Amore |
Dante
Alighieri, La Divina Commedia Roberto
Benigni al Festival di Sanremo,
in mezzo a tante scemenze sul sesso e l’amore, ha recitato
l’inizio del
canto
XXXIII del «Paradiso»
dedicato alla Madonna. È stato un momento impressionante
perché a prescindere dalla recitazione, che poteva piacere
o non piacere, la grandiosità e la forza del contenuto ha
sovrastato tutto. |
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Dante Alighieri, La Divina Commedia, «Paradiso», Canto XXXIII, 1 - 21. | ||
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Secondo
Alberoni la durata dell’amore sarebbe - in fondo - l’esito
di un progetto; secondo Vito Magno l’esito di un impegno.
Né progetto né impegno, tuttavia, spiegano perché sei preti si
sono fatti incarcerare e perché, sebbene per un attimo, colpisca
così tanto in un festival di canzonette la recita del Canto di
Dante alla Vergine. Questa volta siamo d’accordo con quello che scrive Galimberti. (U. Galimberti, «Siamo tuti Adamo ed Eva», La Repubblica D, 5 marZO 2002). Se l’amore è circoscritto nell’ambito ristretto del desiderio (del progetto, dell’impegno), «amore ricade su di sé e si autonega, diventa evento tra gli eventi senza rinvio, senza ulteriorità e, invece, proprio nell’eccesso espressivo che è tipico di ogni incontro d’amore, bisogna cercare un’eccedenza, un’ulteriorità di senso al di là di ogni collaudata misura. E allora si scoprirà che ultima conoscenza sul labbro delle domande ultime, amore domanda la genesi del mondo, della materia, della vita, del male, della distruzione, della corruzione». Noi abbiamo la fortuna di aver conosciuto il nome della genesi del mondo: Cristo, senza il quale ogni amore - sia esso tra uomo e donna, o dedizione agli altri - finisce. Ma chi è Cristo? Si vede nella presenza adesso di chi ti ama, in quella bontà, magnanimità, bellezza, che, essendo fuori dal comune, ti fanno capire chi è Dio. ____________________________________________________________________________ |
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