Riforma e formazione: il destino delle SSIS
(di
Natya Migliori)
In
un’intervista del 1/4/03 il Sottosegretario di Stato all’Istruzione,
Valentina Aprea, dichiarava (http://195.223.129.131/didattika/scuolideanotizie_5/1d52c1234.htm):
dobbiamo lavorare per garantire
una presenza di qualità e non soltanto di quantità, perché l'equazione "più docenti = più qualità" non
funziona e non ha funzionato in questi anni, se valutiamo
il tipo di conoscenza dei nostri studenti che, come ci dicono
le rilevazioni internazionali, è tra i peggiori.
Io vorrei […]che il dibattito
pubblico cominciasse ad occuparsi della qualità dell'insegnamento, e quindi degli insegnanti e dell'efficacia
educativa dell'insegnamento, e non più o non soltanto
di quanti insegnanti vengono occupati e degli organici che
saranno rivisti.
Uno
degli obiettivi precipui della Riforma Moratti è, in effetti,
“riformare” la classe docente.
Obiettivo
nuovo?
No,
se si considera che già nel 1974 il Decreto delegato
517 affermava la necessità di una specializzazione
per gli insegnanti a partire dalla scuola primaria.
Poi
fu Berlinguer. E furono le Ssis e i primi corsi
di Scienza della formazione primaria.
Le
nuove direttive governative non fanno altro allora che portare
a compimento una necessità vecchia di trent’anni.
Una
necessità nata, forse, con la scuola stessa.
Ecco
cosa prevede la Riforma relativamente alla formazione
dei docenti (art.5):
a)
la formazione iniziale è di pari dignità per tutti i docenti e si
svolge nelle università presso i corsi di laurea specialistica,
il cui accesso è programmato […]sulla base
della previsione dei posti effettivamente disponibili, per
ogni ambito regionale, nelle istituzioni scolastiche;
b)
l’accesso ai corsi di laurea specialistica per la formazione degli
insegnanti è subordinato al possesso dei requisiti minimi
curricolari, individuati per ciascuna classe di abilitazione
e all’adeguatezza della personale preparazione dei candidati,
verificata dagli atenei;
c)
l’esame finale per il conseguimento della laurea specialistica
ha valore abilitante;
d)
l’esame di laurea sostenuto a conclusione dei corsi in scienze
della formazione […], comprensivo della valutazione
delle attività di tirocinio previste dal relativo percorso
formativo, ha valore di esame di Stato e abilita all’insegnamento;
e)
all’articolo 3, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, le
parole: «I concorsi hanno funzione abilitante»
sono soppresse.
Le
Ssis sono state volute,
sono state istituite in nome di quell’esigenza vecchia quanto
la scuola.
Eppure
l’art.5 non fa menzione delle Ssis.
Quell’esigenza
vecchia quanto la scuola spinge l’Università a creare degli
insegnanti specializzati.
Eppure
l’Università disconosce ciò che ha creato.
Le
lauree specialistiche ci metteranno al passo con l’Europa.
È vero.
Ma
che fine faranno gli abilitati alle Ssis?
E
che fine faranno coloro che non riusciranno a rientrare nel
numero “programmato”?
La
Riforma dovrà presto fare i conti con un limbo di insegnanti-non
insegnanti.
Con
quanti, pur possedendo una laurea che non gli consente di
fare altro, non potranno mai insegnare perché non in possesso
di abilitazione.
L’Italia
ha bisogno di docenti qualificati.
Ma
gli insegnanti specializzati d’Italia finiscono in
fondo alle graduatorie.
E
rischiano di rimanervi
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