Rassegnina |
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Chi desidera essere felice?
Io!
- Gigio Rancilio
Vecchioni: «A 60 anni cerco la via di salvezza»
Avvenire, 25 giugno 2003
« La morte peggiore sono gli stacchi definitivi
dalle situazioni in cui eri felice. È lì che nasce quel morbo che ti
mangia il cuore. E non è facile salvarsi. Oggi per me tutto quanto è
partenza. La salvezza? È l’appartenenza a se stessi. La sicurezza. La
fede. La fiducia in qualcosa di eterno. Un amore che supera i tempi, le
circostanze e le occasioni».
- Umberto Galimberti
Il senso del paradiso
D-Repubblica, 28 giugno 2003
« Il senso è come la fame che si avverte non quando
si è sazi, ma quando manca il cibo. È l’esperienza del negativo a
promuoverne la ricerca, è la malattia, il dolore, non la felicità, sul cui
senso nessuno si è mai posto domande. La ricerca del paradiso, artificiale
o soprannaturale che sia, è la prova provata che la nostra vita non ci
appare davvero priva di senso».
- Mina
Le invasioni della politica: Alla felicità ci
pensiamo noi
La Stampa,
28 giugno 2003
L’onorevole Pisicchio ha proposto di inserire nella
Costituzione la felicità come diritto fondamentale che la politica
dovrebbe garantire. Mina commenta: «Dateci gli strumenti essenziali per
vivere, togliete gli ostacoli che complicano l’esistenza. Se permettete,
la felicità la cercheremo da soli».
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Commento: |
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Felicità:
tutti la vogliono. Prima delle ferie si fa qualche bilancio: timore,
sconforto e sfiducia sembrano atteggiamenti così normali, così realistici!
Eppure, un’alternativa a sentirsi vittime c’è: sentirsi soldati. Desiderare
il paradiso prova che non siamo fatti per l’inferno; sentirsi in partenza a
60 anni prova che siamo
fatti per la giovinezza, per un’eterna giovinezza.
Identificare
nella felicità lo scopo della politica, prova che la soddisfazione
dell’uomo sta nel conseguimento di un bene supremo. E’ disumano
accontentarsi dell’effimero. Il desiderio della felicità sorge non da un
bene che non c’è (come dice Galimberti) ma da un bene che c’è, che non è
nostro, che si vuole per sé ed eterno.
Militia est vita hominis, la
vita dell’uomo è una guerra, lotta per la conquista di un bene dato - la
vita, la terra, gli affetti -, che sempre è a rischio di essere perso o
distrutto.
Nel
nostro piccolo come stare in prima linea? Il titolo del
Meeting 2003 “C’è un uomo che vuole la vita e desidera
giorni felici?” suggerisce la risposta: dire “Io”
continuamente. Io voglio essere felice, voglio che mi aiutiate a voler
essere felice. Dire “Io” così è il modo per far cultura, per affermare ciò
che vale: il positivo accaduto nella
nostra vita, così resistente che anche quando ci sembra di non vederlo,
continua a tormentarci con il desiderio.
Fare
questa cultura è la nostra guerra, personale e comune, di attacco e di
difesa insieme: i soldati vanno in
vacanza per modo di dire. La vacanza, la felicità è un imprevisto che viene
loro incontro.
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