Felicità |
Saggio
è chi sa trovare il giusto scopo della sua vita
Riflette
sulla ricerca a volte esasperata del successo come
caratteristica della mentalità moderna. Propone una serie
di comportamenti per essere liberi da questa ossessione, tra
i quali fare una cosa bella, come fanno i monaci tibetani, e
poi distruggerla; prolungare i momenti di beatitudine, per
l’esempio l’abbraccio con la donna; perseguire un fine
elevato per se stesso, quindi non per sé, come facevano -
secondo lui - i grandi artisti medievali e i santi. Tutti
questi modi sono validi purché confacenti alla propria
sensibilità, che è variabile nel tempo. |
di Francesco
Alberoni |
Francesco Alberoni Corriere della Sera (10 dicembre 2001) |
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Capita
frequentemente di scambiare la felicità con un’euforia
sentimentale in cui la realtà va a braccetto con le proprie
aspettative. Questo è il successo, che si vorrebbe prolungare
indefinitamente attraverso ricette varie. In effetti, la vita non
è un successo continuo, anzi, sembrerebbe il contrario e chi la
sogna così, rimane irrimediabilmente deluso, fregato da quella
che giustamente viene indicata come persistente immaturità
adolescenziale. D’altra parte il desiderio che per fortuna sembra essere un’energia indomabile, deve significare qualcosa: vuole conoscere per che cosa, per chi è fatto. Se rinuncia a questa “pretesa”, il desiderio può tradursi in un tormento assurdo che si preferisce lenire accontentandosi di una filosofia spicciola dell’esistenza che permetta di tenere a posto le cose almeno fino a quando si può (perché comunque non si può). I giornali, al proposito, mai come oggi sono affollati di consigli, anche perché nessuno di questi consigli è vero nel senso di soddisfacente. La ricerca del volto di Dio è la ricerca di Colui per cui si è fatti; è la natura profonda del desiderio; è la domanda di poter continuare a desiderare a causa di una speranza che sa che ciò che è distrutto, o apparentemente impossibile, può essere ricostituito o donato. Questo è quello che noi veramente vogliamo. Anche il successo, sì, nel senso che succeda sempre ciò di cui noi abbiamo bisogno e di cui non siamo capaci. |
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