Home Page                  Gli infoibati.

 

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- Aggiornamento del febbraio 2005: sono 130 i corpi riemersi da quattro foibe istriane (da "Il Piccolo" del 19/02/'05).

- Articolo correlato: "La magistratura croata indaga sulle foibe" (tratto da "Il Piccolo" del 20/03/'04).

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Ecco un elenco parziale di italiani infoibati dagli slavi nei giorni immediatamente successivi all'8 settembre. Accanto ad ogni nome è specificata l'attività svolta dall'ucciso: come si può notare, gli slavi si accanirono soprattutto contro i ceti dirigenti e la media borghesia. L'elenco è tratto dalla documentazione ufficiale pubblicata a guerra finita su "Difesa Adriatica", organo dei profughi dalmati e giuliani. Ricordiamo che negli anni '60 il sindaco di Trieste, Gianni Bartoli, sulla base dei dati dell'ufficio anagrafico, stilò un elenco di 4.122 scomparsi. Secondo il professor Spazzali il numero degli infoibati dovrebbe aggirarsi attorno ai 4.500/5000. Per il tenente colonnello inglese De Gaston, capo del Patriots Office (testimonianza riportata da Paolo Caccia Dominioni in "Alpino alla Macchia") "I soli infoibati furono circa 9.800, di cui oltre 4000 civili, donne e bambini compresi." Da un’indagine minuziosa del Centro studi adriatici raccolta in un albo pubblicato nel 1989 le vittime sono 10.137: 994 infoibate, 326 accertate ma non recuperate dalle profondità carsiche, 5.643 vittime presunte sulla base di segnalazioni locali o altre fonti, 3.174 morte nei campi di concentramento jugoslavi. Non solo fascisti: erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno dell'annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del Cln che avevano fatto la Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al fascista", infatti, si esercitò, perfino con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i componenti dei Comitati di Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti della Resistenza liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume. Dunque, infoibati perché italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli: "La loro principale colpa era quella di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al programma di Tito di annessione del Friuli e della Venezia Giulia". Da cui l'odierna accusa di genocidio o di pulizia etnica.
"Le foibe - sintetizza il professor Spazzali - furono il prodotto di odii diversi: etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato".

 

L'elenco seguente è per località.


ALBONA.

Martini Romeo (negoziante), Monti Cesare (telefonista), Zustovi Antonio (impiegato), Millevol Pietro (avvocato), Bernardis Luciano (impiegato), Teodoro Pasquale (impiegato), Paniero Cesare (geometra), Macrì Michelangelo (impiegato), Donnoli Eugenio (impiegato), Bidoli Bruno (ingegnere), Antoni Carlo (impiegato), Carboni Elvino (barbiere), De Gregori Alfonso (meccanico), Biacci Giacomo (impiegato), Sirotti Giuseppe (muratore), Carboni Alda (impiegata).

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PARENZO.

Baraia Angelo (colonnello), Barbo Giuseppe (farmacista), Benci Marco (barbiere), Bernardon Fortunato (commerciante), Biagini Giacomo (bancario), Bon Luigi (fattorino), Bronzini Vittorio (invalido), Calegari dott. Virginio (possidente), Castro Francesco (farmacista), Ghersi Giusto (impiegato), Ghersi Mario (panettiere), Chiarandini Giuseppe (commerciante), Cleva Giovanni (impiegato), Cragno Leone (maestro), Dapetto Giorgio (commerciante), Decaneva Giovanni Battista (milite forestale), Decastello Gaetano (tecnico agr.), Dellapicca Giovanna (bidella), Depase Domenico (pescatore), Domeniconi Vincenzo (bidello), Draghicchio Silvio (impiegato), Farinati Antonio (maresc. finanza), Galli Bene detto (falegname), Greco Carlo (impiegato), Gucli Giovanni (maestro), Machin Giusto (commerciante), De Manzolini Armando (impiegato), Mazzoni Teopoldo (carabiniere), Mengaziol Michele (guard.), Paoletti Antonio (commerciante), Peoletti Teresa Dellapicca (moglie prec.), Petracchi Torquato (maresc. carabinieri), Poli Luigi (impiegato), Privileggi Carlo Albeno (costruttore navale), Rocco Manlio (commerc.), Rodella Giovanni (pensionato), Signorini Vittorio (impiegato), Sivotti Adelchi (impiegato), Tami Nicolò (commerciante), De Vergottini Antonio (possidente), Bernardon Mario (commerciante).

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CHERSO.

Antonini Emilio (pensionato), Zadro Ottone (impiegato), Bajci Antonio (macellaio), Bravuzzo Giuseppe (impiegato).

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  ARSIA.

Montante Giuseppe (impiegato), Ghersi Mario (impiegato), Belli Amedeo (cameriere), Sansotta Domenico (impiegato), Bulian Giacinto (impiegato), Ranni Giuseppe (carpentiere), Macrì Francesco (meccanico), Mura Pietro (impiegato), Monfalcone Valerio (impiegato), De Camelli Graziano (impiegato), Corte Guglielmo (calzolaio), Cernecca Gaetano (impiegato), Codan Bruno (impiegato), Crasci Sebastiano (guardia giur.), Guardiani Pilade (impiegato), Grattoni Guido (impiegato), Piras Emanuele (minatore) Porzio Fortunato (impiegato), Picchiani Alberto (impiegato), Pacello Paolo (impiegato), Fabretto Enrico (fabbro), Lautieri Francesco (impiegato), Longevi Davide (muratore), Bianchi Luigi (fabbro), Biasi Toccacelli Enrico (impiegato), Braico Giovanni (minatore). Tantin Antonio (impiegato), Rossi Enrico (operaio), Lucci Mario (minatore), D'Ambrosio Antonio (minatore), Marchetti Gino (operaio).

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SAN VINCENTI.

Bergamo Vincenzo (operaio), Volpi Edmondo (operaio), Volpi Renato (impiegato), Verzini Giovanni (pittore, cugino di Verzini Renato), Sergi Antonio (operaio), Monti Eugenio (possidente) e il figlio, Monti Antonio (possidente) , Marcolini Antonio (agricoltore), Di Prisco Dante (impiegato comunale) e il nipote Verzini Renato (operaio di soli 18 anni) Crosilla Armidio (agricoltore), Bencini Maria (casalinga), Comin Rodolfo (impiegato), Crosilla Giuseppe, Mazzoni Martino (agricoltore), Moscardin Giovanna (levatrice).

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DIGNANO.

Radolli Giuseppe (macellaio), Verzini Renato (studente), Basilisco Pietro (ingegnere), Bedrina Giuseppe (agricoltore), Bonassin Lorenzo (ferroviere), Chiali Martino (commerciante), Crulci Ernesto (agricoltore), Gonan Severino (carbonaio), De Prato Giovanni (oste), Del Bianco Guido (scalpellino), Marchesi Alberto (ingegnere), Toffoli Pietro (impiegato), Tomillo Matteo (guardia giur.), Colli Filippo (agricoltore), Bertasi Martino (impiegato).

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ORSERA.

Suffi Domenico (messo comunale), Sbisà Giovanni (operaio), Apollonio Giorgio (possidente agricolo), Modelin Giorgio (agricoltore) Aquilante Mario (operaio), Sbrizzai Antonio (oste), Depas Carlo (agricoltore), Grammaticopulo Franco (commerciante).

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TORRE DI PARENZO.

Baroni Giuseppe (fabbro), Barone Romeo (meccanico), Beltramini Ermanno (industriale), De Chiele Renato (commerciante), Petrera Vito (vigile forestale), Radovini Antonio (agricoltore), Radovini Giorgio (commerciante) Dandri Antonio (commerciante), Sandri Giulio (impiegato), Velloni Marco (agricoltore).

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CANFANARO.

Procraiaz Vittorio (agricoltore), Cescutti Celestino (negozante),Cescutti Domenica, Cescutti Ines, Cescuti Irene, Roman Bruno (ingegnere), Banco Basilio, Stefani Vincenzo (commerciante), Ferlin Antonio (cantoniere), Nagliaretto Vittorio (agricoltore), Olivo Mattocanza (messo comunale), Emilia Cecchi, Sturman Matteo (agricoltore), Sturman Pietro (operaio). Leggi la lettera "La nostalgia per Canfanaro paese natio" inviata al Gazzettino (del 17/07/'03).

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ROZZO.

Lanco Oliviero (agricoltore), Salvi Attilio (impiegato), Ghersini Carlo (agricoltore), Barnobi Ernesto (studente), Buri Rodolfo (capo stazione), Greblo Giuseppe (casell. ferr.), Bernobich Libero (agricoltore).

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  GIMINO.

Silvis Giovanni (impiegato), Filiacci Italo (negoziante), Smaila Corrado (agricoltore), Milli Gregorio (sarto), Pagliaga Giovanni (impiegato), Caia Sebastiana (insegnante), Cernecca Giuseppe (impiegato), Rovis Giuseppe (stradino) Rovis Ernesto (fabbro), Gelleni Tommaso (commerciante).

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VILLANOVA DI PARENZO.

Barbo Antonio (agricolt.), Barbo Candido(cantoniere), Barbo Giuseppe, Braico Mario (vice brig. finanza), Destabis Vittorio (agricoltore), Paoli Giacomo (fabbro), Paoli Giuseppe (fabbro), Momi Antonio (operaio), Valenti Maria (casalinga), Micati Giovanni.

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VISINADA.

Cossetto Norma (laureanda), Cossetto Giuseppe (possidente), Cossetto Eugenio (impiegato), Corlevi Stefano (stradino), Valenta Pietro (agricoltore), Tata Angelo (guardiaboschi), Bernobini Anselmo (agricoltore), Ferrarini Antonio (agricoltore), Petronio Giuseppe (cantoniere) Galente Pietro (agricoltore), Bostanzo Sebastiano (maresciallo C.C.), De Facchinetti Giuseppe (commerciante), Grossi Amelia, Rapito Luigi, Stefani Ippolito (agr.), Valenta Giuseppe, Corlevi Stefano (stradino), Valenta Pietro (agr.), Galante Pietro (agr.), Petronio Giuseppe (cantoniere), Parutta Giovanni (guardaboschi).

Grazie al contributo del nipote, il Sig. Fausto, sono in grado di inserire la foto ed alcuni particolari che riguardano la vita del Sig. Tata Angelo. 

Nacque a Belvedere Siracusa nel 1893, si sposò con la Sig. Ferenaz ed ebbe sei figlie ed un figlio. Fu prelevato il 27 o 28 settembre del 1943 "mio nonno chiedeva di potersi vestire e indossare le scarpe, gli dissero che le scarpe, per il posto dove andavano non sarebbero servite, e poi dissero a mia nonna che l’avrebbero portato in Russia". Non se ne ebbero più notizie fino al giorno della riesumazione. 

Il Sig. Tata Angelo



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  PISINO.

Sidari Giovanni (manovale FF.SS.), Sidari Stanislao, Gherbetti Lino (impiegato), Valli Marco (impieg. com.), Bennassi Giovanni (meccanico), Catelli Ferdinando (comm. giud.), Gasparini Giovanni (cameriere), Gasparini Umberto (impieg. com.), Geroni Luigi (messo com.), Amato Salvatore (carabiniere), Brenco Ettore (marittimo), Corazzato Ernesto (autista), Leona Dario (studente), Massini Benedetto (oste), Piutti Edvige (levatrice), De Piera Bruno (commerciante), Ghersetti Egidio (ramaio), Bacchia Riccardo (possidente), Bonicelli Teresita (professoressa), Ghersetti Marcello, Olmeda Antonio (capo guardia com.), Parisi Giuseppe (proc. imposte), Zappetti Rodolfo (capo cantoniere), Zappetti Riccardo
(falegname), Neffat Marco (capo guardia com.).

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S. LORENZO DEL PASENATICO.

Rocco Isacco (oste), Boni Francesco (fabbro), Montorusi Giovanni (falegname), Mattossivich Libero (impiegato).

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  ROVIGNO.

Persico Pasquale (milite), Abbi Giorgio (vigile urbano), Bruno Domenico (carabiniere), Rocco Angelo (benestante), Tromba Giuseppe (pittore), Silvino Giuseppe (portalettere), Sponza Simone (oper.), Aspromonte Francesco (oper.), Bembo Tommaso (possidente), Rocco Romolo (impiegato), Rocco Antonio (oper.), Quarantotto Leonardo (vigile urbano), Maltese Salvatore (oper.), Miculian Giovanni (oper.), Maressi Andrea (guardia notturna), Paliaga Gregorio (oper.), De Angelini Cristoforo (oper.), De Martini Vittorio (oper.), Budieni Nicolò, Meiach Maria Cressnia (casalinga), Legotte Giovanni (agricoltore), Zaccaria Marianna (casalinga), Pagliaca Domenico (operaio), Bembo (medico).

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BARBANA.

Martini Giovanni (oper.), Maggio Biagio (carabiniere), Paradiso Venturino (barbiere), Bilnich Antonio (telefonista), Crismann Italo (impiegato).

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MONTE DI CAPODISTRIA.

Grison Michele (agricoltore), Brez Nicolò (calzolaio).

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FIANONA.

"Fianona ha pagato un enorme contributo di sangue: su poco più di 4000 abitanti, il suo Albo d'Oro reca incisi i nomi di 255 caduti e martiri" (Quaderni di Fianona d' Istria; Coana, Trieste, 1976, pagg. 83/97). Ecco i nomi: Dotti Donato (seg. com.), i fratelli Lazzari Giuseppe e Lazzari Rosa ( i cui genitori, Giovanni e Maria furono invece uccisi davanti alla scuola elementare) Pavincich Matteo, Gobbo Giuseppe (messo com.), Merslich Matteo, Paris Giovanni, Zanchetti Maria e sua figlia di 3 anni, Quagliano Pietro (messo com.), Falich Pietro, Leoni Leonida, Bucci Guerrino, Fonovi Giuseppe, Penello Renzo, Vosilla Maria, Bacchia Marco (agr.) Marinich Giovanni.

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VALLE D'ISTRIA.

Mitton Antonio (agricoltore), Mitton Erminio (agricoltore), Mitton Remigio, Dobbiani Antonio (cantoniere), Bernè Francesco (agricoltore).

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  MARESEGO.

Sabadin Stefano (messo com.), Coslovich Giuseppe (agric.), Dobrigna Ernesto (stradino), Jurnicich Giovanni (agricoltore), Jurnicich Nazario (agricoltore), Boero Rodolfo (brigadiere carabinieri).

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  POLA.

Del Mestre Mario (operaio), Vogliacco Pietro (autista), Garbin Giovanni (manovale), Pravi Giovanni (agricoltore), Cernobori Giorgio (amministratore), Stossi Bruno (elettricista), Patelli Umberto (impiegato), Clarich Gregorio (manovale), Montello Nicola (impiegato), Collani Giovanni (contabile), Sorrentino Vincenzo (studente), Opassi Francesco (impiegato), Ardossi Giacomo (agricoltore), Lazzari Luca (marittimo), Lazzari Aldo (studente), Barbole Antonio (impieg.), Crevatin Giovanni (pensionato), Armandi Nicolò (impiegato), Ricchiuti Caterina (casalinga), Manco Rocco (impieg.), De Toffi Pietro (guardiano), Pederzoli Virgilio (milite), Cernigo Andrea (autista), Santin Alfredo (studente, 15 anni), Scoppa Guglielmo (app. carabinieri), Tofful Umberto (impiegato), Pollan Nerone (sottuff.).

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ABREGA.

Codan Rodolfo (commerciante), Codan Michele (agricoltore), Belletti Antonio (cavatore).

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GALLESANO.

Colli Giovanni (bracc.), Simonelli Gregorio (guardiaboschi), don Angelo Tarticchio (sacerdote).

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MONTONA.

Passero Matteo (agricoltore) Clana Beniamino (agricoltore), Berni Giovanni (commerciante).

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PEDENA.

Marzini Attilio (agricoltore), Marzini Ettore (agricoltore), Monti Camillo (battirame).

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  VERTENEGLIO.

Turina Marco (agricoltore).

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LANISCHIE.

Saina Giuseppe (agricoltore), Girardelli (maestro), Cerna Giovanni (agricoltore).

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DRAGUCCIO.

Bornich Lino (meccanico), Biasi Pietro (imp. comunale).

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PINGUENTE.

Mattini Francesco (guard.), Stefanini Ippolito (agricoltore), Cernecca Angelo (agricoltore), Agapito Luigi (agricoltore), Agapito Caterina (agr.), Burdin Antonio (pensionato), Drassich Vincenzo (agricoltore), Medizza Giovanni (macellaio), Burdin Antonio (pensionato), Marchesich Antonia, Martini Francesco, Palegano Donato.

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LINDRO.

Bossi Francesco (messo comunale).

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ISOLA.

Stolfa Ettore (impiegato).

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BUIE.

Pitacco Luigi (impiegato).

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PIRANO.

Marano Vincenzo (minatore), Bottazzi Gilseno (impiegato).
Ecco altri particolari sui massacri perpetrati dagli slavi nel settembre 1943. Uno dei capi partigiani, Antonio Del Bianco, difende le sue origini italiane coi compagni: è ucciso e gettato nella foiba di Tegli. Il comunista Nicolò Carmignani, sempre perché italiano, è ammazzato dai compagni slavi e finisce nella foiba di Orecchi. L'agricoltore Giuseppe Ghersetti di Pisino, ucciso, non aveva mai voluto essere fascista. Un altro agricoltore di Pisino, Francesco Zelesco, non fascista, è finito a revolverate; alla moglie, Baf Stefania, tirarono due colpi di rivoltella e, stramazzata che fu, le orinarono sul viso. E continuiamo: antifascista era l'oste di Dignano, Pietro Gormi, trucidato. Non era iscritta al partito la levatrice Maria Nappi di Baroli (Albona), finita nella foiba di Vines. Mai fascista era stato il minatore Giovanni Radioni, anche lui trucidato.
Fascisti o non fascisti, gli slavi trucidavano italiani. E per uccidere l'Italia.

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FOIBA DI CARNIZZA.

Il 18 dicembre 1943 furono estratte le salme di Virgilio Pederzoli e di Alfredo Santin di Pola; una terza salma non fu riconosciuta.

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FOIBA DI CREGLI.

Il 16 dicembre 1943 furono estratte otto salme di cui sei riconosciute: Giorgio Cernaboni, Antonio Bartole, Pietro Toffoni da Dignano, Valerio Monfalcon da Parenzo, Lino Chittarovich e Giovanni Collanovich da Pola, uccisi nel settembre del 1943. Profondità della foiba: m. 196.

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FOIBA OVEST DI GALLIGNANA (J001257)

Il 3 novembre 1943 vennero estratte 21 salme di cui 9 riconosciute: don Angelo Tarticchio da Gallesano, avv. Pietro Millevoi da Albona, Lino Gherbetti da Pisino, Geroni Luigi (messo com.), Marzini Attilio (negoziante), Marzini Ettore (possidente), Neffat Marco (comandante V.V.U.U.), Verzini Giovanni (pittore), Zappetti Rodolfo (capo cantoniere).

 

FOIBA DI GALLIGNANA (J001243)

L' 8 novembre 1943 vennero estratte 23 salme di cui 6 riconosciute: Comin Rodolfo (impiegato), Crosilla Armido (agr.), Di Prisco Dante (agr.), Monti Antonio (macchinista), Sergi Antonio (agricoltore), Verzini Renato (meccanico).


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FOIBA Dl VILLA SURANI.

Nei giorni 11 e 12 dicembre 1943 furono estratte 36 salme di persone infoibate il 5 ottobre 1943; di queste sono noti venti nomi: Giorgio Apollonio (da Orsera), Mario Braico, Antonio e Candido Barbo, Vittorio De Stallis, Giacomo e Giuseppe Paoli, Valenti Maria (da Villanova di Parenzo), Virginio Calegari, Giorgio Dapretto, Giovanbattista De Caneva, Giovanni Gueli, Torquato Petracchi e Domenico Vincenzo da Parenzo, Eugenio e Norma Cossetto (da Visinada), Antonio Ferrarini e Ada Riosa ved. Mecchis in Sciortino (da S. Domenica di Visinada), Antonio Possa da Draguccio e Umberto Zotter (da Montona), Giovanni e Simone Paliuch (da Montreo di Montona). Profondità della foiba: metri 135.

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FOIBA DI IADRUCHI.

Parzialmente esplorata, numero imprecisato e imprecisabile di vittime.

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FOIBA DI LINDARO.

Il 4 novembre 1943 furono estratte 31 salme appartenenti a cittadini di Pisino, SanVincenti, Rovigno e Gimino; il riconoscimento dei resti fu impossibile; si ritiene che l'eccidio risalga al 19 settembre 1943.

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FOIBA DI PUCICCHI.

Il 30 novembre 1943 furono estratte 19 salme di cui 5  riconosciute: Dott. Membo Tommaso, Rocco Angelo (impiegato), Della Sala Mario (agente P.S.), Carlevaris Giuseppe (guardia for.), Marcolin Mario. Profondità della foiba: 146 metri.

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FOIBA DI SAINI.

Parzialmente esplorata; numero imprecisabile di vittime.

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FOIBA DI VILLA CHECCHI.

Profonda 150 metri. Nel settembre-ottobre del 1943 vi furono infoibati numerosi soldati italiani. Non fu possibile alcun sopralluogo, in quanto gli slavi subito dopo fecero franare l'orifizio della voragine.

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FOIBA DI TERLI.

La data principale dell'esecuzione di Terli risulta il 5 ottobre 1943. Le vittime provenienti da Marzana (una frazione), riunite nella piazza del paese, dovettero bere, alla presenza dei parenti e dei paesani impotenti, mezzo litro di nafta. Coloro che versarono nel bere parte del carburante sugli abiti dovettero sopportare le ustioni delle fiamme appiccate dagli aguzzini (dal libro bianco "Trattamento degli italiani da parte jugoslava dopo l'8 settembre 1943" edito per conto del Governo italiano e subito distrutto, 1946). Il 4 novembre 1943 furono estratte 26 salme riconosciute, di cui 4 donne: Ardossi Giacomo (agr.), Ardossi Amalia, Basilisco Pietro (ingegnere), Bedrina Giuseppe, Bertoli Ferruccio (comm.), Bonassin Lorenzo (ferroviere), Chiali Martino (commerciante), Clari Gregorio (manovale), Colli Filippo (agr.), Del Bianco Antonio, Del Bianco Guido (scalpellino), De Prato Giovanni (oste), Garbin Giovanni (manovale), Gonan Pietro (comm.), Gonan Severino (carbonaio), Lazzari Aldo, Lazzari Luca (marittimo), Lorenzin Francesco (fuochista), Pravi Giovanni (agr.), Radecca Albina (in stato di avanzata gravidanza), Radecca Caterina, Radecca Fosca (violentata, fu gettata viva nella foiba, deceduta per frattura cranica), Radolli Giuseppe (macellaio), Tamillo Matteo (guardai giurata), Vogliacco Pietro (autista), Zuccon Giacomo (comm.) Carmigniani Nicolò.

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FOIBA DI TREGHELIZZA.

Il 16 novembre 1943 furono estratte le salme di Giuseppe Cossetto e Mario Bellini (da San Domenico di Visinada).

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ABISSO DI SEMEZ.

Nel novembre del 1943 furono accertati 12 cadaveri alla cui rimozione non si potè procedere. Questi sventurati erano stati uccisi tra il 6 e l'8 ottobre 1943. In una successiva esplorazione, il 7 maggio 1944, fu accertata la presenza di circa 80-100 altre vittime irriconoscibili. Consta che nel 1945 altri italiani furono gettati entro la voragine di Semez. I primi scoperti si presume fossero cittadini di Rovigno, Parenzo, Torre e Abrega.

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FOIBA DI VINES.

Tra il 6 e il 26 ottobre 1943 furono estratte 84 salme di militari e civili, di cui si conoscono soltanto i seguenti nomi: Marco Benci, Rodolfo e Bruno Codan, Liberato Matassovi da Abrega, Giacomo Biagini, Luigi Bon, Umberto e Vittorio Bronzin, Fortunato Bernardon, Mario e Giusto Chersi, Giuseppe Chiarandini, Giovanni Cleva, Giovanna Della Picca, Domenico Depase, Nicolò De Vergottini, Pietro Draghicchio, Antonio Farinati, Giusto Machin, Michele Mengaziol, Antonio e Teresa Paoletti, Carlo Privileggi, Umberto e Manuo Rocco, Vittorio Signorini da Parenzo, Elio Bulian, Maria Cnappi e Romeo Martini da Santa Domenica di Albona, Francesco Bani e Giovanni Mantonesi da San Lorenzo del Pasenatico. Ed ancora: Gaetano Cernecca, Guglielmo Conte, Ruggero Donnoli, Graziano De Comelli, Mario Ghersi, Giuseppe e Michelangelo Macri, Cesare Monti, Pietro Mura, Niccolò Monti, Pietro Mura, Niccolò Montella, Giuseppe Montante, Alberto Picchiani (ingegnere minerario), Isacco Rocco, Giovanni Rodella, Domenico Soffi, Bruno Vincenzo Marano, Francesco Opassi, Nicolò Tami, Antonio Tantin, Enrico Toccaceli e Marco Valli: cittadini di Pisino, di Arsia, di Orsera, di Albona, di SanVincenti, uccisi nella notte del 3 ottobre 1943.

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FOIBA DI RASPO.

Sia nel 1943 che nel 1945 gli slavi gettarono in questa foiba numerosi prigionieri civili e militari.

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FOIBA DI OBROVO.
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Anche in questa voragine tini un numero imprecisato di vittime, sia nel 1943 che nel 1945.

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GETTATI A MARE.

Il giornale "Difesa Adriatica", ricordando che anche il mare aveva accolto le sue vittime, raccontava quanto avvenuto a Santa Marina di Albona. Nella notte del 5 ottobre 1943 gli slavi affogarono, su quelle rive, 19 italiani di cui due ci sono sconosciuti: Luigi Bianchi, Ferdinando Canistri, Carlo Antoni, Domenico Sansetta e Guido Grattoni da Albona, Giovanni Braico da Villanova di Parenzo, Enrico Rossi, Bruno Bidoli da Trieste, Alfonso De Gregori, Domenico Devescovi, Cesare Monti, omonimo di quello precedentemente citato, Cesare Paniero, Francesco Macrì, Francesco Pierucci, Pasquale Teodoro, Antonio Zustovi e Luciano Bernardis. Sempre lo stesso giornale citava gli arrestati di Cherso, tra i quali Ottone Zadro e decine di altri, fucilati, poi, in località lontane, nell'interno della Jugoslavia.

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Resi noti i risultati di un'indagine disposta lo scorso anno dal magistrato Svetislav Vujic su richiesta dei parenti delle vittime. La storia di Vinko Hlaj
Sono 130 i corpi riemersi da quattro foibe istriane.
Confermato dall'Istituto di medicina legale fiumano che si tratta di persone eliminate nel dopoguerra.

FIUME I resti di circa 130 persone sono stati ritrovati in quattro foibe della Ciceria, nell'Istria nord-orientale. Lo conferma al quotidiano polese «Glas Istre», Alan Bosnar direttore dell'Istituto di medicina legale dell' università fiumana, dov'è stata completata la parte tecnica della perizia delle ossa esumate nelle foibe di Hribce, Brsljanovica, Krog e Trstenik.  «In tutte e quattro le foibe sono stati ritrovati resti di ossa umane e il loro numero si differenzia da foiba in foiba - ha spiegato Bosnar -. Grazie all'indentificazione abbiamo appurato che in queste quattro foibe carsiche hanno perso la vita circa 130 persone. Inoltre, sempre durante la perizia, siamo giunti alla conclusione che gli infoibamenti risalgono al periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, ossia a cavallo tra gli anni '40 e '50». Bosnar ha proseguito affermando che «prendendo in considerazione gli avvenimenti di quel periodo, si può presumere che non si sia trattato di morti dovute a cause naturali. Però, non possiamo stabilire se si tratta di traumi provocati dalle conseguenze della caduta o se la morte è sopraggiunta in precedenza. L'identificazione non ha permesso per il momento di appurarlo». Alan Bosnar ha concluso sottolineando che nelle foibe della Ciciaria non sono stati ritrovati resti di ossa che potrebbero indicare la presenza di bambini. Certo che l'indagine per essere completata ha bisogno ancora di ulteriori accertamenti sui cadaveri che sono stati riesumati, sia per determinare le cause esatte della morte, sia per determinarne l'identità. E anche di finanziamenti.
L'indagine nasce dalla richiesta fatta dai parenti di alcune delle vittime. In particolare da Vinko Hlaj che vuole giustizia per la morte dei padre Ivan eliminato nella foiba di Brsljanovica. Hlaj, in un'ampia intervista rilasciata a Elio Velan sul «Glas Istre», racconta che da anni chiedeva di poter entrare in quella foiba dove sapeva che il padre, un commerciante di vini mai stato fascista, secondo il figlio, era stato gettato. Ottenuti i permessi era penetrato nella cavità insieme agli speleologi di Delnice, trovando un paio di scarpe che, secondo lui, appartenevano al padre. 
L'esempio di Hlaj è stato seguito da altri che si sono rivolti al giudice Svetislav Vujic che ha disposto, lo scorso anno, le esumazioni nelle quattro foibe con i risultati illustrati dai medici legali fiumani.
b.s.

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"La magistratura croata indaga sulle foibe" (articolo tratto da "Il Piccolo" del 20/03/'04). 

Speleologi in azione in Ciceria: resti umani trovati a Hribce sono stati mandati all'Istituto di medicina legale. Alla base della decisione la denuncia di un cittadino croato che vuol conoscere la fine del padre, che è stata tenuta in un cassetto per cinque anni.

POLA Terstenico (Trstenik), nel cuore dell’aspra e inospitale Ciceria, in Istria: auto della polizia, agenti della Criminalpol e delle forze speciali, uomini con il caschetto munito di torcia. Una quarantina di persone, tra cui si notano diversi civili, tutti affacendati intorno all’entrata di una grotta. Una grotta? No, una foiba in cui dovrebbero giacere da una sessantina d’anni ossa umane, testimonianza di lontane tragedie di cui sarebbero stati vittime gli italiani. L’iniziativa di calare nella voragine carsica gli speleologi per esplorare drammatiche pagine di storia è stata presa dalla Procura di Stato istriana, che avrebbe agito su denuncia di un cittadino croato. Il condizionale è d’ obbligo perché il magistrato non ha rilasciato dichiarazioni in merito.Il denunciante, secondo informazioni ufficiose, si sarebbe rivolto alla giustizia per avere notizie del padre scomparso subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. A Terstenico è giunto il giudice istruttore del tribunale regionale di Pola, Svetislav Vujic: «Gli speleologi entreranno in azione non solo nell’anfratto di Terstenico – ha detto ai giornalisti – ma saranno esplorati anche altri siti nella Ciceria. Resti umani, se ci sono, saranno riesumati e la perizia sarà affidata all’Istituto di medicina legale di Fiume». «Dobbiamo far luce – ha proseguito – su epoca e cause della morte, scoprendo se vi siano eventuali responsabilità nei decessi. Nei giorni scorsi gli speleologi sono scesi nella cavità denominata Hribce, a monte di Pinguente. Lì sono state riportate in superficie ossa che potrebbero essere di natura umana, ma saranno le perizie a stabilirlo. Nella voragine di Terstenico il lavoro è reso complicato dalla presenza di ordigni esplosivi che vanno fatti brillare». Un giornalista ha chiesto perché la magistratura si è mossa proprio adesso. Ma il magistrato ha detto di non voler rispondere a una simile domanda». Gli abitanti del posto, secondo il quotidiano Glas Istre, non sono rimasti però sorpresi dalle indagini in quanto tra i più vecchi resta il ricordo di quella foiba che avrebbe inghiottito persone tra il 1943 e il 1947. Un anfratto la cui entrata non è mai stata custodita, né in qualche modo contrassegnata. Secondo il giornale istriano, l’operazione è scattata subito dopo che il premier croato Ivo Sanader ha reso omaggio alle vittime dell’ex lager di Jasenovac, in cui gli ustascia liquidarono decine di migliaia di serbi, ebrei, rom, comunisti, partigiani e di oppositori del regime di Ante Pavelic. La richiesta di scendere nelle viscere della Ciceria sarebbe rimasta per ben cinque anni in un cassetto della procura istriana e tirata fuori nei giorni scorsi.

Andrea Marsanich

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