Chi ha paura del lupo cattivo?

 

“...Il lupo spalancò la porta, andò al letto della nonna e senza dir motto la ingoiò. Poi si mise le sue vesti e la cuffia, si coricò nel letto e tirò le cortine.

Quando giunse, Cappuccetto Rosso scostò le tende: -Oh, nonna che orecchie grosse!-

- È per sentirti meglio!-

-Che occhi grossi!-

-Per vederti meglio!-

-Che mani grosse!-

-Per afferrarti, cara!-

...-E che...-

-Oh, insomma, basta!- Tuonò spazientito il lupo. -Sei venuta per criticare o per farti mangiare?!-”

 

(Immagine proveniente dal sito: http://www.cozy-corner.com/book/frenchtales.htm)

 

            Questa è semplicemente una storiella, ispirata alla notissima fiaba “Cappuccetto Rosso”, che vede, come tanti altri racconti popolari e per l’infanzia, il simbolo della malvagità, della ferocia e dell’astuzia volta al male, incarnato dalla figura del lupo. Lupo che è anche personificazione di una fame ancestrale ed insaziabile, di cui non riesce a liberarsi.

            L’immagine negativa che da sempre si è abbinata a questo animale probabilmente risale all’antichità, quando gli uomini abitavano ricoveri di legno e paglia e le cosiddette città, come ad esempio la stessa Roma, non erano altro che agglomerati di capanne. In quel periodo, durante l’inverno, branchi di lupi spinti dalla fame si avvicinavano alle abitazioni umane attratti dalla presenza di bestiame e probabilmente poteva anche capitare che alcuni esemplari, soprattutto se rabidi, aggredissero le persone. Quasi certamente è a questi avvenimenti che dobbiamo ricondurre le espressioni tipiche “fame da lupi”, che indica una voracità insaziabile, e “tempo da lupi”, che è sinonimo di un tempaccio gelido.

            Sicuramente le cose non migliorarono nel Medio Evo, quando la natura selvaggia ed incontaminata, come i boschi e le foreste non ancora trasformati dall’uomo in terreni da coltivare, erano il simbolo dell’ignoto che faceva paura e, per estensione, del male. Non a caso Dante Alighieri, nel primo canto della Divina Commedia, si perde “in una selva oscura”, simbolo dell’umano smarrimento nel peccato. Ed anche gli animali che vivevano in questi luoghi non avevano una migliore nomea: così il lupo, che già dai secoli passati non godeva di buona fama, diventò l’incarnazione stessa del peccato e del maligno.

            L’antropizzazione, nel corso delle epoche storiche, crebbe gradualmente e con essa le zone selvagge si ridussero progressivamente, ma ancora all’inizio dell’800 accadeva che i lupi si spingessero fino ai centri abitati durante l’inverno. Fu a partire da questo periodo, però, che iniziò il declino del lupo: da un lato la forte espansione demografica umana, dall’altro le armi da fuoco ed i bocconi avvelenati per le campagne antirabbiche, portarono questo predatore quasi alla soglia dell’estinzione in poco più di un secolo e mezzo.

            In particolar modo in Italia le popolazioni di lupo avevano raggiunto il loro minimo storico: si calcola che in questo periodo ne fossero rimasti non più di 100 individui localizzati nelle zone più impervie dall’Appennino.

            Poi, nel 1971, grazie anche alle pressioni di alcune associazioni ambientaliste, viene emanato un decreto ministeriale speciale che vieta l’abbattimento della specie in tutto il territorio italiano.

            Oggi la situazione è cambiata: la specie è protetta e, nelle zone dove le popolazioni di lupo sono sopravvissute si è osservata una progressiva inversione di tendenza, e questo importante predatore sta riconquistando gradualmente i territori da cui era stato scacciato.

            Pure l’atteggiamento dell’uomo è cambiato ed oramai il lupo è diventato il simbolo della natura distrutta dall’uomo che, con un adeguato metodo di protezione sta recuperando ciò che era stato soppresso da uno sviluppo delle attività umane incontrollato e privo di rispetto per l’ambiente. Insomma, ormai il lupo nell’immaginario collettivo, ha assunto un ruolo positivo, anche se allevatori di bestiame e cacciatori (forse con motivazioni meno valide dei primi), ancora lo ritengono una minaccia.

            Ma la cosa più opportuna per comprendere davvero chi è il lupo e quale sia il suo valore ecologico, bisogna uscire dalla mitologia e cercare di conoscere la sua biologia ed il suo comportamento.

 

 

Pagina successiva>>                

 

Torna alla Home Page