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Cava d'Ispica |
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Introduzione
Cava Ispica è una stretta vallata che si estende per circa 13 Km nel territorio dei comuni di Modica, Ispica e Rosolini. Qui la tipica macchia mediterranea convive con testimonianze archeologiche che dalla più antica età del bronzo arrivano fino alla metà del secolo scorso: tombe preistoriche, complessi cimiteriali ipogei tardoromani, chiese rupestri e abitazioni in grotta su più piani. Il tavolato calcareo ibleo è fittamente inciso, da una miriade di valli e profonde gole, chiamate "cave", molte delle quali hanno le pareti a picco. La più spettacolare e interessante è sicuramente la Cava d’Ispica, sia per i paesaggi selvaggi e pittoreschi, sia per le molteplici tracce dei vari stadi evolutivi dell'uomo attraverso i secoli, dall'eneolitico fino ai tempi molto vicini a noi. Essa si prolunga da Nord-Ovest a Sud-Est, per circa 13 Km, nel territorio dei comuni di Modica, Ispica e in parte in quello di Rosolini e per il aspetto spettacolare è certamente uno dei più famosi dell'attrattiva storico-archeologica della Sicilia. Storia Plurimillenaria custode e in parte depositaria del prezioso patrimonio naturalistico e storico-archeologico di Cava Ispica, profondo e tortuoso canyon fluviale di circa 13 Km., solcante parte dei territori di Modica, Rosolini e Ispica, nella Sicilia Sud-Orientale, é da considerarsi l'alta rupe della FORZA, corruzione volgare del termine Fortilitium, ossia "piccola fortezza". Si tratta di un possente e quasi del tutto isolato sperone roccioso calcareo del Miocene inferiore (tarda Era terziaria, età media di circa venti milioni d'anni), che sorge nei pressi dello sbocco Sud-Est della Cava, di cui é parte integrante. E' proprio su questo sito che, in mezzo ad una natura dove é possibile trovare ancora in parte, la flora e la fauna presenti a Cava Ispica, affiorano, accanto o al di sopra di antichi resti preistorici e protostorici, i ruderi dell'antica fortezza tardomedievale-rinascimentale-prebarocca. Essa costituiva il nucleo dell'antico centro abitato di Spaccaforno (Ispacaefundus), oggi Ispica, adagiato inizialmente ai suoi piedi. Segni
evidenti della presenza dell'uomo alla Forza si hanno a partire dalla
prima Età del bronzo (facies castellucciana, XX-XV a. C.) così come
testimoniano alcuni reperti ceramici e litici (selci, ossidiane, pietra
lavica) trovati nei pressi dell'attuale ingresso al Parco, dove sono
stati rinvenuti anche i resti di una capanna circolare coeva. Se
pochissimi sono i reperti riferibili alle successive età del bronzo,
medio (fase Thapsos) e tardo (fase di Pantalica Nord - per quest'ultimo
periodo, allo stato attuale, sfugge peraltro un'evidenza sicana - ) non
così é per le seguenti età del bronzo finale e del ferro in cui sono
da segnalare reperti, non solo ceramici, riferibili in qualche modo a
Siculi, Greci e tardo - Siculi, scaglio-nabili tra il X ed il V sec. a.
C. (fasi di Cassibile, Pantalica Sud, Finocchito e Licodia Eubea).
Alla relativa consistenza di reperti dei periodi
tardo-romano (la presenza romana in Sicilia va dal 264 a. C., cioè
dalla prima guerra punica, al 535 d. C.) e bizantino (dal 537 all'827)
quelli riguardanti quest'ultimo periodo sono stati trovati nell'area del
Palazzo Marchionale, dove forse esisteva una struttura in elevato coeva
- si contrappone invece la scarsità di prove sulla presenza Araba
(dall'827 al 1060) e Normanna (dal 1060 al 1194), che é forse da
cogliere, tra l'altro, in alcune opere a carattere idraulico presenti
alla Forza:basti citare il cosidetto Centoscale.
Il ritrovamento di monete bronzee dell'età sveva (dal
1194 al 1266) - non mancano però quelle greche, romane, bizantine e di
alcuni dei periodi più tardi - rivela verosimilmente una certa presenza
umana nel sito, dal punto di vista numerico forse non molto consistente,
anche in questo periodo. E' probabilmente nella prima metà del XIV sec. d. C., quando la Sicilia era sotto gli Aragonesi (dal 1282 al 1412), che sulla rupe della Forza inizia ad essere costruita la piccola fortezza o fortilitium - a quanto pare sotto Guglielmo l'Infante, figlio di Federico II d'Aragona. Nello stesso periodo viene anche documentata l'esistenza del sottostante casale di Spaccaforno, di cui fu primo signore un certo Berlinghero (o Berengario) di Monterosso. Nel 1366 il "fortalitio" di Spaccaforno risulta già costruito. Nel
1392, annesso già alla potente Comtea di Modica, dominata inizialmente
dai Chiaramonte, viene annoverato come castello tra i possedimenti di
Bernardo Cabrera (o Caprera), succedutosi frattanto alla guida della
predetta Contea. Durante la dominazione spagnola (dal 1412 al 1713) il
Fortilitium e la Terra di Spaccaforno passavano prima ai Caruso di Noto
e poi agli Statella. Questi ultimi, originari delle Fiandre, si erano
insediati qui in seguito allo sposalizio di Isabella Caruso con
Francesco II Statella. Il catastrofico terremoto del 1693, che interessò
in misura maggiore o minore tutti i centri della Sicilia Sud-orientale,
sebbene danneggiò gravemente e in certi casi irreparabilmente le
strutture della Forza e di Spaccaforno, non segnò tuttavia l'abbandono
definitivo del Fortilitium.
Epperò dagli inizi del Settecento in poi si darà
corso alla ricostruzione di Spaccaforno (superiore), prima
sull'adiacente pianoro della Difesa - già in parte occupato da
abitazioni, chiese, conventi cinquecenteschi (S. Maria di Gesù e
Carmine) e seicenteschi (Cappuccini) - e poi sul più ampio territorio
Cugni, di cui del resto la Difesa era parte integrante. Per il
Fortilitium e Spaccaforno inferiore, più antica, iniziava così un
lento e inesorabile abbandono.
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