La
vita in branco richiede organizzazione, e questa è consentita da un linguaggio
che permetta una comunicazione piuttosto raffinata tra i singoli individui.
Al
linguaggio del lupo l’immaginario collettivo associa quasi sempre l’ululato, che
in effetti ha una importante funzione nella comunicazione tra lupi di uno
stesso gruppo oppure tra branchi diversi, ma non è certamente l’unica forma di
dialogo.
“Era
una musica selvaggia e indomita/ echeggiava tra le colline/ e riempiva le
valli./ Provai uno strano brivido lungo la schiena./ Non era una sensazione di
paura, capite,/ ma una specie di fremito,/ come se avessi dei peli sul dorso/ e
qualcuno li stesse accarezzando.” Con questi versi Alda Orton, trapper
dell’Alaska descrive l’ululato del lupo e alcune delle sensazioni che esso può
evocare in chi lo sente.
Nella
tradizione popolare si ritiene che il lupo ululi alla luna, ma in realtà non è
affatto così, anche se questo grido lugubre e lamentoso viene lanciato con
maggior frequenza durante il periodo degli amori e cioè in pieno inverno,
soprattutto di notte (perché il lupo ha abitudini notturne). Senza dubbio è
probabile che proprio nelle gelide notti in cui la luna appare più luminosa a
causa dell’aria limpida sia nata questa credenza.
Sembra
che l’ululato sia semplicemente una forma di comunicazione a grandi distanze,
utile per radunare il branco prima e dopo la caccia, per segnalare un allarme
(soprattutto se la tana dove si trovano i cuccioli è minacciata da un qualche
pericolo), oppure per individuarsi reciprocamente in condizioni avverse.
Sicuramente
è molto utile per censire le popolazioni di lupo, servendosi del cosiddetto
metodo del “wolf-howling”. Mediante altoparlanti posizionati su automezzi viene
lanciata una serie di ululati (howl,
in inglese) e vengono registrate le eventuali risposte. In base al numero di
risposte, alle loro caratteristiche ed alla loro ubicazione geografica,
opportunamente correlate, è possibile ottenere una stima attendibile degli
individui presenti nel territorio e della loro suddivisione in gruppi.
Viene
spesso riferito un evento curioso: e cioè il fatto che i lupi talvolta ululano
anche senza apparenti motivi, magari al termine di una battuta di caccia dopo
che si sono già tutti nuovamente riuniti. Il biologo della fauna selvatica
Durward Allen ha definito questo genere di comportamento come “il giubilo dei
lupi”. In effetti molto probabilmente l’ululato in gruppo potrebbe avere delle
caratteristiche di celebrazione e cameratismo, ed il fatto che quando lanciano
il loro grido i lupi non si sintonizzano su una stessa tonalità, ma in qualche
modo armonizzano, può rendere questo comportamento simile al canto degli esseri
umani. Per quanto affascinante, però, questa ipotesi non può essere né
confermata né smentita e, anche se plausibile, può indurci a considerare il
lupo in maniera antropomorfa (il che non è affatto corretto).
Ma
la comunicazione sonora è solo una minima parte del complesso linguaggio
lupino: molto importante è anche tutta una serie di segnalazioni posturali. Si
compongono di espressioni facciali, disposizioni delle orecchie e della coda,
erezioni pilifere o, in certi casi, di forme apparenti di lotta che in realtà
sono molto ritualizzate. E di tanti altri segnali quasi impercettibili per un osservatore.
Ad
esempio, l’individuo dominante assume spesso una postura ben eretta, con le
orecchie diritte, la coda alta, e talvolta può rizzare il pelo quasi per
apparire più “grosso”. Di fronte a questa dichiarazione di superiorità gli
individui gerarchicamente subordinati assumono una postura che tende a farli
apparire più “piccoli”: schiacciano le orecchie all’indietro, mettono la coda
tra le gambe e si abbassano, talvolta fino ad accucciarsi a terra oppure a
stendersi sulla schiena, ventre all’aria, con gli organi più vulnerabili come
la gola ed i genitali esposti. In questo modo dichiarano la loro sottomissione
e inibiscono l’aggressività del dominante, in modo da non arrivare ad una
lotta.
Infine
grandissima importanza hanno i segnali olfattivi: anche il lupo come il cane
vive in un mondo fatto essenzialmente di odori. Odori dei compagni e degli
estranei, delle prede e di tutte le altre creature, odori con cui marca il
territorio, odori che segue durante una battuta di caccia. Ma, ahimè, nell’uomo
come in quasi tutti i Primati l’olfatto è un senso molto poco sviluppato, per
cui ci è dato conoscere ben poco di questa forma di comunicazione (motivo in
più per non antropomorfizzare troppo nessuna specie animale: non possiamo
conoscere a fondo il modo in cui si esprime o percepisce la realtà!).
E, come di dovere, ecco qui un bel campionario di ululati! |
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