Cani e gatti possono soffrire di epilessia? Quali sono i sintomi caratteristici?
A quale età si hanno le prime manifestazioni? |
MENTI
SCOSSE | L'epilessia,
che sarebbe più corretto chiamare epilessia idiopatica oppure essenziale,
è un'affezione caratterizzata da episodi ricorrenti nel corso dei quali
si verifica una temporanea alterazione di una o più funzioni cerebrali.
Si sa che è una malattia che colpisce l'uomo, ma non tutti sanno che possono
esserne colpiti anche cani e gatti. Tali episodi, che prendono nome di crisi
epilettiche, sono scatenati da transitorie anomalie dell'attività elettrica
del cervello, che (in condizioni normali) è in grado di regolare, grazie
al corretto funzionamento delle cellule nervose, tutte le funzioni neurologiche.
Nel corso di una crisi epilettica, si verifica una scarica elettrica "caotica",
che le cellule del cervello non riescono a tenere sotto controllo, sfociando quindi
in una crisi. | ALCUNE
RAZZE SONO PIU' COLPITE | Tra
i cani, ci sono alcune razze che, per motivi genetici, soffrono maggiormente di
epilessia. Tra queste, vi sono: Il Barboncino, il Bassotto, il Beagle, il
Boxer, il Cocker Spaniel Inglese, il Fox Terrier, il Labrador Retriever, il Golden
Retriever, Il San Bernardo, il Setter Irlandese ed il Siberian Husky. I cani
maschi sono statisticamente più colpiti delle femmine, mentre l'età
in cui compaiono le prime crisi epilettiche varia, in genere, tra i sei mesi ed
i tre anni di vita. |
CI SONO DUE DIVERSE MANIFESTAZIONI DELL'EPILESSIA |
La
crisi epilettica può essere scatenata da uno stimolo più o meno
intenso, che agisce sul cervello, inducendo la comparsa dell'onda elettrica anomala.
Esistono due manifestazioni epilettiche. GLI
ATTACCHI DI GRANDE MALE Si ha una vera e propria crisi convulsiva, durante
la quale l'animale perde conoscenza, cade a terra su un fianco ed è scosso
da tremiti violenti ed incontrollati. Le zampe si flettono e si estendono a scatti,
ritmicamente, dalla bocca può fuoriuscire abbondante saliva schiumosa,
urine e feci vengono espulse in maniera involontaria ed il respiro diventa affannoso.
Al termine della crisi, la cui durata varia da pochi secondi a qualche minuto,
l'animale si riprende e, dopo un'iniziale fase di una certa confusione mentale,
torna normale. Spesso queste crisi sono precedute da una fase più o
meno lunga (da qualche minuto ad alcune ore) chiamata "aura", nella
quale l'animale si comporta in modo diverso (può diventare, per esempio,
molto ansiono e cercare con insistenza il contatto fisico con il proprietario).
Non esistono regole sulla durata delle crisi epilettiche convulsive e dell'intervallo
temporale tra una e l'altra: la variabilità individuale è estremamente
spiccata. GLI
ATTACCHI DI PICCOLO MALE L'animale va incontro a temporanei periodi di
blackout neurologico: non si ha dunque perdita di conoscenza, ma segni clinici
non sempre facili da riconoscere come episodi di natura epilettica. Alcuni
cani e gatti fissano il vuoto per pochi secondi, altri aprono e chiudono la bocca
a scatti oppure scuotono la testa con movimenti ritmici, altri ancora danno la
caccia ad insetti inesistenti e così via. Queste assenze mentali non
sfociano mai in una vera crisi epiletica e si ha quasi l'impressione che l'animale
stia quasi sognando a occhi aperti. |
LA
"SINDROME DI JEKYLL & HIDE" | I
veterinari americani hanno descritto nel cane e nel gatto un caso particolare
di epilessia, chiamato epilessia psicomotoria o sindrome di Jekyll &
Hide. L'animale colpito non presenta crisi consulsive o assenze, ma attacchi
aggressivi immotivati e incontrollati, scatenati come di consueto da alterazioni
elettriche cerebrali e diretti nei riguardi di un familiare che si trova nelle
vicinanze al momento della comparsa del problema. I proprietari raccontano
che l'amico a quattro zampe li aggredisce con uno sguardo cattivo, quasi spiritato,
e che al termine dell'episodio si accascia in un angolo senza forze, con l'espressione
vacua. Si tratta, in ogni caso, di situazioni molto pericolose per l'uomo,
in quanto in simili frangenti l'animale non è assolutamente cosciente.
L'ipotesi che tali eventualità siano da mettere in relazione ad uno stato
epilettico deriva anche dal controllo della sintomatologia dopo l'instaurazione
dei trattamenti farmacologici anti-epilettici tradizionali. |
GLI
ESAMI PER DIAGNOSTICARE IL MALE | Di
fronte ad una crisi convulsiva è più che normale preoccuparsi giustificando
l'immediato ricorso al veterinario. Il problema principale, è cercare
di capire se alla base dell'episodio vi sia una forma di epilessia o un'affezione
di altra natura. Sono numerose, infatti, le cause che possono scatenare nel
cane e nel gatto una crisi convulsiva del tutto equiparabile ad una crisi epilettica:
tra le più comuni vanno ricordate malformazioni (primo fra tutti l'idrocefalo),
traumi (incidenti di vario genere), infezioni (cimurro, leucemia felina), parassitosi
(toxoplasmosi), avvelenamenti, alterazioni cardio-circolatorie, affezioni su base
metabolica, tumori cerebrali e così via. La diagnosi di epilessia idiopatica
viene formulata per esclusione, dopo avere cioè verificato che non siano
presenti altri problemi. L'animale, pertanto, dovrà essere sottoposto
ad una serie completa di esami (sangue, urine, feci, radiografie, ecografie, tomografia
assiale computerizzata, risonanza magnetica nucleare), allo scopo di escludere
componenti che esulano dall'epilessia essenziale. |
COME
SI TIENE SOTTO CONTROLLO | Non
esiste una vera e propria cura per l'epilessia idiopatica: l'animale che ne è
affetto, pertanto, non potrà mai guarire completamente. Il problema,
tuttavia, può essere tenuto sotto controllo per tutta la vita dell'animale
mediante la somministrazione di particolari farmaci anti-convulsivi, grazie ai
quali cani e gatti possono essere nella maggior parte dei casi in grado di condurre
un'esistenza praticamente normale, quasi del tutto equiparabile a quella dei loro
simili. Il trattamento dell'epilessia può essere messo in atto con
medicinali di diverso genere: la scelta circa il principio attivo più adatto
tocca al medico veterinario in funzione della singola situazione clinica.
In ogni caso, siccome si tratta di farmaci piuttosto aggressivi che possono a
lungo termine determinare qualche problema all'organismo animale, si cerca di
mettere in terapia solamente i soggetti che manifestano crisi convulsive con intervalli
inferiori ai tre mesi. Sulla base di quanto appena ffermato, poi, può
essere utile, di tanto in tanto, sottoporre gli animali in cura ad un check up
ematologico per verificare le condizioni generali. |
Questa
pagina è stata liberamente tratta da "Amici di Casa" - anno 6- n° 8/9 -
Agosto/Settembre 2005 |
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