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Guglia Angelina

Via Normale

Una via dalle fortune alterne, passata in brevissimo tempo dall'essere una tra le più frequentate (affollate) della Grignetta, ad una tra le più ignorate: colpevoli sono i franamenti che negli ultimi anni ne hanno reso pericolosamente instabile la parte alta. La via normale in sè è facile ma decisamente divertente, non banale ma piuttosto articolata e complessa. Straordinaria l'esposizione sulla crestina finale. Realmente impegnativa solo nel tratto di camino (IV) della variante del quarto tiro. La roccia è generalmente buona, con la rilevante eccezione della totalità del secondo tiro (forse il più facile ma estremamente franoso), e ovviamente della cima (che periodicamente si abbassa di qualche centimetro); attenzione anche agli spuntoni più grossi che possono rimanere in mano senza preavviso. La chiodatura è buona, in linea con gli standard della Grignetta: pochi chiodi nei tratti non banali tra il III+ e il IV (se ne trova uno ogni volta che se ne sente il bisogno) e nessuno nei tiri di III. La via è facilmente individuabile; basta ricordarsi di prendere a sinistra dalla prima sosta e di cercare la catena di sosta dopo i primi metri del canale del terzo tiro. Estrema attenzione allo stato della roccia in prossimità della cima: assolutamente consigliabile tralasciare l'ultimo tratto di cresta.

Difficoltà: AD (tratti fino al III+ o IV secondo la variante)
Sviluppo: 5 lunghezze, 130 m
Esposizione: E/S
Chiodatura: buona, soste su catena
Materiale: 6 rinvii, 1 corda
Salite: 20.04.96    Mirko, Silvano
01.11.96    Mirko, Silvano
06.04.97    Mirko, Silvano, Andrea
01.11.99    Mirko, Andrea, Michele

AvvicinamentoSi segue il sentiero della direttissima (n.8) fino al canalone di Val Tesa, da cui la Gulia Angelina è già ben visibile. Si risale il canalone per pochi minuti (cartelli per la "cima" della Grignetta e per il "Colle Valsecchi"); il canale qui è detto proprio Canale dell'Angelina (sentiero n.11). La si raggiunge proprio sotto alla parete Est. Due strette fessurine, al centro esatto della base della parete, ed un'evidente targa chiara segnalano l'attacco della via; avvicinatolo, si noterà l'anello d'assicurazione.

L1Dall'anello di attacco si deve risalire la fessura obliqua verso sinistra; con un po' d'attenzione si noterà un chiodo a quattro o cinque metri d'altezza. Si potrà attaccare la fessura direttamente oppure, poco più semplice, si potrà salire il piccolo masso poco alla sua sinistra completamente sul lato sinistro, per risparmiarsi il tratto più faticoso della fessura. Si continua per la fessura con percorso obbligato fino a sfociare alla base di una placchetta ben appigliata. Una fessura prosegue ripida, sempre obliqua a sinistra, in direzione dell'evidente nicchia in cui si trova la sosta; un chiodo segnala la direzione. Alternativamente, più facile, si potrà traversare un paio di metri a sinistra lungo una stretta ma semplice cengetta, per poi prendere la serie di fessurine-maniglie che obliquando a destra salgono fino alla sosta. Tutto il tiro è di difficoltà tra il III+ e il IV-.

L2Dalla sosta ci si dirige a sinistra per risalire un sistema di roccette rotte decisamente facili ma malsicure; non ci sono chiodi anche se è facile trovare, se se ne sente il bisogno, spuntoni adatti ad ospitare una fettuccia; attenzione alla scelta degli spuntoni che possono essere di precaria stabilità. Si dovrà fare attenzione a non risalire direttamente in verticale dalla sosta perchè le difficoltà sono molto superiori; poco sopra si stacca la via Mary, di livello ben diverso. Tutto il tiro segue le roccette rotte senza mai spostarsi nel tratto ripido della parete, fino a raggiungere la selletta della spalla sinistra, sullo spigolo estremo della parete. Una catena attorno ad un grosso masso fa da sosta.

L3I due tiri successivi della via possono seguire due varianti: per entrambe le possibilità si dovrà scendere di un paio di metri dietro alla spalla della sosta, girare intorno allo spigolo ed entrare nell'evidentissimo canale tenendosi - eventualità più semplice - all'estremità sinistra della parete di destra. La via più facile vuole che si segua il canale per una decina di metri fino a raggiungere una catena, fissata alla sua parete di sinistra. Per una variante di mezzo grado più difficile, non banale, si dovrà seguire il canale per intero, fino a sbucare ad un terrazzino alla metà della parete Est; il tiro in questo caso, rasenta i 45 metri di lunghezza; attenzione alle corde corte. Si osserva che al termine del canale può essere vantaggioso non risalire direttamente il diedrino verticale sotto al terrazzino, ma traversare a destra alla base di una placchetta per poi risalire questa obliquando a sinistra, in direzione della sosta. Confortante il sole che ci si trova.

L4Per chi sceglie la via normale propriamente detta (l'eventualità più semplice) il quarto tiro prosegue dalla catena nel canale verso sinistra per roccette molto facili fino a raggiungere la cresta; la si dovrà seguire a lungo, per una trentina di metri; si potrà scegliere per la sosta un posto qualsiasi sulla cresta, se ne troveranno a decine, ma personalmente trovo preferibile raggiungere la cimetta di congiunzione con la variante: dopo trenta metri di cresta che si sarà seguita tenendosi piuttosto sulla sua sinistra, per canalini e facili rocce, si raggiunge un marcato intaglio che delimita una evidente cima dalla sommità piatta; dalla parte successiva dell'intaglio una paretina verticale e liscia ospita uno spit; si potrà sistemare la sosta sullo spit o, più comodo, con una fettuccia sul masso sommitale della cimetta più bassa. Questo è anche il luogo che raggiunge direttamente chi sceglie di percorrere la variante "difficile": dalla sosta un caminetto di IV di una decina di metri porta esattamente all'intaglio della sosta.

L5Lo spit sulla paretina verticale in prossimità della sosta è decisamente fuorviante: chi vorrà potrà bensì risalirla, ma se si preferisce seguire un percorso normale di due gradi di difficoltà di meno si potrà scendere di un metro sul lato ovest (il lato di arrivo della normale) ed aggirare la punta sulla sinistra; obliquando per elementari roccette si guadagna la cresta sommitale che si segue per una quindicina di metri preferendone il lato sinistro. Un anello spittato permette una evitabile assicurazione prima di un paio di metri di discesa, in cresta. Da ultimo un traversino aereo - meravigliosa l'esposizione del luogo da dove si può osservare l'intera parete Est - ed una paretina appigliatissima sul versante Est, raggiunta per una stretta cengetta, portano alla vetta.
L'intero tiro - o per lo meno il tratto di cresta - è oggi decisamente sconsigliabile a causa del pessimo stato della roccia dopo recenti frane. Un consiglio disinteressato è quello di accontentarsi di mandare un nostalgico saluto alla cima e al ricordo della croce che ci si trovava, dalla parte opposta della cresta.

DiscesaIn origine si scendeva sul lato opposto della cima per roccette elementari per una decina di metri, fino ad incontrare l'anello di calata. La soluzione più semplice vuole che da qui ci si cali di 40 metri direttamente fino alla Porta d'Inferno, lo stretto intaglio tra Angelina e Ago Teresita (fare molta attenzione alla direzione di lancio delle doppie che dovrà essere esattamente quella dell'ago: lanciare troppo a destra porterà le corde ad imbrigliarsi sull'avancorpo settentrionale della guglia). E' possibile decidere di scendere con due doppie da 20 metri, con l'inconveniente dell'estrema scomodità della sosta intermedia, su ottimo anello ma decisamente angusta. In prossimità della cima è di recente stato attrezzato on punto di calata per una discesa lungo la parete Est. Chi preferisce la prudenza e non si fida dei precari massi instabili della sommità dovrà adattarsi a scendere in calata o in arrampicata lungo la stessa linea di salita della normale.

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