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Formazione e reclutamento dei docenti
(abstract di Paolo Damanti)

In data 5 marzo 2003, sul numero 14 de "La tecnica della scuola" è apparso un articolo, a firma Calogero Virzì, nel quale si affronta in modo obiettivo e analitico il problema della formazione e del reclutamento degli insegnanti.

Il momento che stiamo vivendo, alle soglie dell'apertura delle graduatorie permanenti, odora di sanatoria: a farne le spese sarebbero gli specializzati e specializzandi SSIS.

Quanto emerge dai passi dell'articolo, Formazione e reclutamento dei docenti, che riportiamo di seguito:

"Numerosi sono gli O.d.g. presentati a favore di un canale privilegiato per i precari a scapito dei sissini e precisamente nn. 1,2, 8 e 13. Significativo è quanto propone l'ordine del giorno n. 8 e cioè l'assegnazione di 24punti per chi ha conseguito l'abilitazione speciale (corso di 100-120 ore), 27 punti per chi l'ha conseguita a seguito di concorso ordinario e 30 punti per chi l'ha conseguita tramite le SSIS (corso biennale di 1000-1200 ore).
Un tale avvicinamento delle valutazioni del titolo abilitante non tiene conto di due dati oggettivi. Il primo riguarda le sentenze già emesse dal Tar del Lazio e dal Consiglio di Stato con le quali i sissini sono privati del punteggio relativo ad eventuale servizio prestato nei due anni di frequenza della scuola di specializzazione in quanto ritenuto inglobato nei trenta punti.
Il secondo riguarda la distribuzione delle cattedre secondo precisi criteri: 50% a disposizione solo dei vincitori di concorso ordinario a cattedra e l'altro 50% a disposizione di tutti (vincitori concorso a cattedra ordinario, speciale e sissini).

Probabilmente si tende ad affermare una soluzione che possa aiutare i precari ad avere una sostanziale precedenza o un'affermazione di punteggio vincente rispetto ai nuovi formati presso le Ssis, contrapponendo con ciò gli uni agli altri e rilanciando una voglia di contenzioso, come se non fosse bastato più di un anno di sentenze di Tar e di Consiglio di Stato.

Le soluzioni proposte vanno a favore di circa 12000 precari che da anni servono lo Stato con i loro incarichi a tempo, instabili e flessibili, contrapposti a circa 40.000 sissini anche loro spesso precari di lunga data, in genere coetanei dei primi e che hanno un'identica aspirazione: poter esercitare quella professione per la quale hanno accumulato una vita di studi e di selezione[....]"

L'accento, all'interno dell'articolo, viene posto sulla necessità di investire nella formazione.

Infatti:
"È sempre più dimostrata la relazione esistente tra la qualità del sistema formativo di un Paese e il suo sistema economico. Esiste un'altra relazione che può sembrare anch'essa ovvia, ma che nella pratica del nostro Paese sembra di difficilissima attuazione ed è la relazione esistente tra qualità generale del sistema scuola e qualità della formaizone dei docenti. Uno dei temi di fondo [...] è quello della qualità del corpo insegnante e del suo reclutamento. [...]

Farsi carico della qualità della formazione iniziale dei docenti come prerequisito per la qualità del servizio scolastico è stato ed è molto difficile. Una prima prova è data dal tempo intercorso fra l'approvazione della legge 341/90 di riforma dell'Università e la sua pratica attuazione con l'istituzione delle attuali Ssis. Ci sono voluti 10 anni perchè quanto il legislatore aveva deciso agli inizi degli anni Novanta trovasse concreta realizzazione.

 

 

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