Commento: |
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Capita
frequentemente di scambiare la felicità con un’euforia
sentimentale in cui la realtà va a braccetto con le proprie
aspettative. Questo è il successo, che si vorrebbe prolungare
indefinitamente attraverso ricette varie. In effetti, la vita non
è un successo continuo, anzi, sembrerebbe il contrario e chi la
sogna così, rimane irrimediabilmente deluso, fregato da quella
che giustamente viene indicata come persistente immaturità
adolescenziale.
D’altra
parte il desiderio che per fortuna sembra essere un’energia
indomabile, deve significare qualcosa: vuole
conoscere per che cosa, per chi è fatto.
Se rinuncia a questa “pretesa”, il desiderio può tradursi in
un tormento assurdo che si preferisce lenire accontentandosi di
una filosofia spicciola dell’esistenza che permetta di tenere a
posto le cose almeno fino a quando si può (perché comunque non
si può). I giornali, al proposito, mai come oggi sono affollati
di consigli, anche perché nessuno di questi consigli è vero nel
senso di soddisfacente.
La
ricerca del volto di Dio è la ricerca di Colui per cui si è
fatti; è la natura profonda del desiderio; è la domanda di
poter continuare a desiderare a causa di una speranza che sa che
ciò che è distrutto, o apparentemente impossibile, può essere
ricostituito o donato. Questo è quello che noi veramente
vogliamo. Anche
il successo, sì, nel senso che succeda sempre ciò di cui noi
abbiamo bisogno e di cui non siamo capaci.
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-
Francesco
Alberoni
Saggio
è chi sa trovare il giusto scopo della sua vita
Corriere della
Sera (10 dicembre 2001)
Riflette
sulla ricerca a volte esasperata del successo come
caratteristica della mentalità moderna. Propone una serie di
comportamenti per essere liberi da questa ossessione, tra i
quali fare una cosa bella, come fanno i monaci tibetani, e poi
distruggerla; prolungare i momenti di beatitudine, per
l’esempio l’abbraccio con la donna; perseguire un fine
elevato per se stesso, quindi non per sé, come facevano -
secondo lui - i grandi artisti medievali e i santi. Tutti questi
modi sono validi purché confacenti alla propria sensibilità,
che è variabile nel tempo.
-
Umberto
Galimberti
Beata
adolescenza
D –
Repubblica (11 dicembre 2001)
Rispondendo
a una sedicenne confusa e triste, dice che anche gli adulti
sono degli adolescenti camuffati in una maschera di stabilità.
«Se questo è lo scenario, veda lei in quale stagione della
vita è più facile essere felici».
-
Joseph
Ratzinger
Grazie
a Dio la nostra è una civiltà dell’immagine
Il Foglio (14
dicembre 2001)
Il
contenuto dell’articolo è nel titolo. Vale la pena di
leggerlo, anche se ci vuole un po’. Nella Bibbia una delle
parole più usate (più di 400 volte) è panim (volto) a
segnalare l’ansia di conoscere il volto di Dio. I cristiani
finalmente l’hanno conosciuto e anche noi, immedesimandoci
con coloro che hanno seguito Gesù e contemplando le immagini
che raffigurano la sua presenza. Non c’è più
l’anonimato, grazie a Dio.
-
Antonio
Socci
Quel
lungo abbraccio di papà la può salvare
Il Giornale
(13 dicembre 2001)
Nota,
diversamente da tutti i commentatori a proposito della
tragedia di Novi Ligure, che il fatto più rilevante del
recente processo non sono l’orrore e la condanna per quanto
accaduto (l’uomo, due ragazzi in questo caso, è capace di
male, noi siamo capaci di male), ma l’abbraccio del padre a
Erika e le parole di perdono della madre in punto di morte. Di
fronte al narcisismo dei tempi, per cui l’uomo cerca la
realizzazione del suo desiderio nello specchio approvatore
degli altri, il perdono e la misericordia introducono a una
certezza di sé più vera.
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