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Dietro questa nuova sfida televisiva c'era un giovane produttore bavarese di nome Helmut Ringelmann. Con la Intertel, la compagnia cinematografica dove rivestiva la carica di produttore esecutivo, egli aveva scelto di mettere in scena due diversi modi di raccontare il crimine. Il primo, con «Das Kriminalmuseum», puntava su storie d’impostazione abbastanza tradizionale, pur senza un investigatore fisso come figura ricorrente, che prendevano spunto da un reperto conservato in una delle stanze di un museo del crimine. Nella seconda, «Die fünfte Kolonne», l’argomento si spostava, invece, sullo spionaggio internazionale, portando per la prima volta sul piccolo schermo degli intrighi da guerra fredda e il conflitto tra le due Germanie da poco separate dal muro di Berlino. Anche questa volta, come era successo con «Stahlnetz», la premessa era quella di raccontare comunque il delitto in chiave documentaristica basandosi su storie elaborate partendo da fatti reali. Per entrambi i telefilm la drammaturgia fu affidata a sceneggiatori di rilievo. Alle storie di «Das Kriminalmuseum» e «Die fünfte Kolonne» lavorò un pool di autori (tra cui Maria Matray, Answald Krüger, Stefan Gommermann, Hans Maeter, il duo Rolf e Alexandra Becker e il geniale Bruno Hampel) che scrivevano contemporaneamente seguendo le due diverse linee narrative. Per tutte e due le produzioni la regia fu affidata per lo più ad Helmuth Ashley, Wolfgang Becker, Jürgen Goslar e Theodor Grädler. Le puntate di «Das Kriminalmuseum» avevano una durata compresa tra i 60 e i 75 minuti, rigorosamente in bianco e nero e sono considerate il primo poliziesco targato ZDF. Furono trasmesse dapprima il giovedì alle 21, dal 1965 passarono al martedì sera e dal 1966 conquistarono la collocazione del venerdì alle 20 in quello spazio che è divenuto appuntamento fisso del poliziesco ZDF ancor oggi presente nei palinsesti dell'emittente tedesca. |
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Günther Schramm e Barbara Schmidt in «Die fünfte Kolonne». (Foto ZDF) | |||||||||||
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L'ultima puntata della serie costituisce un caso anomalo. Scritta e lavorata con il titolo "Die Wäscheleine", lo stendibiancheria, fu in realtà trasmessa come un film a sé stante, senza la consueta sigla di apertura. Anche il titolo fu cambiato in "Wer klingelt schon zur Fernsehzeit", chi suona mentre guardiamo la tv? La leggenda racconta anche di una quarantaduesima puntata dal titolo "Die Tauben", i piccioni. In realtà l'unica produzione televisiva che porta questo titolo è scritta da Gerd Oelschlegel (già autore di altre puntate di questa serie) ma è prodotta da Bavaria ed è stato trasmesso come un film indipendente.
Una teca del museo del crimine.
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