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Artiglieri e genieri hanno sempre celebrato, in tutti tempi, il 4 dicembre, la loro Patrona, Santa Barbara.(versione stampabile)

Si può ben dire che da sempre Santa Barbara fu venerata protettrice dì minatori, artificieri, artiglieri, di quanti cioè, maneggiano, per il loro officio, materiali esplosivi. Papa Pio XII, con Breve del 4 dicembre 1951 la proclamò principale Patrona degli artiglieri, dei marinai, dei genieri, dai vigili del fuoco: << …..il suo martirio, fin dai primi secoli della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, ha talmente commosso gli animi, da farla considerare quale modello di mirabile

fortezza d'animo e segnacolo di cristiano trionfo. Infatti, secondo una pia e antica tradizione, essa subì glorioso martirio in una torre, dove era stata rinchiusa, e che veniva subito dopo colpita da un fulmine.

Autorevoli storici della Chiesa attesteranno che Santa Barbara e stata scelta dagli artiglieri come loro patrona fin dal 1529 e, in seguito, anche dai genieri, dai marinai e dai vigili del fuoco.

Nella stessa Roma, alla protezione di Santa Barbara si affideranno i militari addetti alla difesa di Castel Sart'Angelo...

<< Dichiariamo, stabiliamo, confermiamo S. Barbara di Nicomedia,

Vergine e Martire, principale. Patrona presso Dio dei Militari italiani - siano artiglieri o marinai o genieri o vigili del fuoco - con tutti i singoli privilegi liturgici e gli onori propri dei principali Patroni Celesti >>

La festa di S. Barbara è la festa del fuoco che - nel significato ideale simboleggia la fiamma della fede; quella fede che sorresse la bella Barbara quando affrontò ire e torture pur di non allontanarsi da Dio, quella stessa fede che sorresse gli uomini del fuoco e le loro anime nel combattimento e nel sacrificio.

Nel III secolo viveva in Nicomedia una bellissima fanciulla di nome Barbara, figlia del satrapo Dioscuro; questi, fervido assertore del paganesimo, fidava molto sull'avvenenza di Barbara per il raggiungimento dei suoi fini di cortigiano servile ed ambizioso. Però Barbara aveva abbracciato il Cristianesimo e voleva vivere in umiltà, al servizio dì Dio.

Si narra, fra leggenda e storia, che Dioscuro, deluso. l'abbia rinchiusa in una torre. affinchè meditasse. Poichè Barbara persisteva a professare la sua fede, il padre si preoccupò che l'atteggiamento della figlia compromettesse la sua posizione presso l'imperatore e presso i sacerdoti e cercò di imporsi con la forza.

Barbara affrontò serena le ire del padre, che non si perito di avventarsi su di lei con la daga puntata. Barbara si addossò alla parete della torre invocando l'aiuto divino e il muro, aprendosi, le diede protezione.

Dioscuro, allora, la denunciò per delitto di empietà.

Il prefetto Marciano non volendo condannarla, la invitò a compiere pubblicamente sacrifici in onore degli dei, ma Barbara persistette a proclamare la sua fede. Fu allora gettata in carcere e torturata, ma le piaghe si rimarginavano immediatamente. Marciano, esasperato, ordinò che fosse arsa viva, ma poichè le fiamme, appena lambivano il suo corpo, si spegnevano, sentenziò che dovesse essere decapitata.

Dioscuro volle eseguire egli stesso la sentenza, ma poi, impazzito per il dolore ed il rimorso, fuggì, ma un fulmine scoccato dal cielo, che pur era sereno, lo incenerì.

S. Barbara si trova citata per la prima volta quale protettrice dei cannonieri in una ordinanza delle Milizie fiorentine del 14 dicembre 1529 e, nella prima metà del Cinquecento, Carlo V in una raccolta di << istruzioni >> per le scuole d'artiglieria di Burgos e di Siviglia prescriveva: << Deve l'artigliere, quando la palla viene introdotta nel pezzo, fare il segno della croce e invocare l'aiuto di S. Barbara >>

Il nobile vicentino << Capitano e Maestro dei Bombardieri >> Giacomo Marzari scriveva nel l526 che i bombardieri - più degli altri a contatto del fuoco - si erano posti sotto la protezione di S. Barbara che ne era immunizzata.

I marinai artiglieri con affusti naviganti, ponevano l'immagine della

Santa a protezione della riserva di polveri e munizioni e, per questa usanza, la polveriera di bordo fu denominata Santabarbara.

Il Bollettino dell'Ufficio Storico del Comando del Corpo di Stato Maggiore - anno 1928, pagine 376 e 382 - pubblicò una interessante documentazione circa il culto di Santo Barbara. Nella antichissima Basilica di San Sisto in Piacenza esiste una vetusta epigrafe che ricorda come, nella seconda metà del sec. IX Angilberga, nipote di Carlo Magno conquistatore di Nicomedia e moglie di Lodovico IIl Re d'Italia. fondasse la Basilica. Carlomanno, fratello di Angilberga, otteneva dal Pontefice Formoso che le reliquie di Santa Barbara Nicomediense, già trasportate da Nicomedia a Roma, fossero trasferite nella Basilica di S. Sisto ed egli stesso provvide alla loro traslazione. Non soltanto i cronisti di Piacenza, ma storici dì tutti i tempi confermarono questa tradizione e da secoli è prescritto al clero della diocesi di recitare l'ufficio di Santa Barbara il 4 dicembre

Un illustre storico piacentino, mons. Pancotti, effettuò ricerche negli archivi e riferì che il Martirologio Gravense (principio del sec. X e cioè quasi contemporaneo alla traslazione delle reliquie, avvenuta alla fine del sec. IX) precisa che il corpo della Martire Nicomediense fu trasportato prima a Roma << deinde ad Placentiam >>.

Una pergamena dell'Archivio di Stato dì Parma attesta che nel 1147 Papa Eugenio III si recò a venerare il Corpo della Beata Barbara in San Sisto e un'altra pergamena dice che nel 1181 Papa Lucio III fece altrettanto, sempre nella Basilica di S. Sisto.

Il 17 maggio 19S8 una Commissione composta dal Vescovo di Piacenza, Mons. Menzani, assistito dal Capitolo e dal tenente colonnello medico Alessandro Gìannelli direttore dell'ospedale Militare di Piacenza. aprì il sarcofago e ne estrasse una cassettina di piombo divisa in due scomparti, l'uno contenente le reliquie di Santa Martina e l'altro di Santa Barbara, come attesta una iscrizione incisa  <<Corus S. Barbarae filia Dioscris de Nicomedìa >>

Effettuata la ricognizione delle ossa in parte polverizzate e in parte fossilizzate come risulta dal verbale firmato dal tenente colonnello Gianneli, esse furono rinchiuse in un'urna d'argento, posta poi in una grande urna di bronzo donata dalle Armi di Artiglieria e del Genio e dalla Marina -

Il 27 maggio 1928, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III delle rappresentanze della R. Marina, dell'Artiglieria e del Genio e delle autorità locali, l'urna fu deposta in una Cappella che era stata appositamente costruita e che fu in quel giorno consacrata.


E. FALDELLA -  Storia delle Truppe Alpine 1872-1972


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