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2 I segni della natura e i segni dell'uomo
2.2 La flora 2.2.1 Caratteristiche
generali Il Biotopo è caratterizzato da un mosaico di ambienti eterogenei comprendenti areali di Macchia Mediterranea e pratosi, coltivi stagionali, ambienti umidi e acquitrinosi, ambienti del sottocosta, con una diversità di situazioni edafiche che determinano una diversa distribuzione dei vari tipi vegetazionali (fitocenosi), un autentico museo vivente, un serbatoio biogenetico in cui è possibile osservare un vasto campionario di specie (alcune esclusive del luogo), che altrove purtroppo sono oramai scomparse. In base alle approfondite ricerche sul campo condotte dall'Istituto di Botanica dell'Università di Lecce sono state censite più di 1000 specie floristiche: per avere l'idea della ricchezza di questo patrimonio, si pensi che in tutta la Gran Bretagna sono state censite non più di 1800 specie autoctone! 2.2.2 Le comunità vegetali 2.2.2.1
La gariga e la bassa macchia La Gariga (che etimologicamente sta a significare terra non coltivata), si sviluppa in parte su terreno e roccia calcarenitica, sviluppandosi principalmente sugli altopiani. calcarenitici e lungo la fascia costiera di S.E. con una vegetazione più alta e rigogliosa definibile di bassa Macchia, dove gli arbusti crescono fittamente appressati tra di loro dando luogo a complessi intricati e impenetrabili. Si tratta di una G. mista che conserva ancora un’originale integrità, caratterizzata dalle scierofille arbustive (piante con Foglie sempreverdi) quali il Rosmarino (Rosmarinus officinalis), il Cisto marino (Cistus monspeliensis), i. Pistacchio selvatico o Lentisco (Pistacia lentiscus), il Mirto ( Myrtus communis), la Ginestra spinosa (Calicotome villosa) che nel periodo primaverile da vita a fioriture abbondanti di un giallo intenso. Elementi rari sono due leguminose arbustive; l'Anthillis hermanniae di cui Punta pizzo rappresenta l'unica stazione della Penisola Salentina (Groves 1887), conosciuta dai gallipolini come “spina pollice” ed utilizzata un tempo per fabbricare scope. Questa specie si può ammirare riccamente ricoperta da piccolissimi fiori gialli nel periodo primaverile. L'altra leguminosa è l'Anagiride (Anagvris foetida) specie rarissima nel Salento segnalata dal Groves nel 1887 Dall'odore sgradevole se stropicciata, fiorisce in inverno mentre in estate maturano i legumi. In epoche passate era presente anche un'altra rara specie, la Medicago arborea, oramai estinta in questi luoghi. Inoltre in piccoli areali resiste una remota associazione vegetale, dove dominano rigogliosi esemplari di Erica pugliese (Erica manipuliflora) che nel periodo della fioritura autunnale si adorna con dense infiorescenze costituite da piccolissimi fiori campanulati di un intenso color porpora. Le stazioni nei dintorni di Punta Pizzo hanno un elevato valore storico nonché è proprio qui che il Groves nel 1887 accertò la presenza in Italia di questa specie. In consorzio tra gli arbusti si incontra un vasto corollario si specie erbacee tra cui le orchidee spontanee, quali la Ofride scura (Ophrys fusca), il Fior di bombo (Ophrvs bombyliflora), l'Orchidea cimicina (Orchis coriophora) e tante altre. Ricordiamo che è severamente vietata la raccolta di tutte le orchidee dato che alcune di queste sono rare ed in via di estinzione. 2.2.2.2
Gli areali pratosi Questi areali hanno quasi sempre un carattere secondario, e si sono sviluppati su terreni dissodati, un tempo ricoperti da Macchia Mediterranea, a seguito di uno sfruttamento agricolo. Oramai da anni abbandonati gran parte di questi coltivi aridi sono progrediti in rigogliosi areali pratosi presentando un interesse botanico di prim'ordine con una massiccia presenza della tipica microflora mediterranea. D'estate la comunità vegetale sembra quasi bruciata. solo in primavera si può ammirare un vasto e policromo corollario di specie. In parte vi dominano le Graminacee in consorzio con le Papilionacee, le Liliacee, le Labiate e tante altre. E' il regno delle Composite di cui sono rappresentative le Calendule (Calendula officinalis), varie Centauree (Centaurea sp.), di cui questi areali rappresentano il "locus classicus",il rarissimc Cardo santo (Cnicus benedictus), le pratoline (Bellis perennis e Bellis annualis). Ampiamente distribuite sono le Iridacee con copiose fioriture di Zafferani selvatici (Crocus thomasii) e di Romulee (Romulea bulbocodium) e ben localizzati si possono ammirare alcuni esemplari della sub-endemica lris pseudo pumila, un piccolo giaggiolo giallo. In una tavolozza così varia e policroma non potevano mancare le Orchidacee, grandi selezionatrici di cromatismi e sfumature, tra cui citiamo la rarissima Orchidea italica (Orchis italica), l'Orchidea gialla (Orchis lutea), l'Orchidea garganica (Orchis garganica), l'endemica Orchidea pugliese (Orchis apulica) e l'Orchidea a piramide (Anacamptis pyramidalis). Nello stesso periodo primaverile, le Sileni (Silene colorata e Silene dioica) felpano di rosa coi loro piccoli fiori distese molto suggestive. Notevole il ritrovamento di Convolvulus lineatus, una piccola campanella assai rara in Italia e presente in prov. di Lecce solo a S.M. di Leuca. 2.2.2.3
La pineta litorale e la macchia litorale a ginepri La fascia di pineta prossima al mare cinge rigogliosa tutta la baia di Gallipoli. Risultato di una operazione di rimboschimento, è caratterizzata dal Pino d'Aleppo (Pinus halepensis) a cui si affiancano altre specie ad alto fusto, quali Pino marittimo, Eucalipti e Acacia saligna. Nell'ultimo tratto la pineta degrada e piccole dune ospitano un residuo di macchia litoranea caratterizzata da stupendi e contorti esemplari di Ginepro coccolone (Junipeius oxycedrus ssp. macrocarpa) e di Ginepro fenicio (Juniperus phoenicea). Purtroppo tale comunità è in declino per l'arretramento della linea di costa dovuta all'erosione del mare e al forte impatto antropico che si verifica nel periodo estivo, oltre che all’introduzione sulle dune di specie competitive. 2.2.2.4
Vegetazione dell'ambiente costiero e dunale In questi ambienti dall'elevato apporto termico e ad alta concentrazione salina, si rinviene una vegetazione tipica detta psammofita e psammofila. Tra le specie più rappresentative citiamo la Calcatreppola marina (Ervngium maritimum), la Carota spinosa (Ecbinophora spinosa), il Finocchio di mare (Crithmum maritimum) e lo Statice japigico (Limonium japigicum) peculiare ed esclusivo di questo tratto costiero e dell'Isola di S'Andrea. Sulle dune, incontriamo il Giglio delle dune (Pancratium maritimum) specie minacciata dalle raccolte sciteriate estive, e la Campanella delle spiagge (Calystegia soldanella). 2.2.2.5
La vegetazione retrodunale e degli acquitrini "Li
Foggi" Il biotopo "Li Foggi", in gran parte bonificato, spesso oggetto di incendi dolosi e di insediamenti abusivi, attraversato dal fosso dei Samari, un canale naturale oramai cementato, si identifica come una delle ultime e importanti zone umide dell'arco jonico. E' caratterizzato da bassure umide e da acquitrini popolati da fitte cenosi igrofile con dominanza della cannuccia di palude (Phragmites australis). In seguito a studi specialistici finalizzati, è stata rinvenuta la rarissima Campanella palustre (Ipomoea sagittata Poiret), specie segnalata per la prima volta dal Groves nel 1887 e poi successivamente non più rinvenuta. Questo prezioso relitto floristico di tutto rilievo è una specie anfiatlantica sub-tropicale in via di estinzione per la scomparsa dei suoi habitat salmastri tanto da essere stata inserita nel libro rosso delle specie in via d'estinzione redatto dal W.W.F.. Nelle bassure umide incontriamo varie specie riparte ed elementi tioristici di tutto rilievo come il Cardo cretese (Cirsium creticum), Equiseti (Equisetum arvense), giunchi e carici, Tutte le bassure umide ospitano fitocenosi pure di Imperata cylindrica, una graminacea dalla piumosa spiga bianco-argentata. In particolar modo si può osservare una suggestiva copertura presso la bassura-relitto della primitiva ed estesa palude Sogliana, procedendo da sud verso Gallipoli. Di particolare interesse risultano le Orchidacee tipiche di ambienti umidi quali, l'Orchidea palustre (Orchys palustris) e l'orchidea apifera (Ophrvs apifera), note fino a poco tempo fa solo per alcune località costiere adriatiche del Salento, nonché Orchis laxiflora. Orchis morio e la sub-endemica Orchidea pugliese (Ophrvs apulica). Del Canale Samari s'è già detto a proposito di paesaggio. 2.3 La fauna La zona Pizzo-Li Foggi ospitava
e, nonostante i problemi di
degrado accennati, ospita ancora, una popolazione animale molto
ricca ed interessante, come del resto tutto il Salento che, per la sua
posizione geografica, si pone come un ponte tra Oriente ed Occidente
mostrando molte affinità floro-faunistiche con l'area balcanica. Un ambiente estremamente
importante è la zona dunare e retrodunare, un tempo molto più estesa, ma
oggi soggetta a forte erosione sia per la pressione antropica, sia per la
costruzione della strada litoranea tra il primo ed il secondo cordone
dunare. In questo ambiente è presente una ricca fauna di invertebrati
molto adattati a questo ambiente peculiare, caratterizzato da forte
insolazione, alta salinità ed aridità. Ricordiamo il formicaleone
(Myrmeleon formicarius), un neurottero la cui larva scava
caratteristiche buche sulla spiaggia, dove attende le prede che stordisce
con lanci di sabbia, alcuni scarabeidi coprofagi (Scarabeus pius),
geotrupidi, cicindele. Particolare importanza, tra la
coleotterofauna di quest'area, come di tutta la Puglia in genere, riveste
il gruppo dei Tenebrionidi, le cui popolazioni pugliesi mostrano notevole
affinità con le popolazioni della Dalmazia e Grecia occidentale, dal
momento che nella nostra regione trovano clima e vegetazione molto simili.
Studi fatti su questo gruppo hanno rivelato che più del 50% delle specie
censite in Puglia sono legate all'ambiente di duna e retroduna e 12 di
queste sono strettamente psammofile. Per l'area del Pizzo possiamo citare
Pimelia rugulosa, Xanthomus pallidus (specie estremamente
rarefatta ma un tempo sicuramente presente nella zona di Gallipoli):
queste ed altre specie di questa famiglia andrebbero ricercate e studiate
meglio, in quanto rivestono un notevole interesse biogeografico. I Tenebrionidi come altri gruppi
animali, contribuivano senz'altro in passato alla notevole eterogeneità
faunistica prima accennata: negli ultimi anni, purtroppo, abbiamo
assistito ad una progressiva diminuzione di questa eterogeneità,
attribuibile al degrado cui è sottoposto l'ambiente durante, al turismo di
massa, accumulo di sporcizia, costruzioni, strade che hanno determinato
una profonda rarefazione delle popolazioni ed una loro canalizzazione a
cominciare dai Tenebrionidi, gruppo molto rappresentativo, in quanto
caratterizzano l'ecosistema dunare in tutta la regione mediterranea e che
sono strettamente legati alla vegetazione psammofila ed alopsammofila in
quanto quasi tutti fitosaprofagi o polisaprofagi. Anche la zona di macchia e gariga
ospita una ricca fauna invertebrata che subisce allo stesso modo la
pressione antropica, l'inquinamento da uso irrazionale ed eccessivo dei
pesticidi, la rarefazione degli ambienti naturali. Si può citare a titolo
di esempio il Carabide Masoreus aegyptiacus, censito una ventina di
anni fa nella zona di Gallipoli, la cui presenza andrebbe riconfermata, ma
anche una entomofauna forse più banale ma estremamente varia (Scarabeidi
floricoli, Imenotteri, Lepidotteri) che contribuisce enormemente
all'equilibrio biologico di quest'area. La fauna vertebrata è
rappresentata dal tasso (Meles meles), grosso Mustelide notturno
che occupa una posizione opportunistica nella catena alimentare, dalla
volpe purtroppo in forte diminuzione, dal riccio europeo (Erinaceus
europaeus), insettivoro notturno che si nutre di insetti, vermi,
lombrichi, ma anche ranocchie e lucertole. Molto interessante è anche la fauna erpetologica dell'area. Nelle zone di macchia è frequente incontrare il Biacco (Coluber viridiflavus), presente nel Salento con la varietà carbonarius (melanica), così come il geco comune (Tarentola mauritanica) che vive sugli alberi e nei muri a secco dove di frequente abita la parte superiore. Convive con la lucertola comune (Podarcis sicula) e con altri due Geconidi meno frequenti, il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) dalla abitudini più notturne e che predilige microhabitat più umidi ed il geco di Kotschyi (Cyrtodactylus kotschyi) specie di probabile origine mediorientale, che vive su muri diroccati, muretti a secco dove occupa di norma la parte mediana, dalla abitudini più diurne. La zona paludosa de Li Foggi,
oggi purtroppo molto ridotta rispetto alla originaria estensione,
rappresenta l'habitat di una grande varietà di organismi ed anche qui
troviamo una cospicua presenza di Rettili ed Anfibi. Tra i primi va
ricordato senz'altro il Colubro leopardino (Elaphe situla),
anch'esso facente parte delle specie "egeiche" che a partire dal Terziario
si spostarono dai Balcani e dall'Egeo verso il Sud Italia, acclimatandosi:
esso oggi è presente solo in Sicilia e nel sud della Puglia, dove abita in
zone soleggiate preferibilmente vicine all'acqua, anche se è possibile
trovarlo nei coltivi e nei giardini. Da ricordare anche la presenza
del Cervone (Elaphe quatorlineata), grosso serpente costrittore (il
più grosso della fauna europea) che svolge un fondamentale ruolo
predatorio nei confronti di molti roditori, il Ramarro (Lacerta
viridis), ottimo corridore e nuotatore, la testuggine d'acqua
(Emys orbicularis) purtroppo in forte diminuzione.
Frequentissima è la biscia (Natrix natrix), principale predatore
delle comunità acquatiche, dove caccia attivamente rane (Rana
esculenta), rospi comuni (Bufo bufo) e rospi smeraldini
(Bufo viridis). Anche per ciò che riguarda il contingente ornitico i dati confermano che l'area rappresenta (sono state osservate ben 177 specie ) un "paradiso degli uccelli", importantissimo e insostituibile sito di sosta su una rotta migratoria fondamentale. Indicatore dell'estrema validità del sito e segnale della sua relativa integrità è il grande numero di specie di strigiformi e falconiformi osservate, alcune presenti stabilmente nell'area (civette, gufi comuni, barbagianni, albanelle reali e minori, falchi di palude, poiane e, di passaggio, falchi cuculi, pecchiaioli e lodolai) e la presenza anche invernale del raro strigiforme gufo di palude. Notevoli sono tra gli altri gli splendidi gruccioni, ghiandaie marine, l martin pescatori e le upupe, mentre straordinario interesse scientifico riveste l'ormai celebre Gabbiano corso, ormai stabilmente nidificante all'Isola di S. Andrea. Da questa breve analisi, appare chiaro come la zona Pizzo-Li Foggi sia una zona di fondamentale importanza per la sua ricchezza ambientale e floro-faunistica, che anche se degradata in parte, rappresenta un patrimonio importantissimo per la conservazione di numerose specie animali e vegetali. Probabilmente recuperare completamente tale zona come era in passato non è più possibile, ma certamente non è tardi per pensare ad un radicale intervento di recupero ambientale, permettendo la sopravvivenza di un ecosistema complesso come questo. E' sicuramente necessario svincolarsi da una visione frammentaria del problema, in quanto i vari ambienti fanno parte di un ecosistema continuo, che potrà essere validamente protetto solo con un intervento globale e non guidato solamente dalle emergenze floro-faunistiche. Per tutti questi motivi e grazie agli studi condotti dalla Società Botanica Italiana, dall'Università di Lecce e da quella di Bari, dalla Regione Puglia e dalla Provincia di Lecce, l'intera area del Litorale di Punta Pizzo, comprendente le aree umide subcostiere, e l'Isola di S. Andrea fanno parte ufficialmente parte dal 1999 della Rete Ecologica Europea a tutela degli habitat Progetto "BioItaly-Natura 2000" (Dir. 92/43 CEE "Habitat" e Dir. 79/409 CEE "Uccelli" recepite dalla normativa italiana con provvedimenti rispettivamente del 1997 e del 1991) col Codice IT9150015 (vai a http://www.minambiente.it/Sito/settori_azione/scn/rete_natura2000/rete_natura2000.asp ). Questo impone già da ora vincoli severissimi sulle modificazioni del territorio! Essa rientra ovviamente tra quelle individuate, con 6 anni di ritardo, dalla L.R. 19/97 come Aree Protette Regionali (vai a http://parchi.regione.puglia.it/natura2000/default.htm ), cui lo studio commissionato dalla Provincia all'Università di Lecce, alla "Bocconi" di Milano ed ad un Pool di valenti tecnici locali ha attribuito una perimetrazione di massima di quasi 2500 ha. L'intera area è poi sottoposta, giova rammentarlo, a vincolo paesaggistico (l. 1497/39) con un Decreto del Ministro dei Beni Culturali dai primi anni ‘80, e in parte soggetti anche a vincolo idrogeologico (R.D. n° 3267/23) e a quello della Legge n° 431/85 cd. Galasso. Dal punto di vista urbanistico, lo strumento attualmente in vigore ( il nuovo P.R.G., enormemente sovradimensionato, attende ancora il vaglio degli organi regionali) prevede aree agricole e limitati interventi turistici all'aria aperta (campeggi), peraltro già stralciati dagli strumenti regionali.
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Si ringraziano per i contributi Roberto Gennaio, Luciano Scarpina, Rino Conte |