"...Riepiloghiamo. Una volta c’era il folk, poi è arrivata la musica world, a seguire il diluvio di suoni etnici. Dopodiché i Lou Dalfin, capitanati da uno dei personaggi più originali della scena pop nazionale, Sergio Berardo.
I paladini del Delfinato hanno appena pubblicato il miglior disco della loro carriera, “L’Oste del Diau”, e dal vivo sono un terremoto costruttivo. Impazienti di vederli all’opera nella nostra arena, siamo andati a seguirne uno show qualche giorno fa in una grande città industriale a nord-est di Cuneo. Gente che ha una squadra in serie A e l’altra raccontata in film e canzoni, che vende automobili in tutto il mondo e si accinge a ospitare le Olimpiadi invernali. Ebbene, tutti sono impazziti per la band di Caraglio, il piccolo centro della Valle Grana da cui l’avventura del brigante Sergio e della sua ghenga è partita un bel po’ di anni fa. Sul palco c’erano la ghironda, l’organetto e la zampogna; un ragazzino con i capelli a baschetto che suonava la chitarra come si fosse inventato uno stile dal nulla, e vita vera. In sala aleggiava uno spirito a metà tra la festa popolare del santo patrono e il più efferato concerto punk cui si possa assistere nel 2004.
Magie all’ordine del giorno nel mondo dei Lou Dalfin, gruppo sanguigno che con questo album si accinge a spaccare il mondo. Il cd sarà infatti finalmente distribuito a livello continentale, con tanto di collocazione fissa nelle colonnine di ascolto Fnac di Francia; e dallo show tenuto quella sera in pianura la regista Vittoria Castagneto ricaverà un DVD, anch’esso destinato alla distribuzione internazionale. Potremmo dire con superficialità che alla Suoneria si replica quella magica nottata, ma sarebbe leggerezza tinta di menzogna: Sergio Berardo e i suoi Delfini danno ogni volta vita a un’esperienza differente, lo sanno tutti. E infatti, tutti tornano..."
Paolo Ferrari
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