Nacque a Firenze nel maggio del 1265 da
Alighiero, di famiglia guelfa nobile ma non ricca. Presso scuole e
maestri, a Firenze e Bologna, apprese l'arte retorica e da se stesso
l'arte di "dir parole per rima", cui si dedicò con ingegno e passione fin
dai primi anni della giovinezza. Fu amico di molti poeti e soprattutto di
Guido Cavalcanti,Lapo
Gianni e Cino da Pistoia, coi quali
ebbe, secondo l'uso del tempo, una corrispondenza in versi. A 18 anni si
innamorò di Beatrice, figlia di Folco Portinari andata
poi sposa a Simone dei Bardi,e per lei scrisse numerose rime alla maniera
stilnovistica. Dopo la morte di lei,avvenuta nel 1290,si dedicò con
maggiore impegno ai suoi studi, che riguardavano i classici antichi e le
opere letterarie moderne italiane, francesi e provenzali, la teologia, la
politica, la filosofia, la retorica, l'arte, la lingua. Per partecipare
alla vita politica di Firenze si iscrisse all'arte dei medici e speziali.
A quel tempo i guelfi di Firenze, dopo aver cacciato i ghibellini dalla
città, s'erano divisi in due fazioni: i Bianchi, capeggiati dalla
famiglia dei Cerchi, ed i Neri, guidati dai
Donati. Dante appoggiò i primi, più gelosi dell'indipendenza della propria
città, pur avendo sposato una Donati, Gemma, dalla quale ebbe tre figli,
Iacopo, Pietro ed Antonia, che poi divenne suora ed assunse il nome di
Beatrice. Tra il 1295 e il 1296 fece parte del Consiglio speciale del
Capitano del Popolo e del Consiglio dei Cento. Dal 15 giugno al 15 agosto
del 1300 fu uno dei Priori. L'anno successivo i Neri, con l'aiuto di Carlo
di Valois, inviato dal Papa Bonifacio VIII, si impadronirono del potere,
mettendo al bando i Bianchi. Dante, che si era recato dal papa per
convincerlo a desistere dai suoi propositi di interferire nella politica
del comune fiorentino, non poté far ritorno in città, perché condannato
per due anni all'esilio sotto la falsa accusa di baratteria. Da allora
visse in esilio, non avendo mai accettato l'invito dei Fiorentini a
rientrare in città a patto di riconoscersi colpevole dei reati di cui era
stato ingiustamente accusato. Fu ospite di Bartolomeo della Scala a
Verona, dei marchesi Malaspina in Lunigiana, ancora a Verona di Cangrande della Scala ed infine di Guido Novello da
Polenta a Ravenna, dove morì nel settembre del 1321.
Di temperamento fiero e risoluto, Dante
non mostrò mai debolezze e tentennamenti. Convinto che la giustizia
superiore di Dio dovesse compiersi anche nella vita terrestre, pose tutto
il suo impegno di studioso e di scrittore al servizio della redenzione
dell'umanità, che gli sembrava ai suoi tempi aver toccato il fondo del
male.