CAMPO-SERVIZIO 2009

BELENE/MALCIKA - МАЛЧИКА/БЕЛЕНЕ

24 AGOSTO - 01 SETTEMBRE

 

Il campo-scuola è stato organizzato secondo la seguente giornata tipo:

ore 08:30  Sveglia

ore 09:00  Colazione e spostamento in pulmino

ore 10:00  Lodi e spiegazione attività

ore 10:45  Inizio attività del mattino

ore 13:00  Pranzo

ore 15:00  Attività del pomeriggio

ore 18:00  Santa messa

ore 19:30  Cena

ore 21:00  Rientro nelle parrocchie

 

 

I giorni trascorsi in Bulgaria hanno visto susseguirsi giornate di campo-scuola, di animazione dei bambini ed altri momenti di condivisione.

Ecco il programma giorno per giorno:

24/08 Lunedì         Arrivo a Belene

25/08 Martedì        Prima giornata di campo e introduzione "Regola di vita spirituale"

26/08 Mercoledì    Seconda giornata di campo sulla regola di vita: "Pregare"

27/08 Giovedì        Terza giornata di campo sulla regola di vita: "Condividere"

28/08 Venerdì        Quarta giornata di campo sulla regola di vita: "Testimoniare"

29/08 Sabato         Animazione bambini oligofrenici a Zgalevo, visita monastero di Trojan

30/08 Domenica    Messa con comunità Malcika, preparazione giochi, visita di V. Tarnovo

31/08 Lunedì         Animazione dei bambini oligofrenici e di Malcika, visita di Svishtov

01/09 Martedì        Visita di Sofia e rientro in Italia

 

Il tema del campo-scuola giovani di questo anno è stato pensato in continuità al lavoro dell'Azione Cattolica Italiana, che a Luglio ha pubblicato i nuovi "Appunti per la regola di vita dei giovani e giovanissimi". Il tema è stato scelto per fare una nuova proposta ai giovani bulgari per il fatto che mai hanno sentito parlare di "regola di vita spirituale".

È esperienza comune che senza una regola si rischia di non raggiungere i propri obiettivi e di arrendersi alle prime difficoltà. Se questo è vero nella quotidianità allora la "regola" si rende ancor più necessaria nella vita spirituale.

Dopo un'introduzione sull'importanza delle regole, il campo-scuola ha approfondito tre importanti azioni che rendono concreta la vita spirituale di ciascuno: pregare, condividere e testimoniare.

I contenuti delle giornate sono stati sviluppati dai giovani della diocesi di Fermo con riferimento alle idee di fondo scaturite da un confronto di gruppo sul tema. Alla luce della Parola di Dio che introduce ogni giornata, le attività e le riflessioni proposte hanno cercato di stimolare un dibattito aperto tra i giovani per approfondire insieme l'argomento, condividendo pensieri ed esperienze importanti per crescere insieme nella fede.

Lo scopo di questo campo-scuola non era quello di "dotare" ogni giovane della propria regola di vita, bensì di stimolarne la necessità e fornire spunti di riflessione. Infatti, dopo il campo, ogni giovane avrà tempo di rielaborare i contenuti e di scrivere la propria regola di vita spirituale. A tal fine ciascuno ha ricevuto gli "Appunti per la regola di vita", un breve sussidio che non rappresenta un manuale di precetti da inserire nella propria regola, ma un utile strumento per continuare la riflessione su pregare-condividere-testimoniare.

 

Di seguito lo schema e i contenuti delle giornate del campo.

 

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PRIMA GIORNATA

 

Introduzione "Regola di vita spirituale"

 

OBIETTIVI:

- capire l'importanza di una regola anche nella vita spirituale

- introdurre la "regola di vita": cos'è e quale potrebbe essere

 

INTRODUZIONE GIORNATA:

- lodi (lettura Mc 12, 28-34)

- introduzione al campo

 

ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in gruppi)

 

- presentazione

ognuno scrive il proprio nome su un foglietto e, una volta raccolti tutti, ogni partecipante ne estrae uno e legge il nome. La persona chiamata si presenta (nome, età, provenienza, occupazione, hobby), poi incolla il foglietto su un cartellone su cui è disegnato un cuore.

 

- pongo

i ragazzi a giro modellano lo stesso pezzo di pongo senza conoscere la forma finale, ognuno seguendo il proprio istinto (la forma finale è “sconosciuta” e per questo non orientata ad essere trasformata secondo il progetto che Dio ha).
Successivamente si fissa un obiettivo e, a giro, ogni ragazzo modella una parte della forma finale (crescendo si acquista consapevolezza della propria chiamata che ognuno può sviluppare e portare a compimento secondo le sue potenzialità, secondo i suoi doni, ma può anche scegliere di non seguirla…come se il modello non venisse completato)

 

- confronto e condivisione

l'attività ha lo scopo di far capire che le regole non sono un limite alla nostra libertà ma ci permettono di mettere ordine nella nostra vita e di raggiungere i nostri obiettivi; nel confronto si evidenzia che anche la vita spirituale necessita una regola.

 

ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO (divisi in gruppi)

 

- test

vengono dati 10/15 min per fare il test disponibile qui

 

- confronto e spiegazione del proprio percorso

l'attività ha lo scopo di far riflettere sul proprio essere cristiani e la condivisione parte dal profilo ottenuto nel test, discutendo se ci si rispecchia, se si sente l'esigenza di una regola anche nella vita spirituale e se si pensa che possa essere davvero utile.

 

- catechesi sul tema della giornata  (disponibile qui)

tutti insieme. Poi si lascia ai ragazzi un po' di tempo per la riflessione personale sui contenuti della catechesi consegnando loro i riferimenti biblici citati e tre testimonianze (Madre Teresa, Fratel Carlo Carretto e un giovane che ha scritto su Graffiti)

 

- consegna sussidio "Appunti per una regola di vita"

dopo una breve spiegazione di questo strumento, ad ogni giovanissimo viene consegnato il libretto "Con tutto il cuore" mentre ai giovani "Verso l'alto" con l'augurio di riapprofondire durante l'anno le tematiche trattate al campo e usarlo come spunto per scrivere, ognuno, la propria regola di vita spirituale.

 

CONCLUSIONE GIORNATA:

- messa

- cena

- rientro nelle parrocchie

- tempo libero e condivisione tra i giovani italiani e di Belene

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MATERIALE PER LA GIORNATA

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ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Test   (scarica)

 

Quanto sono cristiano?

Quante volte alla settimana vado a messa?

a) una volta

b) mai

c)più di tre

 

Quante volte prego al giorno?

a) una

b) mai

c)due o più

 

Partecipo ad incontri di formazione durante l'anno?

a) a volte

b) no

c) molto spesso

 

Conosco tutti e dieci i comandamenti?

a) la maggior parte

b) 2 o 3

c) certo!

 

Li rispetto?

a) a volte

b) no

c) quasi tutti

 

Ho rispetto e cura per gli altri?

a)quando non mi fanno arrabbiare o irritare

b) mai

c) in ogni occasione

 

Testimonio il mio essere cristiano nella quotidianità?

a) quando mi fa comodo

b) insomma

c) sempre, con il mio comportamento

 

Il Signore è al primo posto nella mia vita?

a) terzo, quarto posto

b) decimo

c)si

 

Con che frequenza mi confesso?

a) 5- 6 volte all'anno

b) due volte all'anno

c) una volta alla settimana

 

Ho dominio sulle tentazioni?

a) qualche volta

b) mai

c) la maggior parte delle volte

 

Faccio sempre tutto il bene che posso?

a) quando ricevo qualcosa in cambio

b) in poche occasioni

c) la maggior parte delle volte

 

Ho scelto o sceglierò consapevolmente di confermare la mia fede nel sacramento della cresima?

a) abbastanza consapevolmente

b) no

c) del tutto consapevolmente!

 

Maggioranza di risposte "A"

Sei un cristiano nella norma. Magari a volte per comodità o pigrizia preferisci non dare il massimo ma, se vuoi, puoi migliorare per arrivare al top!

 

Maggioranza di risposte "B"

Non ci siamo proprio, devi decisamente migliorare!! Se vuoi essere un vero cristiano hai bisogno di darti delle regole anche nella vita spirituale.

 

Maggioranza di risposte "C"

Sei un cristiano D.O.C.!!! Cosa devo dirti? Evidentemente hai trovato la regola che ti permette di vivere con equilibrio la tua vita spirituale.

 

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ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Catechesi sulla "Regola di vita"

 

Come abbiamo visto dall'attività di questa mattina, le regole non sono qualcosa che ci limitano ed ingabbiano ma un cammino che ci libera e ci permette di fare ordine nella nostra vita, anche in quella spirituale. Anche nel nostro rapporto con Gesù è, quindi, importante avere una regola che ci permette di curare questo rapporto passo dopo passo con impegno per non essere “cristiani nella norma” e cadere in una fede blanda che ci toglie l'entusiasmo di sentirci amati, di amare il prossimo e di cadere nelle tentazioni della vita quotidiana (pigrizia, fretta, ambiente contrastante). La Regola altro non è che l'impegno che ciascuno di noi prende con se stesso affinché la sua vita di fede sia curata.

Anche nel brano di questa mattina (Mc 12, 28-34) Gesù da delle regole allo scriba: dice di AMARE Dio, farne il centro della propria vita e quindi coltivare questo rapporto con l'ascolto e con la preghiera, poi amare i fratelli, dunque vivere con amore tutte le relazioni della quotidianità.

La regola di vita spirituale è fondamentale perché aiuta ad esercitare e a pensare la propria fede; essa infatti non è unica o standard, perché ognuno deve costruirla in base al proprio percorso, alla propria vita e alle proprie forze e debolezze e spesso è soggetta a continue verifiche. Bisogna individuare l'essenziale e regolare le tre dimensioni fondamentali dell'ascolto e del dialogo con Dio, della condivisione con i fratelli e della testimonianza della Parola nei luoghi in cui abitiamo con uno stile di vita amorevole, onesto e giusto.

La Regola non è complicata ma il più possibile semplice, essenziale e concreta e non si adatta all'umore: non la si segue solo quando è facile o quando viviamo un periodo di serenità spirituale ma anche e soprattutto nei periodi di difficoltà perché essa è il timone della nostra fede.

Anche nella prima comunità cristiana c'erano delle regole che davano una struttura e un ordine e permettevano di vivere con letizia di cuore (At 2,42-47 4,32-35). Questo avveniva: mettendo in comune ciò che si aveva che non apparteneva più al singolo ma diveniva della comunità, essendo uniti nella preghiera e nell'Eucarestia come un sol corpo e una sola anima e testimoniando la resurrezione del Signore.

Anche Paolo (Tes 5,12-20 1Cor 11,23-33) da delle regole alle prime comunità cristiane: aiutare ed essere di esempio per gli altri, vivere in pace, rispetto e carità ed essere assidui nell'eucarestia.

Anche monaci, frati, ordini religiosi si sono dati una regola. Se essi necessitano di una regola per vivere la propria fede, tanto più noi che abbiamo qualche difficoltà in più da superare, che viviamo in un contesto culturale e sociale che condiziona fortemente la nostra fedeltà al Vangelo dovremmo scrivere la nostra!!!

 

 

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SECONDA GIORNATA

 

Pregare

 

OBIETTIVI:

- capire personalmente come vivo la preghiera confrontandomi con altre figure

- capire che la preghiera non è un monologo ma un dialogo d'amore con Dio

- fare esperienza di diversi modi di preghiera per conoscerli e scegliere il più adatto

 

INTRODUZIONE GIORNATA:

- lodi (lettura Mt 6,5-14)

- riflessione/testimonianza (disponibile qui)

 

ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in gruppi)

 

- deserto

le domande suggerite nella riflessione del mattino e i brani biblici suggeriti aiutano a farsi un’idea personale su cosa è la preghiera (il foglio del deserto è disponibile qui)

 

- confronto e discussione

dopo aver letto tre testimonianze sulla preghiera (disponibili qui) si condivide quanto emerso durante il deserto e ci si confronta con le tre testimonianze e con l’esempio di Gesù emerso dei brani biblici.

 

ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO (divisi in gruppi)

 

- sperimentazione modi di preghiera

attraverso un percorso a tappe ogni ragazzo sperimenta diversi tipi di preghiera (disponibili qui) e risponde al questionario (disponibile qui)

 

- confronto e condivisione

il confronto su quanto vissuto nel pomeriggio è stimolato attraverso la lettura di pagina 11-12 del sussidio giovanissimi. La discussione evidenzia il fatto che la preghiera è un dialogo con Dio: oltre a me parla anche Dio attraverso la Parola e gli altri.

 

CONCLUSIONE GIORNATA:

- messa (al termine una breve Esposizione Eucaristica permette al giovani di sperimentare anche questo tipo di preghiera e di dialogo con Dio)

- tempo a disposizione per appuntarsi le proprie riflessioni della giornata che possono aiutare a scrivere la propria regola di vita

- cena

- rientro nelle parrocchie

- tempo libero e condivisione tra i giovani italiani e di Belene

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MATERIALE PER LA GIORNATA

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Riflessione sul brano biblico Mt 6,5-14

 

Il brano di vangelo che abbiamo letto ci invita a pregare con parole sincere il Signore e a trovare degli spazi per Lui lontani dalla frenesia della quotidianità. Le nostra giornate sembrano infatti sempre piene e ci manca il tempo per pensare, per ricordarci che in ogni gesto che compiamo, in ogni incontro che facciamo, non siamo soli ma c’è sempre Qualcuno vicino a noi molto più di quanto immaginiamo.

Riflettendo su questo mi sorgono delle domande:

- Sono consapevole di non essere mai solo in ogni momento della mia vita, anche quando sembra andare tutto storto e vorrei che la vita fosse diversa?

- Sono capace anche di ringraziare e non solo di chiedere?

- Quando prego il mio è un dialogo o solo un monologo?

Solo pensandoci attentamente mi rendo conto che spesso la mia preghiera perde la sua autenticità: al centro non c’è Lui ma io.

Per quella che è la mia esperienza sono sicura che, quando decidiamo di accogliere il Signore come nostro amico, ci sentiamo davvero meno soli e più forti.

 

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Foglio del deserto

 

Domande per la riflessione personale

- Perché prego? Cosa è la preghiera per me?

- Come prego?

- Quando prego?

- Dove prego?

- La mia preghiera è solo di richiesta o, invece, di ringraziamento?

- Nella preghiera penso solo a me stesso o rivolgo pensieri agli altri?

- Sono capace di rendere la mia preghiera un dialogo con Dio? Parlo solo io o lascio spazio a Dio di parlarmi? So ascoltare Dio che mi parla attraverso le circostanze della vita e attraverso gli altri, ma soprattutto attraverso la “Parola di Dio”?

 

Riferimenti biblici con spunti di riflessione

- Lc 6,12-16 Gesù passa una notte in preghiera prima di una scelta importantissima per il suo ministero: la chiamata dei Dodici, i suoi più stretti amici e collaboratori. La preghiera precede, come sempre, le scelte importanti della vita di Gesù

- Lc 22,39-46 La preghiera è l’arma con cui Gesù entra nella lotta, nel suo combattimento decisivo

- Lc 10,21-22 Gesù prega per esultare nella gioia, per ringraziare il Padre dei frutti della missione dei discepoli, perché il mistero del Regno è in mani sicure, le mani dei semplici, dei piccoli.

- Lc 4,1-13 Gesù prega nel combattimento con il tentatore. Pregare è anche scegliere di “lasciarsi guidare dallo Spirito nel deserto”

- Mt 6,5-7 e Lc 18,9-14 chi pensa di pregare non presuma di saper pregare ma si chieda se sta pregando veramente. Nella preghiera autentica non si possono sprecare parole, bisogna rivolgere a Dio le parole giuste e bisogna presentarsi con il giusto atteggiamento, del cuore e del corpo (notare la diversità di atteggiamento, anche fisico, tra il fariseo ed il pubblicano). La preghiera ha una porta di ingresso: l’umiltà, la consapevolezza di essere peccatori e l’invocazione della misericordia del Padre per sé e per gli altri (Gen 18,16-33; Lc 18,35-43)

- Lc 10,38-42 Gesù in Maria ci indica che la preghiera non nasce da ciò che noi diciamo a Lui, ma dall’ascolto di ciò che Lui ha da dire a noi. Considerando che questo brano è legato a quello che lo precede (10,25-37), l’ascolto della Parola è intimamente legato alla vita

- Mt 6,9-15 Proprio perché è difficile trovare le parole giuste per la preghiera autentica, è Gesù stesso che ci consegna le parole per farlo. La preghiera autentica è ascoltare parlando a Dio, è parlare a Dio ascoltando la sua Parola. E’ un atto di umiltà scegliere di pregare non con le nostre parole, ma con la Parola che Dio stesso ci dà. Qui troviamo il primato della preghiera liturgica rispetto a quella personale, nel senso che la preghiera personale è “giusta” se scaturisce dalla preghiera liturgica

- Att 4,23-30 i primi cristiani pregano di fronte ai primi episodi di persecuzione

 

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Testimonianze: "La preghiera per me…"

 

SACERDOTE

Sono don Massimo Fenni, presbitero dal 7 dicembre 2006 e ora svolgo il mio ministero di sacerdote come vice parroco nella parrocchia dei Santi Pietro Paolo e Donato di Corridonia.

Mi è stato chiesto come vivo la preghiera. Negli anni prima di entrare in seminario ho imparato che la preghiera è molto importante, è un modo particolare e speciale per restare uniti a Dio, diremmo oggi “connessi”.

La preghiera per me ha diverse sfumature. Tenendo presente che con la preghiera noi siamo connessi con Dio, penso che ci sono molti modi pregare. Per quella che è stata la mia esperienza posso dire che è stato un cammino, una crescita nei confronti della preghiera e del pregare.

Ora come sacerdote sono chiamato a pregare con il breviario, proclamando i salmi, ma per me la preghiera è anche altro. In primo luogo è una predisposizione d’animo, un essere orientati verso Dio sempre tutto il giorno. È questo lo si può fare in diversi modi; amando le persone che mi sono accanto, facendo bene la Volontà di Dio nella mia vita nelle piccole e grandi occasione della giornata, dicendo il breviario, mentre faccio meditazione leggendo un brano del vangelo, presiedendo alla messa o semplicemente dicendo qualche preghiera spontanea davanti al Santissimo.

Un motivo in più che mi sprona a pregare è che la mia preghiera è per tutto il popolo di Dio, una grande responsabilità.

Ecco questa è la mia esperienza in merito alla preghiera, per questo vi chiedo di pregare per me.

Don Massimo Fenni

 

EDUCATORE

Ogni giorno sono presa da mille cose da fare, cose che mi danno soddisfazione, mi rendono felice ed orgogliosa. Anche se spesso bisogna faticare per raggiungere certi obiettivi, non mi sento mai sola, so che c'è sempre Qualcun altro vicino a me che mi aiuta nelle varie situazioni della vita; infatti il Signore non mi lascia mai.

Ogni giorno dedico a Lui parte del mio tempo (ma mi rendo conto che a volte è troppo poco), perché sento il bisogno di parlarci, di sfogarmi. La cosa più bella è che, nonostante Lui già sappia tutto quello che voglio dirGli, mi ascolta sempre: Lui ha sempre tempo per me.

Ogni mattina affido la mia giornata al Signore perché solo con il suo aiuto posso dare il meglio di me in ogni cosa che faccio e con le persone che vorrà mettere al mio fianco in quella giornata; ogni sera cerco di fare un breve riassunto della giornata appena trascorsa, ringraziandoLo di tutte le cose belle che mi ha regalato e chiedendoGli perdono di non essere stata sempre come Lui mi vorrebbe.

Cerco di dimostrare al Signore il mio amore per Lui anche partecipando alla Santa Messa. Per me la Domenica non sarebbe la stessa senza l’Eucarestia, perché è proprio durante la celebrazione il momento in cui mi sento più vicina al nostro Signore. Ascoltare i suoi insegnamenti, prendere forza e coraggio dalle Sue parole e nutrirmi del Suo corpo, è per me come se fosse una carica, un sostegno e un aiuto per la mia vita: è la consapevolezza che non sono mai sola.

Sento di aver bisogno di Lui anche nel mio essere educatrice. Ho scelto di svolgere questo servizio per poter trasmettere ai giovani e ai ragazzi quanto sia bello farsi guidare dal Signore e farsi amare da Lui.

Non sempre è così facile ed è allora che interviene il Signore: ad ogni mia richiesta mi da sempre la risposta più giusta per quella situazione, aiutandomi a portare avanti il mio servizio e la mia “missione” di testimoniarlo senza scoraggiarmi, senza paura, ma rendendomi più consapevole che con il Suo aiuto tutto è possibile, Lui che “tutto vede e tutto può”.

Un abbraccio forte a tutti!!!!!

Stefania

 

LAICO

Ciao a tutti, ho 26 anni e sono uno studente universitario

Per me pregare è “ricaricarsi”. Noi viviamo una vita che tutti i giorni ci richiede uno notevole sforzo, fisico e mentale, per andare avanti; ogni giorno ci troviamo di fronte nuovi problemi e ostacoli da dover affrontare e tutto questo ci porta, spesso, in uno stato di depressione che ci rende tristi e malinconici. Passare qualche momento in preghiera mi ridona una nuova linfa, mi ricarica di una energia interiore che mi permette di affrontare, di nuovo, qualsiasi prova.

A Dio, nelle mie preghiere, chiedo sempre di aiutarmi nell’”andare avanti”, di aiutarmi a prendere le decisioni giuste per risolvere un problema, di starmi vicino.

Solo nella Fede possiamo confortarci. Il suo mistero và al di là di ogni immaginazione, ma è un fuoco che alimenta incessantemente la fiamma della nostra vita.

Alessandro

 

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ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Gli atteggiamenti della preghiera

 

La preghiera non è solo un fatto mentale o verbale, ma è un autentico dialogo di amore che coinvolge tutta la persona: mente, parola, corpo, sentimenti, emotività, sensibilità… Come in ogni forma di comunicazione autentica, tanti messaggi passano attraverso le parole, ma altrettanti e di più passano attraverso il corpo, l’atteggiamento, la gestualità.

La preghiera nasce come gesto libero e spontaneo di amore ma, anche la preghiera, necessita di una regola: essa ci assicura che il nostro pregare non sia un monologo personale ma un vero dialogo con un “Tu” che nella sua libertà ci ascolta e ci parla.

A tale scopo, sperimenteremo adesso alcuni atteggiamenti di preghiera.

 

Pregare con le parole

Quando ci accingiamo a formulare delle preghiere possono sopraggiungere domande di questo tipo: che senso ha dire a Dio cose che Lui già sa? E’ veramente necessario? Si può dire qualcosa che Egli già non conosca? Le nostre parole lo raggiungono? Producono qualcosa? Le nostre preghiere non sono forse dei monologhi? Stiamo forse dicendo a noi stessi queste cose nascondendole dietro un appello a Dio?

Chiaramente pregare con le parole non significa rivolgere parole vuote a Dio ma cariche delle nostre preoccupazioni, delle nostre gioie, e anche delle richieste comuni. Qualcosa che noi diciamo a Dio può essere importante anche per la comunità e, se lo diciamo anche ad essa, ciò non sminuisce la preghiera come atto religioso. Ogni vero dialogo con le persone, d’altronde, non ha solo lo scopo di dire ad un altro cose che prima egli non conosceva. Nelle relazioni tra di noi, soprattutto in quelle più intime, spesso, confortandoci, sfogandoci, incoraggiandoci, manifestando la nostra stima o il nostro affetto, esprimendo una nostra opinione, noi non ci limitiamo ad informare, ci diciamo e confermiamo cose già note, soprattutto diamo corpo ai sentimenti e alla tenerezza per l’altro. La preghiera personale, privata e intima, può aver bisogno di un linguaggio familiare e pieno di sentimento, che magari non ritroviamo identico nella liturgia comunitaria.

Facciamo un attimo di silenzio e rivolgiamo a Dio una preghiera personale che, come abbiamo appena letto sia carica delle nostre gioie e preoccupazioni. Poi chi vorrà, può condividerla con tutti pronunciandola ad alta voce; quindi insieme pregheremo dicendo “Ascoltaci Signore”

 

Pregare nel silenzio

Quando durante la celebrazione liturgica ci sono spazi di silenzio, si è indotti a pensare che c’è un intoppo. La comunicazione autentica ed il dialogo di amore hanno bisogno del silenzio, eppure noi evitiamo il silenzio o comunque esso è la dimensione che facciamo più fatica a vivere. Il silenzio non è semplicemente non parlare o non cantare. Nella vita possiamo imbatterci in diversi tipi di silenzio.

Ci può essere un silenzio agitato, quando c’è qualcosa che ci turba e ci disturba e siamo tesi, siamo colpiti ed insicuri. Tale silenzio ha un fatto positivo: spinge a riflettere…

Ci si può trovare in un silenzio penoso: è un silenzio che ci dà pena e dolore, perché c’è qualcosa di non-detto che provoca e ferisce.

Ci può essere un silenzio di riflessione, quando avvertiamo l’importanza di non passar sopra alle cose importanti della vita e ci sentiamo spinti a rientrare in noi stessi.

C’è infine un silenzio che è pienezza della parola, un silenzio pregnante in cui semplicemente godiamo della presenza dell’altro e permettiamo ad essa di incidersi nel nostro cuore, un silenzio che accade quando si è creata un’intesa così profonda che non sono più necessarie le parole. Questo è il silenzio cui siamo invitati nella preghiera e nella liturgia, questo è il silenzio in cui Dio stesso vuole incontrarci, come ha fatto con Elia (1 Re 19). Se non si entra nel silenzio, è impossibile l’ascolto autentico dell’altro.

Facciamo allora silenzio dentro e fuori di noi e mettiamoci all’ascolto di Dio.

 

Pregare con il canto

Anche il canto è preghiera. Anzi, S. Agostino ricorda che chi canta prega due volte perché prega esprimendo la gioia di vivere e di credere. Fin dai tempi antichi, nelle liturgie si usa cantare nei diversi modi. Gli stessi Salmi sono stati scritti come preghiere non da recitare, ma da suonare e cantare. Perché tutto questo? Un antico proverbio della saggezza ci ricorda che quando il cuore è pieno trabocca dalle labbra. Sentimenti profondi e forti come la gioia o il dolore non si accontentano di essere veicolati nel parlato, ma abbisognano di traboccare nel canto. Solo il canto riesce a rendere carne la gioia profonda che uno desidera gridare e proclamare così come solo il canto veicola i profondi dolori. La musica rallegra il cuore così come consola. La musica, infine, accresce anche la comunione nella preghiera comunitaria: la musica non è caos, ma è misura, armonia, e per cantare insieme bisogna aspettarsi gli uni gli altri, bisogna lasciar da parte il proprio ritmo per lasciarsi trascinare tutti insieme da un’unica armonia.

Cantiamo insieme il canto “Te al centro del mio cuore” ricordandoci che il canto è preghiera…facciamo quindi sempre attenzione al testo dei canti.

 

Pregare in piedi

L’uomo, nella sua evoluzione, è arrivato ad essere homo herectus, uomo eretto non solo in base ad una posizione fisica del corpo, ma perché è un essere capace di innalzarsi da terra per la sua interiorità. L’essere eretto rinvia alla rettitudine dell’uomo, ad una sanità di corpo e di anima. L’uomo eretto è anche l’uomo saldo, che sa stare con i piedi per terra, che è ben radicato nella sua storia e non fugge da essa ritagliandosi la sua nicchia ideale. Chi è l’uomo saldo, che non si lascia piegare dalle avversità della storia, che non si lascia sradicare ma, anche se colpito, rimane in piedi? E’ l’uomo con una solida fede, che è più saldo di una montagna: è più facile smuovere questa che la sua fede. Davanti al Dio di Gesù Cristo l’uomo non può gemere o strisciare nella polvere, come se si stesse davanti ad un despota crudele: Egli, invece, ci rialza dalla terra, ci fa stare diritti, ci fa credere, ci solleva dalla colpa e dalla sofferenza, perché ha rialzato il Figlio dalla morte, lo ha tratto dal sepolcro e lo ha innalzato alla sua destra. Il cristiano prega in piedi per esprimere fierezza, la fierezza di essere amati da Dio, nel sano rispetto e timore davanti alla sua grandezza.

Fieri di essere cristiani, alziamo le braccia al cielo nella posizione dell’orante e recitiamo insieme il “Padre nostro”

 

Pregare in ginocchio

Anche nella fierezza che manifestiamo camminando eretti, davanti a Dio rimaniamo piccoli. L’uomo in mille modi punta sulla statura e sull’aspetto esteriore per apparire importante, ma “rimaniamo polvere ed in polvere ritorneremo”. Ciò non deve scoraggiarci, ma renderci umili: l’essenza dell’umiltà non è umiliare gli altri, ma umiliare se stessi. Chi si inginocchia, con il corpo non fa altro che dire: davanti a Dio io divengo piccolo, non perché Egli mi umilia, anzi Egli mi innalza, ma perché io sono creatura, resa santa da Lui, figlio nel Figlio. Davanti a Dio io non devo essere uno che emerge, non devo innalzarmi con le mie forze o fare cose straordinarie perché chissà cosa Lui si aspetta da me. Io invece davanti a Lui posso sentirmi sicuro nelle mie comuni e ordinarie doti e capacità, così come nelle mie debolezze e nei miei fallimenti. Dio non mi stressa incutendomi l’ansia da prestazione, davanti a Lui posso permettermi di essere debole, di guardare con benevolenza alla mia vulnerabilità. Se mi inginocchio davanti a Dio in questa fiducia, come accade nell’esperienza dell’adorazione eucaristica, Egli non mi permetterà di passare troppo tempo in ginocchio, ma solo il giusto, poi…mi rialzerà.

Certi dell’aiuto di Dio, rivolgiamo a Lui la nostra preghiera personale mettendoci umilmente in ginocchio. Poi recitiamo di nuovo il “Padre nostro”

 

Pregare … stando seduti

Stare seduti in modo corretto e raccolto è diventato raro. Magari cerchiamo le più comode posizioni nelle più comode poltrone, ma poi cambiamo continuamente postura e siamo in perenne agitazione. Più che stare seduti, ci troviamo spesso a stare sdraiati. Per stare seduti in modo corretto, il peso del corpo deve essere distribuito in egual misura sulle gambe e sul piano in cui ci si siede. Chi sta seduto, non vive soltanto un riposo rilassato, ma esprime un’attesa sincera e piena di attenzione. Chi sta seduto è pronto ad accogliere. Uno che siede, tranquillo e disteso, ha il proprio corpo ben raccolto, segno del suo raccoglimento interiore. Come il corpo, così anche l’intimo è raccolto e tranquillo. Per questo si vivono seduti l’ascolto della Parola di Dio e l’omelia.

Mettiamoci seduti correttamente predisponendoci all’ascolto della Parola di Dio; ascoltiamo insieme la “Lettura breve” dei vespri di questa sera.

 

Pregare soli e pregare insieme

Che rapporto c’è tra la preghiera personale e la preghiera comunitaria? Come ci ricorda S.Paolo in Rm 8,26-27, non sempre sappiamo cosa sia conveniente chiedere a Dio. Chi ci aiuta? Lo Spirito Santo, e la comunità cristiana che prega. La preghiera personale e privata è quindi il proseguimento della preghiera comunitaria. Anche se in quella comunitaria non ritroviamo il linguaggio intimo che usiamo nei nostri momenti personali, ci fa però capire cosa è conveniente chiedere a Dio, come Dio va pregato e ci fa essere tutt’uno con il cuore della Chiesa che guarda e prega per il mondo intero. E’ bello pregare con parole nostre, in maniera familiare, ma una particolare importanza assume nella preghiera l’uso della Parola di Dio (pregare con i salmi, il Rosario…) Quando nella preghiera facciamo uso della Parola di Dio, avviene come tra un genitore e un bambino piccolo: il genitore insegna al bambino a pronunciare le prime parole ed il bambino, imparando un linguaggio, interiorizza un modo di valutare e guardare alla vita, a se stesso, agli altri. Così, nel momento in cui noi preghiamo usando la Parola di Dio, Dio è il Padre buono che ci insegna a parlare, e che ci trasmette dunque il suo modo di guardare alla storia, a me, alle altre persone. Quando prego con la Parola di Dio, contemporaneamente ascolto e parlo.

Sperimentiamo allora la preghiera comunitaria recitando un salmo dei vespri di questa sera. Pregare con la liturgia delle ore significa pregare con la preghiera della Chiesa e quindi ci si sente parte di tutta la comunità cristiana. Inoltre si prega con la Parola di Dio: abbandoniamoci quindi nelle braccia di Dio Padre che ci sta “insegnando a parlare”.

 

Pregare per vivere

Dio è Padre. I nostri occhi non lo vedono, ma l’intelligenza e il cuore sanno che esiste. Gesù ci ha rivelato il suo volto. In Gesù Dio ci viene incontro e noi possiamo ascoltarlo e parlargli. Per il credente pregare non è un obbligo, ma un’esigenza. La preghiera nasce dalla fede e la nutre. Chi cessa di pregare, lentamente cesserà di credere.

Il cristiano al mattino e alla sera incontra Dio nella preghiera: è lo Spirito Santo che apre il suo cuore e le sue labbra. È bello pregare da soli, nell’intimità della propria anima. Ma è bello anche pregare insieme, in famiglia. Una famiglia che prega rimane più facilmente unita nel vincolo dell’amore e della pace.

Il cristiano prega con parole di fiducia, di lode, di ringraziamento e di pentimento, che gli salgono spontaneamente dall’intimo. Ma prega anche con le formule della tradizione cristiana. Con esse si unisce a Dio e a tutti i fratelli nella fede sparsi nel mondo, che per secoli le hanno pronunciate.

Il cristiano ricorda sempre l’esempio e gli insegnamenti di Gesù sulla preghiera: “Se vi mettete a pregare e vi accorgete che avete qualcosa contro qualcuno, perdonate: perché Dio, vostro Padre, perdoni anche a voi” (Mc 11,25-26). “Non stancatevi mai di pregare. Chiedete e riceverete; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,9). “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21).

La preghiera è un dialogo d’amore con Dio che deve continuare nella vita, vissuta come donazione. O la preghiera trasforma la vita o la vita eliminerà la preghiera.

Per il credente pregare è vivere. Egli prega perché tutta la sua vita diventi una preghiera.

 

Dalla “preghiera pregata” alla “preghiera vissuta”: la vigilanza del cuore

“La vigilanza del cuore durante l’adempimento dei tuoi doveri quotidiani – di qualunque tipo essi siano: a casa come a scuola, come in fabbrica, in campagna, in negozio o in ufficio – sostituisce il rimanere in preghiera nel segreto della tua camera: ti porta all’immediato adempimento della regola di preghiera in obbedienza alla richiesta del Signore (la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai il Lc 18,1). La vigilanza del cuore – e cioè il prestare a più riprese durante la giornata l’attenzione al Signore Gesù, mantenendo viva una conversazione segreta con Lui, fatta di silenziose parole di amore – non è assolutamente inferiore allo stare in preghiera in chiesa”.

Per questo ricordiamoci di rivolgere costantemente durante la giornata il nostro pensiero a Dio!!!

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Scarica "Gli atteggiamenti della preghiera" in italiano o in bulgaro

 

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ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Questionario

 

Domande da rispondere per ogni tipo di preghiera sperimentato

Hai mai sperimentato questo tipo di preghiera?

Sei riuscito a dialogare con Dio?

Pregheresti in futuro in questo modo?

Dai un voto a questo tipo di preghiera

 

 

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TERZA GIORNATA

 

Condividere

 

OBIETTIVI:

- riscoprire le relazioni che viviamo

- verificare l'autenticità delle nostre relazioni

- vedere come relazione autentica per eccellenza nostra relazione con Dio

- capire come e se condividiamo la nostra fede nella quotidianità e vedere come Dio entra nelle nostre relazioni

 

INTRODUZIONE GIORNATA:

- lodi (lettura At 4,32-35, At 2,42-47)

 

ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in gruppi)

 

- storia drammatica

i ragazzi dopo aver letto una storiella drammatica (disponibile qui), che tratta di un ragazzo con problemi in famiglia che alla fine accoltella un altro, dovranno mettere in ordine di colpevolezza i 9 personaggi della storia. Poi, in gruppo, si apre una discussione per concordare e decidere insieme l’ordine di colpevolezza.

 

- riflessione sulle difficoltà di relazione emerse dall'osservazione dell'attività

nel corso dell'attività precedente alcuni osservatori esterni valutano la modalità con cui si svolge la discussione (interesse al discorso, partecipazione, rispetto degli altri, disponibilità a ritrattare la propria posizione, ecc...). Quanto emerso dall'osservazione viene riferito al gruppo per stimolare la riflessione sul modo in cui si vivono le relazioni di tutti i giorni, quindi riflettere su se stessi e su come ci si pone nei confronti degli altri (la griglia d'osservazione è disponibile qui).

 

- catechesi sul tema della giornata  (disponibile qui)

con la catechesi si cercherà di sottolineare che come Cristiani siamo chiamati a vivere delle relazioni autentiche, in particolare quella con Dio. Come laici viviamo in un determinato contesto storico, in cui maturiamo e mettiamo alla prova tutti i giorni la nostra fede; quattro testimonianze aiutano a capire come si possono costruire relazioni autentiche anche negli ambiti in cui non sempre entra la nostra vita di fede (Famiglia, Affetti, Amici, Lavoro).

 

ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO

 

- liturgia penitenziale  (scarica il foglio per la riflessione)

momento fondamentale in cui condividere con la comunità la riconciliazione con il Signore, occasione per ricostruire con Lui una relazione davvero autentica.

 

- testimonianza sulla guida spirituale

dopo aver letto pagina 15 del sussidio giovanissimi, suor Francesca spiega il ruolo della guida spirituale anche attraverso il racconto della sua esperienza personale.

 

CONCLUSIONE GIORNATA:

- messa

- consegna ai gruppi di una piantina di cui aver cura, segno di responsabilità "condivisa"

- cena

- rientro nelle parrocchie

- tempo libero e condivisione tra i giovani italiani e di Belene

Giornata successiva

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MATERIALE PER LA GIORNATA

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Storiella drammatica

 

Mario (27 anni, ragioniere) e Giovanna (22 anni, estetista) sono due giovani che s’incontrano, s’innamorano e si sposano. Dopo poco tempo, Giovanna resta incinta e nasce un bel maschietto, Paolo. La famiglia vive con alcune difficoltà economiche: gli introiti sono troppo bassi.

Quando Paolo ha tre anni, a Mario viene offerta un’importante, anzi unica, opportunità lavorativa, che cambierebbe la sua carriera e la sua vita. Mario vuole accettarla e cerca di convincere Giovanna a seguirlo in Australia con il bambino ma Giovanna rifiuta decisamente: ha una buona clientela per la sua attività di estetista; è figlia unica e sua madre, Franca, vedova, sarebbe molto rattristata da questa separazione; d’altro canto la madre stessa dice di essere troppo anziana per accettare di emigrare in un contesto così lontano e diverso dal suo. E poi Giovanna ha amicizie in Italia che le costerebbe lasciare. Mario accetta comunque il lavoro e parte per l’Australia: l’accordo con Giovanna è che si faranno periodicamente visite reciproche, compatibilmente con le disponibilità di tempo e denaro.

Purtroppo, il legame non regge alla separazione: lentamente gli affetti reciproci si stemperano; è sempre un problema incontrarsi, mediamente ci riescono una volta l’anno ed in quella occasione si trovano sempre più estranei l’uno all’altro. Mario finisce per crearsi una relazione locale con Jane ed anche Giovanna trova un affetto in Giuseppe. Dopo qualche anno, quando Paolo ne ha sette, Mario e Giovanna decidono di comune accordo e senza traumi di separarsi e di avviare le pratiche per il divorzio. Mario continuerà a provvedere economicamente al mantenimento di Paolo in misura adeguata. Giovanna è molto presa: la sua attività professionale è cresciuta ed anche il nuovo rapporto affettivo richiede molto tempo e attenzione. Per questo motivo affida sempre più spesso Paolo alle cure di nonna Franca la quale, anziana, non riesce a dominare molto bene il carattere un po’ esuberante del bambino. Paolo ha ormai 11 anni; comincia ad avere problemi comportamentali a scuola e il professore Filippo ne consiglia l’affidamento ad un assistente sociale specializzato nei problemi dell’adolescenza che ne sostenga lo sviluppo psicologico. Viene scelto Guido che si incontra con il ragazzo un paio di volte alla settimana.

Purtroppo, Polo ha scelto come migliore amico Ugo, un ragazzo di un paio di anni più grande che viene da una famiglia problematica. I servizi sociali cercano di fare del loro meglio ma Ugo manifesta una chiara tendenza a delinquere ed ha una certa influenza su Paolo. Quando Paolo ha 13 anni entra a far parte di una baby-gang capitanata da Ugo e, durante un’aggressione ad un coetaneo, lo accoltella.

Questi i fatti di cronaca.

 

Per aiutare la riflessione personale e, successivamente, la discussione in gruppo, si ricordano i protagonisti della vicenda:

   1. Mario, il padre

   2. Giovanna, la madre

   3. Paolo, il bambino

   4. Franca, la nonna

   5. Jane, la nuova compagna del padre

   6. Giuseppe, il nuovo compagno della madre

   7. Filippo, il professore

   8. Guido, l’assistente sociale

   9. Ugo, l’amico bullo

 

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Griglia di valutazione per gli osservatori   (scarica)

 

Elementi di valutazione dei ragazzi

- Numero degli interventi

- Considerazione per gli interventi degli altri

- Momento in cui entra nella discussione

- Attenzione ai componenti del gruppo

- Accettazione da parte del gruppo

- Capacità di orientare la discussione

- Capacità di modificare la propria posizione

- Capacità di conciliare ed integrare posizioni differenti

- Contributo all’elaborazione del risultato

- Capacità di comunicare efficacemente le proprie idee

 

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Catechesi sulla "Condivisione e autenticità delle relazioni"

 

Noi tutti viviamo ogni giorno delle relazioni.

Nell’attività di questa mattina abbiamo verificato come noi ci poniamo nelle relazioni quotidiane.

Ogni incontro, ci chiede di considerare l’altro come una persona in carne e ossa, con un proprio pensiero, un suo modo di agire e una propria storia.

Le relazioni sono importanti nella nostra vita e i rapporti autentici ci danno il senso dell’esistenza: metterci al servizio dell’altro, condividendo tutto con lui.

Come cristiani siamo chiamati a vivere delle relazioni autentiche, che comportano la perdita del nostro “prezioso” tempo, che comportano, a volte, anche di dover rinunciare al nostro “IO”. Le relazioni autentiche richiedono l’accettazione dell’altro, l’apertura ed il tendere verso l’altro semplicemente perché lo si ama. Gesù ci insegna un amore che non cerca mezze misure, che è capace di perdersi per la persona amata fino a dare tutto “sino alla fine”, come vediamo nel vangelo di Giovanni al capitolo 13 (Gv 13, 1-17), ed ogni relazione profonda e seria presuppone l’amore.

La più importante relazione che siamo chiamati a vivere come cristiani è quella con Dio, in quanto racchiude tutte le altre. E come Cristiani laici siamo chiamati a vivere la nostra fede circondati da altre persone ed in diversi contesti, come i primi cristiani ci hanno insegnato.

Come laici viviamo soprattutto quattro tipi di relazioni: gli amici, la famiglia, il mondo e gli affetti.

Ma alla base di questi rapporti c’è Dio? Viviamo la fede come colonna portante delle nostre relazioni o al primo ostacolo la mettiamo in disparte?

Alcuni amici italiani ci hanno raccontato degli episodi o delle esperienze di vita che ci possono aiutare nella riflessione. Ci vogliono raccontare come é possibile vivere delle relazioni autentiche e basate sulla fede. Sono dei piccoli pensieri che ci hanno donato per farci capire come é possibile condividere la fede nelle relazioni quotidiane. E’ comunque ovvio che la comunità cristiana, il gruppo parrocchiale sono luoghi in cui dovrebbe essere scontato la condivisione della nostra vita di fede, in cui siamo chiamati a costruire delle piccole Chiese - Popolo di Dio - più belle possibile!

 

Relazioni con gli amici

“Dimori in voi la mia gioia e la vostra gioia sia piena […] Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici […] Vi ho chiamati amici perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio”, come vediamo nel vangelo di Giovanni al capitolo 15 (Gv 15,9-17). L’amicizia di Dio con l’uomo ha come legame fondamentale l’amore di padre verso i suoi figli. Ho la fortuna e la grazia di vivere un gruppo di amici in cui l’ amicizia è fondata in Cristo, perché ognuno custodisce e pratica il dono della fede anche nell’incontro con gli amici. Con la luce ed il messaggio di Gesù, ogni divertimento viene amplificato e di fondo c’è la continua voglia di crescere insieme condividendo la passione della ricerca di Dio nella nostra vita. In Cristo, gli amici divengono fratelli e sorelle.

Giacomo

 

Relazioni con chi amiamo

La fede è il primo mattone della casa di una coppia cristiana che decide di metter su famiglia: da essa si ricavano Forza, Speranza, Spirito di Discernimento e Coraggio, perché per quanto ci si possa amare, decidere di sposarsi è sempre un passo importante, sconosciuto ed emozionante.

Dopo due anni di fidanzamento ufficiale, e dopo aver fantasticato di sposarci qualche anno dopo, il Signore ci ha chiesto, in un modo tutto suo, sconvolgente ma stupendo, di sposarci in grande fretta.

E lì ci siamo aggrappati con tutte e due le mani alla fede e abbiamo saltato...

Ci siamo sposati il 18 Giugno 2006, Corpus Domini, chiamata solennità del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, e ci siamo promessi, lì davanti a parenti e amici, di costruire insieme la nostra casa sulla roccia, educando anche i figli alla Fede e all’incontro con Dio.

E da sposati, anche se a volte si è stanchi e spesso i modi e i tempi della preghiera non sono quelli sperati, le intenzioni sono le stesse e, nel nostro piccolo, cerchiamo di continuare a seguire Dio e di aver Fede, anche per affrontare le gioie e i dolori della vita.

Ma cosa cambia allora tra una coppia cristiana sposata o una non cristiana?

E’ come avere una sorgente di acqua pura e limpida dentro casa, da cui attingere a grandi sorsi... è avere la Speranza di una vita insieme già decisa e segnata da un Padre che ci vuole bene e che, anche se a volte con mezzi dolorosi e oscuri, vuole solo il meglio per noi.

Michele e Cecilia

 

Relazioni con la famiglia

Non è certamente incoraggiante l’esperienza di fede all’interno della famiglia nel mondo d’oggi.

Nel mio caso non posso dire certamente che sia proprio così, ma mi rendo conto di essere molto fortunato.

Vivo in una famiglia cristiana praticamente da sempre. Mia madre è educatrice in un piccolo gruppo di ragazzi e mio padre è presidente dell'Azione Cattolica Diocesana, quindi parlare di fede per me, può sembrare scontato. La si vede e respira ogni giorno, a partire dal mattino quando fin dai primi anni di scuola, durante il tragitto casa-scuola, mia madre mi faceva pregare insieme a lei con le tradizionali preghiere del mattino. Un altro momento di preghiera era prima di ogni pasto. Lo ammetto da piccolo era un po' "pesante" vivere ogni giorno questi momenti. Oggi mi rendo conto che quando prima di mangiare, un po' per la fame e un po' per la fretta, si salta questa fase, ne sento un po' di nostalgia, tanto da farmi coraggio e inizio io la preghiera.

In fondo non facciamo niente di particolare, recitiamo delle semplici preghiere, a volte solo di ringraziamento, e condividiamo i momenti della vita quotidiana.

Prendere decisioni insieme e valutare ogni situazione, tenendo conto di ogni idea; insomma un vivere e camminare insieme.

Giacomo

 

Relazioni con il mondo che ci circonda

Il primo giorno di lavoro il direttore ha spiegato a me e alla nuova ragazza assunta le modalità operative da adottare per terminare l’esperienza lavorativa positivamente. Tra le tante cose non potrò mai dimenticare la parola concorrenza. Secondo lui tra me e lei doveva nascere un rapporto competitivo e concorrenziale. Ho manifestato al direttore il mio disaccordo dicendo che per operare efficientemente più che essere concorrenti bisogna collaborare ed aiutarsi. Ora tra me e la mia collega è nata una bellissima amicizia. Pranziamo insieme, spesso stiamo insieme fuori dal lavoro. Molti colleghi sono meravigliati nel vederci così unite.

Io penso che anche così si possa testimoniare Gesù.

Silvia

 

E’ dunque importante condividere la nostra fede con chi ci circonda, non solo con quelli della nostra comunità, del nostro gruppo parrocchiale, ma anche con chi fa parte della nostra vita.

Tutto questo si concretizza in uno stile con cui noi stiamo con le persone, uno stile dettato dalla nostra fede: lo stile del Cristiano che mette la persona che si ha davanti prima di tutto. Lo stile che dovremmo avere dovrebbe riuscire ad incarnare, con la nostra vita, il ”guai a me se non annunciassi il Vangelo” di San Paolo…che diventa un guai a me se con la mia vita non annunciassi il Vangelo!.

Poi, a seconda delle situazioni particolari e delle persone che il Signore ci affianca, è possibile una condivisione più o meno esplicita della nostra fede.

Alla luce di ciò vediamo come Gesù e la Chiesa vivono le relazioni, come si condivideva la fede con i fratelli.

Il popolo di Dio, con la forza dello Spirito Santo, vive un forte senso di unità, condividendo una stessa fede, una sola speranza e la medesima carità, come vediamo negli atti degli apostoli al capitolo 4 (At 4, 32).

Anche nella vita delle prime comunità cristiane era presente l’unione fraterna, il volere condividere insieme all’altro la preghiera, sentirsi uniti per lodare Dio, così come vediamo negli atti degli Apostoli al capitolo 2 (At 2, 42-47).

 

Siamo poi esortati a vivere da Cristiani maturi anche nella città, nel quartiere, nel mondo, nei luoghi che tutti i giorni occupiamo, in quanto laici, così come vediamo nella lettera ai filippesi al capitolo 1 (Fil 1, 27).

Ci è chiesto di avere relazioni mature anche fuori dalla parrocchia…in quanto cittadini!

Un bell’esempio, che ci serve per concludere, è quello di Zaccheo (come vediamo nel vangelo di Luca al capitolo 19: Lc 19, 1-10) che si mette in gioco in prima persona, lui che era il capo dei pubblicani, perché voleva vedere Gesù…si apre, si mette in gioco nonostante i suoi limiti, i suoi difetti, la sua pochezza per entrare in relazione con Gesù. Gesù se ne accorge, lo guarda (quanta importanza ha lo sguardo quando si condivide qualcosa, quando si ha una relazione profonda con una persona?!), lo fa scendere dall’albero e “lo accolse pieno di gioia”. Si donano reciprocamente e si aprono reciprocamente.

Ogni cristiano nelle sue relazioni deve seguire le orme di Cristo.

La condivisione permette di vivere la parola di Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.

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Scarica la catechesi in italiano o in bulgaro

 

 

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QUARTA GIORNATA

 

Testimoniare

 

OBIETTIVI:

- capire che testimoniare significa dare in ogni situazione quel poco che si ha

- capire che testimoniare significa avere fiducia in Dio che moltiplicherà il mio poco

 

INTRODUZIONE GIORNATA:

- lodi (lettura Mt 5,13-16)

- riflessione/testimonianza (disponibile qui)

 

ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi per gruppi)

 

- fiducia nell'altro

due giochi sulla fiducia aiutano a calarsi nel tema della giornata:
- a coppie, un ragazzo si butta all’indietro mentre l'altro lo prende per non farlo cadere
- un ragazzo viene bendato e apre la bocca fidandosi di cosa l'altro gli darà da bere

 

- lettura storia "Al suo posto" (disponibile qui)

che aiuta i ragazzi a capire che tutto nella vita si inserisce nel grande progetto di Dio per cui è importante fidarsi di Lui e di non ascoltare solo il nostro istinto

 

- fiducia in Dio

ogni ragazzo è chiamato a confrontarsi con i 10 comandamenti e a scrivere per ognuno di essi come sono vissuti nella quotidianità (fidarsi di Dio significa ascoltare quanto ci dice e quindi si tratta di seguirlo e rispettare i 10 comandamenti; è nel loro rispetto che possiamo valutare la nostra fiducia in Dio).

 

- riflessione di gruppo e condivisione

partendo da quanto vissuto nelle tre attività precedenti si riflette insieme sulla nostra fiducia negli altri e in Dio. Infatti solo se crediamo veramente in qualcosa e ci fidiamo di qualcuno possiamo esserne instancabili testimoni.

 

ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO

 

- condivisione e verifica generale del campo

dando la possibilità a tutti di parlare si cerca di tirare le conclusioni del campo-scuola, avanzando proposte per il prossimo anno con sguardo critico

 

CONCLUSIONE GIORNATA:

- messa di fine campo

- foto di gruppo

- rientro nelle parrocchie

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MATERIALE PER LA GIORNATA

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ATTIVITA' DEL MATTINO - Riflessione sulla testimonianza e sulla fiducia

 

Testimoniare significa dichiarare il vero; ma per dichiarare il vero devo prima di tutto essere IO convinto che ciò che dico è il VERO.

Il punto di partenza deve essere la FIDUCIA (FEDE).

Io mi fido di una persona che conosco e che soprattutto mi ama perché la persona che mi ama vuole il mio bene e quindi posso affidarmi a questa.

Se la fiducia si fa sempre più profonda posso anche arrivare a mettere la mia vita nelle mani dell’altro. Nella FEDE questa persona di cui mi fido è Dio e se arrivo a mettere la mia vita nelle mani Sue ogni attimo di questa, ogni più piccola azione è un testimoniare!

Testimoniare, quindi, significa più semplicemente, o forse più profondamente, vivere e attualizzare la Parola di Dio; perciò io divento uno strumento nelle mani di Dio e che, vivendo, sono testimone di Dio.

Il brano di vangelo di questa giornata dice che noi cristiani siamo il sale e la luce del mondo.

Un vero cristiano ha sapore e sprizza di luce.

Il sapore esprime la determinatezza di una persona, ha sapore chi non si vergogna di esprimere le proprie idee, chi non è neutrale ma ha la capacità di opporsi, di esprimere il proprio disaccordo nonostante ciò gli costa la propria vita.

La nostra presenza deve illuminare il mondo, è proprio la nostra serenità, un nostro sorriso alimentato dalla fede ad illuminare gli altri.

Testimoniare significa appunto illuminare l’altro, farlo uscire dal buio e questo è possibile solo grazie alla forza della fede che abbiamo che ci rende sereni e ci fa sprizzare di luce vera.

Bisogna allo stesso tempo essere saporiti, ovvero essere coraggiosi e capaci di testimoniare Gesù agli altri senza alcuna vergogna.

 

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ATTIVITA' DEL MATTINO - "Al suo posto"

 

Il vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo santuario isolato su una collina. In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di «Cristo delle grazie». Arrivava gente da tutto il paese per impetrare grazie e aiuto.

Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e, inginocchiato davanti all'immagine, pregò: «Signore, voglio soffrire con te. Lasciami prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce».

Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta.

Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse: «Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio».

«Te lo prometto, Signore».

Avvenne lo scambio.

Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c'era Sebastiano inchiodato alla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell'eremita. I devoti continuavano a sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva. Finché un giorno...

Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò sul gradino la sua borsa piena di monete d'oro. Sebastiano vide, ma conservò il silenzio. Non parlò neppure un'ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò. Né aprì bocca quando davanti a lui si inginocchiò un giovane che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per mare. Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l'uomo ricco che, credendo che fosse stato il giovane a derubarlo della borsa di monete d'oro, gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare.

Si udì allora un grido: «Fermi!».

Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare. Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse allora a cercare il povero. Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio. Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò.

«Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare il mio posto. Non hai saputo stare zitto».

«Ma, Signore» protestò, confuso, Sebastiano. «Dovevo permettere quell'ingiustizia?».

«Tu non sai» rispose il Signore, «che al ricco conveniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un'ingiustizia. Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quanto al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie avrebbe perso l'imbarco e si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco in alto mare».

 

 

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