BANCHIERI
1) di omicidio volontario per avere comandato un plotone di esecuzione in Meduno nei primi di dicembre 1944, cagionato volontariamente la morte per fucilazione del capo partigiano "Danilo" (art. 575, 110 c. p.);
2) del delitto di cui all'art. 519 del C.P. in relazione all'art. 542 n. 1 e 3 C.P. per aver con minaccia dovuta a precedenti sevizie e violenze costretto Del Mistro Elena a congiunzione carnale, in Meduno ai primi di dicembre 1944.
BENEDETTI:
di omicidio volontario per avere nei primi di dicembre 1944 in Meduno, concorso con altri, partecipando ad un plotone di esecuzione, volontariamente cagionato la morte del capo partigiano "Danilo" (art. 575, 110 c. p.).
In esito all'odierno orale pubblico dibattimento
Sentito il P.M. nelle sue orali conclusioni, la difesa e gli imputati
Sentita la Parte Civile Panarotto don Luigi col patrocinio degli avvocati Uberti Breganze e Romolo Todescato;
ritenuto in fatto e in diritto
Dopo la liberazione, quando furono iniziati i procedimenti per i crimini fascisti in collaborazione coi tedeschi invasori, molte denunce furono sporte avanti le varie Corte d'Assise straordinarie dell'Alta Italia contro elementi della Marina di guerra repubblicana, e precisamente della X Mas. Queste denunce riguardavano in particolare l'ufficio I (ufficio investigativo) della X Mas cui si attribuiva una complessa, molteplice, rilevantissima attività svolta dall'8 settembre 1943 al giorno della liberazione, diretta ad affiancare i tedeschi nei loro disegni militari, mediante rastrellamenti di partigiani, persecuzioni, arresti, procedimenti inquisitori, in seguito ai quali molti degli appartenenti alle forze della resistenza venivano o mandati ai lavori obbligatori di indole militare, o internati in Germania, o deferiti a speciali giudici; l'attività suddetta poi si manifestava particolarmente verso gli arrestati con l'uso di mezzi coercitivi, che si risolvevano quasi sistematicamente in sevizie di particolare efferatezza e si accompagnava a fatti più gravi di uccisioni e addirittura di stragi per rappresaglia con incendi, saccheggi, rapine e ruberie di ogni genere. E così le Autorità Giudiziarie di La Spezia, Parma, Apuania, Aosta, Pordenone, Treviso, Gorizia, Vicenza dovettero istruire su una enorme quantità di denunce, riguardanti il comandante dell'ufficio I tenente Umberto Bertozzi, a molti suoi dipendenti nello svolgimento della accennata attività criminosa, svoltasi nelle zone ove, a seconda del momento e delle vicende belliche, si spostavano i reparti della X Mas: La Spezia, Apuania, l'appennino parmense, le zone di Ivrea e di Cuorgnè nel Piemonte, quelle di Spilimbergo, Maniago, Conegliano nel Veneto, Gorizia nella Venezia Giulia e finalmente la zona di Thiene in provincia di Vicenza, ove agli ultimi dell'aprile 1945 cessò l'azione militare delittuosa della X Mas. Le procedure diedero origine a conflitti di competenza per ragione di territorio, risolto dalla Corte Suprema con l'attribuzione della competenza a questa Corte, nella cui giurisdizione l'attività criminosa dell'ufficio I si concluse. All'ufficio del P.M. presso questa sezione speciale della Corte d'Assise gli atti pervennero così assai tardi, cosicché il Pubblico Ministero - anche perché era imminente la scadenza del termine prorogato del funzionamento delle Sezioni Speciali - dovette limitarsi a richiedere la citazione a giudizio del predetto Bertozzi e dei propri dipendenti Banchieri Franco e Benedetti Ranunzio, non essendo completata l'istruttoria contro gli altri numerosissimi denunciati (di cui taluno non ancora bene identificato) e riguardo ai quali il P.M. si ripromise di agire in seguito. E così il Bertozzi, il Banchieri e il Benedetti, tutti detenuti, furono portati al giudizio di questa Corte per rispondere di collaborazione di indole militare (art. 51 c. p. m. g.) e inoltre il Bertozzi di quasi un centinaio di uccisioni di partigiani o patrioti, e gli altri due dell'uccisione di un capo partigiano in Meduno di Spilimbergo e, infine, il Banchieri di violenza carnale in persona di tale Elena Del Mistro. Il dibattimento, iniziatosi il 27 maggio 1947 - dopo che fu rigettata la richiesta dei difensori per nullità della citazione e il rinvio del processo - si svolse nei giorni 27, 28, 29, 30, 31 maggio. 3 e 4 giugno 1947 con l'interrogatorio degli imputati e l'esame di numerosissimi testi d'accusa e di difesa. I pervenuti, dopo di aver assistito all'esame dei primi testi, si assentarono e tornarono a presenziare al dibattimento all'udienza del 3 corr., in cui furono assunti vari testi a difesa, e del 4, in cui ebbe inizio e termine la discussione della causa, dopo che era stata respinta altra istanza della Difesa per rinvio del dibattimento allo scopo di sentire vari testi a discarico che si erano presentati.