La questione sociale

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ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri

“Francesco Daverio” - Varese

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Nella seconda metà del ‘700 avviene un profondo cambiamento in ambito lavorativo a favore dell’industrializzazione poiché i piccoli artigiani, a causa di continue crisi che colpivano le loro piccole aziende, dovettero accettare un impiego salariato e i lavoratori agricoli, attratti da un lavoro apparentemente più remunerativo, incominciarono ad abbandonare le loro attività per trasformarsi in operai dipendenti. Però le donne e i bambini erano molto ricercati dagli industriali poiché venivano sfruttati e sottopagati. Le donne, per le loro dita affusolate, maneggiavano più agevolmente e velocemente i macchinari tessili, mentre i bambini, per la loro struttura ancora esile, venivano impiegati soprattutto nelle miniere, dove riuscivano ad infilarsi anche nelle gallerie più strette.

La questione sociale è, quindi, una situazione di crisi che si è diffusa durante il processo di industrializzazione.

Questa situazione di sfruttamento e disagio della classe lavoratrice divenne oggetto di dibattito per letterati (tra cui Verga e Pirandello), artisti e politici.

Molti di loro, di formazione liberale, proposero attività caritative o limitate riforme, senza mettere in discussione il sistema capitalistico basato sulla concorrenza, proprietà privata e profitto individuale.

Esempio di come Pirandello e Verga affrontano il tema della questione sociale sono rispettivamente “Il treno ha fischiato” e “Rosso Malpelo”. In questi brani, entrambi gli autori evidenziano il problema della discriminazione dei soggetti più deboli, causata da semplici pregiudizi.

I socialisti, invece, pensarono alla sostituzione del capitalismo con una società basata su ideali di uguaglianza e solidarietà.

Karl Marx attua una lotta di classe, sostiene che il problema della questione sociale viene alimentato dal plusvalore che si ottiene dal capitale investito perché rimane nelle mani dei capitalisti accrescendo sempre più il loro potere sulle classi povere. Il fenomeno dell’accumulazione, unito alla concorrenza, comporta una crescente concentrazione di capitale e quindi alla formazione di grandi imprese che assorbono ed eliminano dal mercato le piccole e medie aziende. Viene quindi proposta una società senza classi e l’abolizione della proprietà privata, dove tutti i beni sono di proprietà dello stato che ne decide l’utilizzo.

 

L’Economia di Comunione, suggerita da Chiara Lubich, mi sembra una via di mezzo tra le proposte liberali e socialiste che, lentamente, si sta diffondendo nel mercato mondiale sensibilizzandone la mentalità.