RITRATTO D’AUTORE

             di Rosanna Ricci

La ricca e sensibile personalità di Gino Erbacci non poteva non essere attratta da una pluralità di soggetti: i ricordi della vita agreste e dei suoi riti, i momenti della realtà di oggi, il sentimento religioso e la sensibilità nell'indagare il paesaggio. Il pittore è stato, in gioventù, appassionato disegnatore di fumetti, solo successivamente si è dedicato all'olio. Sempre con passione, ma anche con tanta umiltà. La sua prima personale reca la data 1974: il pittore si trovava nella sua piena maturità artistica. Questa data ha un significato ben preciso nell'iter pittorico di Erbacei. Sta a dimostrare una presa di coscienza sicura delle sue possibilità espressive. Prima di allora Erbacei/pittore viveva nell'ombra, in una continua autocritica volta a raffinare sempre più l'immagine e la materia pittorica e a verificarne la possibilità di resa e di comunicazione. Questo amore ostinato e forte per la pittura, ma anche tenero e delicato, ha raggiunto un paradigma espressivo personale, inconfondibile. I colori caldi del tramonto o dell'autunno e quelli freddi della notte o dell'inverno sono sempre in sintonia con uno stato d'animo. La pennellata è sempre pulsante di vita e di forza, la luce da voce ad alcuni elementi: penetra come una lama per rendere più sofferta la fatica e più amaro il rimpianto, ma, nel contempo, ricama con dolcezza un sorriso, un abbraccio, una povera casa malridotta, ma piena di calore. Nella linea espressiva di Erbacei va sottolineata la predilezione per la figura umana, in particolare quelle dei contadini rappresentati in atteggiamenti che si ripetono uguali da sempre, con i segni della fatica tradotti dai colori e dalle atmosfere. L'artista si esprime attraverso un linguaggio figurativo a cui è rimasto sempre fedele, perché gli permette di trasferire sulla tela non solo i ricordi di un mondo ormai scomparso, ma anche gli umori di quel mondo. In Erbacci è dunque presente un legame profondo, quasi sacro, una specie di ureligio" con la natura, con i ritmi delle stagioni, col mondo umile in cui la coralità e la ritualità dei gesti è segno di un comune sentire.
La qualità dell'impianto, della pennellata e dell'assetto chiaroscurale si alleggerisce, tal ora, in toni lirici di alto spessore: ciò avviene quando la celebrazione lascia il posto alla nostalgia per qualcosa che non c'è più ma che vive ancora nella mente e nel cuore dell'artista. Per questo motivo le opere di Erbacei diventano un'"ipotesi" di lettura per chiunque ad esse si avvicini: non tutto poi è così esplicito come appare. Le ombre evanescenti di figure, ad esempio, che compaiono in secondo piano possono insinuare il dubbio che si tratti della proiezione dell'"altro" che sta dentro ciascuno di noi. Non solo, ma ogni immagine è frutto di un processo interiore che coinvolge tutta la vita dell'artista, dall'aspetto concettuale a quello emozionale. Un'opera d'arte ne è quindi lo specchio. E questo vale non solo per Erbacei, ma per tutti coloro che "fanno" arte ne! senso più completo e profondo del termine.
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