Elio
Petri
|
Uno
dei registi italiani più rimossi. Autore negli anni ' 70 di film di
grande successo commerciale e di molteplici polemiche, negli ultimi anni della
sua vita visse con amarezza una brutale emarginazione dall'ambiente cinematografico
che divenne dopo la sua morte, per un tumore alla vescica, anche scomparsa
delle sue opere. Il cinema di Petri andrebbe invece riscoperto per scoprirne
la ricchezza e la modernità dietro lo stile a volte magniloquente.
|
[...] Scherzando, potrei dire che l'urgenza di esprimersi cinematograficamene con un genere di film provocatorio, sociale, intellettualistico magari, scaturisce dal segno zodiacale cui appartengo. Io sono nato in quello dell'Acquario e pare che gli acquariani pensino molto agli altri, siano intrigati dai progetti, idee di cambiare il mondo... Da un punto di vista meno esoterico - ma poi, quanto "meno"? - dico che sia le radici cattoliche sia quelle marxiste portano, a pensare all'arte come a una cosa utilitaria nel senso sociale, politico e morale. E anche l'educazione fascista - perché nel mio caso c'è da considerare il fatto io sono stato bambino e scolaro sotto il fascismo avendo frequentato le scuole fasciste dal '35 al '44. E' noto a tutti che dal punto di vista dell'arte i fascisti erano engagés. Difatti, per molti giovanissimi intellettuali fascisti di sinistra il passaggio al Partito Comunista non fu molto doloroso perchè in fondo l'engagement cambiava solo indirizzo, scopo, non mutava come modello di vita. A sua volta poi, lo stesso fascismo veniva per qualche verso da una costola del movimento socialista. Probabilmente il mio genere di film deriverà dalla somma di tutte queste cose. Inoltre bisogna tenere conto che la realtà italiana indica proprio un certo genere di temi. E' evidente che noi viviamo in una società molto strana, molto divisa, gravida di feti mai nati, quindi isterizzata al massimo grado. L'isteria, che nelle persone è di origine sessuale, nella società deriva da rivoluzioni inesplose. E' così, ecco per me è quasi impossibile ideare un racconto lineare, che non abbia riferimenti metaforici e simbolici, e credo che in tutti i miei film ci sia una traccia di questa generale isteria italiana, sopratutto la loro scrittura. Un'altra delle cose che probabilmente mi hanno spinto a questo stile che è stato il desiderio di trasgredire i canoni neorealistici. Negli anni andati c'erano ancora canoni da rispettare o trasgredire. Oggi non più. Il canone neorealistico imponeva abiti espressivi penitenziali. La realtà andava "rispettata", diventava essa stessa canone, e io invece pensavo che essa fosse sempre da interpretare, la realtà è simbolo e metafora e non va mai ripetuta piattamente, schematicamente. Insomma, oggi mi sembra che il neorealismo avesse curiose attitudini col linguaggio televisivo in diretta, tanto spesso scadeva in cronaca. C'era una tendenza assoluta al rispetto dei «tempi» della realtà, che invece, a me, parevano inerti, intellettualmente e spiritualmente inerti. Ero convinto che ognuno vivesse la realtà a modo suo e che quindi dovesse restituirla come l'aveva vissuta, come sempre l'arte ha fatto. Naturalmente, i grandi maestri del neorealismo così facevano: infatti trasgredivano per primi i canoni da essi inventati, per fortuna di tutti. Per tornare agli Acquariani: pare che essi mano anche molto indisciplinati. [...] (Elio Petri). |
Filmografia |
|
1961 | L'assassino |
1962 | I giorni contati |
1963 | Il maestro di Vigevano |
1964 | Peccato nel pomeriggio (episodio del film Alta infedeltà) |
1965 | La decima vittima |
1967 | A ciascuno il suo |
1968 | Un tranquillo posto di campagna |
1970 | Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto |
1970 | Ipotesi - seconda parte del film Documenti su Giuseppe Pinelli (la prima parte era firmata da Nelo Risi) |
1971 | La classe operaia va in paradiso |
1973 | La proprietà non è più un furto |
1976 | Todo modo |
1978 | Le mani sporche (film TV) |
1979 | Buone notizie |