L'insegnante Sartori Lino, di Pozzoleone (verb. dibat. f. 204) partigiano, fu arrestato dal Banchieri il 2.3.45 e condotto in carcere a Thiene, ove fu interrogato dal Bertozzi, che dirigeva le torture, eseguite dal Banchieri, e talvolta anche dal Bertozzi medesimo. ordinò il Bertozzi che lo bastonassero per 3/4 d'ora: invece il trattamento seguì per un'ora e mezza. Il Banchieri a un certo punto si arrabbiò, perché gli si era rotto il frustino, e allora continuò ad adoperarlo dalla parte del manico. Durante la sua carcerazione, la sua casa fu saccheggiata dalla X Mas. Il teste ricorda di una ausiliaria della Xª. Voleva che egli si leccasse il sangue che sgorgava dalle sue ferite, e al suo rifiuto, gli diede due ceffoni. Farina Ermenegildo, capo partigiano, colpita da una grossa taglia (verb. dibat. f. 221) fu arrestato la notte del 10 marzo 1945 dalla G.N.R. di Thiene e consegnato al Bertozzi. Fu sottoposto dal Bertozzi a interrogatorio, e poiché si rifiutava di dare le proprie generalità, fu, per ordine del Bertozzi fatto bastonare dal Banchieri e sottoposto a scosse elettriche - e ne ebbe le mani rattrappite, e anche la frattura di una costola. Il Bertozzi gli disse di aver seviziato anche il Sartori. Il Bertozzi dirigeva gli interrogatori: dava gli ordini (di alternazione della corrente) e il Banchieri eseguiva. In ordine alla lunga esposizione dei fatti e ale relative considerazioni di diritto - e salvo l'esame di eventuali attenuanti, è stabilita la responsabilità del Bertozzi e del Banchieri, per la massima parte degli addebiti, e cioè per entrambi la responsabilità per collaborazione militare col tedesco invasore punita a sensi art. 51 c.p.m.g., esclusa quella di omicidio per il Banchieri, ed esclusa pure, per il Bertozzi, l'addebito di omicidio dei due partigiani di Castellamonte di Cuorgnè. Siccome le numerosissime sevizie comprovate a carico, oltre che del Bertozzi, anche del Banchieri, risultano particolarmente efferate, così neanche il Banchieri, per quanto non risulti omicida, può fruire del D.P. 22.6.46 n. 4 di amnistia. In linea di fatto, sono state descritte a lungo e specificate tali sevizie, delle quali devono rispondere i due rei nel quadro generale del delitto di cui l'art. 5 del 27.7.44 n. 159 e 51 c.p.m.g., il Bertozzi quale ordinatore, e varie volte esecutore materiale, per tutto il periodo della lotta antipartigiana, e il Banchieri per il periodo dalla fine di agosto 1944 al giorno della liberazione, quale esecutore alle dipendenze del Bertozzi, e spesso, come ordinatore, in occasione degli interrogatori da lui personalmente diretti. La Corte, richiamandosi anche alla ormai copiosa giurisprudenza delle Corti di merito e dal Supremo Collegio, si è convinta che quasi tutti i fatti di sevizie di particolare efferatezza, cioè quelle sevizie che, per la particolare crudeltà e perfidia, materialmente e moralmente, emergono sopra i comuni maltrattamenti occorsi in occasione degli interrogatori dei partigiani, o ritenuti tali, catturati. E così basti ricordare che in molti e molti casi si sottoponevano i pazienti a trattamenti con la corrente elettrica: si introducevano spilli sotto le unghie delle dita delle mani e dei piedi, si penetravano con verghette d'acciaio le piante dei piedi, si punzecchiavano al petto e alla schiena gli interrogati, in modo da tatuare la lettera X: si colpivano (sistema più frequente) con bastonate e nerbate - fino a 200 - con uso di verghe e nervo di bue, o scudisci o cinghie. L'efferatezza in molti casi consisteva nel moltiplicarsi e nel prolungarsi delle sofferenze, con gli interrogatori alternati a sevizie per molte ore di seguito. Spesso si stringeva con un cappio al collo il paziente, fin quasi a soffocarlo, e quando questi era svenuto, lo si faceva rinvenire con secchi d'acqua gelata (il Banchieri aveva inventato un tipo speciale di nodo scorsoio) e il paziente era poi mandato a godere il fresco di dicembre sull'alto della torre del castello di Conegliano, senza alcun riparo. Ragazzi, poco più che bambini, venivano torturati ed esposti a mille disagi. Si ricorse anche a qualche novità, forse per porgere qualche svago agli esecutori: una coppia di inquisiti, che dovevano battersi l'un l'altro, come i lottatori del circo, aizzati dagli aguzzini, e percossi da costoro, sol che diminuisse l'ardore della lotta. Più volte i cani poliziotti furono aizzati e azzannarono i pazienti, e taluno giunse persino a una sessantina di morsi. Qualcuno, battuto sulla schiena a dorso nudo, con la pelle ridotta tutta a una piaga, fu costretto a rivestirsi e a dover soffrire le torture dei panni che si attaccavano alle piaghe. A vari patrioti, persino a un sacerdote, furono legati i testicoli, e dati strappi e strattoni dolorosissimi. Ad altro veniva legata attorno alla fronte una cordicella, la quale veniva gradatamente stretta col mezzo di un pezzo di legno, girato a guisa di vite. Va notato che molte tra siffatte sevizie lasciarono tracce che furono accertate a mezzo di perito, e che, persino, per i fatti di Maniago e Conegliano, la cosa destò tanto scalpore e indignazione, che dovettero occuparsene persino le autorità repubblicane, e fu preso fin d'allora qualche provvedimento. In un certo senso vanno considerati alla stessa stregua delle gravi sevizie materiali, anche quelle morali, come, si dice, lo sputare ripetutamente in faccia a un invalido di guerra, l'inscenare la macabra commedia della,e finta fucilazione, per spaventare gli arrestati e i loro congiunti, l'offendere deliberatamente il pudore delle donne arrestate denudandole, e percuotendole in presenza di molte persone, o , col pretesto di una visita medica del genere di quelle che si passano alle prostitute, costringendo le donne a esibire le parti genitali, o , infine, offendendo il carattere sacro della persona, strappando al prete le vesti sacerdotali e percuotendoli e insultandoli con le più sconce bestemmie.

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