Danilo Montenegro, nato a Moladi Di
Rombiolo (VV), docente di discipline pittoriche è impegnato da molti
anni in vari campi artistici: pittura, teatro, poesia e musica che sono
poi il nucleo del suo essere uomo di spettacolo. Ha collaborato con la RAI proponendo dai microfoni di Radiodue, sede regionale per la
Calabria, ben 57 trasmissioni di "canto-poesia-musica" dal
1987 al 1992, riscuotendo consensi di pubblico e di molti critici. Ha
fatto diversi concerti all'estero, Germania, Canada, Stati Uniti, India.
Tra i vari premi ricevuti durante la carriera vanno ricordati il premio
"Rino Gaetano" (1995) e il premio "La Maschera
Greca" (1999). Nel 1998 è stato nominato direttore artistico del
festival musicale "U Scordu" dal comune si Cosenza.
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Una
chitarra che batte col cuore della storia (
a cura di Silvana Marra)
Il
grido assoluto di Danilo Montenegro
( a cura di Silvana Marra)
... Danilo Montenegro, il neocantastorie, un moderno cantastorie, un
cantastorie, un cantastorie dei nostri tempi, o l'incantastorie, come lo
ha definito Amedeo Furfaro in articolo apparso sul mensile "7
Note" nel dicembre del 1989. "Incantastorie" perchè le
storie che Danilo racconta con la musica, con le parole, con i quadri,
con la mimica, veramente incantano. Incantano perchè sono storie vere,
perchè gridano i fatti e i misfatti di ogni giorno ma anche la
tenerezza, il candore, la paura, la rabbia le debolezze, le
contraddizioni, la voglia senza fine della libertà. E dunque le storie
di Danilo non sono solo le sue storie, nel momento in cui le porta in
scena, diventano le storie di tutti, vengono in qualche modo messe
all'incanto, consegnate al migliore offerente, cioè a tutti coloro che
in quelle parole, in quelle note, si riconoscono.
La giornalista RAI Brunella Eugeni
... Danilo Montenegro non ama la passarella pur avendo percorso
itinerari artistici significativi in Svizzera, Germania, Canada, Stati
Uniti e nei paesi di Calabria. Avvolto in una folta e corvina
capigliatura e in una barba di foggia leonardesca, lascia trasparire due
occhi vivi e penetranti, decisi e dolenti a un tempo, quasi a volerci
ricordare, guardandolo, la nostra condizione di uomini vinti ma non
domi. Egli sa trasferire in musica e parole il nostro mondo tormentato
dove "la morte si sconta vivendo" e si scontra e si confonde
con la vita, dove l'amore si dilata al calore di uno sguardo sincero e
si può sciogliere e anche finire sotto i colpi di scure sferrati dalle
gigantesche braccia di un subdolo benessere.
Il poeta Giuseppe Oliverio
... La musica originale di Danilo Montenegro sfugge al controllo
dello stesso autore, ne sopravanza le intenzioni elaborative e
innestando la scala infinita dei progressivi traboccamenti di
espressività, attraverso i quali ritornando ad ascoltare con queste
nuove-vecchie orecchie le tradizioni popolari ne comprendiamo meglio
l'essenza riposta, la ricchezza custodita e accumulata nel correre dei
millenni, riusciamo a stabilire un processo di continuo andare e venire
a livelli sempre più profondi, della spontanea vita di un popolo al suo
spirito universale.
Il critico, musicista Paolo Antinucci
...Lo spettacolo di Danilo Montenegro è molto
singolare sia dal punto di vista espressivo che comunicativo.
Recuperando la tipica figura del cantastorie, egli rinnova e
approfondisce i tre linguaggi fondamentali di questa espressione che
affonda le sue radici nella tradizione del nostro sud: immagine, parola
e suono strumentale. Questi tre aspetti linguistici si fondono tra di
loro formando un corpo unico assieme allo stesso "cantastorie"
grazie proprio alla coerenza, al talento artistico e alla personalità
di Montenegro che risultano espressi nelle diapositive dei suoi quadri
proiettate come sfondo e soggetto delle sue "cantate" quanto
nel suono tipico della chitarra battente di cui egli è uno dei migliori
strumentisti.
Il pittore, scultore, regista Nato Frascà
...I canti e le musiche di Danilo Montenegro non guardano solo al
Nord, un Nord spesso reciso dai grandi temi della cultura antropologica,
ma guardano al Sud del Mediterraneo e a un Oriente che ha bisogno di
parole di poesia e non di violenza.
Il poeta Emilio Argiroffi
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