1.La storia recente

Il litorale di Punta Pizzo è uno degli ultimi tratti di costa salentina che abbia preservato nel tempo alcuni dei propri caratteri originari.

 

 

Ciò è dovuto principalmente alla persistente marginalità del sito, dovuta alla scarsa attitudine alle attività umane ed alla storica presenza di vasti impaludamenti, con conseguente assenza di viabilità: ancora adesso la viabilità litoranea dista oltre tre chilometri dalla Punta del Cotriero, come era nota nel Medio Evo.

 

 

Le cose cominciano a cambiare sul finire dell'800, con i primi tentativi di bonifica, e poi tra le due guerre, col massiccio intervento della bonifica integrale che ne mette a coltura parte delle aree macchiose ed umide modificando sensibilmente l'assetto del territorio ed i caratteri del paesaggio: ma nel dopoguerra la mancanza di manutenzione dei sistemi idraulici e la scarsa produttività delle aree più aride portano ad una rapida rinaturalizzazione dell'area. Sarà la litoranea (1954) a portare modificazioni più profonde e definitive, consentendo in piena area umida l'edificazione di Baia Verde (fine anni '50), degli alberghi Costa Brada e Sirenuse all'interno della pineta litorale e di un reticolo di stradine di penetrazione in corrispondenza di Posto li Foggi (anni '70).Degli stesi anni la prima segnalazione sulle peculiarità floristiche del litorale di Gallipoli, durante il IV° Simposio Nazionale sulla Conservazione della Natura tenutosi a Bari aprile 1974, mentre la parte più accorata della pubblica opinione locale, di pari passo con la sempre maggiore fruizione balneare, comincia ad avvertire la necessità di una tutela dell'area.

 

Durante i "mitici" anni '80, se da una parte la Regione Puglia stralcia con motivazioni di opportunità paesaggistico-ambientale buona parte di un faraonico piano dei campeggi e la sensibilità al problema si manifesta concretamente con la raccolta di ben 10.000 firme per l'istituzione di un'area protetta, consegnate al Sindaco ed al Ministro, dall'altra assistiamo ad una vera escalation di scempi su vasta scala, come il parcheggio di Lido Pizzo (circa due ettari di sbancamento e relativa viabilità di accesso nel cuore della più bella gariga del Salento), altri cinque ettari di area umida colmati con scarto di cava e rifiuti nell'area retrostante gli alberghi (ed ora sappiamo perché!), fino alla eliminazione in un colpo solo di ben 50 (diconsi cinquanta!) ettari avvenuta tra il luglio 1989 ed il settembre dell'anno successivo: l'intera area umida "li Paduli", l'ultima superstite dell'arco ionico salentino, cancellata con un'azione sistematica ed imponente "tipo Amazzonia" portata avanti senza interruzioni (nemmeno la notte di Natale!), comprendente l'incendio del canneto con l'uso di benzina, aratura profonda con asportazione dei rizomi dove possibile, colmata e livellamento con scarto di cava. Partita inizialmente come semplice opera di disinfestazione per pubblica utilità, la colmata causava  il dissesto idrogeologico, dell'intera area, evidenziatosi con l'alluvione del 1993. Altissimi i costi economici, incalcolabile il danno ambientale, con l'azzeramento di un'intera popolazione di testuggini d'acqua dolce e del rarissimo tritone: migliaia gli uccelli privati del loro habitat, della tappa abituale, da migliaia di anni, lungo le rotte migratorie, una popolazione stanziale decimata per sempre. Questo episodio eclatante segnò una svolta, l'inizio di una presa di coscienza. Portati in tribunale da Legambiente ed Italia Nostra, l'amministratore della società titolare del terreno, di quella che effettuò i lavori e l'allora sindaco della città furono condannati per abuso edilizio ed obbligati al ripristino dei luoghi, e l'intera proprietà posta sotto sequestro, mentre un finanziamento miliardario richiesto per la messa a dimora di vigneti sperimentali, rimasto nell'ombra sul piano processuale, attribuiva ulteriori significati all'intera vicenda. Il nuovo sindaco si costituì addirittura parte civile in difesa dei lesi interessi della collettività! Purtroppo, come vedremo, era solo il primo di una lunga serie di bluff e la vicenda non finirà così.

 

 

Con gli anni '90, grazie soprattutto all'impegno di Legambiente e alla tenacia di un piccolo gruppo di appassionati naturalisti, si acquisiscono dati, si rispolverano relazioni, si organizza la conoscenza del sito e se ne comprende finalmente l'enorme valore, asseverato dagli studi dell'Università di Lecce che comporteranno l'inserimento nella Legge Regionale sulle Aree Protette (L.R. 19/97) e nella Rete Ecologica Europea col progetto BioItaly-Natura 2000 quale Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) previsti rispettivamente dalle Direttive 92/43 CEE "Habitat" e 74/409 "Uccelli" (Codice Sito IT9150015).

Anche l'azione di informazione sul problema conosce un salto di qualità, a partire dal primo convegno organizzato dalle Associazioni ambientaliste presenti sul territorio nell'aprile 1993, fino a giungere a livelli nazionali con la campagna "Giù le Mani dal Pizzo" lanciata da Legambiente nell'ambito di Goletta Verde nel 1998, che ha visto la consegna e l'invio di 5000 cartoline-appello al sindaco della città ionica da parte di turisti, semplici cittadini, illustri uomini politici, di cultura e di spettacolo, ripetuta in occasione di Goletta Verde 2000 con lo sbarco di "ecopirati" ai piedi della Torre. Testate nazionali come "Avvenimenti", "Il Manifesto", "Panorama", "Sette" e persino "La Repubblica" e "L'Unità" dedicano pagine intere alla vicenda

Di pari passo con gli studi, Legambiente propone interventi concreti che vedono finalmente, ad esempio, la concertazione dei soggetti pubblici interessati per la realizzazione di opere di difesa della fascia dunare (tratto Baia Verde-Foce Samari, anni 1993-1996), ipotesi progettuali per la sostituzione dell'asse viario tradizionale con un boardwalk sopraelevato percorribile con mezzi non motorizzati o mezzi collettivi leggeri a basso impatto ambientale, la realizzazione di due Campi di Lavoro estivi (1995-1997) in collaborazione con le strutture turistiche del posto volti al recupero sperimentale di un tratto di costa ed alla sua attrezzatura con strutture reversibili per la fruizione ecocompatibile. Risultato: l'avanzamento del piede dunare di 2-5 metri dopo anni di arretramento e l'innalzamento di 50-100 centimetri con costi dell'ordine delle migliaia di lire/metro!

L'inserimento dell'area tra quelle individuate negli "Itinerari Naturalistici del Salento" di cui all'omonima guida edita da Conte e tra quelle interessate dal "Progetto Aracne per l'escursionismo naturalistico" promosso dall'Assessorato al Turismo della Provincia di Lecce ed elaborato da Legambiente, Italia Nostra ed il Gruppo Speleo 'Ndronico consacra quindi definitivamente l'area tra tra le tappe "canoniche" dell'escursionismo salentino.

 

Ma anche "dall'altra parte" non stanno fermi, cambiano i metodi: immense superfici di macchia, gariga e preziose praterie substeppiche vengono dissodate e messe a coltura con le oleaginose (il 14 aprile 2000 il processo relativo presso la Procura di Gallipoli si è concluso con la condanna dei responsabili ad un risarcimento allo stato di 42.000.000 !), apparentemente per "spillare" alla CEE (poi UE) poco meno di un milione ad ettaro! Ma perché sconfinare per ettari sul demanio marittimo? Perché un costante stillicidio di piccoli e grandi incendi si accanisce contro le aree a macchia ed i canneti, e perché innocui e pressoché sconosciuti tumuli "a dromos" arcaici vengono rasi al suolo nottetempo con l'impiego di mezzi pesanti? E che senso hanno progetti folli come un allevamento di farfalle tropicali nella macchia mediterranea (con buona pace della logica e della Convenzione di Washington), ovviamente accolti con lisergico entusiasmo dall'Amministrazione comunale e dalla stampa locale!? 
Qualcosa non quadra! Ma ben presto quadrerà...

 

Mentre infatti c'è chi lotta per la tutela ed il conseguimento dello status di parco per l'area, una ben individuabile lobby  economica con saldi legami politici ad altissimo livello, in grado di orientare la pubblica opinione con il controllo finanziario dei maggiori media locali e una serie impressionante di mega-eventi di pura immagine (dall'Off-Shore al Festival Barocco),  forte di un gruppo progettuale di provatissima esperienza nel campo concepisce un colossale disegno speculativo che prevede la radicale trasformazione dell'intera cittadina ionica e l'urbanizzazione di gran parte del settore costiero, facendo scempio di vincoli e identità, norme e tendenze di mercato.

Ma qual'è la reale importanza dell'area del "Pizzo" ?

2.1    I segni dell'uomo

2.2/4  I segni della natura

3.     I progetti

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