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Gentile dott. Mario Sciacca,

ci dispiace che lei non abbia potuto sfruttare tutte le possibilità date agli insegnanti specializzati ma non abilitati per acquisire l'abilitazione, ma dall'elenco che lei stesso ha ripercorso, non si può negare che esse, comunque, ci siano state.

Sarò breve in questa mia risposta, anche perchè l'intento dell'articolo era quello di sottolineare come la richiesta di un nuovo corso abilitante non possa risolvere il problema del precariato italiano, e che il giro delle supplenze non è orientato dalla presenza nelle graduatorie degli specializzati ssis, ma dalle scelte dell'attuale Governo, che ha imposto un piano a lungo termine di razionalizzazione delle risorse umane della scuola, penalizzando tutti, dalle scuole dell'infanzia alla scuola secondaria, dalle materie curricolari alle attività di sostegno.

È vero che le Università stanno organizzando ogni anno corsi per conseguire la specializzazione per le attività di sostegno ad alunni diversamente abili, ma questo non può essere imputato a colpa di chi questi corsi li frequenta per accrescere le proprie competenze.

Le Università dovrebbero istituire questi corsi secondo un numero programmato, d'intesa con il Ministero dell'Istruzione; la deroga a tale impegno sfiora un discorso che va al di là di quella che può essere la nostra guerra fra poveri.

Ancora una volta non voglio soffermarmi sulla preparazione professionale nè di chi si è specializzato sul sostegno ma non ha competenze specifiche dal punto di vista disciplinare, nè di chi ha frequentato un corso per l'abilitazione disciplinare e uno per il sostegno, perchè la preparazione personale e professionale non è assolutamente quantificabile.

Il nostro rammarico è rivolto alla campagna denigratoria condotta contro gli specializzati ssis, che "si prendono il posto di lavoro degli altri", quando invece i problemi sono ben altri. È su questi che piuttosto dovremmo instaurare un dialogo

 

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