GIUDIZI E
TESTIMONIANZE ATTRAVERSO I SECOLI
L'aspetto morale della personalità e della poesia del Parini raccoglie su di sé l'attenzione e l'esaltazione dei critici e dei lettori, dal Sismondi al Settembrini, mentre il Manzoni inserisce nell'apologia del Parini la sua preoccupazione per una lingua comprensibile a tutti gli italiani e il Leopardi detta una pagina colma di affetto e di commozione. Le riserve nascono proprio in uno scrittore partecipe dello stesso movimento di idee del Parini: in nome di queste il Verri nega validità all'ironia pariniana e quindi ancbe efficacia ai suoi intenti morali.
Moltissima delicatezza d'ingegno e vivacità d'immaginazione è richiesta in chiunque ricerchi di ben maneggiare la sferza del ridicolo, poiché si tratta di solleticar destramente l'amor proprio degli uomini, e risvegliare, senza che essi pur se ne avveggano, le più care e inseparabili loro passioni a combattere con noi. Fra cento che aspirano all'onore di ben riuscirvi, forse due o tre vi riescono, e la maggior parte degenera o in basse e plebee contumelie, ovvero in ricercate e fantastiche allusioni, che risvegliano tutt'al più uno ímprestato sorriso di convenzione dagli astanti, non un sorriso che parte dalla vera compiacenza del cuore. Taluno vuol porre in ridicolo un giovin nobile, ricco, voluttuoso e spensierato; e, per ciò fare, me lo descrive superbamente vestito, e circondato nella persona di tutta la più squisita eleganza che sappia inventare sulle rive della Senna l'ultimo raffinamento del lusso: l'aria ch'ei fende è imbalsamata da profumi deliziosi che spirano dal suo corpo che non sembra mortale; ci discende le scale dopo aver ricevuto i servigi e gli omaggi di una schiera di salariati adulatori; si gitta entro un dorato cocchio mollemente, e preceduto da riccamente gallonati lacche rapidamente percorrere le strade della città, che lo dividono dalla sua bella, dove riceve l'accoglienza la píù distinta. Dico, che colui che per questa strada prende a maneggiare il ridicolo, manca di giudizio per ben maneggiarlo, poiché nessuno, facendo il confronto di sé medesimo colla pittura di quel ganimede, potrà mai sinceramente sentire la superiorità propria sopra di esso, è ridere di cuore per conseguenza. Il solo sentimento che da pitture sí bene espresse può nascere è il desiderio di poter fare altrettanto. Io a quel tale direi: « Volete voi porre in ridicolo quello sventato dissipatore de' suoi beni? dipingetelo in un dialogo col mercante creditore; dipingetelo occupato di mille bassissimi intrighi e cabale in secreto per raccogliere con che sostenere il fasto apparente; dipingetelo in conversazione con un uomo di spirito, che rileva e sferza le sciocchezze che escono dalla bocca di uno stordito, e non si arrestano nella gola quand'anche avesse un brillante in ogni dito, cento libbre di ricamo sull'abito, e dieci staffieri nell'anticamera: questa è la strada per cui potrete farne una pittura tale, che i circostanti, confrontandola a se stessi, la trovino posponibile, e ne ridano, e si compiacciano con voi del trionfo che avete dato al loro amor proprio, atterrando un oggetto che con dispiacere vedevano più alto alzarsi del loro livello. Oltre questa malignità, ne nascerà anche un utile sentimento, per cui si modererà in altri la voglia d'imitare quel brillante e vuoto originale; e conoscendo che il fasto e la profusione non fanno mai nascere negli uomini quei sentimenti di stima che producono la virtú e l'ingegno, e conoscendo a quai duri passi conducano la spensieratezza e la trascuranza d'una nobile economia, si volgeranno a cercare altrove migliori oggetti d'invidia, e cercheranno di formarsi buoni, virtuosi e illuminati cittadini. Questa è la strada che convien battere », direi a quel tale.
PIETRO VERRI
Se il poeta non sa adattare lo stile e il suono dello sciolto alla materia, se non è fecondo di immagini, se non sa trovare da sé quello che la rima gli avrebbe suggerito, il suo sciolto sarà certamente peggiore di un'ode rimata, che manchi in egual grado delle altre virtú poetiche. II Parini è sommo scrittore di versi sciolti perché le aveva tutte. Per dipingerlo coi suoi colori, parmi veramente che i suoi versi
da nobil vena
scendano; e a l'acre foco
de l'arte imponga la sottil Camena. |
Io credo che la meditazione di ciò che è e di ciò che dovrebbe essere, e l'acerbo sentimento che nasce da questo contrasto, io credo che questo meditare e questo sentire sieno le sorgenti delle migliori opere sia in verso che in prosa dei nostri tempi: e molti erano gli elementi di quel sommo uomo. Per nostra sventura, lo stato dell'Italia, divisa in frammenti, la pigrizia e l'ignoranza quasi generale hanno posto tanta distanza tra la- lingua parlata e la scritta, che questa può dirsi quasi lingua morta: Ed è perciò che gli scrittori non possono produrre l'effetto che eglino (m'intendo i buoni) si propongono, d'erudire cioè la moltitudine, di farla invaghire del bello e dell'utile, e di rendere in questo modo le cose un po' più come dovrebbero essere. Quindi è che i bei versi del Giorno non hanno corretto nell'universale i nostri torti costumi più di quello che i bei versi della Georgica di Virgilio migliorino la nostra agricoltura. Vi confesso ch'io veggo con un piacere misto d'invidia il. popolo di Parigi intendere ed applaudire alle commedie di Molière. Ma dovendo gli scrittori italiani assolutamente disperare di un effetto immediato, il Parini non ha fatto che perfezionare di più l'intelletto e il gusto di quei pochi che lo leggono e lo intendono, fra i quali non v'è alcuno di quelli che egli si è proposto di correggere; ha trovato delle belle immagini; ha detto delle verità: ed io son persuaso che una qualunque verità pubblicata contribuisce sempre ad illuminare e riordinare un tal poco il caos delle nozioni dell'universale, che sono il principio delle azioni dell'universale.
ALESSANDRO MANZONI
... la sua ispirazione è reale; delicato e tenero il suo sentire; e l'amor suo è sempre un'ebbrezza di felicità. Nei suoi poemetti sul Mattino, il Mezzogiorno e la sera dell'uomo del bel mondo con molto spirito e insieme con molta eleganza e finezza, finse il Parini d'insegnare ad un giovine gentiluomo, che non conosce e non desidera altra cosa fuorché la mollezza e i piaceri, l'uso ch'egli dee fare della giornata. Ciò diede comodo al poeta di ritrarre l'alta società, come ora la chiamano, con una satira arguta e delicata; e adornando di tutte le grazie del suo pennello la vita effeminata, gli
riuscì di far che quelli i quali vi si davano in preda, arrossissero della loro inutilità o delle loro false virtú.
Ma il Parini era un uomo d'un carattere elevato, il quale, in mezzo alle rivoluzioni di cui fummo testimoni, avea meritato e ottenuto il rispetto di tutte le parti. L'amore della libertà e quello della virtú si annidavano insieme nel suo cuore; di che si deriva quella nobiltà, che risplende nei suoi versi: e, sebbene assai pochi egli ne 'abbia composto sopra argomenti pubblici, si scorge nelle sue più piccole poesie l'uomo dabbene e il buon cittadino.
JEAN CHARLES DE SISMONDI
Giuseppe Parini fu alla nostra memoria uno dei pochissimi Italiani che all'eccellenza nelle lettere congiunsero la profondità dei pensieri, e molta notizia ed uso della filosofia presente: cose oramai si necessarie alle lettere amene, che non si comprenderebbe come queste se ne potessero scompagnare, se di ciò non si vedessero in Italia infiniti esempi. Fu eziandio, come è noto, di singolare innocenza, pietà verso gl'infelici e verso la patria, fede verso gli amici, nobiltà d'animo, e costanza contro le avversità della natura e della fortuna, che travagliarono tutta la sua vita misera ed umile, finché morte lo trasse dall'oscurità. Ebbe parecchi discepoli: ai quali insegnava prima a conoscere gli uomini e le cose loro, e quindi a dilettarli coll'eloquenza e colla poesia.
GIACOMO LEOPARDI
Quello che non poté fare il Goldoni con la commedia fece il Parini con la satira, perché Venezia era scaduta, Milano sorgeva con la Scienza civile che sollevò l'arte e la rendette civile e morale.
La poesia del Parini ci annunzia il più grande avvenimento della rivoluzione latina, il cadere dell'aristocrazia, la quale in Italia era già moralmente caduta: e però egli la rappresentò con sorriso vincitore; in Francia era più forte ed antica e fu abbattuta al feroce grido popolare les Aristocrates à la lanterne: la stessa idea qui fu un'opera d'arte, lì un delitto. La rivoluzione si andava lavorando: e mentre la nobiltà frollata nell'ozio, nell'ignoranza, nelle lascivie, e in tutte le lordure era una cosa già marcia, sorgeva dal popolo il medio ceto col commercio con l'industria con l'ingegno. L'Alfieri nobile e bisbetico non intese l'importanza del medio ceto, e lo chiamò sesquiplebe, cioè plebe due volte e mezzo: ai nobili disse che erano Frigio-vandala stirpe irta e derisa: la plebe è plebe: che rimaneva dunque? lui che biasimò tutti nelle sue satire. Il Parini popolano sentí in se stesso dove la vita rinasceva, e dove andava mancando; e animoso diede il suo gran colpo all'aristocrazia che doveva morire perché nascesse più rigogliosa la vita del popolo. La satira del Parini ha tanta importanza quanta ne ha quell'avvenimento sociale: ed io non conosco tra gli antichi ed i moderni una satira cosí tutta d'un pezzo che rappresenti una grande idea, una satira poema.
LUIGI SETTEMBRINI |