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Nasce in Italia l’allevatore di alpaca

di Bruna Cardinale

 

Se qualcuno si è mai chiesto nella propria vita quale sia stato il primo bestiame domestico del mondo non credo che si andrebbe al di là dal pensare ai cavalli o alle vacche, ma la Storia ci documenta invece che in Perù, già 4.000 anni fa si allevavano gli Alpaca. Questi animali erano di fondamentale importanza soprattutto agli Inca, poiché ne ricavavano lana, pelli e carne. Purtroppo la conquista del Perù da parte degli spagnoli fu quasi letale per gli alpaca che dovettero cedere i propri pascoli ai greggi di pecore provenienti dall’Europa. Ma il popolo peruviano molto legato a questi animali tentò di farli abituare alle condizioni climatiche delle Ande, dove le pecore non sarebbero riuscite ad arrivare. La colonizzazione ha comunque comportato una diminuzione numerica degli alpaca per cui oggi ritroviamo solo due popolazioni: la Huacaja che rappresenta il 99% del totale e la Suri che occupa il restante 1% e che per questo motivo rischia l’estinzione. Attualmente nel mondo ci sono circa 5 milioni di capi, 4 milioni in Perù, 500.000 in Bolivia e il resto è distribuito tra USA, Australia ed in minima parte in Europa (circa 3.000 capi). Potrà sembrare strano, ma dall’anno scorso gli alpaca sono allevati anche in Italia, in provincia di Grosseto, proprio perché se ne sta scoprendo sempre più il valore economico.

Impariamo a classificarli

L’alpaca è un artiodattilo tilopode della famiglia dei Camelidi, oggi presente solo allo stato domestico come il lama. Presenta un pelo molto lungo con 22 gradazioni di colore diverse, dal nero al bianco, dal marrone al grigio, ed è proprio il colore nero ad essere più pregiato poiché è geneticamente un carattere recessivo e quindi difficile da trasmettere.

La riproduzione, i guadagni…

La femmina dell’alpaca risulta fecondabile dopo un anno e mezzo circa dalla nascita e nella sua vita, che arriva anche ai trent’anni, può avere fino a venti parti, uno all’anno, mentre il maschio inizia l’attività riproduttiva a tre anni. Ciò che è fondamentale per questi animali è avere dei pascoli molto ampi in cui poter vivere liberamente e nutrirsi dell’erba, anche se l’allevamento deve essere caratterizzato comunque da una stalla in cui poter fornire anche del fieno, come ai cavalli. L’alpaca da sempre ha potuto fornire un prodotto di grande qualità che è quello della lana: un individuo, in base all’età, riesce a produrre dai 3 ai 7 kg di lana all’anno e quella più pregiata può valere anche più di 400.000 £ / kg, quindi facendo qualche conto si può subito riuscire a capire perché nelle prospettive future di imprenditoria giovanile quest’ultima non viene messa da parte. La tosatura viene fatta una volta l’anno, normalmente in primavera, e in base alla qualità della lana si sceglie la lavorazione alla quale deve essere assegnata: la più fine, che è anche la più pregiata viene destinata ai capi di alta qualità, lasciandola del suo colore naturale, mentre quella più scadente è utilizzata per ottenere foderami e cinghie poiché la tenacità di questa fibra è superiore a quella della pecora.

…i costi

Avendo parlato dei guadagni sembra giusto affrontare anche l’argomento dei costi: una femmina gravida per la prima volta costa in Europa circa 12 milioni di lire. Per quanto riguarda gli stalloni, conviene crescersi in azienda qualche nato maschio di buona qualità poiché il costo di uno stallone pregiato può arrivare anche a 500.000 milioni di lire. Un’altra soluzione è quella di usufruire di un maschio portato direttamente dal rivenditore al momento dell’accoppiamento. Dal Cile o dal Perù è molto difficile riuscire ad importare gli alpaca poiché in questi paesi si è creato un legame tra l’allevatore e gli animali che va al di là di una semplice remunerazione.

Problemi irrisolti

L’attività che abbiamo presentato essendo "neo-nata" in Italia, è ancora piena di quesiti non del tutto risolti, ai quali potrà rispondere solo l’esperienza dei futuri allevatori. Tra i problemi c’è la concorrenza del Perù che presenta prezzi molto più bassi sul mercato e si spera che non lo sconvolga troppo vista la crescente domanda del prodotto. Ma qui in Italia c’è anche la scarsità di stalloni per gli accoppiamenti che contribuisce a far crescere i costi, insieme alla necessità di dover assicurare gli animali contro furti e mortalità, almeno per i primi periodi. Infine c’è il problema che i veterinari potrebbero non essere a conoscenza delle patologie che interessano gli alpaca creando così dei disagi. A questi e a tanti altri interrogativi la risposta arriverà dall’esperienza sul campo di tanti futuri allevatori, si spera.

 

 

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