Torrione Magnaghi Settentrionale
Via Lecco
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La via, forse sopravvalutata, è spesso considerata una delle più belle della Grignetta ed è indubbiamente una delle più ripetute. La roccia è sempre ottima, la linea di salita estetica e l'esposizione emozionante, ma la grande frequentazione e la sempre più critica scivolosità della roccia, consumata dagli innumerevoli passaggi, ne compromettono il fascino. Molto buona la chiodatura e le soste. Esistono due possibili varianti all'inizio della via, o meglio esiste una via originale ed una variante; oggi la seconda ha quasi del tutto soppiantato la prima. La via viene spesso percorsa come ideale completamento della traversata dei Magnaghi. |
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Difficoltà: |
AD+ (un tratto di IV+, prevalentemente III/III+) |
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Sviluppo: |
5 lunghezze, 160 m |
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Esposizione: |
S |
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Chiodatura: |
molto buona, soste su catene |
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Materiale: |
6 rinvii, 1 corda |
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Salite: |
31.08.97 Mirko, Silvano
11.10.98 Mirko, Andrea
03.09.00 Mirko, Andrea
02.04.06 Mirko, Andrea
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AvvicinamentoI sentieri d'avvicinamento alla via sono diversi: è possibile salire lungo il Canalone Porta o lungo la Cermenati (sentiero n.7) e il Traverso dei Magnaghi (n.3) fino al Canalone; dall'incrocio tra Cermenati, Porta e Senigalia (cartelli) ci si porta alla Bocchetta dei Prati e quindi, sempre per sentiero, ci si alza parallelamente alla Cresta Senigalia; in alternativa è possibile salire integralmente la Senigalia (n.1). Si arriva a costeggiare a Est i Torrioni Magnaghi. Si procede lungo i sentieri e le friabili placconate rocciose fino a dove un complesso di pinnacoli staccati restringe l'ampiezza del pendio. E' possibile aggirare le torri sulla sinistra (tenendosi all'interno di un buio canalino) oppure - più facile e consigliabile - sulla destra, in pendio più aperto, quindi ci si porta verso l'interno, a sinistra, dove una lunga rampa abbattuta di roccette, base di un ampio canalone, porta verso la parete Sud del Magnaghi Settentrionale e verso la forcella tra questo ed il Centrale (forcella Glasg). Si segue la rampa fino sotto alla parete che deve poi essere costeggiata verso sinistra fino al punto più stretto e alto dell'intaglio. Un grosso anello ed un bollo rosso indicano il punto d'attacco. Alcuni punti, al termine della rampa, non sono banali ed è necessario fare attenzione alla friabilità del terreno. Possibile, ma meno sicura, la salita alla forcella direttamente dal Canalone Porta. D'inverno le cose si complicano molto, perchè le facili placconate rocciose si trasformano in un ripidissimo pendio nevoso, difficile e delicato. Consigliabile in questo caso (soluzione peraltro adottata dalla grande maggioranza degli arrampicatori anche d'estate) raggiungere la forcella scendendo dal Magnaghi Centrale, dopo averlo salito in arrampicata per vie alternative.
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Parete di attacco (sviluppo della L1b) |
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L1Il primo tiro della via originale si svolge interamente in un lunghissimo traverso verso sinistra: dalla sosta ci si alza in diagonale a sinistra lungo una evidente spaccatura sulla parete leggermente abbattuta. Si segue la spaccatura sfruttando le grandi maniglie della sua bombatura inferiore, dapprima salendo in modo deciso, poi piegando sempre più a sinistra. Dopo qualche metro ci si dovrà spostare esclusivamente in orizzontale. Si raggiunge in una ventina di metri una piccola nicchia, dove una cengia si allarga di poco e dove un resinato costituisce l'unica assicurazione del tiro (facilmente integrabile a discrezione del primo con numerose clessidre). Dal resinato si prosegue ancora qualche passo verso sinistra, quindi, in corrispondenza di una larga spaccatura verticale, ci si abbassa di mezzo metro a cercare qualche buon gradino, si attraversa la spaccatura e si prosegue, sempre a sinistra, fino a doppiare lo spigolo sinistro della parete. Ci si trova, qui, in corrispondenza di un piccolissimo pinnacolo sporgente dallo spigolo, visibile fin dalla sosta d'attacco e di poco più alto di questa. Subito dietro lo spigolo si arriva ad una piccola nicchia, dove è attrezzata una sosta: un cavetto di metallo arrugginito ed abbandonato e un paio di grossi chiodi cementati.
L2Dalla sosta si deve semplicemente salire in verticale, lungo l'aperta parete a sinistra dello spigolo, facendo attenzione a non allontanarsene troppo. L'arrampicata non è difficile (III/III+), ma il primo chiodo è piuttosto alto; proteggersi eventualmente su una clessidra. Si sale per più di venti metri, quindi si deve decidere se obliquare marcatamente verso sinistra, lungo una spaccatura, per attraversare interamente la parete fino ad una nicchia al di sotto di un saltino strapiombante, dove è visibile una vecchia sosta costituita da due grossi chiodi ed un cordone di collegamento (sosta originale), oppure - invece del traverso a sinistra - se piegare decisamente verso destra, quasi in orizzontale, fino allo spigolo, per poi seguirlo in verticale fino alla nuova sosta: su di un pulpito molto aereo, sormontato da uno speroncino strapiombante, si trovano insieme una grossa catena a fix, uno spit ed un chiodone cementato (sembrerà troppo materiale, ma d'estate capita spesso di vedere appesi a questa sosta - nonostante non sia particolarmente ampia - membri di due o più cordate diverse). Questa - tra le due - è evidentemente la sosta più comunemente sfruttata, soprattutto da chi non segue la via originale; per i puristi dell'originale sarà invece d'obbligo scegliere la prima.
L1bIn alternativa ai due tiri appena descritti, che costituiscono la via Lecco originale, è possibile scegliere di seguire una differente linea di salita, oggi percorsa dalla maggioranza degli arrampicatori ("variante diretta"). Dalla sosta di attacco non si piega così decisamente a sinistra, come descritto nel primo tiro, ma ci si mantiene in diagonale puntando direttamente alla seconda sosta, sullo spigolo, che può essere raggiunta in un unico tiro: la roccia non supera mai il III+/IV ed è sempre buona e ben appigliata (la linea di salita non è necessariamente obbligata e le difficoltà possono variare di qualche frazione di grado secondo le scelte del momento). Dall'attacco si sale in diagonale piuttosto marcata lungo facili maniglie e una buona spaccatura, fino ad un primo fix, molto vicino. Da qui è già visibile il secondo fix, ad una quindicina di metri; lo si raggiunge in modo diretto, senza deviazioni; solo in corrispondenza di un muretto più verticale e liscio scegliere la sinistra come direzione migliore; volendo è semplice aggiungere protezioni intermedie. Il terzo e ultimo fix di assicurazione è più vicino. Si sale questa volta con direzione più irregolare, prima con un brevissimo traverso a sinistra, quindi con salita più verticale. Lo stesso tra il fix e la successiva sosta, ancora non visibile: si deve salire in diagonale e in traverso a sinistra fino a doppiare lo spigolo; si arriva in vista della sosta quando ci si trova pochi metri più in basso, in verticale. In genere prima si raggiunge lo spigolo più facile è l'arrampicata.
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Placchetta del passaggio chiave (L3) dalla 3a sosta (verso il basso) |
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L3Il terzo è il tiro chiave della via. Dalla sosta ci si porta in diagonale verso il centro della parete: un resinato, se si fa attenzione, è già visibile dalla sosta, poco più in alto di questa. Lo si va a prendere e quindi ci si alza in decisa verticale, verso un secondo chiodo, sfruttando le belle tacchette, purtroppo molto unte, della paretina di IV+ caratteristica di questa via. Nella parte superiore della parete cercare di tenersi piuttosto sulla destra, anche se i passaggi a sinistra sembrano più facili, perchè una volta raggiunto il punto più alto della parete, tagliato da una cengia ed un terrazzino, è necessario trovarsi totalmente a destra ed un traverso all'ultimo momento è piuttosto complicato. E' necessario raggiungere il termine della parete a metà tra uno speroncino (sulla destra; volendo è possibile raggiungere lo sperone e salirlo direttamente ma è più difficile) ed un leggero incavo, che sbocca su un buon terrazzo. Una volta raggiunto il terrazzo, in pochi passi si è alla catena di sosta.
L4La parte difficile della via è conclusa, ma le fatiche non si possono considerare terminate. Il tiro che segue la sosta è breve e semplice e supera dapprima il piccolo salto verticale e i successivi gradoni con facile arrampicata, poi segue alcuni metri di una facile rampa ghiaiosa fino al principio di una cresta orizzontale. Si arriva in breve ad un grosso masso su cui si trovano due nuovissimi fix di sosta.
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L'intera parete del torrione, dalla cima del Magnaghi Centrale |
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L5Da qui si prosegue su terreno molto facile; quello che si deve superare sono solo i grandi blocchi della cresta, da aggirare di preferenza sulla destra. Si arriva alla forcella tra un ultimo pinnacolo ed un caminetto che porta sulla cima del torrione. Si supera direttamente il camino (III) e si prosegue lungo una rampetta ed una spaccatura, sempre sporca di sassi e ghiaia. Si arriva in breve alla croce sulla cima del Torrione. A mezzo metro dalla croce si trova un ultimissimo fix.
DiscesaTotalmente per sentiero. Dalla cima si scende di pochissimi metri lungo la cresta che porta in direzione della cima della Grignetta. Lungo cengette e tracce di sentiero ci si porta sul sentiero che arriva dal canalone Porta, e poco oltre si tocca il filo della cresta. Si arriva alla bocchetta su cui sfocia il canale che sale dalla parte superiore della Senigalia; lo si riconosce perchè contrassegnato da due targhe sul lato destro (scendendo). Se si intende scendere subito è necessario discendere questo canalino, superare il Saltino del Gatto (attrezzato con una catena) e quindi seguire dapprima il sentiero della Senigalia e poi quello che tra tracce e placche friabili conduce lungo i pendii a fianco dei Magnaghi. Quasi mai viene considerata l'eventualità di una discesa lungo il canalone Porta. Molti, invece, proseguono in direzione della cima della Grignetta. Sconsigliabile è in ogni caso abbandonare del materiale all'attacco, perchè - a meno che non si intenda ripercorrere tutta la via in doppia (soluzione mai praticata) - per tornarci è necessario un lungo giro intorno ai torrioni ed una buona risalita lungo lo stesso canalone dell'avvicinamento.
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