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ATTENZIONE che, per importanza sociale, subito dopo il legame affettivo che si instaura all'interno di una famiglia, viene quello che si instaura fra il professore e i suoi alunni, e che turbare entrambi i rapporti può essere carico di conseguenze (sabato 31° gennaio 2004, il professore).
4) Le memorie cache
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Nel migliore dei casi il tempo di accesso alla memoria centrale può anche essere di 40 volte più lungo di un ciclo di lavoro del microprocessore.

 

Per rimediare a questa decelerazione, gli attuali processori si servono di memorie tampone chiamate cache.

 

Queste ultime sono memorie di piccole dimensioni estremamente rapide e, grazie ad esse, il processore non va più a cercare le istruzioni e i dati che gli occorrono nella RAM, ma appunto nella più rapida cache.

 

Ma la cache è utile anche per un altro motivo, ed esattamente perché è in grado di anticipare i desideri del processore.

 

Si sa infatti che durante l’esecuzione di un programma, se viene chiamato un indirizzo di memoria, ci sono forti probabilità che gli indirizzi contigui vengano anch’essi utilizzati.

 

Per anticipare dunque i desideri del microprocessore, quando viene richiesto l’accesso a un indirizzo di memoria, la cache farà in modo di caricare non solo il contenuto dell’indirizzo in questione, ma anche quello degli indirizzi adiacenti.

 

E siccome capita spesso che un’informazione memorizzata in un certo indirizzo viene utilizzata più volte dallo stesso programma, per accelerare ulteriormente l’esecuzione della stessa istruzione quest’ultima viene appunto conservata nella cache.

 

La cache permette dunque di ridurre lo scarto di velocità che si determina tra quella di elaborazione del processore e quella alla quale la memoria è in grado di fornire i suoi dati.

 

I progettisti di microprocessori hanno spinto questo principio fino a creare delle memorie tampone diversificate, una per i dati, la cosiddetta data cache, e l’altra per il codice da eseguire, la cosiddetta instructions cache.

 

Si badi che aumentare a dismisura la capacità della cache non serve a molto dato che più le dimensioni crescono e più si allungano i tempi di accesso.

 

Per aggirare il suddetto problema i progettisti di microprocessori hanno moltiplicato i livelli delle cache sfruttate dal processore stesso, ed appunto inserendo una cache di primo livello (L1) ed una cache di secondo livello (L2).

 

Per limitare i costi, nel Pentium II e nei primi Pentium III, la cache di secondo livello era esterna al microprocessore stesso, ma già a partire dal Pentium III Coppermine, Intel inizio ad integrare L1 ed L2 nel processore, rendendo quest’ultimo veloce.



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