Finsteraarhorn
Via normale, versante sud e cresta nord-ovest
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10-12 agosto 1995 Mirko, Silvano, Andrea
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Quest'anno purtroppo il Green Rock Tour di Agosto non è certo iniziato nel migliore dei modi!
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Il Finsteraarhorn dall'Oberaarjoch, durante la marcia di avvicinamento |
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Tanto per cominciare bene io, Massimo e Ivan ci rechiamo alla Hornli hutte per il "consueto" tentativo al Cervino, ma stavolta le cose vanno anche peggio del solito: infatti, quando usciamo dal rifugio un denso strato di nubi grigie avvolge la montagna al di sopra dei 3500 metri.
Così, con una bella maratona, ci trasferiamo seduta stante alla Monte Rosa hutte dove veniamo raggiunti il giorno seguente da Mirko e Sly per un eventuale tentativo al Nordend, che viene stroncato sul nascere dalla pioggia. Non contenti saliamo, sotto la pioggia, da Randa alla Dom hutte per il Dom con l'unico risultato di osservare gli stambecchi che pascolano placidi nei pessi del rifugio sotto un cielo uggioso e gonfio di pioggia.
Ce ne sarebbe già abbastanza per spezzare la fiducia anche agli ottimisti più convinti, e infatti Ivan e Massimo se ne tornano a casa. Io, Mirko e Sly decidiamo di insistere recandoci al passo Grimsel, obbiettivo il Finsteraarhorn.
Dal passo, lungo una stradina con traffico regolato da semafori, raggiungiamo il Berghaus Oberaar sulle rive del bacino artificiale dell’Oberaarsee, dove parcheggiamo. Il cielo è sereno con qualche innocua nuvoletta e la giornata si preannuncia piuttosto calda ma bella, anche se visto da qui l'Oberaarjoch sembra lontano anni luce, e non è neanche a metà del nostro percorso!
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Silvano e Andrea, tronfi e garruli, alla Finsteraarhornhutte |
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Costeggiato brevemente il lago mettiamo poi piede sull'Oberaargletscher, che all'inizio presenta ghiaccio scoperto ingombro di detriti morenici, poi diventa nevoso con qualche crepaccio facilmente aggirabile sino all'ultimo tratto, un po' più ripido, che porta all' Oberaarjoch.
Dal colle finalmente ci appare, oltre lo Studerfirn, il Finsteraarhorn con la sua lunga cresta sud-est, alla base della quale c'è la forcella della Gemslucke che dovremo valicare per raggiungere la Finsteraarhornhutte. Noi però ancora non lo sappiamo con certezza, così decidiamo di salire alla vicina Oberaarjoch hutte per chiedere informazioni. Qui veniamo accolti da un gestore che eufemisticamente si potrebbe definire sgarbato il quale, oltre a parlare unicamente il suo dialetto svizzero-tedesco, appena si rende conto che non ci interessa pernottare lì da lui ci scaccia in malo modo senza fornirci indicazioni precise.
Così decidiamo di fare da noi e, attraversato anche il ghiacciaio dello Studerfirn sotto un sole che si è fatto sempre più rovente, raggiungiamo lungo una buona traccia per facili pendii nevosi poco crepacciati la Gemslucke. Dalla forcella notiamo come il pendio che scende dall'altra parte verso il Fieschergletscher sia molto più ripido e inizialmente cosparso di detriti e sfasciumi rocciosi. Scende per primo Silvano, quindi Mirko e per ultimo io, ma la stanchezza mi gioca un brutto scherzo: infatti, scivolando non riesco ad impedire che un bel sasso parta in direzione di Sly il quale non può evitare di venir colpito ad una spalla, ricavandone una bella botta.
Al termine del tratto detritico il pendio si fa nevoso; in vista del ghiacciaio sottostante decidiamo di legarci in cordata. Ma gli incidenti di percorso non sono ancora finiti. Poco dopo Mirko ed io, a causa della neve ormai ridotta in poltiglia dal sole, scivoliamo in contemporanea in un tratto ripido di pendio: fortunatamente Silvano riesce a piantare bene la sua picca bloccando la veloce discesa alternativa di entrambi. Mirko non si è fatto niente ma io, con la maglietta a maniche corte, ho un braccio leggermente scorticato... Se non altro lo spirito è gratificato dalla vista dell'imponente piramide del Gross Wannenhorn, che si erge proprio di fronte a noi.
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Silvano, Mirko e Andrea si godono il panorama dalla vetta... |
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Raggiunto il Fieschergletscher, lo risaliamo sino a portarci sotto la Finsteraarhornhutte, che raggiungiamo con un ultima breve risalita dopo 7 ore e un quarto di gita non proprio turistica...
Al rifugio il primo problema è farsi capire, dato che sembra proprio che anche qui parlino solo il loro dialetto che risulta essere di difficile comprensione anche per chi parla bene il tedesco.
Noi di tedesco non sappiamo neanche una parola così Sly, prima di ricorrere al linguaggio universale dei segni, prova a fare un paio di tentativi: "Do you speak English?", risposta "Nein!". "Parlez vous Francaise?", di nuovo "Nein!".
Sly mi guarda sconsolato dicendomi "Galis, siamo nella merda!!", ma fortunatamente questa frase aulica nella lingua di Dante viene recepita da una signora lì vicino, che molto gentilmente si offre per farci da traduttrice: "Parlo uno poco di italiano...".
Riusciamo così un po' rocambolescamente a prenotare cena, colazione e posti letto ed io ne approfitto anche per disinfettarmi il braccio.
La cena nei rifugi svizzeri è standardizzata al massimo: minestra tipo brodino, carne con pasta in bianco e verdure, dolcetto o macedonia, e ad essa faremo l'abitudine negli anni a venire. Comunque, vista la fame che abbiamo, non ci lamentiamo anche perchè la qualità non è malvagia.
La mattina seguente, dopo la colazione, diamo un occhiata al tempo: non è certo il massimo, il cielo è piuttosto coperto e alcune nubi aleggiano come fantasmi attorno alla vetta del Finsteraarhorn.
Dopo esserci legati, partiamo comunque seguendo alcune cordate che si sono già avviate. La via normale sale inizialmente lungo il versante sud-ovest: dopo aver seguito per un po' un sentierino attraverso roccette e sfasciumi, giungiamo ad una selletta dove mettiamo piede sul ghiacciaio.
Non è molto complicato, i crepacci sono veramente pochi e la pendenza trascurabile, e lo risaliamo sino a scavalcare la cresta sud-ovest. Intanto il tempo non da segni di miglioramento, e la vetta del Finsteraarhorn è sempre nascosta dalle nuvole. Un ultimo pendio nevoso con qualche crepaccio più ampio ci porta all'Hugisattel, sella nevosa alla base del tratto roccioso finale della cresta nord-ovest.
Qui facciamo una piccola pausa, poi attacchiamo la cresta; sto davanti io, quindi Mirko ed infine Slilvano.
L'arrampicata non è difficile, presenta al massimo passaggi di II grado, ma è complicata dalla presenza di un po' di neve fresca che rende le rocce più scivolose e soprattutto dalla nebbia, che abbiamo incontrato poco sopra l'Hugisattel e che va facendosi sempre più fitta complicando non poco l'orientamento. Noi comunque continuiamo a salire, mantenendoci nei pressi del filo di cresta.
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In discesa, lungo la cresta nord-ovest |
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Raggiunta una piccola forcella, la visibilità è ridotta a non più dieci metri, così ci riuniamo per decidere il da farsi, lasciando passare una cordata di due ragazzi svizzeri. Mentre ormai siamo quasi rassegnati a tornare indietro, dopo neanche dieci minuti vediamo i due svizzeri che scendono. Quando ci incrociano Sly chiede (per fortuna parlano inglese) se la nebbia ha costretto anche loro a rinunciare alla salita, al che il capocordata, sorridendo, ci avverte che ci troviamo a non più di tre minuti dalla vetta... Sarebbe stata la beffa dell'anno, e non solo!
Infatti, superate le ultime roccette, in due minuti e mezzo siamo in cima al Finsteraarhorn. Ne siamo certi perchè c'è una bella croce di vetta, ma in quanto al panorama è meglio lasciar perdere. Il tempo di scattare due foto e cominciamo subito la discesa. Ripercorriamo senza problemi la cresta sino all'Hugisattel, dove abbiamo una bella sorpresa: la nebbia si dirada ed il sole inizia finalmente a splendere nel cielo terso.
Ci gustiamo così un po' di panorama su Gross Grunhorn, Gross e Hinter Fiescherhorn, Monch, Eiger, Lauteraarhorn e Schreckhorn anche se ad onor del vero al momento riconosciamo ben poche di queste vette: siamo ancora troppo giovani d'età e di cultura alpinistica, per adesso ci appaiono solo come delle splendide montagne da salire in futuro.
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All'Hugisattel l'arrivo del sole illumina Jungfrau, Monch, Gross e Hinter Fiescherhorn, Ochs ed Eiger |
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Raggiungiamo il rifugio nel primo pomeriggio e passiamo il resto della giornata a riposare mentre magliette e indumenti vari sono stesi ad asciugare al sole. Il programma prevederebbe per domani un tentativo a Gross e Hinter Fiescherhorn, ma ce lo sconsigliano due ferrei motivi: primo siamo parecchio stanchi e secondo abbiamo quasi finito i soldi!
Così, per risparmiare i pochi franchi svizzeri rimasti, aspettiamo l'ora di cena digiunando e sognando ad occhi aperti hamburgher e cazzi vari (dolcetti al cioccolato) del McDonald di Briga, che ci ripromettiamo di saccheggiare domani.
Ceniamo divorando tutto quello che ci viene messo davanti (come dice Silvano potremmo mangiare qualunque cosa, basta che non ci possa mordere...), ci facciamo una bella dormita e la mattina seguente non abbiamo motivo di rimpiangere la rinuncia ad altre salite, infatti piove!
Il ritorno verso il passo Grimsel non è meno pesante dell'andata: sotto un cielo di piombo che ogni tanto per tenerci allegri ci regala qualche scrosio di pioggia ripercorriamo il lungo tragitto risalendo dapprima alla Gemslucke (questa volta, per fortuna, senza incidenti), quindi attraversando lo Studerfirn sino alll'Oberaarjoch, ed infine scendendo lungo l'Oberaargletscher (dove la stanchezza comincia a pesare sul serio) per raggiungere finalmente l'agognato Oberaarsee.
E siccome ogni promessa è debito, sulla via di casa a Briga facciamo tappa al McDonald: prima di ripartire in tre facciamo sparire una dozzina di hamburger vari, oltre ai dolcetti e alle patatine che li accompagnano e soprattutto, incredibile ma vero, senza accusare poi il benchè minimo problema digestivo!
Andrea Galimberti
2006
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