Come un video mosso che si fa tragedia
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Marina Corradi, Avvenire, 08.11.07 Per leggere l'articolo fai click su: 20071108_corradi_video_tragedia.pdf
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Noia: «Come un video mosso che si fa tragedia», Marina Corradi, Avvenire, 08.11.07. «Per l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia ci sono tre fermati. Quale sia l’assassino, non si sa. […]. Dai verbali di Perugia emerge però – dentro la città universitaria, migliaia di studenti da tutto il mondo, una babele di lingue e di incontri – uno spaccato che spaventa. A raccontarlo è il blog di Raffaele Sollecito, che online mette le sue foto – “sono biondo, ho un fisico atletico” – e in lunghe pagine di diario raccontava la noia degli esami falliti, e della vita in collegio, “quando cominci ad andare di testa cerchi una valvola per respirare”, e le canne, tante canne con gli amici, e poi l’opaco ritorno alla vita normale: “si può solo sperare che un giorno delle emozioni più forti ti colpiscano ancora”. E quando il padre telefona, urlando per quegli esami non dati, il figlio risponde: “papà, io non so neanche perché sono al mondo”. Il che non è di certo un indizio di colpevolezza, ma dice di un certo humus, di un alveo in cui può accadere che una sera si decida, per cercare emozioni, un nuovo gioco. Magari un po’ fumati, un po’ annoiati. […]. Si improvvisa. Un amico passa da casa, “voleva Meredith”, ha raccontato la compagna di stanza, così come si vuole un cellulare nuovo. […]. “No”, dice Meredith, e non sa di pronunciare la sua condanna. Perché in quel giro si doveva dire sempre di sì. […]. Tutto si poteva fare e accettare, tutto era ammesso, tranne che un “no, non voglio”. E nulla era stato programmato, e lo stesso assassino, forse, un’ora prima non immaginava come sarebbe finita la serata. L’imprevisto, folle deragliamento di uomini educati a lasciarsi andare dove porta la voglia, e l’emozione senza trovare mai argini. Il dispetto, e poi l’ira, di fronte a quell’assurda obiezione: “no”. Dopo l’istante di furia, tutto ritorna vago. Ho sentito, non ho sentito, non ricordo. L’insostenibile leggerezza del male». |
Rassegnina |
SCHIAVI DELLA NOIA
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Meredith
Kercher, studentessa londinese in erasmus a Perugia, è stata uccisa in
circostanze macabre. Siamo davanti alla mostruosità e banalità del male
che la libertà dell’uomo può arrivare a commettere. Molti media si sono
barcamenati tra una facile sociologia e blandi moralismi, come se si
trattasse solo di non oltrepassare la misura. Ma qualcuno si è chiesto
perché e come si possa arrivare a condurre una vita tanto insensata, a
coltivare quell’humus di cui qualcuno ha parlato? «Gli assassini cercavano sensazioni nuove, emozioni più forti», sostengono gli inquirenti. Un modo assurdo e perverso di dire che quello che abbiamo davanti non basta, che si vuole di più, che c’è bisogno di un senso. Quella noia spaventosa di gente che cerca l’escalation dell’emozione, evadendo dalla realtà, denuncia l’assenza di risposta a una domanda di senso e di compimento che si pone comunque e che non si può sopprimere. Ma chi è disposto ad ammetterla, a prenderla sul serio? Non è un problema che riguardi gli universitari soltanto. C’è un vuoto tremendo di educazione, di ipotesi positiva con cui affrontare le proprie giornate. Al modo di vita che emerge dalle prime ricostruzioni dell’accaduto non si arriva infatti dal nulla: esso è il termine di un cammino fatto di tante decisioni, di tanti sì e di tanti no liberamente detti a persone e circostanze. Che cosa può far ripartire? Incontri che ridestino una umanità sopita. |