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home arrampicata Moregallo - Cresta O.S.A. precedente successivo

Moregallo

Cresta O.S.A.

Il Moregallo è la montagna che sorge in fronte a Lecco sull'altra sponda del lago. Nonostante, in virtù di una quota non eccelsa, sia ricoperto prevalentemente di fitti boschi, presenta un dirupato versante settentrionale di roccia non eccezionale, ed un versante meridionale caratterizzato da alcune pareti di roccia ottima. La cresta O.S.A. (Organizzazione Sportiva Alpinisti) presenta infatti una splendida roccia solida e lavorata, ricca di buchi, scagliette e clessidre che garantiscono, oltre ad un'elevata frequntazione, un'arrampicata divertente e ottime possibilità di proteggersi con cordini, fettucce, friends e dadi. Questo materiale è non solo utile, ma necessario in quanto in via si trovano solo pochissimi chiodi, ed anche le soste sono generalmente da attrezzare con fettucce e cordini. Per la salita è sufficiente una corda da 50 metri. Bisogna porre un po' di attenzione alla qualità della roccia solo in un tiro nella parte alta, dove sono presenti evidenti segni di frana. Lo sviluppo della via è di circa 500 metri, ed è sconsigliabile d'estate per il troppo caldo.

Difficoltà: PD+ (un punto di IV-, prevalentemente III)
Sviluppo: 11 lunghezze, 500 m
Esposizione: SE
Chiodatura: sufficiente
Materiale: 6 rinvii, 1 corda
Salite: 30.03.96    Mirko, Silvano
05.05.96    Mirko, Silvano
08.09.96    Mirko, Silvano, Andrea
11.01.97    Mirko, Silvano
04.05.97    Mirko, Silvano
05.01.99    Mirko, Silvano
31.01.99    Mirko, Andrea
17.10.99    Mirko, Silvano, Andrea, Tiziana, Michele, Renato
30.01.00    Mirko, Andrea
19.05.02    Mirko, Andrea
29.03.03    Mirko, Andrea
07.12.03    Mirko, Silvano
15.02.04    Mirko, Andrea
13.02.05    Mirko, Andrea
04.03.06    Mirko
14.01.07    Mirko, Andrea

AvvicinamentoDa Belvedere di Valmadrera si segue il sentiero n.7 per il fontanino di Sambrosera (sono peraltro già presenti le indicazioni per la cresta OSA). Pochi metri prima di raggiungere lo spiazzo con panche e tavoli antistanti il fontanino, si prende a destra il sentiero n.6 per il Moregallo che con alcuni tratti ripidi porta dapprima al bivio per la cresta 50° CAI e quindi ad una bocchetta dove (indicazioni) si abbandona il sentiero per seguire una traccia sulla sinistra che in pochi minuti conduce ad un'ampia piazzuola con un bell'albero utile per l'assicurazione, alla base dello spigolo roccioso dove si trova l'attacco.

Parte iniziale della cresta (L1), dai pressi dell'attacco

L1Si sale lo speroncino appena a sinistra dell’alberello; lo si può salire direttamente oppure si può attaccare lungo la spaccatura alla sua sinistra, utile per aggirare i primissimi metri più verticali. Si arrampica su ottima roccia lavorata, ricca di clessidre e spuntoni, lungo fessure e placchette a buchi (II e III), sempre restando nei pressi del filo dello sperone; la prima parte del tiro è caratterizzata da muretti brevi e manigliati, la seconda da placchette più impegnative. Con un po’ di attenzione si possono notare alcuni vecchi bollini rossi, che possono ricordare la giusta linea di salita. Intorno ai 25/30 metri si raggiunge un bel salto verticale, sempre provvisto di buoni buchi e manigliette: è la placca più evidente e impegnativa del tiro (III+); la si supera con più facilità se ci si tiene leggermente sulla sinistra dello spigolo. Oltre il salto, appena possibile, si sosta su spuntoni. [35 m]

L2Proseguendo lungo la cresta si affronta un tratto poco ripido, irto di spuntoni rocciosi; si superano facilmente aggirandoli sulla sinistra (II), quindi dopo un ultimo breve tratto su sentiero ci si porta ad una piazzuola ai piedi di un ripido salto. Si sosta su spuntone, a destra di un evidente canalino. [25 m]

Scaglia staccata caratteristica della L3

L3Si supera il salto roccioso sulla sinistra (e non il canalino adiacente di rocce terrose mobili) alzandosi in diagonale verso sinistra e sfruttando una spaccatura ed una scaglia lievemente aggettante (III+, passaggio un po' faticoso). Si prosegue aggirando inizialmente sulla sinistra un evidente becco roccioso, quindi superando una placchetta verticale (III) ben provvista di buchi e solide scagliette. Si prosegue oltre una successiva placchetta più abbattuta (II), quindi lungo un diedrino che si risale per la sua parete di destra (II+); si arriva alla base di una paretina con una piccola torre staccata sulla sinistra, dove occorre sostare sfruttando un piccolo alberello e gli spuntoni presenti. [45 m]

L4Si sale per la spaccatura a sinistra della sosta, tra lo sperone principale e la torre di sinistra, per proseguire poi sul filo sino a raggiungere in breve un vecchio chiodo con cavetto metallico. Da qui si sale spostandosi un po' sulla sinistra sino ad una spaccatura, lungo la quale (IV) si riguadagna il filo; in alternativa dal cavetto si può salire direttamente in verticale sfruttando piccoli ma solidi appigli (IV+). In seguito si supera un primo facile saltino verticale (II) di roccia a buchetti, seguito da un secondo più verticale (III), oltre il quale si sosta sfruttando una clessidra ed un paio di spuntoni. [25 m]

L5Si prosegue più facilmente lungo la cresta, inizialmente per roccette elementari, quindi per tracce di sentiero. Dopo un ultimo tratto di sentiero verso destra e alcune balze erbose si raggiunge la base di un evidente camino; alla sua destra si notano due grossi anelli cementati, ottimi per la sosta. [25 m]

Camino della L6

L6Si risale il profondo camino che presenta appigli ed appoggi lisci e piuttosto scivolosi (III), consumati da numerosi passaggi; dopo aver raggiunto una radice (attenzione alla mobilità di una seconda grossa radice) ed un sasso incastrato (che fornisce un possibile punto d'assicurazione) si può uscire dal camino sulla destra, per buone manigliette, oppure superarlo integralmente (più difficile; in entrambi i casi passaggio piuttosto faticoso). Si raggiunge poco sopra un robusto albero dove si sosta. [20 m]

L7, L8Lungo la cresta si superano delle placchettine a buchi ed alcuni brevi salti verticali intervallati da roccette più semplici (II con qualche punto di II+; sul percorso, dopo circa 25 metri, si incrociano una catena intermedia e uno spit, punti di ancoraggio per le vie che si sviluppano lungo i dirupi di sinistra). Si sfruttano eventualmente i numerosi spuntoni ed alberelli presenti per assicurarsi; sempre evitare di spostarsi sul ripido prato a destra, infido e scivoloso. Si raggiungono delle tracce di sentiero su un facile pendio erboso in corrispondenza dell'innesto, da sinistra, della cresta 50° CAI. [90 m]

Lungo l'evidente sentierino (procedere in conserva), si scavalca un dosso per poi scendere ad un intaglio alla base di una ripida paretina verticale. Da qui è possibile evitare la parte successiva della cresta tramite un sentierino che staccandosi verso destra conduce sul sentiero n.6 a poca distanza dalla vetta.

Fessura di attacco e muretto della L9

L9Anche questa lunghezza può essere evitata, semplicemente aggirando per sentiero (verso destra) l’avancorpo che segue. Alla piazzuola di attacco non esiste un punto di ancoraggio; in genere ci si adatta ad un’assicurazione ventrale se si vogliono piazzare protezioni lungo il tiro. Si attacca in corrispondenza di una evidente spaccatura; se si presta attenzione si noterà un bollo rosso a un paio di metri di altezza, poco a destra del centro della parete: è possibile salire lungo la spaccatura indicata dal bollo, oppure (un po’ più facile) quella appena più a destra. Si sale la breve ma verticale paretina lungo la spaccatura (IV, possibilità di proteggersi con un friend piccolo). Raggiunta una piccola clessidra (altra assicurazione possibile) ci si sposta decisamente a destra in un breve traverso, quindi si prosegue in verticale fino a raggiungere la sommità della parete, sfruttando dapprima delle buone tacchettine (IV) e infine salendo per un facile ma infido tratto ghiaioso (attenzione). Si sosta su un evidente fittone metallico. [15 m]

Dalla sommità della paretina si segue ancora un sentierino che in breve porta (evitando la deviazione a sinistra per il canalone Belasa e quella a destra verso la vetta) alla base dell'ultimo tratto di cresta friabile, dove bisogna prestare estrema attenzione.

L10Evitando il canale di roccia giallastra marcia sulla sinistra, si risalgono in verticale le rocce a destra, un po' erbose e non del tutto stabili (II) sin quando non diviene possibile e conveniente traversare a destra verso uno speroncino di roccia più solida (II+) che porta, oltre un piccolo pino mugo, ad una sosta su spit. [35 m]

Ponticello della L11 e cima del Moregallo

L11Per roccette elementari e tracce di sentiero si abbandona definitivamente il tratto di rocce friabili e si raggiunge un caratteristico tratto dove la cresta si abbatte e forma una specie di ponticello roccioso, stretto ed esposto. Lo si attraversa senza difficoltà (stando solo attenti all'equilibrio), si aggira un muretto sulla sinistra, si supera un ultimo breve saltino roccioso (II), e si va a sostare poco sopra su spuntoni. [40 m]

Per tracce di sentiero lungo il prato sommitale si giunge in breve in vetta.

DiscesaSi può tornare al fontanino di Sambrosera seguendo il sentiero n.6 e scendendo lungo la cresta sud-ovest verso la bocchetta di Moregge ed il rifugio SEV dei Corni di Canzo, oppure per la cresta est e la bocchetta di Sambrosera, ripassando nei pressi dell'attacco della cresta OSA. Dal fontanino si scende a Belvedere di Valmadrera lungo lo stesso sentiero di salita.

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