nuovi destinatari.
Sin dall'inizio fece molto bene pensare che nella nostra umiltà si doveva essere il tallone della donna. Era un messaggio ripetuto dal P. Chaminade. E con questa forza mistica si può vivere e morire, soffrire e gioire. C'è una lotta da sostenere. In questo combattimento si vince senza sconfiggere nessuno. La battaglia non implica la distruzione dei nemici; ma a un gruppo ecclesiale fa molto bene sapere chi sono i suoi nemici. Quando lo sa inizia ad utilizzare le strategie corrispondenti. Per esempio si potrebbe concludere che è molto meglio prevenire che curare; non si tratta, soprattutto, di fissarsi su ciò che è negativo o c'è di male nel mondo; si tratta di aprire gli occhi per vedere come il bene trionfa sul male. Un'altra buona tattica è quella di essere coscienti che il bene si moltiplica per contagio e pertanto c'è l'esigenza di farsi presenti. Di fronte all'indifferenza esistente vale la pena coltivare la passione e l'intensità della nostra fede, lo zelo e la forza della nostra convinzione. Maria è un motore che ci infonde la forza per avvicinarci a Gesù e mantenerci uniti a Lui. Lì sta la nostra forza e la nostra speranza. Tutti i beni ci vengono per mezzo di Lei. "Nel secolo più perverso di ogni tempo, nel seno stesso della corruzione, nel bel mezzo di tutti i vizi, si vede nascere una generazione casta, una generazione virtuosa. E' questa la famiglia della purissima Maria"

E' necessario aggiungere che questa mistica e passione si scopre e si alimenta meglio in una comunità nella quale il bene, la fede, la speranza si comunicano per contagio. La testimonianza personale ha valore, però ciò che realmente coinvolge è la testimonianza comunitaria (P. Chaminade). L'isolamento o fare il franco tiratore è uno sbaglio, perché non si può essere cristiani se non si possiede un'aria di famiglia. "Riunirci è per noi fondamentale per sostenerci ed animarci" (P.Chaminade). Siamo agli ordini di Maria che ci arruola in una nuova battaglia (Nova Bella) che consiste nel passare dalla incredulità alla fede. La Congregazione, la pupilla degli occhi dello Chaminade, sarà secondo lui "la santa milizia che avanza nel nome di Maria per assisterla nella sua missione di ricristianizzare l'umanità". Questa grande passione e questa "cieca" fiducia nella vittoria sfocia e si convalida in una alleanza contratta con Maria: per impegnarci a portare a termine tutto ciò che Lui ci dirà.

Per assimilare questa visione bisogna tenere lo sguardo rivolto al Cielo. La certezza delle cose celesti che intravediamo, alimenta il nostro impegno quotidiano. Per il P. Chaminade questo Cielo azzurro e stellato, potremmo dire, che era il simbolo dell'Immacolata. Nel Cielo si vede una Donna circondata di sole, con la luna sotto i piedi e che genera un bambino. Questi, ormai grande, ingaggia la lotta contro il drago; è una lotta senza pietà. Però Satana viene vinto ai piedi della Croce. Il sangue dell'Agnello che Maria raccoglie ai piedi della Croce aiuterà la Donna a vincere; darà la vittoria a tutti coloro che persevereranno fedeli alla fede. Il segno grandioso di quelli che persevereranno è Maria. Nel periodo in cui si dà inizio alla Congregazione tutti sono ben coscienti del "potere" di Maria sul male. Anche oggi si vincono le battaglie allo stesso modo: in compagnia di Maria. Combattere al suo fianco è quanto vuol fare la Congregazione. Andare là dove Lei ci invia è il modo di fare ciò che Gesù ci dirà. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo saranno glorificati per mezzo dell'Immacolata Vergine Maria. Questa visione di fede ci permette di esultare di gioia. Gesù, il Servo, è stato glorificato, il Figlio di Maria, l'amico dei poveri e degli esclusi. Il miglior cammino per ottenere che gli uomini sappiano chi è Gesù, è quello di far conoscere, amare e servire Maria. Questa intuizione è pure presente nel Concilio Vaticano II: "Una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno". (GS 37).

Questa proposta è mistica ed anche apocalittica; ha potere e influsso. Infonde nel P.Chaminade una convinzione tale da fargli dire spesso sin dagli inizi: "La nostra opera è grande, è magnifica perché è l'opera di Maria. Nel suo nome e per la sua gloria siamo disposti ad andare dove Maria ci invia". Chi persevererà in questo impegno si salverà. Quando si tratta di fare un nuovo passo nella fedeltà al Signore bisogna guardare sempre l'immagine vivente di Maria. Cantiamo di gioia. Naturalmente per tutto questo occorreva nuova chiarezza e determinazione per evangelizzare in profondità nella cultura che stava sorgendo. Per acquisire questi atteggiamenti bisogna andare a Maria poiché è l'ora di Maria. Certo che la Congregazione visse la fine dell'anno 1800 e l'inizio del 1801 come un tempo di una nuova Pentecoste che Maria presiedeva nella preghiera, dal momento che i suoi membri intuivano che sotto l'influsso dello Spirito Santo si iniziava nella Chiesa un nuovo tratto del suo pellegrinare. E Maria era la Stella che apriva il cammino.


 Dalla Congregazione alle Fraternità (CLM)
Ispirazione mariana, spirito missionario e forte dimensione comunitaria sono le caratteristiche che erano presenti agli inizi della Congregazione del P. Chaminade. Egli aveva iniziato un "movimento" di vita cristiana e di missione. Le grandi intuizioni di questo progetto perdurano nelle attuali Fraternità. Possiamo ben dire che sono "reincarnazione" del primo sogno e progetto. Conservano l'intensità dei tempi di fondazione? Lo spirito mariano è così radicale, oggi, come agli inizi? Il processo di crescita è così rapido come nel primo periodo?Attualmente incontriamo nella società e nella chiesa una evoluzione radicale dei modi d'interpretazione. Per Confrontarsi con questi nuovi paradigmi la rifondazione è un buon processo. Su questo cammino la congregazione marcia da circa 30 anni. La realtà vissuta ci porta a parlare non di decadenza della congregazione ma di una nuova maniera di essere chiesa e di servire la società. Si è trattato di inserire lo spirito e le grandi intuizioni chaminadiane nelle realtà degli uomini e delle donne dei nostri giorni. Tutto questo ha supposto una revisione profonda del passato e una creatività attenta a rilanciare il progetto.

2. Non può venir meno l'ispirazione.
Sappiamo bene che nulla rimane sempre uguale. Tutto si rinnova e si ricrea. Perché questo si avveri non c'è bisogno di un superman, ma di un credente. Un credente che apra gli occhi, il cuore e la mente: vede e ascolta, sente e capisce ciò che sta avvenendo e cerca una risposta e con essa apre una porta nuova. Questo è ciò che avvenne nella Congregazione che si è trasformata in CLM. E' il credente o i credenti che hanno permesso alle CLM di bere allo stesso pozzo; al pozzo del p. Chaminade; sono costoro che hanno permesso di navigare verso terre nuove: sul finire del secolo XX e gli inizi del XXI. Le persone carismatiche non possono …

3. Cambio di nome.
La Congregazione ha cambiato nome e ora si chiama Comunità Laiche Marianiste o Fraternità. Che cosa rivela questo cambiamento? Una risposta a un'epoca che vive e soffre cambiamenti profondi, frequenti e importanti. In quest'epoca Maria pure deve continuare ad essere il "segreto" appropriato per affermarci; tutto inizia nel suo seno e a partire dalla sua risposta all'Angelo: la fraternità è la necessità fondamentale delle persone; il Vangelo deve penetrare la nostra vita diaria e conformarvi i nostri criteri e le nostre azioni. Le CLM, se vogliono rispondere al dinamismo pastorale della Congregazione, devono diventare scuola di missionari. Accolgono nelle proprie comunità persone che non si accontentano di essere buone, ma che hanno vocazione per lavorare affinché altri lo siano. Per la Congregazione fu importante la formazione, come lo è oggi per le CLM. Questa formazione, è infatti, per le CLM un'iniziazione alla vita missionaria nella quale si congiungono la teoria e la pratica. Offre tutto questo ai suoi componenti, che hanno uno spirito missionario, nel contesto di una realtà che spesso si limita alla fede e alla giustizia. In una parola, ogni membro delle fraternità unisce nel vivere la sua fede la sua condizione di laico e di marianista e vive questa realtà in una comunità che è anche laica e marianista. La grande intuizione dalla quale nacquero…Le CLM hanno molto da offrire alla società e alla chiesa. Il compito svolto dalle congregazioni nella formazione delle persone e nel servizio del Regno nell'arco di 200 anni è una preziosa eredità per le CLM. Possiamo ben dire che CLM non è solo il nuovo nome che riceve la congregazione a partire dall'anno 1993; rappresenta la rinascita del movimento, quasi un nuovo inizio


4. Approvazione ecclesiale.

Le CLM formano attualmente un'associazione privata Internazionale di fedeli cristiani che vogliono seguire Gesù più da vicino e lavorare con Lui alla costruzione del Regno. Costoro riconoscono nelle CLM la loro particolare vocazione nella Chiesa. I loro membri formano piccoli gruppi che fanno parte di comunità più grandi a livello regionale e nazionale; costituiscono una comunità mondiale e sono presenti in tutti i Continenti ed in 30 Paesi. La Chiesa ha riconosciuto, il 25 marzo del 2000, che le C sono un gruppo sufficientemente numeroso, di retta dottrina, con una spiritualità che può dar fecondità alla vita dei suoi appartenenti, ben inserita nella chiesa e al servizio degli uomini d'oggi che cercano di rispondere alle esigenze della fede e della giustizia. In conseguenza di questa approvazione si sono formulati i nuovi statuti; lo si è fatto restando fedeli alla tradizione del P. Chaminade in un modo nuovo nelle Assemblee di Santiago e di Lliria. I documenti che vi sono stati elaborati sono un invito a una più chiara identità, a una migliore formazione e a una maggior disponibilità per la missione. In questa ricca traiettoria delle CLM la comunità ha ricevuto un soffio più esplicito. Il tutto ha permesso di riformulare la proposta della Congregazione e di affermare che le CLM sono un progetto di vita nel quale si vive in atteggiamento di disponibilità, disposti a cambiare il modo di pensare e di agire nell'esercizio di integrazione costante di esperienza, riflessione e azione.

5. Il nuovo profilo dell'appartenente alle CLM.
Questa vocazione marianista alla vita laicale richiede una base, o una qualità umana e spirituale che è punto di partenza e punto di arrivo. C'è un minimo che si esige per iniziare l'avventura della vita marianista ed è anche, nella sua pienezza, il risultato della stessa. I tratti che man mano e ultimamente si stanno profilando affinché siano presenti nelle CLM per poter iniziare l'esperienza marianista si ritrovano nei Regolamenti della Congregazione. Però ora li chiamiamo o descriviamo in forma differente. Dal punto di vista umano si esige una capacità per accettare la realtà e una sensibilità per sintonizzarsi con essa, grandi desideri, una sana inquietudine per evolvere e cambiare quanto sia necessario. Dal punto di vista spirituale non può mancare il grande desiderio di incontrare e seguire Gesù - il Figlio di Maria - , una speciale relazione, personale e profonda con Maria - la Madre di Gesù - la passione per la missione di Gesù, il riconoscersi umilmente peccatori, l'apertura alle necessità degli altri, il che significa amare e servire, il sentirsi membro responsabile della Chiesa.

Il compito di Maria è lo stesso che c'è nel Vangelo e nella storia della salvezza e nell'esperienza spirituale della Chiesa ed in modo particolare del P. Chaminade. La Madre di Gesù è una presenza costante a fianco di suo Figlio, tanto come mediazione quanto come ispirazione e modello di risposta alla sua chiamata e di collaborazione alla sua missione. Maria ci "porta" a Gesù e ci mostra il cammino affinché gli uomini e le donne Lo incontrino. Questo carattere mariano è specialmente intenso nella Famiglia Marianista.

6. In famiglia
Di certo dobbiamo vedere il soffio dello Spirito in questo itinerario di 200 anni della Congregazione. Lo Spirito l' ha condotta ed è rimasta tra le mani di uomini e donne concrete. Non è difficile scoprirvi la presenza e l'azione di Maria e del Signore. Così conviene leggere questa storia. Nei suoi documenti si è trattato di ricapitolare le grazie ricevute che segnano questo cammino che invoglia a vivere un carisma.

La storia delle CLM, scritta dallo Spirito, è inseparabile dalla storia del resto dei componenti la Famiglia marianista. Questa collaborazione e interazione è cresciuta col passare degli anni. Così condividiamo la comune eredità e possiamo moltiplicare i mezzi umani e istituzionali al servizio della missione di Cristo, Figlio di Dio, divenuto Figlio di Maria per la salvezza del mondo.
Bordeaux
José María Arnaiz SM

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Carta de Filadelfia

 

ESSERE IN COMUNITA’

 

Premessa

 

La dichiarazione di identità ratificata nella  prima convocazione internazionale delle CLM (Santiago, Cile 1993) riguarda la vita comunitaria delle CLM. In questo documento “Essere in comunità” sviluppiamo questa  fondamentale caratteristica della nostra identità e spiritualità.

Inoltre è nel rispetto dell’accordo approvato nella nostra seconda convocazione internazionale tenuta a Lliria, in Spagna che le convocazioni internazionali riflettano sulle caratteristiche del carisma marianista.

Essere in comunità è un aspetto essenziale del carisma marianista e pertanto definisce la nostra spiritualità. In questo documento cerchiamo di chiarire, orientare e motivare le CLM presenti e  future mentre affrontano le sfide inerenti la vita comunitaria.

Le CLM hanno la loro origine nelle comunità fondate in Francia da Guglielmo Giuseppe Chaminade che , insieme con Adele de Batz de Tranquelléon  e Maria Teresa de Lamourous, ha posto le basi per l’attuale Famiglia Marianista, per  ispirazione di Dio e in alleanza con Maria, nostra Madre. La vocazione marianista è iniziata in gruppi. La comunità era una delle caratteristiche introdotte dai Fondatori nella congregazione di Bordeaux e il metodo che usavano per evangelizzare era la “moltiplicazione” delle comunità. Oggi, le CLM, riconosciute dalla Chiesa Cattolica come Associazione privata di fedeli con diritti internazionali, si possono trovare nel mondo e riflettono la diversità multiculturale della Chiesa di oggi.

In un tempo caratterizzato dalla globalizzazione, dalla competitività e dalla febbre del successo, abbiamo bisogno di una comunità, un luogo concreto, visibile, che risponda al bisogno di uomini e donne comuni di appartenere, di  trasformare il mondo   e di riflettere in profondità sulla dimensione comunionale della nostra fede.

Siamo anche membri di una Chiesa in cui i laici  stanno assumendo maggiore  responsabilità nella  missione della Chiesa di portare la Parola di Dio a tutti. Riconosciamo che la Chiesa è impegnata nei problemi del nostro tempo e immersa nelle realtà del mondo odierno, ma nello stesso tempo  siamo preoccupati del fatto che all’interno della stessa Chiesa ci siano problemi di  divergenza e di  intolleranza. Di fronte a queste sfide, le CLM  sono chiamate a dare una risposta, nella consapevolezza  che il messaggio di Padre Chaminade è oggi efficace.

Questo documento sulla comunità si svilupperà in cinque parti. Non cercheremo solamente di dare una definizione di questa caratteristica della nostra identità ma anche di chiarire come essa è vissuta.

 

1.   Siamo una comunità di fede.

1.1 Crediamo che la salvezza, la libertà e la giustizia si trovano nella comunità e attraverso di essa. La comunità Trinitaria – creatrice, salvatrice e santificatrice -  è un modello per le comunità che sono generatrici, unite e diverse.  In Gesù Cristo riconosciamo gli altri come nostri fratelli e sorelle, uniti a Maria nel cammino del popolo di Dio.

1.2 La nostra vita nella comunità dà significato alla nostra consacrazione a Maria e al nostro  mettere in pratica gli insegnamenti dei fondatori. Siamo comunità che vivono in profondità la loro  alleanza con Maria  secondo la visione dei  fondatori.  Siamo comunità che sviluppano lo spirito di Maria  e i valori che lei ha insegnato.

1.3   Poniamo la fede al centro della nostra vita. Siamo consapevoli che la fede ha una dimensione sia personale che comunitaria e cerchiamo di condividerla con gli altri.

 

1.4 Siamo radicati nel Vangelo e attenti alla Parola. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro come annunciatori della Buona Novella.  Dobbiamo discernere la nostra fede, nutrirla, celebrarla e viverla in comunità.

1.5 Noi viviamo la comunità  come dono e impegno. La comunità è chiamata dallo Spirito e non è solo opera nostra. La comprendiamo  come chiamata dello Spirito, come vocazione e come scelta di vita.

1.6 Le relazioni  interpersonali nelle nostre comunità possono essere comprese e sviluppate solo attraverso una comprensione della comunità stessa quale sacramento della presenza di Dio e manifestazione della fede e dell’amore tra i membri. Il fondarci sulla  fede  ci permette di continuare a dialogare, di superare i conflitti e di scoprire il perdono, la riconciliazione, il servizio e l’amore,  necessari per vivere il nostro impegno comunitario nella sua dimensione autentica.

1.7 Essere in comunità è fonte di gioia poiché sperimentiamo la presenza di Dio e i segni del suo amore infinito.

1.8 Siamo parte della Chiesa. Viviamo la dimensione ecclesiale a  livello locale e nazionale. A lei offriamo le nostre esperienze di vita comunitaria ed essa ci manda in missione.             

 

2.      Siamo una comunità di vita

 

2.1 Siamo comunità di uomini e di donne laici di diversi paesi che vivono in un contesto multiculturale. Siamo diversi per età, personalità, stato economico, lavoro, interessi. Siamo impegnati in tutti gli aspetti della nostra vita a livello personale, sociale, politico ed economico.

2.2 La comunità è costituita dall’impegno liberamente scelto dei suoi membri a vivere in comunità e a parteciparvi attivamente.

2.3 L’espressione più concreta della vita comunitaria è costituita da frequenti riunioni,  incontri e celebrazioni. I membri si riuniscono regolarmente e frequentemente a discrezione della comunità.

2.4 Insieme preghiamo rafforzando i nostri legami comuni. In occasione di alcuni incontri rinnoviamo i nostri impegni nella celebrazione dell’Eucaristia.

2.5  Vivere in comunità è parte integrante e continua della nostra vita quotidiana. Le nostre comunità sono caratterizzate da una comune spiritualità e dalla collaborazione tra i membri nel prendere le decisioni. In questo modo le nostre comunità  differiscono dai gruppi che portano avanti una causa particolare o che forniscono un ambiente terapeutico.

2.6  Ogni comunità discerne la propria organizzazione e il modo di sviluppare i valori caratteristici marianisti all’interno del proprio contesto culturale.

     2.6.1   Le nostre comunità sono accoglienti. Rispettiamo le persone e siamo aperti alle                      diversità. Invitiamo e accogliamo nuovi membri e simpatizzanti con gioia e  semplicità.

2.6.2    Le nostre comunità sono luoghi adatti al discernimento personale e comunitario della nostra appartenenza al gruppo, del nostro stile di vita e del nostro ministero, alla luce del messaggio evangelico e del carisma marianista. Valorizziamo lo sviluppo delle persone e incoraggiamo la formazione permanente e la crescita dei doni personali dati da Dio. I singoli membri e la comunità nel suo insieme, ciascuno nel proprio ambito, con scelte per la crescita futura,  cercano di progredire in pienezza, maturità e liberazione.  

2.6.3    Le nostre comunità inviano e sostengono i membri nel loro costante impegno nel servizio e nella costruzione del regno di Dio. Esse sono fonte di motivazione e rinnovamento. Le nostre comunità sono luoghi di appartenenza, di amicizia e di riconciliazione che completano e intensificano la vita quotidiana nelle famiglie dei membri, che sono la loro prima comunità.

2.6.4    Nelle nostre comunità sviluppiamo una coscienza critica e impariamo importanti competenze: metodi per far sorgere nuove comunità e animare la loro fede; un’analisi sociale e una riflessione teologica, - discernere i “segni dei tempi”- e i modi di servire nei diversi ministeri e di agire per la giustizia e la pace nel villaggio globale.

2.6.5    Le nostre comunità ci aiutano in tutte le dimensioni della nostra vita laica e sono il nostro modo di amare Dio. La nostra vita quotidiana con tutte le sue sfide e ambiguità è la nostra testimonianza di fede e il nostro modo di seguire Gesù nella spiritualità marianista.

2.6.6    Le nostre comunità sono segno di speranza e testimonianza di fedeltà, di uguaglianza e di solidarietà nel mondo d’oggi. Ci rivestiamo del coraggio di Maria, la quale nel Magnificat risponde in modo radicale alle esigenze del mondo e trasforma anche noi in  segni di speranza e testimoni di fedeltà, uguaglianza e solidarietà.

 

 

3.   Siamo una comunità che costruisce comunità.

3.1 Invitare e aiutare le persone a vivere la propria fede in comunità è il nostro mezzo preferito di evangelizzazione e di efficace trasformazione sociale.

3.2 Ogni nuova comunità sviluppa una propria vita di preghiera, di celebrazione, di mutuo sostegno, di testimonianza e di azione sociale. Nella sua crescita come comunità è guidata dalla più grande comunità marianista e normalmente da un animatore laico o religioso.

3.3 Ogni comunità, nel  creare  una cultura marianista comune, celebra la bellezza della propria diversità attraverso le sue tradizioni e i suoi simboli caratteristici.

3.4 Ogni comunità si organizza in base alle sue dimensioni e alle sue attività. Ciascuna ha una guida autonoma, scelta o eletta dai suoi membri.  Chi guida si occupa  principalmente della crescita nella fede, della formazione, dell’ospitalità e dell’azione sociale.

3.5 Le comunità sostengono le loro necessità economiche e determinano il modo di dividersi le spese comunitarie. E’ opportuno  che ogni comunità contribuisca alle spese generali, a tutti i livelli, della organizzazione delle  Comunità Laiche Marianiste.

3.6 Per sopravvivere e crescere come comunità, ogni gruppo deve rinnovarsi costantemente ed essere aperto alle nuove sfide. Questo richiede formazione, preghiera,  risorse e la ricerca di una guida .

3.7 Consideriamo la formazione come un mezzo essenziale per comprendere la dimensione comunitaria del carisma marianista. Essa educa per lo sviluppo delle comunità. Attraverso la formazione i membri sono meno preoccupati del proprio sostegno personale e più orientati alla missione e ai bisogni degli altri.

3.8 Ogni gruppo è di per sé una missione permanente e ogni membro è missionario specialmente quando lavora attivamente a creare e ad estendere la comunità.

 

4.   Siamo una comunità “in missione permanente”.

4.1 A Pentecoste, Maria, al centro della prima comunità ecclesiale, ha aiutato a sostenere  la fede, la preghiera e l’attesa dello Spirito. Maria  è il modello di spiritualità apostolica per coloro che hanno una missione evangelica.

4.2 Le nostre comunità non sono fine a se stesse e pertanto esprimiamo il nostro spirito missionario non solo nella comunità, ma anche nelle  nostre relazioni con il mondo.

4.2.1.  Le nostre esperienze in comunità ci preparano per la missione.

4.2.1.1.    La preghiera ci apre all’azione di Dio e aumenta la nostra sensibilità ai bisogni    degli altri.

4.2.1.2.    La formazione ci aiuta ad approfondire la comprensione dell’amore di Dio per tutti gli esseri umani e il bisogno di liberazione.

4.2.1.3.    La vita comunitaria costruisce,  rinforza e ravviva  le nostre relazioni con gli altri.

4.2.2.       Sosteniamo il coinvolgimento dei nostri membri in una varietà di ministeri nel mondo.

4.2.2.1.    Come missionari di Maria siamo costruttori di comunità nei diversi campi di azione in cui siamo impegnati.

4.2.2.2.    Incoraggiamo caldamente i membri a vivere pienamente il Vangelo  nella vita pubblica.

4.2.2.3.    Incoraggiamo  azioni missionarie stabili dei nostri membri, di altre comunità, della Chiesa e del mondo.

4.2.2.4.    Siamo aperti a nuove iniziative apostoliche e le sosteniamo.

4.3      Cantando il Magnificat con Maria, le nostre comunità cercano di essere aperte allo Spirito, di  opporsi all’ingiustizia e di proclamare un messaggio di liberazione e di speranza.

4.3.1    Siamo solidali con i poveri e gli emarginati e lavoriamo per la giustizia e la pace. Promuoviamo i diritti umani e lo sviluppo umano, comprese le relazioni personali e i valori ecologici.

4.3.2    Poniamo speciale attenzione ad avviare le C.L.M. in cui siano accolti i giovani.

4.3.3    Il nostro  spirito di famiglia e la collaborazione fra tutti i membri della Famiglia Marianista sono il nostro contributo specifico al rinnovamento della Chiesa.

 

5. Siamo una comunità universale.

 

5.1.    Le C.L.M. fanno parte di una comunità più grande, la Famiglia Marianista che comprende quattro rami: l’Alleanza mariana, le Figlie di Maria Immacolata, le Comunità Laiche Marianiste e la Società di Maria.

5.2.       Le CLM sono organizzate a diversi livelli: locale, regionale nazionale e internazionale. Tutti i membri sono invitati a partecipare a tutti i livelli.

5.3.       Le comunità isolate sono  incomplete. Attraverso le organizzazioni nazionali ogni Comunità Laica Marianista è unita ad altre del suo paese e della sua regione e attraverso l’Organizzazione Internazionale delle Comunità Laiche Marianiste alle CLM di tutto il mondo. Tutte le comunità sono dunque arricchite da una visione mondiale allargata che va oltre gli interessi locali.

5.4.       Ogni comunità marianista è a sua volta locale e universale. Ogni comunità agisce localmente, ma partecipa allo sforzo dell’ intera Famiglia Marianista multiculturale di portare Cristo al mondo, come ha fatto Maria.

5.5     Le CLM partecipano alla creazione dei consigli della Famiglia Marianista a livello  locale, regionale, nazionale e internazionale e vi partecipano  come membri a pieno titolo. Le nostre relazioni con gli altri rami della Famiglia Marianista sono basate sulla solidarietà, l’uguaglianza e il rispetto dell’autonomia e della diversità e sulla condivisione delle responsabilità. In questo modo siamo testimoni della visione profetica della Chiesa dei nostri fondatori.

 

Casella di testo: Le Comunità Laiche Marianiste
sono comunità cristiane volontarie che collaborano
alla missione di Maria di portare Cristo nel mondo.

 

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  Statuto CLM italiane

 

 

Statuto delle Comunità Laiche Marianiste italiane

E' lo Spirito Santo che costituisce il popolo di Dio. E' lo Spirito che effonde in ogni credente una molteplicità di doni in vista dell'utilità comune. E' lui che suscita nella Chiesa associazioni, movimenti, gruppi alla cui base c'è la riscoperta della consacrazione battesimale. Le Comunità Laiche Marianiste si collocano in questo alveo.

1°- Le CLM sono comunità cristiane al servizio della missione della Chiesa nel mondo. I membri di tali comunità fanno parte della Famiglia Marianista e si ispirano al carisma dei loro fondatori: p.Guglielmo Chaminade e Madre Adele de Trenquelleon. Presenti nel mondo e uniti a Gesù per mezzo della loro alleanza con Maria, lavorano con la forza dello Spirito alla costruzione del Regno di Dio.

2°-Le CLM perseguono le seguenti finalità:

         a) Riscoprire la grazia battesimale divenendo uomini e donne forti nella fede, mossi dalla carità che li rende perseveranti nella speranza

         b) accogliere Maria come madre, modello e educatrice

         c) vivere la fede in comunità sull'esempio dei primi cristiani

         d) essere attenti ai segni dei tempi, solidali con l'uomo, soprattutto il più debole, divenendo missionari del Vangelo.

         e) consacrarsi a Maria per stabilire con lei un' Alleanza particolare e pubblica in vista della missione di rendere presente Cristo nel  mondo.

3°-Le CLM promuovono la formazione religiosa dei propri membri per una  maggiore partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa e per una presenza incisiva nei campi della cultura e dell'impegno sociale.

4°-All'interno della Famiglia Marianista (FM) condividono un carisma comune che vivono secondo la propria identità laicale. Ogni branca della FM si arricchisce della collaborazione reciproca, per un miglior servizio alla missione ecclesiale affidatale.

5°-Le CLM, a tutti i livelli di organizzazione e da parte di ciascuno dei propri membri, offrono di cuore  la propria collabora­zione alla missione, alle attività ed alle scelte pastorali della loro comunità parrocchiale ed ecclesiale.

 

Appartenenza

 

6°-Sono membri effettivi delle CLM i singoli fedeli laici che, dopo il previsto cammino di preparazione si consacrano a Maria e si impegnano a fare dell'appartenen­za alle CLM un' opzione di vita.

7°-Le CLM prevedono un settore ragazzi con obiettivi e attività proprie.

8°-Fedeli alla tradizione dei  fondatori, le  CLM celebrano come festa patronalel’Immacolata Concezione.

Organizzazione

9°-Le CLM si organizzano in piccole comunità che si riuniscono a diversi livelli: locale, regionale, nazionale. Ciascuna comunità, al proprio livello, gode della necessaria autonomia e dispone di un animatore spirituale marianista, laico o religioso.

10°-Ogni comunità elegge i propri coordinatori che durano in carica tre anni.

 

A livello locale

11°-Privilegiamo, nella conduzione delle CLM, il modello della responsabilità collegiale. L'équipe di servizio locale è composta da un numero di membri non inferiore a tre ed è eletta dai membri della fraternità. A questa si aggiunge l'animatore spirituale.

12°-Il coordinatore locale viene eletto in seno ai membri della fraternità

13°-Il coordinatore:

      convoca e presiede l'équipe di servizio

       opera per la comunione all'interno del gruppo.

       coordina l’attività del gruppo

 14° L'équipe animatrice,

in stretta collaborazione:

     promuove l'attuazione degli indirizzi e delle decisioni comunicati dagli organismi nazionali e regionali.

       Fa la verifica del cammino svolto durante l'anno.

      Ammette alla Consacrazione a Maria i membri che hanno fatto il cammino preparatorio   e ne fanno richiesta.

      Promuove il cammino di preparazione per i nuovi membri

15°-L'animatore spirituale:

      discerne e guida il cammino del gruppo secondo la spiritualità marianista

      favorisce l'esercizio dei carismi

      alimenta i legami con la chiesa locale.

 

A livello regionale

17°-Le CLM nazionali sono suddivise in tre  regioni: Nord, Centro, Sud.

18°-Il coordinatore regionale:

   - convoca e presiede il Consiglio Regionale 

   - coordina le attività in ottemperanza alle direttive della Consiglio Nazionale

19°-Spetta al Consiglio Regionale:

         -verificare i cammini locali in rapporto alle direttive nazionali e regionali

         -favorire i collegamenti fra i gruppi

         -decidere come attuare i programmi nazionali a livello regionale

         -elaborare proposte e progetti per il Consiglio nazionale

         -riconoscere come formalmente costituiti i singoli gruppi

         -aggiornare l’elenco dei membri delle CLM

 

A livello Nazionale

20°-Il Consiglio Nazionale è composto dai tre coordinatori regionali e dai due animatori  spirituali.

21°-Gli animatori spirituali nazionali sono scelti dalle AP uno per le religiose, uno per i religiosi.

22°-Il Consiglio Nazionale ha sede in Roma.

23°-Il Consiglio Nazionale nomina un Coordinatore laico in seno ai propri membri.

24°-Il Coordinatore nazionale :

      svolge le funzioni di Presidente delle CLM italiane.

      convoca e presiede il Consiglio Nazionale

      coordina le attività  organizzative delle CLM regionali

      rappresenta le CLM presso la CEI

25°-Spetta al Consiglio Nazionale:

      Decidere gli indirizzi generali, le iniziative e i programmi nazionali che poi saranno attuati dagli organismi competenti a diversi livelli.

      Modificare lo statuto delle CLM nazionali; a ciò viene richiesta la maggioranza dei due   terzi.

      Nominare il rappresentante delle CLM in seno alla FM d'Italia.

      Indire, organizzare il Convegno Nazionale annuale delle CLM.

      Tenere i collegamenti con le CLM internazionali.

      Nominare i delegati al Convegno Mondiale delle CLM.

 

 

Finanziamento

 26°- Le CLM traggono i mezzi per l’attuazione delle proprie finalità da:

         - quote d’iscrizione dei propri appartenenti-

         - contributi ed elargizioni di enti pubblici e privati, donazioni

         - corrispettivi di servizi erogati.

27°- Ogni CLM elabora un bilancio annuale in funzione delle spese previste a livello locale, regionale, nazionale.

28° Ogni gruppo si regola in base alla solidarietà, semplicità ed austerità. Si tenga presente la diversa realtà economica delle varie CLM.

29°- Il Consiglio Nazionale stabilisce le quote di partecipazione alle spese generali ed invia il contributo annuo richiesto dal Consiglio Mondiale delle CLM.

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Carta di Santiago

 

LA NOSTRA SPIRITUALITÀ (dalla Carta di Santiago 1993)
I. Chi SIAMO
Le Comunità Laiche Marianiste (CLM) sono comunità cristiane al servizio della missione della Chiesa nel mondo. Noi membri di tali comunità, facciamo parte della Famiglia Marianista (FM) e ci ispiriamo al carisma dei nostri Fondatori: padre G. Giuseppe Chaminade e madre Adele de Trenquelléon.
1. Col Battesimo siamo stati chiamati a divenire conformi a Gesù Cristo, Figlio di Dio, divenuto Figlio di Maria per la salvezza del mondo.
2. La vocazione marianista ci impegna ulteriormente, sotto la guida dello Spirito e in alleanza con Maria, a rendere presente Cristo nel mondo.
3. L'appartenenza a una Comunità Laica Marianista costituisce per noi una scelta che ci coinvolge totalmente.
II. IL NOSTRO CARISMA
1. Come membri delle CLM accogliamo l'invito del Signore a vivere e a condividere il carisma marianista, e cioè:
a) a essere uomini e donne forti nella fede, la fede del cuore, mossi dalla carità e perseveranti nella speranza;
Spirito e nell'oscurità della fede ha dato al mondo l'Emmanuele, il Dio con noi;
:) a vivere la nostra fede in comunità, sull'esempio dei primi cristiani, per rispondere ai bisogni dell'umanità, sempre pronti ad assecondare l'invito di Maria: "Fate tutto quello che vi dirà".
Fedeli alla nostra condizione di laici e attenti ai segni dei tempi, lidali con gli uomini e le donne del nostro tempo, ci impegniaa essere missionari del Vangelo per trasmettere la fede, molticare i cristiani e formare animatori di comunità.
Dedicandoci alla diffusione del Regno di Dio, nel rispetto delle ;ersità culturali, operiamo per costruire un mondo di giustizia e pace, con una opzione preferenziale per i più poveri.
. LA NOSTRA VITA
Volendo incarnare questo carisma, centriamo la nostra vita in sù, vangelo di Dio ed evangelizzatore vivente del mondo. A e scopo, ci proponiamo di camminare sulle orme di Maria, asseldando liberamente e generosamente gli impulsi dello Spirito:
nel lavorare per affrettare l'avvento del Regno, attenti ai segni dei tempi, pienamente incarnati nel mondo e solidali con i poveri e gli emarginati;
) nel condurre una vita comunitaria caratterizzata da uno spirito di famiglia, fondato sull'accoglienza, il servizio, la solleci-
a) la ratifica cosciente e libera della nostra consacrazione operata da Dio mediante i sacramenti del- Battesimo e della Confermazione;
b) un'alleanza particolare e pubblica con Maria, che ha ricevuto da Dio la missione di donare Gesù al mondo.
3. Fedeli a questa vocazione, ci impegniamo:
a) a dedicare del tempo alla preghiera personale comunitaria (recita quotidiana della Preghiera delle Tre e rinnovo dell'Alleanza con Maria);
b) ad ascoltare la Parola di Dio e a celebrare insieme la nostra fede, specie nell'Eucaristia;
c) a far crescere e ad assimilare sempre più la nostra fede; a vivere e a trasmettere il carisma marianista;
d) ad elaborare un progetto di vita personale e a farne discernimento in comunità;
e) a scegliere un accompagnatore o direttore spirituale;
f) a sviluppare le capacità di analisi culturale e sociale per interpretare correttamente i segni dei tempi;
g) a favorire ogni atteggiamento che possa indirizzare le azioni personali e comunitarie alla costruzione di un mondo più giusto e umano;
h) a rendere responsabilmente servizio nei diversi ambienti di
i) a partecipare attivamente alla vita di comunità, che è segno di unità, ma è anche luogo di preghiera, di formazione, di riflessione sulla Parola, di riconciliazione e di rinnovamento del nostro impegno al servizio degli altri.
k LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE
a) Come laici marianisti ci organizziamo in piccole comunità che si riuniscono a diversi livelli: locale, regionale, nazionale, internazionale... Ciascuna comunità, al proprio livello, gode della necessaria autonomia. Ad ogni livello la responsabilità è assunta da una persona o da un'équipe di laici e dispone di un animatore spirituale marianista, laico o religioso.
b) Le spese di orgarnizzazione e di gestione delle CLM sono sostenute dai rispettivi membri.
c) All'interno della FM condividiamo un carisma comune che viviamo secondo la nostra identità laicale. Ogni branca della FM si arricchisce così di una collaborazione reciproca, per un migliore servizio alla missione ecclesiale che ci è affidata.
d) Le CLM, a tutti i livelli di organizzazione e da parte di ciascuno dei propri membri, prendono a cuore l'impegno di offrire la propria collaborazione alla missione, alle attività e alle scelte pastorali delle rispettive comunità parrocchiali ed ecclesiali.
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  Carta di Valencia

 


1 - SIAMO TUTTI MISSIONARI
1. I nostri Fondatori, il p. Guglielmo Giuseppe Charninade e la Madre Adele di Trenquelléon ci propongono, tramite la Famiglia Marianista, una spiritualità il cui fondamento si trova nel mistero dell'Incarnazione di Gesù, Figlio di Dio, divenuto Figlio di Maria, per la salvezza degli uomini.
2. Come Maria, siamo chiamati, nel seno stesso della Chiesa, a rendere presente il Cristo nel mondo. È questo il senso profondo della nostra appartenenza alle Comunità Laiche Marianiste, perciò ne vogliamo fare un'opzione di vita.
3. Presenti nel mondo e uniti a Gesù, per mezzo della nostra Alleanza con Maria, lavoriamo con la forza dello Spirito alla costruzione del Regno.
4. Consideriamo la nostra vita, personale e comunitaria, come strumento privilegiato di evangelizzazione al servizio della missioni della Chiesa nel mondo. Siamo disposti a collaborare a ogni opera missionaria, che miri alla moltiplicazione dei cristiani e alla costruzione di un mondo più giusto e umano, più libero, solidale e fraterno.
II. PRESENTI NEL MONDO
1. Essere presenti al mondo significa per noi cercare di conoscerlo, amarlo e trasformarlo con il cuore e la forza di Gesù.
2. Riconosciamo tutto ciò che è buono nella storia dell'umanità e
3. Rivestiti dell'amore del Salvatore e della tenerezza materna di Maria, condividiamo le gioie e le sofferenze, le speranze e le angosce del mondo.
4. La nostra spiritualità ci sprona a dare delle risposte concrete ed efficaci alle varie sollecitazioni che ci provengono dai diversi àmbiti di vita: personale, familiare, di lavoro, sociale, politica, economica, culturale, ecclesiale...
111 - UNITI A GESÙ
l. Il battesimo ha sancito il primato nella nostra vita della sequela di Gesù e della conformità con Lui in seno alla Chiesa. Per questo Egli è il fondamento e la radice della nostra missione.
2. Per essere sinceri generosi e fedeli nella nostra missione, è indispensabile che siamo uomini e donne "forti nella fede, saldi nella speranza e perseveranti nell'amore" (Colletta della festa di Nostra Signora del Pilar). Ricerchiamo tutto questo nella preghiera, nella formazione permanente, nel discernimento personale e comunitario, negli impegni della vita in comunità.
3. L'amore di Gesù ci sprona a formare, come i primi cristiani, comunità attorno a Lui. Le nostre comunità sono segno dell'amore di Gesù per il mondo; esse ci preparano, ci inviano, ci incoraggiano, ci purificano e ci sostengono nella nostra missione.
IV - IN ALLEANZA CON MARIA
1. Riconosciamo la missione di Maria nella storia della salvezza. In Maria, Dio ci manifesta un modo di essere presenti al mondo. Sensibili alle necesità degli uomini, vogliamo compiere il suo mandato: "Fate tutto quello che Egli vi dirà" (Gv 2,5).
2. La nostra missione si ispira agli atteggiamenti di Maria: ascolto della Parola, apertura all'azione dello Spirito che ci conduce a gesti profetici, disponibilità alla volontà di Dio, semplicità e fedeltà nell'azione. Uniti a Lei nel suo Magnificat, vogliamo essere nel mondo testimoni dell'amore preferenziale di Dio per i poveri.
3. La Consacrazione a Maria nella Famiglia Marianista esprime davanti alla comunità la volontà di rispondere alla vocazione di rendere presente Dio nel mondo in Alleanza con Maria.
V - TESTIMONI DE VANGELO
1. Evangelizziamo con la nostra vita, che deve essere espressione e testimonianza di una fede conforme al Vangelo. Viviamo in stato di missione permanente.
2. La comunità aiuta i suoi membri al discernimento e alla valutazione del progetto personale di missione.
3. La testimonianza della vita comunitaria è già per se stessa un mezzo privilegiato della missione marianista.
4. Le Comunità Laiche Marianiste sono missionarie. Ogni comu-
lizzando al meglio le possibilità offerte dal nostro tempo, le nostre capacità, energie e beni, in opere orientate allo sviluppo della giustizia e della pace. Per vivere il Vangelo, nello spirito dell'incarnazione che ci anima, non possiamo sottrarci alla realtà, spesso ambigua e contraddittoria.
2. Siamo aperti a tutte le opere missionarie, come promotori e collaboratori. Pertanto consideriamo particolarmente a noi consone le opere che ci permettono di diffondere la fede, di dedicarci ai giovani e alle persone più sprovvedute.
3. Le Comunità Laiche Marianiste lavorano con gli altri rami della Famiglia Marianista, condividendone la missione. Il nostro spirito di famiglia e di collaborazione tra laici e religiosi, ispirati entrambi da Maria, è il contributo specifico che possiamo offrire alla Chiesa e al mondo.
4. Sosteniamo il lavoro del Consiglio Mondiale della Famiglia Marianista, specialmente nei suoi sforzi di unire tutti i Marianisti in una vocazione comune.

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 Commento ai documenti di Santiago e Valencia
 

 "Volendo incarnare questo carisma..." (Santiago '93") nello Spirito.

Dirò brevemente, in seguito, sul cammino delle fraternità durante il '97. Incomincio, invece, col commentare i documenti di Santiago e Valenza là dove parlano dell'azione dello Spirito Santo sicuro di trovarvi non solo una corrispondenza per il cammino giubilare ma altresì stimoli e sottolineature per animare e sostenere le nostre fraternità. Un modo, inoltre, per fare un esame di coscienza su quanto abbiamo fatto e quanto resta da fare, una sorta di crescita nella purificazione. (per il commento seguo da vicino il libro "Del tuo Spirito Signore è piena la terra").

" La vocazione marianista ci impegna ulteriormente, sotto la guida dello Spirito e in alleanza con Maria..."(Santiago '93).

E' lo Spirito che costituisce il popolo di Dio. E' lo Spirito che effonde in ogni credente una molteplicità di doni in vista dell'utilità comune. E' Lui che suscita nella Chiesa associazioni, movimenti, gruppi alla cui base c'è la riscoperta della consacrazione battesimale. Le Comunità Laiche Marianiste si collocano in questo alveo. Caratteriz­zano questi movimenti: un 'apertura rinnovata alla persona dello Spirito Santo, la riscoperta della centralità della Parola come guida per la vita, l'importanza della comunione di vita, in cui il conoscersi e l'incontrarsi per camminare assieme costituisce l'istanza più significativa tanto da stabilire tra comunione e missione come un legame inscindibile. Diventano punti chiari di riferimen­to il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità, la responsa­bilità di confessare la fede cattolica, la testimonianza di una comunione salda e convinta, la conformità e la partecipazione al fine apostolico della chiesa e l'impegno di una presenza nella società umana che si ponga al servizio della dignità integrale dell'uomo. Per Giovanni Paolo II uno dei doni dello Spirito alla Chiesa "è certamente la fioritura dei movimenti ecclesiali". Egli si attende che in quest'anno dedicato allo Spirito Santo ed alla sua presenza santificatrice i movimenti portino nel cuore della Chiesa la loro ricchezza spirituale, educativa e missionaria, quale preziosa esperienza e proposta di vita cristiana" (Veglia di Pentecoste, maggio '96).

" La vocazione marianista ci impegna... a rendere presente Cristo nel mondo" (Santiago '93).

L' azione dello Spirito Santo continua nella Chiesa in vista della continua nascita e crescita del corpo di Cristo. Anche oggi la Parola di Dio viene data agli uomini dalla Chiesa attraverso tutta la sua opera, special­mente con l'evangelizzazione, in obbedienza al comando del Signore: "Andate, dunque ed ammaestrate tutte le nazioni". "Per noi uomini e per la nostra salvezza" è questo il senso dell'evangelizzazione; evangeliz­zare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare. Ciò che viene detto per la Chiesa, Corpo di Cristo, lo si dice anche di ogni singola parte di questo corpo, di ogni cristiano, di ogni fraternità mariani­sta. Siamo tutti missionari, l'annuncio è stato posto da Gesù nelle nostre mani. "guai a me se non evangelizassi", dice S. Paolo. Abbiamo pertanto una grande responsabilità nei confronti di tanta indifferenza religiosa, di una religiosità vaga, di una diffusa perdita del senso trascendente della vita umana, dello smarrimento in campo etico.

" Lavoriamo con la forza dello Spirito alla costruzione del Regno"(Valen­za '97)

" Senza l'azione dello Spirito Santo l'evangelizzazione non sarà mai possibile"( EN 75). Solo lo Spirito Santo può suscitare nel cuore dell'uomo e nella società la speranza della salvezza. Non a caso il grande inizio dell'evangelizzazione avvenne il mattino di Pentecoste, sotto il soffio dello Spirito. La stessa missione di Gesù è presentata dai sinottici come opera dello Spirito Santo. "Gesù ritornò nella Galilea con la potenza dello Spirito Santo... e insegnava nelle sinagoghe" (Lc 4,14-15). " Senza la tua forza nulla è nell'uomo..."

" Apertura all'azione dello Spirito che ci conduce a gesti profetici, disponibilità alla volontà di Dio...consideriamo che la nostra vita personale e comunitaria, è uno strumento privilegiato di evangelizzazione..".(Valenza '97)

Lo Spirito Santo vuole la nostra collaborazione per irradiare il Vangelo. Lo fa attraverso uomini "spirituali", cioè animati dal suo Spirito, disponibili alla sua azione, in sintonia con quello che Lui è. Egli è Spirito di comunio­ne e la sua prima opera consiste nel rendere la Chiesa sempre più segno dell'amore trinitario di Dio. E' lo Spirito che fa di ogni membro della Chiesa un essere in-relazione, la cui identità si esprime nella logica della comunione e della solidarietà. Questo è il gesto profetico per eccellenza. E noi ci riuniamo in fraternità, impariamo a diventare fraternità, proprio per far maturare dentro di noi e fuori di noi questo frutto. Il carisma di fondazione è chiaro al riguardo: ci riuniamo in comunità per essere uomini e donne forti nella fede, mossi dalla carità, perseve­ranti nella speranza; accogliamo Maria e ci rendiamo disponibili allo Spirito, con­ducendo una vita comunitaria caratterizzata dallo spirito di famiglia. Insom­ma "l'apparte­nenza ad una comunità laicale marianista costituisce per noi una scelta che ci coinvolge totalmente". Segno dell'amore trinitario in un mondo disgregato, diviso ma che aspira all'unità. Non è chi non veda come dopo tanti anni di cammino delle fraternità si può a ragione dire d'essere ai primi vagiti. Lontano dallo scoraggiarsi li consideriamo per quello che sono: segni di una vita che chiede solo di crescere. E lo Spirito è il maestro di tutte le fasi della vita: dal concepimento alla nascita, dalla crescita  alla maturazione e al compimento. Occorre, pertanto, camminare  nella direzione dello Spirito e sotto l'impulso dello Spirito, il che implica fare attenzione, dare ascolto allo Spirito, seguirlo nell'obbe­dienza attraverso una vita plasmata dalla forza e nello stile dello Spirito. In­vito l'assemblea ad interrogarsi sul nostro modo di essere fraternità, fare di questa realtà più o meno vissuta il punto di rilancio dei nostri gruppi in rapporto alla maturazione cristiana, alla fecondità apostolica e vocaziona­le.

" Accogliere Maria come madre, modello ed educatrice, lei che in tutta libertà si è resa pienamente disponibile allo Spirito" (Santiago '93).

G.Paolo II afferma: " Maria, che concepì il Verbo incarnato per opera dello Spirito Santo e che poi in tutta la propria esistenza si lasciò guidare dalla sua azione interiore, sarà contemplata ed imitata nel corso di quest'anno soprattutto come donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza...Ella ha portato a piena espressione l'anelito dei poveri di Jahvè, risplendendo come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio" (TMA 48). La sua libera e amorosa collaborazione con lo Spirito fa di lei il modello di ogni relazione con lo Spirito Santo. Maria rimane il prototipo e il modello della Chiesa per quanto riguarda la sua maternità. Maria fu feconda solo per la potenza dello Spirito Santo: se la Chiesa vuole essere feconda non solo dal punto di vista sacramentale, ma anche nella santità quotidiana, deve continuamente rinnovarsi nello Spirito. Come lo Spirito ha fecondato misteriosamente la Vergine ed ha generato Cristo, così feconda continua­mente la sua sposa, la Chiesa. E se Maria collaborò con lo Spirito affinché avvenisse quella generazione, anche la Chiesa deve disporsi docilmente a Lui per essere madre di santi e di testimoni. Questo vale per la Chiesa nel suo insieme ma anche per ogni singolo cristiano, per ogni fraternità: perché Gesù possa nascere in ciascuno e continuare così il mistero della Madre di Dio, bisogna che il Creatore si ponga nel cuore stesso della creatura e che lo Spirito la ricopra della sua ombra. Far nascere Cristo in sé, come Maria, sarebbe il modo migliore per celebrare il Giubileo. Sentirsi generati dallo Spirito e maturare fino a scoprire l'esigenza di generare, dare Cristo al mondo questa è l'identità forte, propria ad ogni fraternità e ad ogni singolo. Questo è l'unico modo per aprirci ad una fecondità di vita personale e comunitaria. Sorge spontanea l'invocazio­ne alla Madonna del Divino Amore.

"Volendo incarnare questo carisma, centriamo la nostra vita in Gesù...ci proponiamo di camminare sulle orme di Maria, assecondando liberamente e generosamente gli impulsi dello Spirito.."Col battesimo siamo stati chiamati a divenire conformi a Gesù Cristo, Figlio di Dio...".(Santiago '93)..

"Per mezzo della potenza dello Spirito Santo, noi prendiamo parte alla Passione di Cristo morendo al peccato, e alla sua risurrezione nascendo a vita nuova; siamo le membra del suo corpo che è la Chiesa, i tralci innestati alla vite che è lui stesso" (CCC 1988). La tradizione della Chiesa chiama quest'opera santificazione dello Spirito o divinizzazione. Per la potenza dello Spirito che dimora nell'uomo la deificazione incomincia già sulla terra e il Regno di Dio è inaugurato. Senza lo Spirito resteremo stranieri ed ospiti; in Lui invece noi diventiamo " concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef 2,19). Con la grazia e l'aiuto dello Spirito noi "diventiamo Cristo", impariamo cioè ad aderire sempre più alla sua persona, lo accettiamo come maestro e Signore della nostra vita, crediamo fermamente in lui. Animati dalla fede, cambiamo totalmente atteggiamento di fronte al mondo e alla realtà, guardiamo ed interpretiamo ogni cosa attraverso gli occhi dello Spirito. Egli apre il cuore ai misteri di Dio in modo da vedere la vita, gli avvenimenti, la storia tutta alla sua luce. Sotto l'azione dello Spirito il cristiano percepisce che la logica della fede non è basata sulla "sapienza umana", ma sulla manifesta­zione dello Spirito e della sua potenza. Si tratta di cogliere il cuore del Vangelo, cioè la logica propria di Dio che è opposta a quella degli uomini, secondo cui la vita nasce dalla morte, si regna servendo, si diventa liberi e felici nella misura in cui si è capaci di donarsi agli altri senza calcolo e misura, nella stessa linea tracciata da Cristo con il suo comportamento. Attraverso la fede e i sacramenti siamo incorporati dallo Spirito in Cristo e diventiamo "figli nel Figlio". Lo Spirito, inoltre, fa crescere in noi l'esperienza della figliolanza concedendo i sentimenti filiali espressi soprattutto nella preghiera. Gridiamo "Abba, Padre!". Una scoperta, questa, che coinvolge le energie più intime dello spirito, facendo crescere e trasformare tutta la persona. Ci cogliamo come creature "nuove". Tale disposizione filiale si esprime nella vita quotidiana, attraverso la preghiera e soprattutto nell'obbedienza filiale. Seguiamo Gesù, il figlio primogenito del Padre e con Lui nello Spirito diciamo: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato"

  p. Salvatore Santacroce, sm 

(in occasione del XIV CONVEGNO NAZIONALE FRATERNITÀ MARIANISTE -  Roma 4-5 gennaio 1999)

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