Beatrice Vecchione

 consigliere dell’E. di C. spa

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ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri

“Francesco Daverio” - Varese

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3) Come sono percepite nel mercato le aziende che aderiscono al progetto di Economia di Comunione?

L’azienda viene percepita come tutte le altre perché opera in una economia di mercato.

Spesso l’azienda EdC provoca stupore e ammirazione.

Comunemente l’imprenditore è orientato a produrre sempre più ricchezza per sé, mentre l’imprenditore EdC vuole produrre ricchezza per metterla in comune, così come facevano i primi cristiani.

 

5) L’Economia di Comunione ha come scopo l’aiuto economico degli indigenti. Per questo motivo chiede alle aziende di offrire una parte del proprio utile. Come avviene la ripartizione? E se l’azienda sta attraversando un periodo di difficoltà economica? L’adesione al progetto, cioè, crea degli spiacevoli vincoli?

L’Economia di Comunione non ha il solo scopo dell’aiuto agli indigenti, anche se questa è stata la motivazione che ha dato la spinta, che ha provocato la nascita di questo progetto.

L’utile infatti, frutto di impegno di uomini e di capitale, viene destinato in tre parti: uno per l’azienda stessa, perché se l’azienda non viene rafforzata non può essere in grado di continuare a produrre; una parte agli indigenti perché l’azienda ha una vocazione al sociale, deve essere sempre in un atteggiamento di sguardo agli ultimi e vuole contribuire a edificare una società senza indigenti; una parte per contribuire a sostenere le strutture che fanno formazione: cioè senza strutture, senza luoghi adeguati è difficile riuscire a formare “uomini nuovi”, cioè uomini che portano la novità della parola racchiusa nel Vangelo.

L’imprenditore che sceglie di entrare nel progetto EdC, è colui che crede in ciò che fa. La sua è una adesione libera: quindi suo desiderio è quello di poter contribuire. Non è una persona “controllata”, ma è spinto ad essere attento proprio perché vuole vedere un mondo rinnovato dall’amore.

Qualora l’azienda attraversi momenti di difficoltà è logico che l’imprenditore, perché impossibilitato, possa non versare gli utili: non ci sono quindi spiacevoli vincoli.

6) È semplice intuire come un imprenditore potrebbe fare per aderire all’Economia di Comunione. Ma che cosa possiamo fare noi [non imprenditori], che veniamo a conoscenza del progetto (per esempio visitando il Polo Lionello) e che ne rimaniamo molto colpiti, per contribuire alla crescita e al sostegno dell’Economia di Comunione?

Forse non è così facile capire come si fa ad aderire, perché ci vuole una spinta interiore, non c’è né calcolo né convenienza.

Le persone che vengono a conoscenza del progetto apprendono un nuovo modo di “vivere l’azienda”, e se ne sono sensibilizzate, cercano di apportare delle modifiche alla gestione delle loro aziende se sono imprenditori, o se sono cittadini cercano di rivedere la loro ricchezza cercando di essere attori (per quello che loro possono) degli equilibri/squilibri socio economici. E’ con la vita e facendola conoscere che si sostiene l’Economia di Comunione.

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