Dito Dones
Via Lunga
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Il Dito Dones è una caratteristica guglia ben visibile dalla Valsassina ed adiacente al vicino Zucco di Teral. Dalla sua vetta si gode un'interessante panorama sulla valle sottostante e sul vicino monte Resegone. Nel 1995, anno di apertura della via, è stata anche sistemata la via di discesa con la posa di cavi metallici ed infissi nei punti più esposti. La via Lunga si sviluppa lungo la parete nord-est del Dito, e presenta un'arrampicata divertente sebbene non troppo continua, anche se lo sviluppo della via (come fa ben capire il nome...) non è certamente breve. |
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Difficoltà: |
D+ (punti di VI-, A0, 6a in libera) |
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Sviluppo: |
7 lunghezze, 180 m |
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Esposizione: |
NE |
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Chiodatura: |
buona |
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Materiale: |
8 rinvii, 1 corda |
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Salite: |
06.09.98 Mirko, Silvano
27.02.99 Mirko, Silvano
11.04.99 Mirko, Silvano
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AvvicinamentoDa Ballabio Superiore, dal parcheggio presso l'inizio della strada per il Pian dei Resinelli, si imbocca il sentiero sv.62 sul retro della Trattoria Alleluia; la stradina è stretta e dà l'impressione di entrare in casa di qualcuno, ma una volta finito l'asfalto ci si accorge di essere sulla strada giusta. Si sale seguendo il sentiero principale, si evitano un paio di diramazioni sulla sinistra, e in breve si ragiunge la cascina Piazza, nell'unico punto della salita dove il bosco lascia spazio a prati più aperti. Si prosegue lungo il sentiero sv.64, che sale sulla destra (evitare di nuovo a sinistra la deviazione per la Valgrande). In pochi altri minuti si raggiunge la base del Dito Dones, contraddistinta da un ben visibile ometto di sassi. La via attacca sulla placchetta immediatamente alle spalle dell'ometto.
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Placchetta di attacco |
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L1Dall'attacco sono già visibili i primi spit, e la via di salita risulta ovvia, prima lungo una placchetta compatta, quindi lungo una rampa sulla destra di uno spigolo. Dal resinato di partenza di sale in verticale fino a un primo spit, quindi si piega a destra verso il secondo, in prossimità dell'uscita dalla placca; il muretto non è elementare (V), un po' scivoloso, inizia a presentare segni di usura. Passata la placca si prosegue lungo i gradini di una rampa più facile; percorrendola si incontrano un altro paio di spit, sulla parete di sinistra. Si raggiunge un comodo terrazzino al termine della rampa. Ci si rivolge ora alla parete di sinistra, da attraversare per raggiungere lo spigolo della guglia. Dal terrazzino si arriva a moschettonare uno spit; ci si alza un paio di metri sfruttando inizialmente i gradini di destra, sotto allo strapiombo, e poi la grozza fessura sopra allo spit; comode delle prese rovesce sulla destra e una vaschetta in placca per il piede sinistro (i piedi sono il problema principale perchè la placchetta qui è piuttosto scivolosa). Si sale fino ad incontrare una grossa clessidra con un vecchio cordino consumato; utile la clessidra per l'arrampicata, ma inutile il cordino, obsoleto di fianco all'ultimo spit del tiro. Da qui inizia un traverso un po' delicato (V), lungo una esile cengetta, che porta ad attraversare l'intera placca e a raggiungere lo spigolo sulla sinistra (è anche possibile evitare il traverso e salire direttamente la placca; i passaggi sono un po' meno delicati, ma più faticosi). Una volta sullo spigolo le cose si fanno più facili: si sale qualche gradino erboso, quindi si prosegue lungo un diedrino verticale di qualche metro; non ci sono protezioni ma le difficoltà sono contenute. Oltre il diedro si approda ad un comodissimo terrazzo, dove si trova la catena di sosta. [35m]
L2Si tratta di un tiro elementare, semplice tratto di raccordo tra i due risalti principali della base del Dito. Dal terrazzo di sosta si superano un muretto e una spaccatura; si sfruttano ottime lame, sempre su difficoltà irrilevanti; volendo, superabile in conserva. Oltre il muretto si raggiunge un nuovo terrazzo, con la sua catena di sosta e calata. Si prosegue oltre lungo un sentierino che in pochi metri porta fino al punto di attacco del tiro successivo, segnalato dal solito resinato alla base di una placchetta. [5+20m]
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Diedro di attacco dela L3, dalla sosta |
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L3Mediamente più semplice del primo tiro, ma con un punto da non sottovalutare. Dall'attacco si parte su terreno abbastanza facile (IV) lungo un diedro. Dal diedro ci si porta sulla placchetta di destra, si passa uno spit, quindi si traversa un metro a destra in piena placca per superare gli ultimi passi di un muretto verticale; ci si trova qui nel mezzo di un lungo tratto privo di ancoraggi; volendo integrare le protezioni ci si può trovare una buona clessidra. Dopo pochi altri facili gradoni si arriva ad un piccolo terrazzino, al di sotto di un muro verticale e di uno strapiombo. Si raggiunge finalmente un nuovo spit, un po' in alto, nel mezzo di un muretto verticale. Qui l'arrampicata inizia a farsi più complicata; si inizia lungo il muretto di IV+, più semplice da superare tenendosi parecchio a destra, dove si trovano un paio di ottime lamette, quindi si fa più difficile e faticoso. Si attraversa il muretto fino allo spigolino sulla sua sinistra, ci si alza un altro passo e si arriva a moschettonare un bel resinato (invisibile dal basso); finiti i passaggi più faticosi iniziano quelli più delicati (V): un paio di movimenti che in traverso devono portare, a sinistra, alle facili lame della parete principale, al di fuori dello strapiombo; per il traverso utile una bella maniglia scintillante, ben levigata dall'uso. Da qui l'arrampicata è più semplice, su roccia molto lavorata, tra buchi, lame e clessidre. Si supera una successione di divertenti muretti verticali, dove un altro paio di spit sono utili per individuare la giusta direzione. Attenzione all'ultimo muretto prima dell'uscita: una grossa scaglia mobile alla base di una fessura sembra un appoggio perfetto; meglio tenersi mezzo metro a sinistra della linea più facile. La sosta è su catena, con un unico capo assicurato ad uno spit. [40m]
L4Anche questo considerabile come semplice tiro di raccordo; ci si trova sul ballatoio principale della guglia, e lo si deve attraversare per raggiungere il successivo tratto di parete. Inizialmente si cammina per elementari tracce di sentiero, quindi si supera in arrampicata (III) un breve diedrino ed uno strapiombino poco marcato. Per gradini si raggiunge la base di un nuovo ampio diedro; alla sua base il fix di sosta. [15 m]
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Diedro e traverso della L5 |
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L5Si risale il diedro, sempre su ottima roccia (V), solida e compatta. Si useranno di preferenza le tacchette della placca di sinistra. La roccia purtroppo, oltre che compatta, si presenta qui piuttosto usurata e levigata, e l’umidità che spesso regna in questa nicchia non giova alla situazione. Superati i pochi metri di diedro verticale si raggiunge una profonda spaccatura orizzontle che deve essere seguita verso sinistra, per evitare gli imponenti strapiombi successivi e portarsi in aperta parete. Si raggiunge la sosta su una comoda cengia. [25 m]
L6E' il tiro chiave della via. Dalla sosta si prosegue inizialmente lungo una rampa appoggiata di rocce non facili (VI-), prima in diagonale a sinistra, poi più direttamente, per avvicinarsi al tratto più verticale della parete. Lo si raggiunge in corrispondenza di un muretto compatto, solcato da una spaccatura verticale; deve essere superato direttamente, sfruttando i blocchetti in prossimità della spaccatura; il tratto è tecnico e molto faticoso (6a obbligato), protetto da un chiodo solo nella parte superiore. Oltre il muretto le difficoltà si ridimensionano di poco, ma l’arrampicata continua a seguire le fenditure della parete in piena esposizione. Si esce dalla parete quando si raggiunge la cengia sotto al salto terminale del Dito. [20 m]
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Testa della guglia, dove si sviluppa la L7 |
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L7Si raggiunge per sentiero l’attacco dell’ultimo tiro, in un anfratto al margine del sentiero, sulla destra della testa del Dito. Si sale la bella parete finale prima per gradoni, quindi per le tacche dei blocchi sulla destra dello spigolo, e infine, finalmente, tenendosi a sinistra dello spigolo, con arrampicata abbastanza continua (VI-) sino alla croce di vetta. [40 m]
DiscesaQualcuno attrezza una doppia (lunga) a partire dall'ancoraggio posto proprio sotto la base della croce. Molto comodo è scendere invece lungo la facile via ferrata con cui è stato attrezzato il versante nord-est della testa del Dito: dalla vetta si scende per un canalino, dove inizia il cavetto metallico della via ferrata (non immediatamente visibile dalla cima); al suo termine si segue una cornice, piuttosto esposta ma sempre attrezzata, che conduce ad un secondo canalino, seguendo il quale si raggiunge il ballatoio dove ha termine la ferrata. Da qui si contorna il Dito e per sentiero si raggiunge la sella tra Dito e Zucco di Teral. Si prosegue verso destra lungo un sentierino, un po' esposto ma attrezzato con un cavetto metallico. In breve si raggiunge il canalino franoso che scende ripido costeggiando il Dito. E’ possibile scendere direttamente per canale, ma è più comodo proseguire oltre, sempre per sentiero, inizialmente in piano su tracce esili, poi in ripida discesa su tracce ben marcate. Si scende per pochi minuti fino a reimmettersi sul sentiero principale, quindi, imboccatolo verso destra, si raggiunge in qualche altro minuto la base del Dito Dones e la placca d'attacco. Da qui si torna a Ballabio lungo lo stesso sentiero di salita.
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