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Resegone

Torre Elisabetta - Via Lele Rock

Il Resegone è la montagna di Lecco per antonomasia, tanto cara al Manzoni che la ricorda anche nei Promessi Sposi. La Torre Elisabetta si trova sul suo soleggiato versante sud, adiacente alla più imponente Torre CAI poco sopra al passo del Fò. Neve permettendo, è possibile arrampicare per quasi tutto l'anno. Il panorama è notevole: comprende Lecco e il suo lago, l'Adda, la Brianza e un'infinità di monti fino ai ben noti 4000. La via non risulta essere molto frequentata. La roccia è decisamente buona, e riserva una bella arrampicata per muri verticali ben provvisti di tacchette. L’attrezzatura non è entusiasmante, specialmente nella prima parte della via, dove si sente il bisogno di qualche protezione in più. Può risultare utile qualche friend piccolo o nut.

Difficoltà: D+ (VI-, A0, 6a+ in libera)
Sviluppo: 3 lunghezze, 80 m
Esposizione: S
Chiodatura: sufficiente
Materiale: 6 rinvii, 2 corde, friends, nuts
Salite: 13.09.98    Mirko, Silvano

AvvicinamentoIl passo del Fò si può raggiungere dalla stazione a monte della funivia dei Piani d'Erna oppure (più lungo e faticoso) direttamente dal parcheggio a valle, passando per il rifugio Stoppani. Un'altra opportunità consiste nella salita dal versante di Erve per il rifugio Alpinisti Monzesi (anche questo intinerario abbastanza lungo). Dal passo si seguono le indicazioni per la via ferrata del Cinquantenario: una volta raggiunto il canale di attacco della ferrata, si prosegue verso sinistra per un paio di minuti fino a raggiungere l'attacco della via, posto alla base di una bella placca a destra dello spigolo oltre il quale sale la via Normale. Il punto di attacco non è particolarmente evidente, ma il muro liscio di partenza costeggia il sentiero ed è inconfondibile: con un po’ di attenzione si noterà un chiodino rosso qualche metro più in alto.

L1Si sale direttamente per ripide placche di roccia articolata (V con tratti di VI-). Inizialmente si segue di preferenza una esile spaccatura che permette di proteggersi con mezzi propri. Verso il termine del muro verticale si arriva ad una piccola nicchia: un buchetto in cui è infisso l’unico chiodo del tiro. Il chiodo protegge il punto più delicato - anche se non il più tecnicamente difficile - della via (VI-): ci si deve portare leggermente verso sinistra (eventualmente integrare l’attrezzatura sul brevissimo traverso con un altro friend); l’arrampicata qui è in parte compromessa dalle condizioni della roccia, spesso umida perché sempre in ombra, a causa degli alti alberi circostanti. Da qui si prosegue in verticale: si sfruttano i granuli della parte superiore del muretto per portarsi dove la placca si fa più abbattuta (e finalmente assolata). Usciti dalla zona della nicchia il terreno si fa decisamente più facile e in breve si raggiunge la sosta nei pressi dello spigolo. [30 m]

L2Dalla sosta si prosegue tenendosi sulla destra dello spigolo, ripido ma provvisto di buoni e solidi appigli. Le difficoltà si mantengono prevalentemente nell’ordine del IV+, raramente di V. Ci si sposta tendenzialmente in direzione della parete del versante sud, per seguire muretti e placche ben lavorate; solo un muro oppone difficoltà fino al VI- (chiodi). La sosta si trova su una bella cengia sul versante meridionale. [30 m]

L3Si continua a salire inizialmente verso destra, sempre su roccia buona e non particolarmente impegnativa. Si supera un muretto (VI-) quindi ci si porta verso il centro del versante sud, dove si raggiunge un bel terrazzo comodo. Da qui si stacca un nuovo muro dove si affronta il passaggio tecnicamente più impegnativo della via (6a+ o A0, e VI-; spit); il muro è limitato a sinistra da una profonda spaccatura: si sale tenendosi sul suo spigolo, un po’ strapiombante, sfruttando delle tacchette un po’ lisce. I passaggi possono essere faticosi ma il terrazzo di partenza annulla totalmente la sensazione di verticalità del posto. Da qui si continua in verticale, ci si riporta verso lo spigolo di destra, e ci si congiunge infine con la via normale (IV), per uscire in vetta in diagonale verso sinistra. [20 m]

DiscesaSi scende dalla vetta con due calate in doppia da 25 metri (attrezzate) tra la Torre Elisabetta e la Torre CAI: la prima fino a una comoda selletta, la seconda verso il canale della ferrata. E’ possibile ma non consigliabile una unica calata lunga, per via delle alte probabilità di incastramento delle corde. Banale la discesa fino all’attacco una volta raggiunta la ferrata.

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