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Se nell'Alto Medioevo la medicina è essenzialmente pratica, tanto
da essere annoverata fra le artes mechanicae, con lo sviluppo in Occidente
delle Università, i medici tentano con successo di trasformare la
loro arte in disciplina a carattere scientifico: il recupero del
corpus testuale della medicina teorica
dell'antichità classica, spesso mediato dalla cultura araba, porta
la medicina ad un rigoglioso sviluppo teorico ed al suo insegnamento attraverso
i nuovi metodi sperimentati con successo nell'insegnamento universitario
della Teologia e della Giurisprudenza. Il medico quindi tende verso un nuovo
status sociale, paritario a quello dei giuristi. L'aristotelismo sempre più radicale della medicina scientifica, culminante con l'introduzione nel curriculum del Canone di Avicenna, influenzerà attivamente le altre discipline universitarie, compresa la teologia.
La "rivoluzione scientifica della medicina", pur iniziando in Francia, ha
la sua sede principale nella Scuola Salernitana,
dove si commentano i nuovi testi tradotti da
Costantino Africano e si gettano le basi per
fissare un curriculum di studio dello studente. Inoltre, con le
Costitutiones Melfitanae emanate da Federico II si ha il primo esempio
di obbligo di un esame abilitazione per l' esercizio della professione
medica. La "rivoluzione scientifica" non migliorò la pratica della medicina, che invece venne appesantita da un bagaglio teorico splesso complesso e talora inapplicabile: la nascita delle Scuole, con buona pace di molti storici della medicina, non fu un progresso, ma sostanzialmente un'involuzione della medicina altomedievale. |