La corsa su
Roma
Bene, nonostante Il Direttore e Tornado si affannino per scoprire la mia vera identità senza cavare un ragno dal buco, ho deciso di complicare loro ulteriormente l’esistenza con questa terribile rivelazione.
Non
c’è un solo Tomàs de Torquemada, ce ne sono due.
Uno
sono io…l’altro è mio nonno.
In
realtà parlo di lui solo per il fatto che fra pochi giorni è il 78°
anniversario della “Marcia su Roma”.
Niente
a che fare col gay pride (sono ormai l’unico che ne parla, e dopo questa riga
non ne sentirete proprio più parlare nemmeno da me. A testimonianza che le cose
di valore durano a lungo), sto parlando di quella originale, quella del ’22, l’inimitabile “Marcia su Roma” delle milizie
fasciste.
Mio
nonno vi partecipò e mi racconta spesso delle sue vicissitudini e delle sue
avventure in quel glorioso periodo.
Gli
dissi del fatto che collaboravo col sito www.forzanuova.net anche se ci misi un
po’ per fargli capire di che stessi parlando.Non poteva credere che un sito
archeologico portasse quel nome.Abbordai nuovamente l’argomento chiarendogli
che vi si accedeva per via telefonica ma cominciò ad intendere che io parlassi
di una segreteria.
Mollai
il colpo.Gli ho dissi che scrivevo per un foglio scandalistico.Tutto ciò per
dirgli che mi serviva un racconto dettagliato dell’avvenimento, senza le solite
divagazioni e senza le invettive contro i partigiani.
“Io
l’ ho conosciuto Mussolini, sai Tommaso?”
“Quando,
nonno, nel ’22?”
“No,
nel ’45, a Salò”
“Nonno,
mi serve sapere della marcia su Roma, di Salò mi hai già parlato un sacco di
volte!”
“Ah,
la marcia….”
“Si,
quella del ’22…posso registrarti?”
“Si,
ma io non firmo niente! E metti il nome per intiero…..Tomàs Ajberto Gonzales De
Torquemada”
“Nonno,
non ho un registro, ho un registratore!Non devi firmare nulla!”
Tacque
per un istante e poi disse
“Andiamo
in giardino.Sotto la pergola i ricordi affiorano meglio. Giovanna!Porta la
gassosa e due bicchieri!”
Lentamente
, il nonno è del 1897 e le marce non le fa più, ci avviammo verso la pergola
che in quel periodo era ricoperta da un folto strato di glicini in fiore.Si
sedette su uno sgabello di cemento a forma di ceppo e mi invitò a fare
altrettanto indicandomi l’altro (orrendo) similceppo di cemento.Ci separava un
tavolone rettangolare col piano di marmo completamente ingombro di fiori di
glicine.Con un paio di decise spazzate del suo bastone da passeggio il nonno
fece volare all’aria i petali dei fiori liberando, in un certo qual modo, il
tavolo dalla verzura. I petali volteggiarono sotto la pergola per un bel po’
prima di depositarsi a terra.Con gli occhi chiusi il nonno ispirò profondamente
l’aria profumata e la esalò con un sospiro. Arrivò Giovanna con un vassoio e
depositò due bicchieri ed una bottiglia di Sprite sul tavolo. Giovanna è una
specie di domestica. Abita con il nonno da anni, da quando morì la nonna, credo
dal 1980 o giù di lì.
“Signor
Tomàs.” fece la donna stizzita “Quante volte le ha detto il dottore che le
bevande gassate le fanno male?”
“Il
dottore non capisce un cazzo!”sbottò il nonno “Io sono ancora qui ed ho l’età
di suo nonno Felicino buonanima che è morto nel ’50.”
“Ma
signor Tomàs”insistette Giovanna “Felicino è morto in un incidente d’auto e…”
“Basta!”
strillò il nonno pestando un pugno sul tavolo.La donna trasalì, gli gettò
un’occhiata di sfida e, dopo essere rimasta un secondo incerta se rispondere a
tono o meno, si girò su se stessa e ritornò verso la casa.
“Quella
Giovanna lì mi rompe i coglioni.” bofonchiò il nonno scuro in volto.
“Dai,
lo fa perché ti vuol bene!”
Lui
borbottò qualcosa che non compresi e poi sorrise sognante
“Quando
tuo padre Benito era piccolo veniva sempre a giocare qui sotto.Una volta tuo zio
Galeazzo lo fermò appena in tempo, prima che desse fuoco a tutta la
pergola.Volevo punirlo chiudendolo per due giorni nella carbonaia ma essendo il
più piccolo dei fratelli riusciva sempre a commuovere tua nonna.Mi pare che mi
limitai a frustarlo con la cinghia dei pantaloni…non mi ricordo bene. E, dimmi
un po’, lui ti frusta mai con la cinghia dei pantaloni?”
“Non
ultimamente”
“Eh
bhe, adesso sei grande ormai, sei un uomo. Ma se ti sei preso qualche cinghiata
vuol dire che te la sei meritata.Del resto le cinghiate arrossiscono solo un
po’ le chiappe e sono preferibili alle sberle.Le sberle sono pericolose.Impara
Tommaso, quando avrai un figliolo non prenderlo mai a sberle in faccia.La testa
è balorda, non dimenticarlo, puoi farlo diventare scemo se non di peggio.”
Non
riuscivo a ricordare se mio padre mi avesse mai preso a sberle anche questo
avrebbe spiegato molte cose.
“Comunque
adesso sei grande ormai.Hai quasi l’età che avevo io nel ’22.Ma tu sei venuto
qui per questo, no? Sei venuto per sentire la storia della Marcia.”
“Si
nonno, racconta tutto dall’inizio.Da quando sei partito da Varese per Roma.”
“No,
nel ’22 non abitavo a Varese, stavamo fra Vizzola e Casorate Sempione. Alla
tenuta. Mio padre aveva un bel po’ di terra da quelle parti.Allevava cavalli,mucche
e si lavoravano i campi.Era un latifondista.Se sapesse che fine hanno fatto i
suoi campi…” Il nonno restò a pensarci su per qualche istante e poi iniziò a
raccontare.
Prima
Parte: Fino all’imboccar della Via Emilia.