Alla Signora Camera di commercio | Io Medesimo, senza
sottoscritto, che la firma non la sò fare, ci scrivo per
quanto riuarda il fattore della licenza perchè ho deciso
che mi metto in reola. E' atto notorio che io faccio il
commerciante di olive nere, frasola secca e olio d'aliva
in proprio, ed essendosi lamentati i putiara, che ce li
dò a buon prezzo, m'anno fatto la spia per tramite di
una lettera anonima, raccomandata con ricevuta di
ritorno, che ce l'anno spedita alla finanza locale per
farmi levare mano. Mentreca carricavo il mulo, che io la sera lo scarrico che l'animale si riposa, hanno ruato due in borghese e mi hanno detto: - Me la fà vedere la licenza? Io, tra le quali, aveva poco che ero tornato di sotto l'armi ci risposi immediatamente: - Che licenza e licenza, io sono venuto concedato, che sotto l'armi ho finito, e ora vedo se mi posso vuscare un poco di pane. Ora, quelli pare che l'aorrano morso le vespe tirrane, s'anno messo a vanniare come due votillazzi che sempravano colleghi, che io lavoro senza altoparlante, honno scritto una carta che dice che devo paare i rana, canoneò perchè l'ò speso per la materia prima e con le loro palore mi hanno respo indisposto che ce ne dissi quattro fino alla settima generazione e li ho mandati con le ali cadute. Ora, di poi, mi morse il mul, e coi soldi che ciò preso dela salsiccia, che mi parse peccato andarlo a buttare, ciò dato l'acconto per la motolapa e ora tratto pure le sarde salatee la smorzatura. Lei deve sapere che il mio scopo è quello di farmi un leoncino per quanto mi ingrandisco l'azienda, ma con questa seccatura dei potiara che sempre reclamano, mi conviene che mi metto in reola e dunque mi deve spedire a mezzo posta la licenza per quanto posso vendere per strada senza che nessuno di lamenta. Se ci forra, combinazione, di paare orcosa me lo fà sapere che ci faccio il vaglio e ancora grazie per la licenza. A Rivederli. Medesimo |
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