I sistemi per evitare che il polline di un fiore finisca nel suo stesso pistillo e che quindi la pianta si autofecondi, sono moltissimi, sia a livello morfolofìgico, sia a livello fisiologico, sia a livello genetico. Infatti l’autofecondazione può determinare la nascita di individui con caratteri negativi o strutturalmene deformi la cui possibilità di sopravvivenza è fortemente ridotta.

         Le primule, per esempio, possiedono fiori longistili, con pistillo lungo e stami corti le cui antere risultano più basse dello stigma (nell’immagine sotto, a destra), e fiori brevistili, con pistillo corto e stami lunghi (nell’immagine sotto, a sinistra). Possono essere visitate da lepidotteri, che rimangono sul bordo e si nutrono del nettare grazie alla spiritromba e che quindi si imbrattano del polline degli stami lunghi o lo trasmettono a fiori con pistillo lungo, oppure da moscerini, che dovendo scendere dentro il fiore si imbrattano sugli stami brevi e fecondando i pistilli corti. In questo modo si evita l’autofecondazione.

 

 

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