BBL s.r.l.

 di Bombelli Giorgio

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Casella di testo: Casella di testo: Poma Marco
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ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri

“Francesco Daverio” - Varese

Casella di testo: [http://www.isdaverio.va.it]
Casella di testo: Casella di testo: Vecchione Beatrice
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1) Informazioni generali sull’azienda: brevissima storia, dimensioni, numero di dipendenti, attività produttiva, ecc...

La nostra azienda fondata nel 1962 costruisce stampi ad iniezione per materie plastiche di medie e piccole dimensioni.

 

Siamo specializzati nella costruzione di stampi per la produzione di:

- gruppi ottici, indicatori, fanaleria e strumentazione per moto;

- occhiali, maschere da sci;

- pezzi tecnici ed estetici quali: inserti di pompe ed elettrovalvole, piccoli

elettrodomestici.

Tutto viene realizzato in azienda dalla progettazione alla lappatura a specchio della superficie dello stampo.

 

Il parco macchine comprende:

- n. 5 fresatrici a controllo numerico;

- n. 1 elettroerosione a filo;

- n. 3 elettroerosione a tuffo.

 

L’organico è composto da quindici persone:

- n. 1 titolare;

- n. 2 tecnici;

- n. 1 contabile;

- n. 10 operai

per un totale di circa 35.000 ore lavorative annue.

2) Perché ha deciso di aderire al progetto di Economia di Comunione?

Nel 1991, quando Chiara ha lanciato il progetto dell’EdC, ero da poco entrato nella dita di mio padre che già operava da diversi anni nel settore della costruzione di stampi per materie plastiche.

Conoscevo già questa spiritualità che cercavo di vivere anche sul lavoro, ma la novità era la possibilità di dare parte degli utili agli indigenti.

Mi sembrava che con il mio lavoro non incidessi particolarmente per il bene dell’umanità. Ma poter aiutare i poveri mi ha dato un vero scopo e mi ricordo quando venivo a sapere che un fratello poteva sistemare il tetto della sua baracca perché entrava acqua, o poteva comperare le medicine utilizzando gli utili delle aziende di EdC era un’ulteriore spinta per il mio lavoro e per la nostra azienda.

3) Come sono percepite nel mercato le aziende che, come la Sua, aderiscono al progetto di Economia di Comunione?

L’azienda è nel mercato come le altre, non è etichettata o protetta. Per cui a seguito di un rapporto personale duraturo con clienti e fornitori, si possono enunciare i valori dell’EdC e magari anche condividerli. E’ sicuramente per ora “una goccia nell’oceano”, comunque con qualcuno ho condiviso questi valori e ho trovato solo apprezzamento.

4) È molto importante il modo in cui l’impresa si rapporta con i soggetti a lei collegati (dipendenti, clienti, fornitori, concorrenti, ecc...) Qual è la scelta della Sua azienda? Questa scelta è stata “influenzata” dalle idee proposte dall’Economia di Comunione?

Rendendomi conto che si lavorava troppe ore, ho proposto di ridurre l’orario giornaliero di un’ora mantenendo inalterata la retribuzione. Il risultato è stato che il fatturato aziendale non è diminuito e il personale mi ha ringraziato perché aveva più tempo da dedicare alla famiglia.

Sono stato uno dei promotori di un consorzio operativo che raggruppa 15 aziende del mio settore, smitizzando così l’idea di concorrenza e trasformandola in occasione di collaborazione mettendo insieme tecnologia e investimenti acquisendo nuovi clienti in comune.

 

(…) [Simonetta, contabile] Per esempio nella scelta del dono in occasione del Natale, cerco sempre di pensare a qualcosa di nuovo, a volte ho utilizzato prodotti delle aziende dell’EdC, o un libretto con frasi sul Natale o un’agenda per la famiglia. E quando li preparo li vedo come un dono personale per ognuno e per ogni loro famiglia e non come un dovere tra azienda e dipendente.

In occasione della compilazione della dichiarazione dei redditi mi sono resa disponibile per aiutarli nella preparazione dei documenti e ad eseguire tutte le fotocopie necessarie. Questo è un aiuto per loro, ma è anche sicuramente un segno di fiducia nei miei confronti perché vengo a conoscenza di dati riservati che riguardano le loro famiglie.

 

(…) [Giorgio] Abbiamo appena vissuto un passaggio generazionale, circa sei anni fa sono stati assunti tre giovani di 18 anni. Non è stato certo semplice all’inizio perché si dovevano armonizzare diversità di esperienze e di età. Dentro di me ho sempre sentito che questo poteva essere un dono, un motivo per un cammino nuovo. Spesse volte mi sono fermato, anche dopo l’orario di lavoro, a parlare soprattutto per verificare se ognuno si sentiva realizzato e contento del compito che doveva svolgere in azienda. Uno di loro stava passando un periodo di crisi esistenziale su tutti i fronti: lavoro, famiglia, amicizie. Insieme abbiamo capito che forse doveva trovare un nuovo posto di lavoro e gli ho chiesto se gli potevo dare una mano. Lui ha acconsentito, ho preso in mano il telefono e in cinque minuti gli ho trovato il lavoro che desiderava. La sera stessa mi sono trovato a casa suo padre che non era d’accordo sulla scelta fatta ritenendo il figlio immaturo, dopo una lunga chiacchierata mi è sembrato di aver aiutato questo padre a capire suo figlio. Alla fine mi ha detto: “E’ la prima volta che sceglie da solo, forse è grande abbastanza, ok lascio a lui la scelta”.

In occasione del Natale gli abbiamo regalato un cesto come agli altri dipendenti, il suo commento stato: “sono io che devo farvi un regalo!”. Qualche giorno dopo riceviamo a casa un magnifico vaso di orchidee, sul biglietto c’era scritto: “Auguri da parte di tutta la mia famiglia”.

Quando mi alzo e mi incammino per andare al lavoro, mi nasce in cuore la gioia di poter vivere la giornata in fabbrica, facendo piccole cose, ma sempre cercando di ascoltare la voce dentro di me. Ultimamente noto un certo ottimismo in ditta, fra di noi, fra i clienti e i fornitori nonostante un po’ di crisi nel settore. Più che ottimismo oserei dire speranza, tranquillità.

Al mattino i giovani mi salutano dicendomi - Ciao capo -, è per me il campanello che tutto va bene, rimanere in questo clima ci aiuta a camminare insieme.

 

Qualche volta vengono da noi studenti di economia per le loro tesi e pongono delle domande anche ai dipendenti, te ne riporto due:

 

1)   Ritieni che la gestione del personale sia attenta alle esigenze dei singoli dipendenti?

- Se fosse il contrario non ci sarebbe quella libertà di gestirmi nel lavoro

- C’è sempre un punto di incontro e anche di aiuto sui vari problemi che possono nascere anche a livello personale

- Se chiedi dei piaceri o si hanno esigenze non ci sono problemi

 

2)   La preghiamo di voler esprimere un giudizio sintetico ma obiettivo riguardo l’impresa in cui è occupato.

- Il mio lavoro mi piace

- Il mio lavoro è soddisfacente

- Se fosse negativo in così tanti anni avrei cambiato posto, mi piace quello che faccio

- Mi sembra un’impresa seria dove si riesce a lavorare bene e dove si riesce anche ad imparare

 

Un cammino di pace parte sempre da piccole esperienze.

Per me la tranquillità e la semplicità dei rapporti reciproci in azienda sintetizza anche i diritti e i doveri dei lavoratori e degli imprenditori.

5) L’Economia di Comunione ha come scopo l’aiuto economico degli indigenti. Per questo motivo chiede alle aziende di offrire una parte del proprio utile. Come avviene la ripartizione? E se l’azienda sta attraversando un periodo di difficoltà economica? L’adesione al progetto, cioè, crea degli spiacevoli vincoli?

Ultimamente si è focalizzata ancor di più la tensione a vivere l’ispirazione originaria di Chiara: 1/3 ai poveri, 1/3 alla formazione alla cultura del dare, 1/3 all’azienda.

Pensando al terzo che viene reinvestito in azienda mi è venuto spontaneo pensare che l’azienda deve crescere: un aumento del fatturato dovrebbe portare anche ad un aumento di utile, si alza quindi anche la cifra che potrà essere data agli indigenti. Crescere, trovando anche nuove possibilità con aziende che aderiscono all’EdC. Ed è quello che stiamo progettando con un’azienda di Milano con cui abbiamo affinità di lavoro.

Pensando alla cultura del dare, io come imprenditore posso dare i miei utili, ma per il mio personale cosa può significare? Significa dare collaborazione, competenza, tempo, esperienza, disponibilità in azienda e nei rapporti. E’ questo il primo passo per poter dare poi fuori dall’azienda, nel mondo, nell’umanità. Per me è stato prendere un impegno perché questa cultura del dare ci sia fra di noi ed esca da noi.

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