Torrione del Pertusio
Spigolo Mir
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La via si svolge interamente lungo lo spigolo sud-occidentale del torrione, ma nel corso dell'arrampicata non ci si fa nemmeno caso: lo si noterà solo dalla base, nel considerare la linea di salita; l'esposizione è tale da permettere di vedere oltre lo spigolo (sul lato sinistro) solo nell'ultimo tiro. E' la via più frequentata del torrione in funzione delle sue difficoltà relativamente contenute, ma non certo della sua bellezza: è una via generalmente piuttosto umida, in particolare nella sua prima metà, e spesso attraversata da cenge erbose (più di cinque metri di pendio a gradini spesso erbosi al termine del penultimo tiro, attenzione quando si arrampica dopo una pioggia). La roccia non è particolarmente friabile, ma nemmeno molto buona; anche in questo caso le condizioni peggiori si incontrano nella sua parte bassa: le condizioni non sono particolarmente critiche, ma la struttura della roccia a blocchi incastrati e cementati non infonde una gran fiducia e i numerosi blocchi mobili non contribuiscono positivamente da questo punto di vista (si segnalano in modo particolare un grande masso appoggiato in corrispondenza dell'uscita del muretto di V+ del secondo tiro e due blocchi al di sotto dei fix della seconda sosta). In generale si potrebbe dividere la via in due metà distinte: una metà bassa caratterizzata da un'arrampicata su blocchetti sovrapposti, spesso umida, per lo più in diedro o fessura (da affrontare con cautela, può far passare la poesia dell'arrampicare a più di una cordata); una metà alta caratterizzata da esposizione maggiore ma anche da roccia eccezionale, ruvida e strutturata come il migliore calcare della Grignetta, che ripaga oltre ogni aspettativa. La chiodatura è straordinariamente fitta ed affidabile (in modo particolare dopo l'opera di riattrezatura completata nel 2003); compensa in questo la precarietà della roccia. Sbagliare via è decisamente difficile, data l'abbondanza dei chiodi: basterà seguire la linea di maggiore debolezza e si incapperà obbligatoriamente in un nuovo chiodo ogni quattro o cinque metri. |
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Difficoltà: |
D (un passaggio di V+, molto IV+) |
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Sviluppo: |
3 lunghezze, 130 m |
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Esposizione: |
SE |
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Chiodatura: |
molto buona, soste su coppie di resinati |
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Materiale: |
8 rinvii, 1 corda |
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Salite: |
10.05.97 Mirko, Silvano
25.08.99 Mirko, Andrea
23.05.04 Mirko, Andrea
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AvvicinamentoL'avvicinamento è facile, veloce e assolutamente non faticoso; uno dei più comodi per una guglia della Grignetta: dal rifugio Alippi si segue il sentiero delle Foppe (n.9) in direzione del rifugio Rosalba, senza mai abbandonarlo. Si impiegano una cinquantina di minuti: il sentiero si muove sempre con grande sviluppo orizzontale in direzione Nord-Ovest, generalmente senza salire di molto. Solo qualche breve strappo aumenta il dislivello del percorso. Solo dopo più di mezz'ora si inizia a salire con decisione e continuità, e dopo un quarto d'ora si arriva a costeggiare il gruppo di guglie di cui il Pertusio è la più alta; altre guglie sono il Torrione Ratti e il Torrione Mandello, appena al di sotto del principale. Per chi non lo conosce può essere difficile da individuare, ma basterà ricordare che si tratta del torrione che sta sulla sinistra del sentiero nel momento in cui questo comincia a piegare verso NE (in modo deciso a destra) dopo essersi sviluppato sempre esclusivamente verso NO. L'attacco si trova sul lato destro dell'avancorpo più basso del torrione, sulla parete sud, in corrispondenza di una evidente frattura. Se si presta attenzione si noterà una brevissima ripida traccia che lo collega al sentiero delle Foppe, ma il tutto può rimanere piuttosto nascosto dalla vegetazione.
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Sviluppo dello spigolo, dall'attacco |
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L1Si attacca alla base della frattura di destra dell'avancorpo della parete sud; all'attacco non ci sono chiodi, ma una grande clessidra permette una discreta assicurazione. Dall'attacco si vede già parte della linea di salita segnata da nuovi fix lucenti: si segue la spaccatura che sale in leggera diagonale verso destra; ignorare la spaccatura che sale invece più a sinistra che, anche se leggermente più semplice nella sua parte bassa, conduce a un passaggio piuttosto complicato per chi deve rientrare in via. Proseguendo dapprima lungo la spaccatura, poi in diedro, si incontrano numerosi fix e ottimi chiodi. L'arrampicata si svolge tra fessure e lame, su roccia sufficientemente salda, anche se con qualche eccezione (è obbligatorio saggiare la resistenza di ogni blocchetto che ci si appresta ad impugnare). Le difficoltà sono continue intorno al IV/IV+. Intorno ai 2/3 del tiro si incontrano due nuovi fix appaiati: la postazione è sfruttata da alcuni come sosta, ma il luogo non è per nulla comodo, e per chi segue lo Spigolo Mir è consigliabile moschettonare e proseguire fino a quella che è sempre stata la 'vera' sosta, una decina di metri oltre. Il termine del tiro è semplice ma delicato, su roccette di indecifrabili agglomerati; sotto allo strapiombo al termine del diedro si obliqua verso destra in direzione di un evidente masso, che forma un buon terrazzino: un tempo era sormontato da due chiodi arrugginiti e da un garbuglio di cordini, ma oggi la sosta è fatta da due nuovi fix.
L2Dalla sosta si può salire in verticale direttamente lungo la placchetta; altra scuola di pensiero dice di attaccare lo strapiombino di sinistra: all'arrampicatore scegliere per sè; entrambe le soluzioni sono piuttosto difficili, la prima più tecnica, la seconda più faticosa, e si aggirano tra il V+ e il VI-; si tratta del punto tecnicamente più difficile della via. Raggiunto il termine della placchetta si può traversare immediatamente di un metro verso sinistra, oppure obliquare a sinistra poco per volta lungo una rampa appoggiata (attenzione a qualche masso mobile); da qui si segue lo spigolo. Un tempo si attrezzava una nuova sosta a una quindicina di metri dalla prima, sopra a una lunga e comoda cengia erbosa, dove due chiodi e un lungo cordone rosso invitavano al riposo; oggi la sosta è stata eliminata, la linea di salita lungo lo spigolo è stata perfettamente rettificata dai nuovi fix resinati, e l'arrampicatore è 'costretto' a concatenare i due vecchi corti tiri in un unico tiro più lungo; la nuova soluzione è sucuramente più comoda e veloce. Lungo lo spigolo, il tratto più complicato (valutabile in un IV+) è la risalita di una spaccatura verticale spesso umida; il resto è decisamente più semplice. Seguendo la linea dello spigolo si arriva fino a rimontare uno speroncino sovrastato da uno strapiombo; a protezione dell'arrampicata un fix è stato infisso proprio sul limite superiore dello strapiombo ed è molto comodo da moschettonare (si consiglia un doppio rinvio, perchè qui la corda dovrà piegare decisamente a destra e potrebbe dare problemi di scorrimento). In corrispondenza dello strapiombo, appena a sinistra, si trova un difficile diedrino, mentre a destra è contornato da una facile successione di gradoni e da un pendio erboso. Chi vorrà potrà lasciarsi tentare dalla soluzione più diretta ed attaccare direttamente il diedro (difficile); più facile sarà invece traversare dei due metri necessari fino alla destra dello strapiombo e risalire la conseguente semplice frattura; può essere complicata (V/V-) solo l'uscita del traversino. Poi per facili gradoni si arriva in pochi metri alla sosta, con i due soliti nuovi fix (attenzione ai due blocchi appena sotto ai fix, grandi e instabili).
L3Dalla sosta si intravedono un paio di possibilità di salita; si potrà decidere se salire direttamente la fessura verticale soprastante (nella quale risplende un nuovo fix) oppure se spostarsi ulteriormente a sinistra, fino alla parete esterna dello spigolo, più facile ma dall'eccezionale esposizione: nel primo caso si sale semplicemente in verticale (da cercare una ottima maniglia all'interno della fessura, in corrispondenza del termine di un bel gradino staccato: non accontentarsi dei pur buoni appigli del gradino stesso), nel secondo caso invece per bellissime maniglie si inizia a godere del nuovo tratto di arrampicata su roccia buona e ruvida. Le due linee di salita convergono pochi metri in verticale sopra alla sosta. Poco più sopra l'opera di riattrezatura del 2003 ha tralasciato l'asportazione di un vetusto chiodino arrugginito piantato profondissimamente in una fessura, impossibile da moschettonare, un tempo utilizzabile solo grazie all'aiuto di un cordino sottile; oggi un nuovo chiodo campeggia mezzo metro più in alto. Si prosegue per fessure e strettissimi canalini su roccia ruvida e perfettamente salda; con divertente arrampicata d'opposizione si superano le lame che conducono fino ad un caminetto con un masso incastrato. Si supera il caminetto e si raggiunge la base di un muretto dove due fix sembrano indicare una sosta: è possibile effettuare la sosta, oppure decidere di proseguire (valutare secondo la lunghezza di corda ancora a disposizione); se si decide di sostare ci si dovrà adattare ad un ulteriore tiro di non più di 7 o 8 metri, lungo un sistema di elementari gradoni, resi però infidi da una fitta ghiaietta che indica l'approssimarsi della cima. Qui una perfetta catena con un bell'anello fa anche da punto di calata per chi decide di ridiscendere a doppie lungo una delle vie di salita del versante meridionale.
DiscesaPer sentiero si traversa fino alla punta principale e quindi si scende verso est (tra brevi canalini e piccoli risalti di roccia, spesso umidi, con arampicata di I grado) fino ai pendii erbosi, attraverso i quali si raggiunge il sentiero delle Foppe; in pochi minuti si è all'attacco. Utile portare con sè un paio di calzature alternative alle scarpette d'arrampicata.
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