Né appare fondato il diniego del Bertozzi di qualsiasi responsabilità nell'uccisione del Poggi, voltaché egli si limita ad affermare che, proprio davanti a lui (....................) sergente Panu - che è morto da tempo - lo uccise sotto i suoi occhi. Sembra strano che il Bertozzi, noto per l'inflessibilità nel dare gli ordini, e che sostiene di aver sempre impedito atti di violenza dei dipendenti, si sia lasciato precedere la mano dal sergente. Va tenuto presente che a norma della deposizione del partigiano Stocchi Bruno (verb. dibatt. f. 273), il quale, la mattina dopo, si era recato nella casa che era un ricovero di partigiani, trovò il Poggi ucciso e la porta della casa crivellata di colpi, e trovò pure che era stato ucciso tale Ansilli a opera delle bombe. E' evidente, pertanto, che l'uccisione del Poggi e dell'Ansilli avvenne proprio in conseguenza dell'operazione di rastrellamento e di polizia direttamente svolte dal Bertozzi. Nella zona del comune di Fivizzano e dintorni risultano commessi tre omicidi tra la fine del giugno e i primi di luglio 1944. Nei suoi interrogatori, respingendo tali accuse, il Bertozzi negò vi fossero stati rastrellamenti in quelle località, mostrando quasi di non conoscere affatto la zona. Ma anche qui egli è smentito dalle deposizioni dei testi. Effettivamente il giovane partigiano Battolini Enrico cadde in uno scontro con elementi della X Mas. Il padre dell'ucciso, Battolini GB (verb. dibatt. f. 241) seppe dai compagni dell'ucciso e dai paesani che i militi della X Mas erano comandati dal tenete Bertozzi. Il cadavere del giovane fu poi esposto a pubblico ludibrio nella piazza di Fivizzano come un malfattore. E' stabilito che nella zona operò solo la X Mas. Nello stesso giorno (il 29/6/1944) fu ucciso l'altro partigiano Cozzani Pierino di Domenico. Il padre (verb. dibatt. f. 227) ne fu informato circa un mese dopo: poté fotografare il cadavere, ed esibì all'udienza copia della fotografia, dalla quale appaiono spaventose ferita al capo. Il genitore, al pari del padre del Battolini, poté assicurarsi che, per ordine del Bertozzi il cadavere era rimasto per parecchie ore sulla piazza esposto a ludibrio. nella zona operò soltanto la X Mas. E' pertanto stabilito che i partigiani Battolini e Cozzani furono uccisi volontariamente, in conseguenza del rastrellamento ordinato e diretto dal Bertozzi, il quale, perciò deve rispondere di omicidio, perché ha voluto, con la azione volontaria diretta a sopprimere gli elementi della resistenza nazionale, la morte dei due partigiani, senza poter accampare nessuna scriminante o attenuante, perché illegittimamente egli si opponeva alle forze armate del governo legittimo italiano. Un terzo partigiano, Portonato Michele di Fedele (verb. dibatt. f. 225) fu catturato in quel rastrellamento operato dalla X Mas il 1 luglio 1944, e tradotto a Licciana nardi, ove, per ordine del Bertozzi, doveva essere fucilato sulla piazza del paese, ma, per l'opposizione del podestà del luogo, fu dal Bertozzi fatto condurre in località Cuccarello e quivi fucilato, dopo di esser stato seviziato. Il cadavere non fu sepolto, ma soltanto coperto di terra, e non si poté rimuovere per ordine preciso del Bertozzi. Tutti i testi sono concordi nell'escludere che possa esservi equivoco sul nome, perché tutti hanno ben conosciuto l'ex federale di La Spezia, Bertozzi Augusto, e confermano che questi non c'entra, e che le truppe della Xª operavano da sole, e agli ordini del ten. Bertozzi. Quest'ultimo perciò deve rispondere, per i motivi già esposti, anche di quest'ultimo omicidio. E a proposito di quanto afferma il Bertozzi che i fatti possono essere avvenuti a sua insaputa o contro la sua volontà, il Bertozzi stesso viene smentito in pieno dalla circostanza di aver ordinato l'esposizione dei cadaveri, a scopo di terrorizzare la popolazione, ciò che non avrebbe fatto, ove le uccisioni fossero avvenute contro la sua volontà. Seguono i rastrellamenti nei comuni di Licciana e Gragnola dalla fine di giugno al 9 luglio 1944. La presenza in questa zona del Bertozzi è confermata da tutti i testi, e le negative di costui non possono avere importanza, anche perché egli stesso ha ammesso di aver presidiato per vario tempo la zona di Fivizzano allo scopo di combattere i partigiani, di essersi fermato a Bastia per una quindicina di giorni e anche in Licciana, sia pure in quest'ultima località una sola volta dopo il rastrellamento dei tedeschi. Il 29 giugno 1944 arrivarono in Licciana i primi reparti tedeschi, seguiti da elementi della X Mas comandati dal Bertozzi. Questi ultimi il 1 luglio 1944 vennero a casa di Donati Anselmo. Questi riuscì a fuggire, e allora (come narra la Tommasini Irma, moglie di Anselmo e madre di Mario, (verb. dibatt. f. 238) fu preso il figlio Mario, il quale fu ucciso il giorno seguente a Filetto. Il marito, datosi alla macchia, fu catturato il 3 luglio e ucciso a Panicale il giorno dopo. Entrambi, afferma la teste, furono torturati e seviziati prima della fucilazione. La teste si recò a chieder grazia al Bertozzi, ma questi rispose che avrebbe ucciso tutti. La donna si era dapprima rivolta al podestà Pino, il quale le aveva detto: "Attendiamo il tenente Bertozzi e speriamo che lui intervenga." L'insegnante Beatini Pietro (verb. dibatt. f. 234) a quell'epoca impiegato del comune di Licciana, ha dato importanti notizie sull'uccisione dei Donati padre e figlio e degli operai boscaioli Carreri Angelo, Boegi Oreste, Guizotti Giuseppe e Portonato Fedele (del quale ultimo omicidio si è parlato più sopra). Narra il Beatini che il 29/6/1944 giunsero i tedeschi, e il dì successivo il Bertozzi, il quale rastrellò vari cittadini e fece fucilare fuori del paese gli operai soprannominati. Il Bertozzi aveva tanta autorità da imporsi ai tedeschi, e da dissuadere costoro dal proposito di svaligiare una agenzia bancaria. Il teste si dichiara a governo di tutto, come impiegato del Municipio, e protetto dal podestà Pino, il quale era amico del Bertozzi. Successivamente Bertozzi fece fucilare altre 7 persone (il dr. Giannotti del tubercolosario, Fiori Edoardo, Ferri Virgilio, Martellini Pietro e i due Donati. L'uccisione del Donati padre avvenne perché costui, scappato al momento dell'irruzione della Mas nella sua casa, e saputo del prelevamento del figlio, si era messo poi alla ricerca di questo, fu ucciso per via da quelli della Mas. Il Bertozzi ordinò personalmente che fossero uccisi i primi quattro catturati, Carreri, Boegi, Guizotti e Portonato, legnaioli che tornavano il sabato da Bastia, dove avevano lavorato la settimana e furono arrestati a Tavernelle. Un vecchio, recatosi a ritirare i cadaveri, seppe da un marinaio che essi erano stati fucilati per ordine espresso del ten. Bertozzi, suo superiore. I tedeschi non c'entrano negli omicidi. Il Portonato doveva essere fucilato per ordine del Bertozzi in piazza, ma il podestà Pino lo dissuase, e allora fu ucciso sul posto ove era stato arrestato. La X Mas, agli ordini del Bertozzi, razziò nel territorio del comune bestiame, radio e altro. Le dichiarazioni del Beatini trovano conferma nelle dichiarazioni rese in istruttoria da Carpanelli Raffaele, Marianelli Gino e Cresci Edoardo (lettura vol. A f. 41).