Grecia 2001

Pagina Thumbnails con tutte le foto

 

Ferie! Ancora una volta arriva il momento delle adorate, agognate, sognate, disperatamente volute: FERIE! Questa volta si é deciso per la Grecia dopo il solito ballottaggio, questa volta, con la Croazia. Ma non fará troppo caldo?? Siamo sicuri? Va bene! Vediamo questo famoso mare greco. Non dovremmo trovarci male in fondo: "Italiani, Greci, una razza una panza"... o no?!?!

Le parole sottolineate sono link a fotografie o a altri racconti. Buona lettura.

LA FOTO. Una di quelle foto che valgono una vita

 

Protagonisti:

Simo e Ale (Simone Lavezzo e Alessandra Nicco) su Honda CBR 1100 XX* del 1998. Già vecchie conoscenze, ormai sia loro sia la loro moto non hanno problemi. I loro bagagli sono riposti minuziosamente in due borse rigide da 40 litri, un maxia da 50 litri, un sacco di nylon fissato sul maxia e una enorme borsa da serbatoio.

Steo e Paola (Stefano Togliatto e Pierpaola Pilotti) su Honda CBR 1100 XX* del 1997. Anche in questo caso vecchie conoscenze... Facce truci già viste... Per loro 3 Maxia stracolmi e un sacco di nylon fissato sul bauletto con un ragno.

Ezio e Roby (Ezio e Roberta Bianco) su Honda CBR 1100 XX* del 1997. Non solo sono sopravvissuti alla traumatica esperienza delle ferie con delle bestie come noi, ma ci hanno anche preso gusto. Roberta ha lottato e minacciato di morte non so quante persone per avere le ferie ad Agosto, ma alla fine c'é riuscita anche se non del tutto... Per loro la configurazione bagagli é identica a quella di Steo e Paola.

Io su Honda VFR 800. Primo viaggio con la nuova Bimba. Siamo alla prova del nove, ma essendo una Honda sono molto fiducioso sul responso che dará la strada. Due borse laterali da 46 e un maxia da 50 sono il mio bagaglio fisso. In più 2 tende e 3 teli di nylon legati sulla sella al posto del passeggero con due corde elastiche ed un ragno.

* Fantasiosi da matti nella scelta delle moto questi tre, vero? Però quest'anno siamo compagni di marca!

   

Giorno 1. Lunedì 6 agosto 2001: Si ricomincia!
Valperga - Ancona. Km 610.
Ricetta del giorno: Vitello al forno.
Percorso approssimativo

Partenza! Solita sequenza di appuntamenti, Simone passa a raccattarmi verso le nove del mattino e ci incontriamo con gli altri verso le nove e mezza a Villanova. Tutti presenti, pronti a partire. Le moto sono in perfetto ordine. Prima breve sosta per il pieno prima di entrare in tangenziale e poi via verso l'autostrada. Imbocchiamo la Torino Piacenza e proseguiamo fino dopo Bologna effettuando solo le soste indispensabili. Passando vicini allo svincolo per Borgo Panigale un leggero fremito corre lungo la schiena... Chissà perché?
Ci fermiamo a mangiare in un autogrill nella caldazza più totale. Per fortuna spaventati dalla reputazione del caldo greco siamo vestiti molto leggeri e alla fine ciò che da più fastidio é lo sventolare delle giacche e delle maglie che mal si adattano alla guida in autostrada. Sicuramente sarebbe stato meglio avere i nostri soliti giubbotti di pelle, ma...
Il viaggio prosegue tranquillo fino a Rimini. Superata questa località l'autostrada si restringe a due corsie e il traffico si fa decisamente intenso. Qualche solito, piccolo ingarellamento con le macchine, ma per il resto nessun problema.
Arriviamo ad Ancona alle 16.30, con una buona mezzora di anticipo sul previsto. Ci procuriamo i biglietti convertendo le prenotazioni in imbarchi. La dicitura delle moto é quanto meno buffa: io ho effettivamente una Honda VFR, però é 600 di cilindrata. Steo e Ezio invece sarebbero a bordo di due rarissime BMW CBR 1100... Va bhe!!
Rimaniamo un po' ad ammirare la nave che ci ospiterà: la SuperFast IV. 203 metri di lunghezza per più di 15 di altezza (il ponte 10 si trovava a 14.5 metri dalla linea di galleggiamento). Bella bestia! Attendiamo l'orario di imbarco (17.30) e poi ci mettiamo in fila con le altre moto e le macchine. I marinai non parlano che poche parole di inglese e dopo un rapido controllo dei documenti ci lasciano entrare nel pancione della nave. Intanto i nostri passeggeri, che con la fase di parcheggio non hanno niente a che fare, salgono con la scala mobile al ponte 6e si fanno cambiare gli imbarchi con le chiavi delle cuccette. Si perché questa volta l'avarizia é crepata! Niente viaggio sdraiati per terra, come per l'isola d'Elba, ma comode cuccette. Non eravamo sicuri delle condizioni delle cuccette, in quanto chi aveva già viaggiato in cuccetta sui traghetti (Ale) non aveva detto grandi cose. Temevamo che le cuccette fossero calde e sporche. Invece un potentissimo impianto di condizionamento mantiene tutto l'interno della nave ad una temperatura a dir poco polare. Tutta la nave é condizionata, quindi anche le cuccette.
Superate le prime naturali difficoltà nel gironzolare per una nave lunga 203 metri con almeno 4 trombe di scale e 3 ascensori, 10 ponti, un ristorante, un self-service, un casinò, una discoteca e quattro o cinque bar riusciamo a trovare le cuccette che si trovano al ponte 9. I lunghi corridoi pieni di porte ricordano un po' quelli del Titanic del film di Cameron, naturalmente con il mio innato senso del macabro lo faccio notare subito a tutti... Dopo qualche imbarazzo con la chiave magnetica della porta delle cuccette impariamo a muoverci come niente. La speaker ogni tanto bofonchia qualche cosa e scopriamo che la moneta corrente a bordo della nave è la Dracma greca. Le cuccette sono separate per uomini e donne, così ci separiamo: io, Steo, e Ezio negli uomini e Roby e Paola nelle donne. Oltre che dell'aria condizionata, le cuccette, sono anche dotate di comodi armadietti che si possono chiudere a chiave. Unico problema é stato capire il funzionamento della cervellotica serratura. In pratica la chiave gira nella toppa ma non esce... Dopo qualche tentativo Steo intuisce il trucco e scopre che si deve inserire una specie di gettone nel lato interno della serratura. Poi girando la chiave il gettone cade nella serratura e finalmente si può estrarre la chiave. Per riaprire é sufficiente inserire e girare la chiave, il gettone cade definitivamente in una specie di vaschetta. Per chiudere nuovamente si deve raccogliere il gettone e rimetterlo nella serratura dalla apposita fessura. L'unica seccatura é che ci si dimentica sempre di riarmare la serratura con il gettone dopo aver aperto. É stato consolante vedere che quasi nessun altro é riuscito a capire il funzionamento di quel diabolico congegno. Spieghiamo il trucco anche a Roby e Paola che incontriamo fuori oltre che ad altri passeggeri.
Simo e Ale, non mi sono dimenticato di loro, che invece hanno preferito fare a meno delle cuccette, nel frattempo si sono trovati un posto più o meno riparato sul ponte superiore della nave. Dopo esserci sistemati ci ritroviamo tutti sul ponte scoperto per goderci un po' di pace e di frescura.
La nave prende il mare verso le 18.30 spaccando il secondo sull'orario di partenza e mettendo a nostra disposizione una piacevolissima brezza. Uno dei momenti più "spacchiusi" fino a quel momento! Con il naturale diminuire della calura e con l'aumentare della velocità però la brezza tende a diventare vero e proprio vento freddo.
Per ingannare l'attesa ci sgargarozziamo un paio di birre (dal costo proibitivo!). Scendiamo di nuovo nelle cuccette e notiamo, con un certo piacere, che ci hanno portato lenzuola e cuscini. Ci facciamo i letti e constatiamo che le cuccette sono praticamente quasi tutte deserte. Decidiamo quindi di fare entrare anche Simo e Ale e la loro roba (Simo da noi e Ale da Roby e Paola). Ale era preoccupata principalmente del caldo nelle cuccette, problema che però non sussiste in quanto l'aria condizionata é fantastica ed addirittura é regolabile separatamente per ogni gruppo di cuccette (8 posti per ogni stanzino). Torniamo sul ponte alto a goderci l'imbrunire sul mare. Il mare é un velluto e quasi non si percepisce ne beccheggio né rullio. Verso le sette e mezza decidiamo di scendere al ponte 7 dove ci aspetta un fornitissimo self-service. Come dicevo prima gironzolare su una nave grossa può creare qualche problema di orientamento, così siamo riusciti a sbagliare ascensore e invece di prendere uno degli ascensori normali siamo finiti su quello si servizio. Dopo aver ficcanasato nelle cucine siamo finiti in sala macchine, dove sono saliti 3 tizi in tuta da lavoro che ci hanno subito detto: "Wrong Elevator?". Purtroppo non sono riuscito a vedere niente della sala macchine. Raggiungiamo l'ascensore giusto e ci fiondiamo al self-service. Abbuffata e ritorno sul ponte esterno di poppa che si trova esattamente al piano delle cuccette e ci spariamo una bella partitina a pinnacola. Ezio ed Io ci facciamo anche una passeggiata nei corridoi della nave, e durante questo giretto troviamo appeso ad un muro lo schema tecnico della nave. Molto interessante. Dopo di che tutti a nanna.

  

Giorno 2. Martedì 7 agosto 2001: Traghettone extra-lusso .
Ancona - traghetto - Kalambaka. Km 220.
Film del giorno: Un Vitello in mezzo al mare.
Percorso approssimativo

La notte in nave passa velocemente. Anche perché in cuccetta, una volta regolate le tendine, si dorme alla grande! Aggiorniamo gli orologi al nuovo fuso orario e ci spariamo una bella colazione. Mentre siamo sul ponte di poppa siamo infastiditi da uno strano rumore che la sera prima non si sentiva. Si direbbe il canto di un grillo... di un grosso grillo... di un grillo enorme! Chiediamo al barista e ci dice che effettivamente é un grillo anche se nessuno riesce a spiegarsi come abbia fatto a salire a bordo. Scopriamo anche che la nave ha appena 4 mesi e questo spiega perché sia così bella e pulita.
Sua maestà Steo si presenta sul ponte per la colazione alle 11 del mattino. Scopriamo con un certo piacere che l'arrivo della nave é previsto per le 11.30 a Igoumenitsa invece che alle 16.30 come credevamo noi. 16 e 30 era infatti l'orario di arrivo a Patrasso. Mentre tiro fuori il maxia dall'armadietto rompo il cinghietto dell'orologio e così da questo punto in poi non mi chiedete che ore sono perché altrimenti vi scanno! Scesi dalla nave dove l'aria condizionata faceva da padrona ci ritroviamo a prepararci e a vestirci nella caldazza più totale. Visto che siamo arrivati prima e abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione, il tragitto viene modificato al volo e riadattato subito alle nuove possibilità. Prima sosta prevista é Johannina sulla strada che porta a Kalambaka. La strada é carina come forma, ma il fondo é incredibile. É lucido. Sembra liscio come il vetro e probabilmente lo é. L'aderenza é veramente minima. Ci fermiamo in un bar in Johannina a mangiare e scopriamo subito due cose: fa un caldo bestiale e i prezzi sono solo leggermente più bassi che in Italia. Peccato... per tutte e due le cose.
Fino a quel punto avevo viaggiato con le braccia scoperte e infatti la mia pelle (maledetta Kodak!) ha già assunto un preoccupante colore rossastro. Decido di proseguire con la maglia a maniche lunghe. Visitiamo velocemente il centro di Johannina dove sorge una moschea vicino ad un piccolo laghetto. Riprendiamo il viaggio verso Kalambaka e affrontiamo il Katarapass. Una interminabile salita fino a 1690 metri ci porta un po' di frescura, ma ci porta anche a prendere l'acqua. Infatti proprio in cima inizia a gocciolare. Decidiamo di proseguire senza nemmeno fermarci. La strada già era scivolosa per il fondo schifoso. Immaginatevela bagnata. Come guidare sul sapone. Anche con questo tipo di fondo il mio VFR carico come un camper si comporta più che bene, peccato per la temperatura del liquido di raffreddamento che nonostante la marcia continua non scende mai sotto i 105 gradi e arrivando anche ad una punta a 113 gradi (zona rossa 123 gradi) durante una brevissima sosta. Comunque la Honda dice che é tutto normale...
Subito scesi dal Katarapass il sole torna più prepotente e più caldo che mai. Anche Simo e Steo decidono che é ora di coprire le braccia e facciamo così una piccola sosta oltre a quelle benzina. Arriviamo a Kalambaka e il massiccio delle meteore si nota subito. Il campeggio lo troviamo subito fuori dal paese e non é niente male. L'unica cosa che ci premeva davvero era la presenza o meno della piscina. Per fortuna la piscina c'é! Piazzato il campo base ci spariamo in piscina per far sparire un po' di calura.
Dopo la piacevolissima sbracciata (non volevamo più uscire!) ci riposiamo un attimo e ci prepariamo ad uscire per andare a mangiare. Troviamo un piccolo ristorantino, abbastanza economico, lungo la strada che porta al paese. Assaggiamo qualche piatto della cucina tipica della Grecia come la Feta (un formaggio bianco e molto saporito) e le ricche grigliate di carne e poi torniamo al campo per spararci una bella dormita.

 

Giorno 3. Mercoledì 8 Agosto 2001: Pioggia di meteore
Visita alle Meteore. Km 42.
Film del giorno: Cliffhanger Vitello.

Sveglia al mattino, presto ma non troppo. Veloce colazione al bar del campeggio. Una cosa curiosa: sotto la tettoia dove facevamo colazione c'era un incredibile numero di nidi di rondini. Non solo ce ne erano almeno una decina abbandonati, ma ce ne erano almeno altri tre che invece erano "abitati" e pieni di pulcini, quindi dovevano esserci almeno tre coppie di rondini che convivevano in uno spazio "aereo" relativamente stretto.
La salita che porta al massiccio delle meteore passa proprio in mezzo al paese. Il paese all'apparenza é abbastanza moderno, ma ci sono aspetti che invece sembrano uscire dalle cartoline degli anni 30, come qualche tizio che si sposta ancora a dorso di mulo. Il trasferimento in moto é breve. Il paesaggio che ci circonda salendo sulla stretta strada che porta alle meteore, ricorda un po' la Monument Valley dei film con gli indiani (foto 1 2 3 4 5 6). Già salendo lungo la valle si iniziano a scorgere queste particolari costruzioni che sono costruite arroccate solo sui cucuzzoli più improbabili (foto 1 2 3 4 5 6 ). Non per niente si chiamano metéor ovvero monasteri nell'aria.
Il consumo di crema solare si fa obbligatorio e copioso, almeno per quello che mi riguarda. La prima sosta-visita prevede la Grande Meteora (o "meteoron"). Chiamato così semplicemente perché é la più grossa. Per entrare nelle meteore si deve avere un abbigliamento particolare, o meglio, un abbigliamento particolare se si vive con una temperatura superiore ai 30 e passa gradi: pantaloni lunghi per gli uomini e gonne per le donne. Non valgono nemmeno le donne con i pantaloni lunghi. Comunque se non siete attrezzati i Pope , che vivono nelle meteore, pur di incassare il biglietto (500 Gdr ovvero 1.47€), vi forniranno pantaloni o gonne lunghe . Questi ortodossi sono proprio dei bei spaccamaroni!
Si rimane un po' delusi per l'interno delle meteore in quanto, essendo effettivamente abitazioni per i pope e per le suore che ci vivono, sono state completamente ammodernate e rifatte con materiali attuali. Molto vicina alla Gran Meteora c'é anche la meteora di Holy Thrinity che probabilmente é quella più arroccata di tutte. La visita di quest'ultima é però rinviata (al pomeriggio) in quanto per raggiungerla é necessario una discreta scarpinata.
Ci dedichiamo prima alla meteora di Aios Stefanon, la cui scala di ingresso scavata parzialmente nella roccia é veramente suggestiva. Anche se percorrerla nel caldo infernale non é stato esattamente il massimo della libidine. All'interno di questa ci sono parecchi lavori di ristrutturazione (naturalmente di ammodernamento). Molto particolare l'interno della chiesa che é ricoperto di legno dipinto e di affreschi che raffigurano i martiri della Grecia e altre immagini sacre. Essendo questa meteora abbastanza in alto si gode di una vista spettacolare. Siccome era quasi mezzogiorno, scopriamo che anche i Pope mangiano e hanno un sistema abbastanza curioso per richiamare gli altri .
Decidiamo di andare anche noi alla pappatoia. Scendiamo verso il paese e incontriamo un locale che sembra molto carino, ma il padrone esce di corsa e inizia a cercare di tirarci letteralmente dentro. La cosa non ci piace affatto e decidiamo di andare via. Sarà solo la prima volta perché, a quanto pare, é usanza che il padrone, o un cameriere o un addetto, venga incontro ai clienti e cerchi di convincerli in tutti i modi a fermarsi a mangiare li. Va bhe! Usanza discutibile. Proseguiamo verso il basso e troviamo un'altro ristorantino dove invece nessuno esce correndoci incontro. Meglio per loro. Ci sediamo e ci dedichiamo ad un pranzo leggero, visto che dopo ci sarebbe stata ancora una meteora da vedere. Non si stava male sotto la tettoia coperta di tralci di vite, ma purtroppo il tempo é tiranno e quindi ripartiamo verso la meteora con ancora la Feta sullo stomaco. Risaliamo fino all'inizio del sentiero che porta alla meteora di Holy Thrinity. Lo spuntone di roccia su cui si trova é staccato dal corpo della montagna di una cinquantina di metri, così il sentiero prima scende da un lato e poi risale dall'altro portando ad una scala scavata direttamente nella roccia. Arrivati in cima ed entrati nella meteora, paghiamo le solite 500 Gdr e riceviamo anche un dolcetto (abbastanza nauseante a dire il vero). L'interno della meteora é abbastanza insignificante ma dalla parte posteriore si gode una vista molto bella della pianura sottostanze e di Kalambaka. Intanto essendo nel pieno pomeriggio il sole si fa veramente tosto da sopportare anche per Simo che deve ricorrere a qualche espediente per coprirsi la testa. Ora ditemi voi: se uno non ha il cappello, cosa si lega in testa? I pantaloni! É ovvio.
Decidiamo che le visite alle meteore sono esaurite e torniamo al campeggio per spararci una bella nuotata nella piscina del campeggio. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a fare la spesa per la cena casalinga, non senza qualche difficoltà perché anche in Grecia, come da noi, il mercoledì pomeriggio gli alimentari sono chiusi. Dopo il bagnetto ristoratore, e vi garantisco che camminare con quelle temperature rende assolutamente necessario un bagno, ci prepariamo per la cena. Per l'occasione chiediamo al proprietario se si presta un tavolo. Nessun problema, basta pulirlo! Certo che mangiare a tavola invece che accovacciati per terra é tutta un'altra cosa!. E poi buona notte... Bhe... Buona, io ho passato la notte in mutande con tutta la tenda aperta (solo le zanzariere) e sudavo!

 

Giorno 4. Giovedì 9 Agosto 2001: Viaggio per il mare
Kalambaka - Néos Marmaras. Km 351.
Ricetta del giorno: Asfalto caldo alla Tessalonicese.
Percorso approssimativo.

Dopo aver passato la notte a sudare come salsicce sul grill facciamo una colazione discreta, ma abbondante di liquidi. Una cosa particolare: in Grecia l'acqua naturale costa praticamente zero e la birra poco di più, in compenso l'acqua gasata costa più dello champagne. Che sia per questo che non ci sono gran premi in Grecia? Hanno paura che li facciano festeggiare sul podio con la minerale?
Ci buttiamo sulla strada con un po' di cautela visto il fondo scivoloso (non esistono strade che offrano grip in Grecia) ma comunque con una andatura leggermente superiore ai limiti. Ultimo sguardo alle montagne delle meteore e poi via su lunghi rettilinei che corrono in mezzo a campi di grano turco, soia e patate. Fa parecchio caldo e il sole é veramente cocente. Non esiste praticamente campo coltivato che non abbia il sistema di irrigazione artificiale in funzione. Proprio al fondo di un rettilineo mentre viaggiavamo poco sopra i limiti (avremo fatto si e no i 120 km/h) vediamo la prima pattuglia di polizia da quando siamo in Grecia. Nemmeno alla ex-dogana avevamo visto uomini in divisa. Non ci fermano ma notiamo ugualmente che la polizia non utilizza i porca-velox come abbiamo noi, ma usano le pistole laser. Almeno se devono farti le multe ti devono fermare invece che comportarsi da vigliacchi (Conigli!! Bastardi!!*) mandandoti al massimo la foto a casa.
Il viaggio prosegue in autostrada verso nord. L'unica nota del trasferimento é che vediamo il cartello che ci invita a guardare il Monte Olimpo sulla nostra sinistra. Peccato ci sia foschia sulle montagne e non si veda praticamente nulla. Proseguiamo fino a Tessalonika (Salonicco) dove finiamo sulla tangenziale. Una tangenziale un po' particolare perché costellata di semafori. C'é ne era uno ogni 100 metri! Rischiamo di sbagliare strada e di infilarci in mezzo alla città per colpa delle indicazioni scritte in greco. Per fortuna vicino alla scritta aeroporto (che in greco é una specie di scarabocchio) c'é l'internazionalissima immagine dell'aeroplanino stilizzato. Mentre facciamo lo slalom tra le macchine e i cantieri dei lavori in corso abbiamo anche modo di notare l'incredibile cappa di smog che sovrasta la città: nemmeno a Torino c'é un'aria dall'aspetto così orribile. Il traffico é insostenibile e il caldo a livelli assurdi, oltretutto io sono costretto a viaggiare con la maglia per non ustionarmi le braccia. Superata Salonicco ci ritroviamo in una veloce tangenziale a 2 corsie con un traffico abbastanza accettabile e decidiamo di fermarci all'ombra di un supermercato per decidere cosa fare per pranzo. Ci sgargarozziamo qualche ettolitro di acqua a testa e poi proseguiamo fino a un qualsiasi bar. Mentre ci dirigiamo verso un paesino (che poteva essere Agios Pavlos) ci fermiamo a fare benza in un distributore dove facciamo il pieno e ci regalano una bottiglietta di acqua. Gentili... Pranziamo in un baretto anonimo dove facevano la pizza al taglio. Io cerco anche di farmi riparare l'orologio in una gioielleria ma mi sbattono fuori non appena vedono che é un Casio e non un Rolex... Classisti!
Mentre ce ne stiamo un po' svaccati all'ombra in attesa che la digestione faccia il suo dovere notiamo che le macchine in Grecia si dividono solo in due categorie: scassoni antichi e nuove di zecca. Probabilmente anche la gente é divisa nella stessa maniera: ricchi e poveri. Praticamente nessuna moto che non sia targata tedesca o italiana. Ripartiamo in direzione di Néos Marmaras. Dove arriviamo in poco tempo. A questo punto inizia la ricerca del campeggio che prevede di cambiare strada almeno 7/8 volte. Il campeggio che si chiamava Areti é ad una decina di chilometri fuori dal paese e si trova proprio sul mare. D'altronde non é da tutti avere la vista sul mare aprendo semplicemente la tenda . Il campo base é più raccolto rispetto a quello di Kalambaka ma ci si sta bene lo stesso. Per la cena andiamo in una tabepna (ristorantino, taverna ma scritto in greco la r diventa un p) in paese. Non mettiamo nemmeno il casco tanto in Grecia non c'é praticamente nessuno che lo mette. Dopo cena ci concediamo un po' di passeggio nel paese che essendo prettamente turistico é composto da un negozio accanto ad un bar accanto ad una tabepna accanto ad un negozio e così via. Ci sono anche moltissime bancarelle che vendono pannocchie abbrustolite e altri stuzzichini sul genere. C'é anche una festa dove distribuiscono del vino gratis... Volete che non ci passassimo? Mentre gironzoliamo veniamo scoccia... ehmm fermati da uno dei "butta-dentro" che lavorano davanti ai locali. Sentendoci parlare in italiano ci blocca dicendo: "Prima di tutto: Buona sera! Secondo: Da dove venite?". Tecnica infallibile, lo devo ammettere, perché ha attirato anche la nostra attenzione che normalmente siamo abbastanza orsi. Stando ai suoi racconti doveva avere circa 170 anni perché era stato 10 anni a Firenze, 20 a Milano, 10 a Torino e adesso era tanti anni che era in Grecia. Risulta simpatico e gli promettiamo che la sera successiva saremmo andati da lui per cena. Ritorniamo in campeggio e ci spariamo una bella russata....

*Per i vigili e i poliziotti italiani: "Io voglio vedere che faccia da porco celebroleso hai mentre mi multi perché andavo a 58 Kmh con il limite dei 50 in un posto dove si potrebbero fare i 90!!!!! Schifoso!!"

 

Giorno 5. Venerdì 10 Agosto 2001: Mare!
Giro della Calcidica. Km 105
Ricetta del giorno: Ricci di mare in insalata di Vitello.
Percorso approssimativo.

Buona notte... insomma... ho passato notti migliori. Prima si é alzato un vento disumano e poi ha fatto un caldo insopportabile tutta la notte. Così alle 6 del mattino la situazione era questa: io rantolo fuori dalla tenda e vedo Simo, Ale Ezio e Roby sdraiati in mezzo alla spiaggia. Decido di andare a fare loro compagnia. .
In spiaggia non si sta affatto male, almeno fino a quando si sta all'ombra, dopo di che ci si deve assolutamente togliere. Naturalmente mi sono letteralmente immerso nella crema solare prima di piazzarmi sotto un sole così impossibile. Il fondale del mare in Calcidica, o perlomeno il tratto di mare dove eravamo noi, é molto bello. Ci sono moltissimi pesci di varie forme e dimensioni che gironzolano sotto il pelo dell'acqua. Purtroppo oltre che molti pesci ci sono anche moltissimi ricci di mare. Lo snorkeling ( 2 ) diventa subito lo sport del giorno anche per evitare di pestare ricci ogni tre per due. Durante la mattinata infatti si é assistito ad una pericolosa corsa all'armamento... di occhialini, acquistati al market del campeggio. La spiaggia del campeggio é molto bella, oltre che vicinissima é anche dotata di ampia zona in ombra (che permette al sottoscritto di non ustionarsi a morte) e, a poche bracciate di distanza da una bella roccia per fare i tuffi. La mattinata passa veloce tra una bracciata e l'altra e tra un tuffo e l'altro.
Pappatoia fatta in casa, ops... in tenda con la spesa fatta al fornitissimo market del campeggio. Dopo il classico riposino post-pranzo decidiamo di andare a cercare un'altra spiaggia. Purtroppo la ricerca risulta essere più difficile del previsto perché la strada che gira attorno alla penisola viaggia lontana dal mare quindi risulta impossibile valutare effettivamente lo stato o l'affollamento di una eventuale spiaggia. La strada si snoda con una forma abbastanza bella, ma l'asfalto impossibile elimina tutte le velleità sportive. Si fanno anche numerosi incontri con capre e caprette che gironzolano libere lungo la strada. Il sole é sempre impietoso e quindi oltre che una spiaggia bellina ne vorremmo una dotata anche di un po' di ombra. Dopo un paio di tentativi andati a buca il gruppo si spacca sulla cosa da fare. Simo e Ale decidono di proseguire con la ricerca; io, Steo, Paola, Ezio e Roby decidiamo di tornare alla spiaggia del campeggio. Proprio sulla strada che ci riporta al campeggio però ci imbattiamo in una caletta ( 2) molto carina. Ci viene il dubbio che sia privata perché molto curata, completa di scale e ubicata, guarda caso, davanti ad una villetta con lo stesso stile di "arredamento" nel giardino. Ci sono già un tizio e una tizia che fanno il bagno chiediamo a gesti se possiamo unirci a loro e non fanno obiezioni. Scopriamo poi in seguito che anche loro sono abusivi come noi e come noi hanno il dubbio che sia privata. Sul bagnasciuga non c'é sabbia ma il fondale é quasi meglio di quello della spiaggia del campeggio. Peccato che non ci sia un posto per provare a tuffarsi. Dopo circa un'ora arrivano anche gli sperduti Ale e Simo che vedendo le moto lungo la strada si fermano anche loro a fare il bagno visto che non avevano trovato niente di meglio. Finito il bagnetto torniamo al campeggio che non sarà stato a più di 2 Km. Durante questo viaggio abbiamo veramente raggiunto il livello massimo di "motociclista in vacanza". Si, in vacanza da se stesso! Abbigliamento: Costume da bagno, ciabatte, maglietta e occhiali da sole. Casco... nel baule! Si lo so... é brutto ma... non abbiamo saputo resistere.
Ci organizziamo per la cena in paese e Paola estrapola anche un vestito da sera cavato fuori da non si sa dove.
Raggiungiamo il paese e andiamo direttamente dal "fiorentino". Che naturalmente si dimostra essere un barbagianni dei peggiori, infatti appena gli arriviamo vicini attacca con la sua tiritera: "Prima di tutto Buona sera!", "Secondo....". Lo stoppiamo subito. Ma che te stai a'nventa!!! Se ci hai già rotto le palle ieri sera e ti abbiamo detto che saremmo venuti a mangiare qui!?!? Prova inconfutabile che esegue quel simpatico scherzetto con tutti quelli che incontra. Non mi stupirei se lo facesse in almeno 5 lingue diverse. Il locale é molto carino e parte dei tavoli sono sistemati sulla spiaggia a pochi metri dal mare. Chiediamo di mangiare pesce e ci viene proposto un Dentice da quasi 6 chilogrammi (5.970 Gr, da pulire) che andiamo a vedere direttamente nel frigo. Sta bene... Quanto? Il cameriere si attacca alla calcolatrice e poi ci dice "prezzo speciale!" invece di 18.000 Dracme al chilo ve lo faccio a 17.000 perché é ancora da pulire. Steo e Ezio che ragionano con lo stomaco gli dicono subito che va bene, io invece faccio un rapido calcolo a mente, ma per paura di sbagliarmi faccio notare che sarebbe il caso di chiedere anche al donname che era rimasto al tavolo. Torniamo giù e mentre gli altri iniziano a decantare il prezzo vantaggioso e le proprietà culinarie del Dentice, io chiedo: ma vi siete resi conto di quanto ci ha chiesto? Ma si dai! Saranno cento o centocinquantamila lire!! Viene 20 mila a testa! Steo si offre anche di pulirmi lui il pesce (attività che mi ripudia non poco). Al che, mentre partivano già segni di OK verso il cameriere, chiedo rapidamente una calcolatrice (il telefono cellulare) e faccio il calcolo e la conversione.... Dunque: 5,970 x 17.000 = 101.490 Dracme... che, al cambio attuale (bloccato già allora dall'Euro), sono la bellezza di 576.705 Lire (ovvero 297,84 €). !!!!!. Ci affrettiamo a chiedere se le 17.000 Gdr (che sono comunque 96.600 Lire) era per caso il prezzo dell'intero pesce, ma ci viene risposto che quello é il prezzo (speciale!!) al chilo! E poi dicono che in Grecia il pesce dovrebbe costare poco. Diciamo, gentilmente, al cameriere dove può infilarsi il Dentice e ordiniamo il solito formaggio fritto (sempre fantastico tra l'altro), le solite Greek salad e il solito octopus alla griglia. Per un pelo! Quando siamo usciti avevo una gran voglia di buttare a mare il "fiorentino" ma poi ci siamo limitati a mandarlo, gentilmente, a cag#re!
Breve passeggio nel paese e poi nanna.

 

Giorno 6. Sabato 11 Agosto 2001: Verso sud.
Néos MarmarasMarmaras - Itea. Km 525.
Film del giorno: Inferno sulla terra.
Percorso approssimativo.

Al mattino il ruolino di marcia prevede la ripartenza da Néos Marmaras. Sbaraccare e caricare la moto con il caldo greco é qualcosa di veramente orribile. Oltretutto, a rendere ancora piú zozza l'operazione, si intromette anche la polvere dovuta al terreno abbastanza secco e asciutto. Valutiamo anche se caricare nelle borse una gallina o due che scorrazzavano liberamente per il campeggio. La versione iniziale del ruolino di marcia prevedeva la visita a Salonicco ma il pensiero di andare ad infilarsi in quella cittá (piú grande di quanto si possa pensare) con quel caldo e sopratutto con quel livello di inquinamento ha provocato una repentina modifica al tragitto. Ritorniamo verso Salonicco e percorriamo la tangenziale facendoci i vari semafori e imbocchiamo la superstrada in direzione Sud.
Fa un caldo bestiale sulla strada e c'é anche un traffico pazzesco sopratutto in direzione opposta alla nostra, evidentemente la Calcidica é una meta turistica molto ambita per i greci.
Il fondo stradale é come al solito liscio, lucido e abbastanza scivoloso. A tutto questo si aggiunge la massiccia presenza di polizia e i raccordi dei ponti che sono messi un po' alla ca$$o e quando li prendi in velocitá ti fanno letteralmente decollare.
La direzione é Sud, verso Itea. Non succede gran che durante questo trasferimento tranne il fatto che il caldo é incredibile. Anche viaggiando ad alta velocitá con addosso solo la maglia e il corpetto di cotone si suda. Il mio VFR viaggia costantemente con l'acqua sopra i 90° e basta una piccola sosta per farla schizzare (per fortuna non pericolosamente) oltre i 105-110°. Le strade in Grecia, oltre ad avere un asfalto che non fornisce grip nemmeno a pagare, non sono mai troppo larghe e c'é abbastanza traffico. La strada che percorriamo é a 4 corsie ma non é a pagamento ed é costeggiata da un'altra strada che funge anche da corsia di emergenza. Anche gli "autogrill" e i distributori di benzina si trovano in questa strada laterale. Ci fermiamo a mangiare in uno di questi locali rischiando naturalmente di essere tamponati durante la manovra di rallentamento e di svolta. Anche all'ombra il caldo é opprimente e il consumo di acqua raggiunge livelli inenarrabili. I gestori greci non sono il massimo in fatto di cortesia ma non sono poi nemmeno troppo scorbutici. La padrona del locale apostrofa anche Steo con la frase "Italiani, greci, una razza una panza". Ma questa siccome l'ha sentita solo Steo forse è solo una leggenda o una allucinazione dovuta al caldo.
La marcia riparte dopo un paio di panini e un bel pieno di benzina. Inizio ad accorgermi della differenza di consumo delle nostre moto. La VFR fa sembrare la CBR un aereo di linea con il serbatoio di un decespugliatore. Raggiungiamo una catena montuosa e la strada inizia a salire offrendoci anche dei bei panorami. Anche in punta a queste montagne, che non sono alte come il Katarapass ma non sono nemmeno bassissime, il caldo non molla mai la sua presa. La discesa verso il mare poi ci porta a scoprire nuovi livelli climatici. Il termometro di bordo della mia VFR segna la bellezza di 39° gradi quando finalmente raggiungiamo Itea.
Troviamo abbastanza agevolmente il campeggio, il posto libero per le tende non é tantissimo, in compenso la giovane padrona ha un davanzale. Riusciamo a trovare un pezzettino di terrazza non troppo al sole e piazziamo le tende sudando come porchette sullo spiedo..
La caldazza non ci lascia speranza e decidiamo di infilarci in acqua. Approfittiamo della spiaggia del campeggio che ri trova in fondo ad una scalinata proprio sotto il bar. Il fondale é meno bello di quello visto in Calcidica e ci sono meno pesci (peró ci sono anche meno ricci) ma l'acqua é sempre piacevole quando fuori ci sono probabilmente piú di 40°. Dopo che il sole scende all'orizzonte la temperatura rinfresca leggermente e si sta subito meglio. Per cena ci fiondiamo nel paese dove, dopo una breve ricerca, troviamo un ristorante che ci offre dell'ottimo pesce a 6000 Gdr/Kg (34.094 Lire ops... 17.61 € ). Bel risparmio rispetto alle 17.000 Gdr della sera precedente. Terminiamo la giornata svuotando qualche birra e giocando a "Uno" nel bar del campeggio. Poi finalmente portiamo Ale a dormire... Ale che per tutto il giorno ha tenuto piú o meno questa faccia... E meno male che si lamentava di avere sonno. Pensate se fosse stata incazzata!!!

 

Giorno 7. Domenica 12 Agosto 2001: Su pe' i monti....
Visita a Delfi. Km 43.
Film del giorno: ArcheoVitello.
Percorso approssimativo.

Durante la notte La temperatura rinfresca un po'... cioé nel senso che non sembrava piú di essere all'inferno ma solo in un luogo vicino ad esso. Il programma del giorno prevede la visita a Delfi e al suo importante sito archeologico. Percorriamo la strada che dalla costa porta verso le montagne sempre circondati da ulivi sia sulla destra che sulla sinistra. La strada che sale a Delfi é abbastanza carina come forma, ma l'asfalto é come al solito veramente impossibile. Salendo scopriamo il perché la strada fosse circondata da ulivi. Infatti nella vallata di Itea si estende il "Mare degli ulivi". Parcheggiamo proprio sotto il sito  archeologico che si trova a mezza  costa della montagna sopra la strada. Il caldo inizia a farsi sentire prepotente nonostante siano solo le dieci del mattino. Una cosa che si nota é la presenza massiccia di fontane, fontanelle e anche colonnine dell'acqua con tanto di refrigeratore. La salita, prima verso il teatro e poi verso il tempio di Apollo é abbastanza ripida, ma niente al confronto di quella che ci porterá allo stadio . Salendo si incontrano ovunque pezzi di colonna o parti di statue apparentemente abbandonate. Lungo la salita che porta allo stadio i resti del tempio, o meglio, quello che é stato rimesso in piedi del tempio, danno vagamente l'idea della sua grandezza originale. Giunti finalmente nella parte piú alta del sito archeologico ci troviamo davanti allo stadio. Data la forma credo ci corressero i Dirt track... credo. Breve momento di pausa, giusto per escludere un po' e di fare una foto al panorama (in lontananza si vede l'altro sito archeologico del ginnasio e del Tolon) e poi scendiamo nuovamente verso il tempio di Apollo. Mentre passiamo a fianco del lato "sud" del tempio Steo e Ezio decidono di andare a curiosare in un cunicolo che passa sotto il Tempio. Ok per Ezio peró ho pensato che Steo ci rimanesse incastrato dentro . Per fortuna avevamo portato qualche bottiglietta di plastica cosí dissetarsi non era troppo difficile vista anche la massiccia presenza di fontane che rendeva piuttosto agevole rimpinguare le nostre scorte idriche.
A questo punto decidiamo di vedere prima il Museo e poi il ginnasio. Il museo non é condizionato ma si sta meglio che fuori. Con questo non ho detto che si stesse bene... Il museo é composto di una decina di stanzoni con un insieme piuttosto eterogeneo di resti e materiali prelevati dal sito archeologico. C'é un po' di tutto, dal piccolo frammento alla statua completa. Anzi, alla statua completamente ricostruita con pezzi originali e parti di cemento. Liquidiamo abbastanza velocemente il Museo e decidiamo di andare a vedere il secondo sito archeologico di Delfi posticipando il pranzo.
Fin da quando siamo entrati nel sito di Delfi ci siamo trovati di fronte ad un piccolo giallo. La Fonte Castalia. Sul libretto verde era segnalata subito all'ingresso ma non se ne vedeva l'ombra. Mentre ci spostavamo verso il secondo sito di Delfi abbiamo trovato la famigerata fonte che invece di essere vicino all'ingresso era ad almeno 500 metri. Niente di speciale, anche perché ormai era praticamente secca probabilmente dopo quei due o tremila anni la sorgente che la alimentava si deve essere spostata per cause naturali. Teoricamente tutti quelli che volevano entrare nella cittá sacra (l'insieme del tempio e tutto il resto) si dovevano lavare in questa fonte.
Il secondo sito é a circa 3-400 metri dalla fonte Castalia sempre in direzione opposta rispetto al paese. Si scende per un sentiero sterrato e si raggiunge quella che era la palestra. Non che ne rimanga un gran che, poteva benissimo essere qualsiasi altra cosa, solo che sul libretto verde c'era scritto "palestra" e quindi.... Proprio attaccato al ginnasio ci sono i resti del Tolon che, se non ricordo male, era un tempietto per Atena (se avete voglia di verificare voi, questo coso c'é praticamente su tutti i libri di arte delle superiori). Non é rimasto in piedi praticamente niente nemmeno qui, la causa pare siano sempre i terremoti. Infatti guardando da vicino le uniche parti "verticali" si vede che ci sono delle zone chiare e delle zone scure. Le parti chiare sono in cemento, il resto sono i frammenti originali. Il caldo é veramente indescrivibile. Per evitare di sciogliermi mi rifugio sotto tutti gli ulivi che incontro e per evitare di finire arrosto mi cospargo continuamente di crema solare (protezione 25!). Durante il ritorno alle moto la salita verso la strada asfaltata sembra non finire mai.
Ennesima bevuta prima e poi ci spostiamo in mezzo alla Delfi moderna che altro non é che un agglomerato di ristoranti e di negozi di souvenirs. Mentre cerchiamo un ristorante per andare a mangiare (erano ormai quasi le due del pomeriggio) ci facciamo un giro turistico del paese e il pieno alle moto. Troviamo un ristorantino con vista sul mare degli Ulivi, un po' caro a dire il vero. Solito menu' a base di Greek Salad e qualche pezzettino di carne (alla brace la fanno veramente bene!) e poi ripartiamo per Itea. Tornati al piano, sempre nella caldazza infernale,facciamo un giro per il paese mentre cerchiamo un negozio di alimentari per fare la spesa ed organizzare la cena in campeggio. Durante i saliscendi dalle moto Ale dimostra che ormai i chilometri percorsi l'hanno trasformata in una motociclista provetta ed infatti si ustiona una gamba contro una marmitta. Andrá avanti con le cremine varie per qualche giorno. Finita la spesa ci dirigiamo verso il campeggio e per prima cosa naturalmente ci facciamo un bagno ristoratore. Il mare é leggermente piú mosso del giorno precedente, ma siccome fuori fa troppo caldo decido che preferisco annegare .
Ad una cinquantina di metri dalla riva c'é una piattaforma e Paola, Ezio ed io decidiamo di fare un po' di pratica di tuffi con l'aiuto di Steo. L'unica cosa che non riesco proprio ad evitare é di bere dal naso ad ogni tuffo. Dopo una ventina di minuti che siamo li a provare arrivano un paio di Albania (da leggere senza accenti, come la pronunciano loro) che dopo qualche battuta in Italia-ca-no prendono un po' troppa confidenza ed iniziano a fare commenti nella loro lingua. Il che mi infastidisce non poco e decido di andarmene. Il sole nel frattempo si era velato e quindi era ora di rientrare in porto comunque. Pochi minuti sulla spiaggia e l'aria rovente ti asciuga completamente. Facciamo arrivare l'ora di cena con una partitina a carte al bar e poi ci spariamo la pappa vicino alle tende. Dopo cena ricominciamo a giocare a carte, giusto per far arrivare l'ora di andare a dormire. Mentre ci diamo la buonanotte a suon di rutti (se non ricordo male la birra costa una cosa tipo 3 euro al litro) notiamo dei lampi che sembrano provenire dalla vallata a fianco. Non mi chiedete per quale motivo decidiamo che sono fuochi d'artificio. Va beh... forse la birra o il sonno....

 

Giorno 8. Lunedì 13 Agosto 2001: Piccola odissea
Itea - Assos. Km 340.
Film del giorno: Al di lá del mare.
Percorso approssimativo.

Obbiettivo del giorno: Avvicinarsi ad Atene rimanendo sul mare. Sembra a facile a dirsi, la Grecia é una penisola fatta di penisole, ma il problema é trovare un pezzo di mare bello che sia vicino ad Atene e si trovi "prima" di Atene, in modo da non doverla attraversare.
Fa decisamente meno caldo del giorno precedente anche se il sole é sempre implacabile. Riattraversiamo ancora il mare degli Ulivi. E' strano come non sembri poi una gran cosa passandoci in mezzo.
Dobbiamo nuovamente superare le montagne per raggiungere la strada che, correndo verso sud, ci porterá a Megara. Il temporale del giorno prima ha portato un po' di frescura... un po'... si fa per dire. Superato il passo dobbiamo fermarci a vestirci leggermente perché eravamo partiti con la solita configurazione superleggera. Bhe... In effetti visto che ero quello che si é sempre lamentato del caldo hanno aspettato che io mi fermassi a mettermi la maglia. Rinfacciandomi ovviamente la cosa per mezza vacanza.
Imbocchiamo la strada verso Elefsina, dove vorremmo visitare un sito archeologico. Insomma, un'altro ammasso di ruderi... (un 'Ruchér' in piemontese). La strada diventa sempre peggiore e anche il paesaggio non migliora affatto, tanto che ad un certo punto sembra di viaggiare in mezzo ad una enorme cava. Sospetto rafforzato anche dalla massiccia presenza di grossi camion. Ad un certo punto mi accorgo di non riuscire piú a mantenere il passo del resto del gruppo. Faccio una fatica bestiale a curvare. Mi fermo a controllare la gomma posteriore e mi sembra aposto. Riparto pensando che sia un problema legato alla disposizione sbagliata del carico o alla stanchezza. Ad un certo punto peró diventa quasi impossibile costringere la moto a fare le curve. Mi fermo nuovamente e questa volta controllo la gomma davanti che risulta essere... praticamente a terra. Ormai il paese é vicino e decido di andare avanti. Gli altri si sono fermati ad una stazione di servizio chiusa. Avverto loro del problema e durante la breve sosta la gomma va a terra definitivamente. Ezio parte alla ricerca di un gommista e trova un negozio di moto a poche centinaia i metri. Spingiamo la moto, che con una gomma a terra e tutte le borse sopra sembra pesare due tonnellate, dall'altra parte della strada per raggiungere un'officina di auto dove mi faccio gentilmente gonfiare la gomma. Proseguiamo fino al negozio di moto che sembra uscito direttamente dagli anni settanta. Le moto sono tutte piccole e molto vecchie. Il meccanico esce dal negozio e dopo la spiegazione a gesti del problema da una breve occhiata all'avantreno della mia VFR... e rinuncia. Troppo complesso? Fatto sta che incarica il garzone di accompagnarmi dal gommista. Anche il gommista, che si trovava in una strada laterale poco distante dal meccanico di moto, rinuncia allo smontaggio della gomma e mi propone il 'Tincio' (vedi Steo in Portogallo giorno 14). In mancanza di altro accetto. Il gommista e il garzone del meccanico (che si era trattenuto a guardare la moto) mi fanno qualche domanda in inglese sul dove stessimo andando, sul da dove stessimo arrivando, sui chilometri della mia moto, sul costo, sul perché montassi gomme cosí larghe... (preciso che erano quelle originali).
Riparata la gomma (in non piú di 5 minuti) cerchiamo il sito archeologico. Durante la ricerca rischio anche di essere messo sotto dalla polizia locale che peró non fa assolutamente caso al fatto che gli abbia tagliato la strada uscendo da uno stop. A dire il vero quando ho visto la macchina era tardi per fermarmi e quando ho visto che era la macchina della polizia avevo giá i documenti in mano e stavo pensando a come fare per riportare la moto a casa senza patente. Dopo un paio di svolte apparentemente casuali troviamo le indicazioni per il sito archeologico e lo raggiungiamo. Peccato che fosse chiuso. Ezio intanto prende confidenza con la custode (non in quel senso!) nella speranza che questa ci faccia fare un giro ugualmente. Naturalmente la risposta é no, peró ci regala un paio di depliant. Ci accontentiamo di un paio di foto alle solite colonne che giacciono sdraiate un po' dappertutto.
Ormai é passato mezzogiorno e decidiamo di andare a mangiare al Goody's, una spece di McDonald's, che peró propone una scelta un po' piú vasta che comprende cose tipo le insalate a buffet. Il locale é climatizzato, come praticamente tutti quelli che abbiamo visto in Grecia, ed é sempre triste uscire e trovarsi nella calura assoluta.
Proseguiamo lo spostamento con l'intenzione di raggiungere una localitá che si trova al disopra dello stretto di Corinto, in modo da essere sul mare, ma di essere discretamente lontani dallo stretto. Cercavamo di rimanere lontani da Corinto per evitare che il mare fosse troppo sporco a causa delle navi che passano nello stretto.
Purtroppo dopo aver raggiunto la localitá indicata da Steo, scelta in base al prezioso elenco dei campeggi che aveva, scopriamo che il posto é di una desolazione assoluta. Decidiamo di ripartire e di cercare qualche cosa vicino a Corinto. Torniamo indietro sull'autostrada e proseguiamo ancora fino a superare Corinto. Raggiungiamo una localitá, anche questa al momento sconosciuta, dove troviamo un campeggio lungo la strada. Entriamo fiduciosi, chiediamo il prezzo e consegniamo un documento dicendo che ci saremmo fermati un paio di notti. Scelta agghiacciante. La spiaggia é a dir poco orribile, non esiste un metro di prato, e il fondo migliore per mettere le tende é un pezzo di cemento che si trova sotto una tettoia. A completare il tutto: i cessi erano dei veri cessi. Attimi di indecisione... ce ne andiamo? Restiamo? Come facciamo con i documenti? Con la coda dell'occhio vedo Ezio estrarre la sua famigerata maschera (in bronzo puro) da Super Salvafessi. Si fionda dalla padrona e dicendo una marea di bugie riesce a farsi ridare i documenti senza pagare. Ripartiamo nuovamente, questa volta peró in direzione di Corinto, e chi se ne frega se per una volta non facciamo il bagno. Capitiamo ad Assos al campeggio Blue Dolphin. Questa volta il giro nei cessi non é traumatico. Decidiamo di fermarci e di piazzare le tende. Dopo aver piantato le tende nel posto sbagliato e dopo averle spostate riusciamo a trovare una quadra da dare alla nostra vita. Conosciamo in tizio di Novara che ha anche lui una CBR 1100 XX ed é li in vacanza con la moglie. Mentre armeggiamo per lo spostamento delle tende conosciamo anche altri ragazzi italiani (di Firenze mi pare...) che ci consigliano per la visita ad Atene di informarci su come arrivarci con i mezzi anziche andarci in moto, visto anche il fatto che ci sarebbero venuti anche loro. Chiediamo informazioni alla reception del campeggio dove, un po' con l'inglese, un po' con l' italiano e un po' con Ezio, scopriamo che il pulman per Atene ferma esattamente fuori dal campeggio. I biglietti si fanno a bordo. Ottimo meglio di cosí.
Per la cena usciamo dal campeggio e ci infialiamo nella prima Tabepna che vediamo. Con mia sorpresa devo ammettere che faceva quasi freddo con la maglia vestita. Dopo di che rientriamo in campeggio e ci spariamo una bella russata.

 

Giorno 9. Martedì 14 Agosto 2001: Gita organizzata
Visita ad Atene. Km 0.
Film del giorno: Vitellopolis.
Percorso approssimativo.

Giornata dedicata interamente ad Atene. Ci procuriamo la colazione al minimarket del campeggio e ce la mangiamo alla fermata dell'autobus. Insieme a noi ci sono anche i due ragazzi che ieri ci hanno informato dell'esistenza del pulman. Gli autisti di pulman in Grecia sono un po' matti a quanto pare. Il pulman in arrivo punta sempre a non effettuare la fermata a meno che voi non vi sbracciate in mezzo alla strada. Infatti l'autista quando capisce che vogliamo salire si esibisce in una staccata che manco Shumacher in ingresso alla prima variante di Monza.... Il biglietto non é proprio a buon patto, ma comunque, tenendo conto che: l'autostrada é compresa, la moto è al sicuro nel campeggio e che il pulman é climatizzato anche se sembra degli inizi del '900, il boccone del prezzo non è poi così amaro come sembra. Durante l'ora abbondante di viaggio che permette al torpedone di arrivare ad Atene ci scappa anche una dormitina. Giá arrivando sulla 'tangenziale' da sopra il pulman si nota l'immensitá della periferia di Atene. Anzi... si potrebbe dire che Atene é fatta principalmente come da noi é fatta la periferia piú esterna. Case basse, al massimo di 3 piani, che non sembrano neppure tanto vecchie, tutte bianche e con il tetto piatto. Verso il centro la situazione cambia leggermente, ma comunque non credo ci sia in tutta Atene un condominio, per abitazione, che superi i cinque piani.
Dopo una mezz'ora di spostamento in questa sconfinata periferia il pulman giunge finalmente al terminal degli autobus. Ci procuriamo velocemente il biglietto per i mezzi cittadini e prendiamo il pulman per il centro-citta (il 49?). Climatizzato anche questo naturalmente... Passiamo in mezzo ad una zona molto povera e mezza abbandonata della cittá e dopo poche fermate siamo in centro ad Atene. Nonostante il caldo decidiamo di andare a piedi fino al museo. Il traffico é intenso anche se non sembra impossibile come quello di Torino e non esistono i tram ma solo il metro' e i filobus. Mentre passeggiamo comunque ragioniamo sul come ci saremmo orientati e quanto tempo ci avremmo messo ad arrivare in centro se avessi dovuto utilizzare le moto. A me viene sopratutto da pensare a quale improponibile temperatura avrebbe fatto registrare il motore della mia VFR con tutti quei semafori e quel caldo.
Anche questo museo non é climatizzato, ma non si sta malaccio. Il contenuto del museo é simile a quello di qualsiasi altro museo della Grecia: principalmente vasi e statue, peró la quantitá di vasi, pezzi di vasi, statue, parti di statue, pezzi di colonna, parti di frontoni, rimasugli di dipinti e frammenti vari é veramente elevata. C'é anche una sezione dedicata agli egizi... anche se é appariscente che non centri nulla.
All'uscita del museo ci procuriamo un set di biglietti per il filobus, ovviamente deve intervenire Ezio per scoprire quale cavolo di filobus dobbiamo prendere per arrivare all'Acropoli e deve intervenire nuovamente Ezio per scoprire la fermata e la strada da fare. Devo cominciare ad informarmi su come fare per brevettarlo sto ragazzo...
Non é ancora sufficientemente tardi per andare alla pappa e allora iniziamo subito la salita verso l'Acropoli. Niente di trascendentale peró con quel sole... Step finale della arrampicata una scalinata praticamente verticale poi, finalmente, ci si ritrova davanti il Partenone. La facciata é abbastanza integra, tranne il frontone che é praticamente inesistente, la vista laterale invece lascia un po' a desiderare. Questo, a quanto abbiamo letto, perché durante la prima guerra mondiale i turchi lo hanno riempito di esplosivo convinti che i greci non avrebbero mai sparato contro il Partenone. Manco a dirlo naturalmente i greci hanno sbagliato mira e lo hanno centrato in pieno quasi subito. Tutti gli esplosivi dei turchi sono saltati per aria sventrando il povero Partenone. Sul lato destro (guardando il Partenone) ci sono due teatri, uno utilizzabile e l'altro... bhe.. diciamo appena accennato . Quello utilizzabile é utilizzato a tutti gli effetti, in Grecia non si spreca niente.
Dietro il Partenone c'é il museo e noi ci facciamo un giro. All'interno ci sono molte parti dei frontoni che sono stati ricomposti. Oltre i soliti moncherini di colonne e i soliti rimasugli di vasi ci sono anche le statue originali delle Cariatidi. Quelle fuori sono naturalmente una copia delle originali. Si puó facilmente intuire guardando la differenza di colorazione delle pietre, che anche il resto del tempio delle cariatidi sia stato rifatto ex-novo o quasi. Prendiamo ancora un po' di fresco appoggiati al parapetto mentre scattiamo una foto a una curiosa montagnola che appare proprio in mezzo ad Atene. Tra le cose che sicuramente ci ha colpiti di Atene la sua estensione é sicuramente una di quelle che mi é rimasta piú impressa. Dalla piccola altura dell'Acropoli si gode un panorama abbastanza ampio su Atene e bisogna ammettere che l'orizzonte stesso è Atene... Solo da un lato l'immensa distesa di casette bianche é interrotta dal mare, altrimenti... solo casette bianche in qualsiasi direzioni si guardi. Solo alcuni altri resti di templi spiccano in mezzo ad Atene per il solo fatto che attorno ad essi la compatta "superficie" bianca della case si interrompe.
Scendiamo dalla parte opposta da dove siamo saliti per vedere l'Agora. Naturalmente visto che l'ora é abbastanza vicina al mezzogiorno, la visita non la possiamo fare perchè il sito chiudeva di li a poco. Da quello che abbiamo potuto osservare da dietro le reti il tempio dell'Agora é molto piú integro rispetto al Partenone, anche se più piccolo. Perció se vi capita fatevi prima l'Agora...
Proseguiamo la discesa fino a passare vicino alla Torre esagonale, caratteristica... ma non ho capito a cosa servisse . Sosta ristoratrice ad un Mc Donald's con enorme gioia di Ezio che detesta il Mac... Giretto per una viuzza dedicata a mercatino in pianta stabile, acquisto cartoline varie ed assortite e poi via a prendere il pulman.
Saliamo su un pulman di linea scassatissimo, che essendo privo di condizionamento viaggia con le porte aperte... A ritroso raggiungiamo la fermata dove eravamo scesi e torniamo al terminal degli autobus. Qui scopriamo che i biglietti non si fanno piú a bordo come all'andata ma bisogna acquistarli in biglietteria. Perdiamo quindi l'autobus per aspettare quello dopo dopo aver fatto i biglietti. Se ne occupano Simo e Ezio... Anche con tutta l'abilitá comunicativa di Ezio non si riesce a far capire dove dobbiamo andare alla signorina che vende i biglietti cosí  i biglietti per il ritorno sono piú cari di quelli all'andata cosa che manda su tutte le furie Roby che per un attimo ho pensato volesse picchiare la bigliettaia..
Ci piazziamo in sala di aspetto (affollatissima) e attendiamo il pulman. Pennichella per quasi tutto il viaggio. In prossimitá della fermata ci alziamo e poi cerchiamo di far capire all'autista dove dobbiamo  scendere. Cosa che non ci riesce. Nemmeno gridando. Un tizio seduto a metá pulman spara un paio di frasi in greco stretto e il pulman inchioda... 200 metri oltre la fermata. Probabilmente se non fosse stato per lui saremmo dovuti andare fino alla prossima cittá.... Torniamo al capeggio, doccione e cena al ristorante del campeggio.
Ale si rifiuta di mangiare li perché dice che gli sembrava sporco, noi invece assaggiamo la migliore Mussaka di sempre. Semplicemente fantastica. Il gestore del campeggio ci aveva detto che la gente veniva addirittura da fuori a mangiare lì e devo ammettere che, dopo aver mangiato quella Mussaka, ci credo. Ezio si esibisce con un passo di inglese acrobatico senza rete e cercando ti ordinare un melone chiede una "big apple"....... Non sto a dirvi che sono finito sotto il tavolo dal ridere. Pinnacolone industriale e poi nanna.

 

Giorno 10. Mercoledì 15 Agosto 2001: Tombe e Teatri.
Assos - Tolos. Km 183
Film del giorno: L'eco del Vitello.
Percorso approssimativo.

La giornata inizia bene con una piacevole sorpresa: il conto del campeggio. Sette persone, 4 tende e 4 moto per due notti, totale 30.000 Gdr (88.04 euro). La giornata prevede: visita ad Acrocorinto, visita al canale di Corinto, visita al teatro di Epidauro e trasferimento fino a Tolos per Steo, Paola, Simo, Ale e me. Per Ezio e Roby prevede anche la visita a Micene, questo perché siccome loro due devono partire prima vogliono dedicare la giornata successiva (l'ultima) al mare.
Acrocorinto é il classico sito archeologico dove piú che altro devi immaginare come doveva essere. La sua particolaritá é quella di rappresentare un sito dove la contaminazione della cultura Romana é molto pesante. La visita non é guidata come al solito e come al solito aiutiamo la nostra immaginazione leggendo il libretto verde. Si vedono i resti del solito tempio e i soliti moncherini di colonne e una fonte sotterranea. Quest'ultima invece ancora "funzionante".
Riprendiamo la strada e filiamo diretti al canale di Corinto. Avevamo visto il giorno prima dal pulman come arrivarci e non é stato difficile trovarlo. Siamo anche stati fortunati a vedere una nave passarci in mezzo (foto1 foto2 foto3). Notevole la sua dimensione se si tiene conto del fatto che è stato costruito quasi prevalentemente con la pala e la carretta e qualche pacco di dinamite...
Autostrada fino ai dintorni di Epidauro e raggiungiamo il teatro. Sicuramente notevole. Una delle migliori cose viste in Grecia con il Partenone. Non solo la struttura é praticamente integra ed utilizzabile (anzi... utilizzata) ma la sua funzionalitá é ancora completa. Tutte le gradinate sono costruite in pietra sfruttando le pareti di una conca naturale con la forma adatta. Abbiamo assistito alla spiegazione, e alla dimostrazione pratica, di una accompagnatrice francese che spiegava come l'eco cambiasse a seconda di dove ci si mettesse sul palco. Infatti man mano che chi parla si sposta dal centro del teatro sia il "volume" che il "rimbombo" percepito, restando seduti sulle gradinate, cambiano e assumono varie sfumature. Veloce foto di gruppo e poi visitiamo il sito archeologico dove piú che altro ci sono pezzi in cemento armato che costituiscono le pochissime cose in piedi. Filiamo a mille fino a Tolos per cercare il campeggio. Ci spariamo il pranzo nel self-service e poi Ezio e Roby vanno a vedere Micene, mentre noi andiamo a Tirinto a vedere una tomba. Oddio, dovevamo vedere anche altro, ma il tempo é stato un po' tiranno e quindi ormai il sito che dovevamo vedere era già chiuso. La cosa bella é che per arrivare alla tomba ci siamo fatti qualche centinaio di metri di sterrato e poi parcheggiato in mezzo ad una piantagione di arance. Scopriremo il giorno dopo che questa tomba é la copia precisa, in piccolo, della tomba di Salomone vicino a Micene. Naturalmente l' interno non è un gran che, anzi neanche ha meritato una foto.
Indietro di nuovo al campeggio, il tempo di piantare le tende e poi in acqua. Il mare è meno trasparente di quello della Calcidica e per certi versi somiglia di più a quello nostrano (per nostrano intendo Liguria). Rimane comunque decisamente su un' altro livello di pulizia e quindi anche di vita marina. Troviamo a poche centinaia di metri dalla spiaggia un bel roccione da dove tuffarci... Peccato i quattro o cinquecento metri da fare a nuoto... All'uscita proviamo le docce a gettone, che peró non "danno la mano" e ci facciamo una bella doccia fredda. Notare, la doccia fredda... era gratis. Oltre  l'inganno, la beffa. Cena a Tolos e nanna.

 

Giorno 11. Giovedì 16 Agosto 2001: La porta dei leoni.
Visita a Micene. Km 107
Ricetta del giorno: .
Percorso approssimativo.

La mattinata la dedichiamo integralmente al mare e ai tuffi dalla roccia... Anche io dopo una ventina di minuti sospeso su quello che mi sembrava un baratro riesco a tuffarmi da una piccola sporgenza più o meno a metà strada tra l' acqua e il punto da dove si buttavano Steo e Simo. Mangiamo, cercando di tenerci leggeri, al self service del campeggio e poi, tutti tranne Ezio e Roby, anche se non esattamente convinti, ci spostiamo a Micene... Poco prima di Micene lungo la strada ci fermiamo a vedere la Tomba di Agamennone che altro non è che un buco sotterraneo a forma di cono rivestito di pietra. Anche all'interno dei questo buco fa abbastanza caldo nonostante sia ad alcuni metri sotto terra. Curioso anche l'eco che si sente stando al centro della tomba.
Pochi chilometri dopo la deviazione per la tomba di Agamennone si arriva al Micene. Naturalmente la prima cosa che si nota è la porta della città, la famosa Porta dei Leoni. In un fianco della montagna, proprio sotto la porta ci sono le stanze per i soldati che dovevano controllare la porta. Sempre grazie al libretto verde del TCI iniziamo il giro delle rovine. Le tombe reali, subito sulla destra entrando, sono di forma circolare, o quasi, e c'è il passaggio per girarci attorno. Le botteghe, poco più avanti (o le case.... adesso non ricordo) presentano solo i resti dei muri. Tutta la città è costruita "in salita", ovvero la porta dei leoni è la parte più in basso e la strada (apparentemente l'unica) continua in salita verso la cima della collina effettuando alcune curve .. Salendo di poco sopra le botteghe si possono vedere altri scavi nei dintorni di Micene che però non erano ancora visitabili. Continuando a salire passiamo in quello che il libro verde descrive come il palazzo reale... purtroppo non ne rimane praticamente nulla se non qualche traccia dei muri perimetrali... a volte fantasia richiesta è decisamente al di sopra delle mie posssibilità... quindi posso dirvi che, quasi in cima alla collina, c'è un mucchio di pietra un po' più alto degli altri che doveva essere un palazzo.
Superata la cima della collina si scende sul lato opposto verso le vasche dell'acqua. Nonostante l'aspetto brullo infatti la Grecia non è povera di acqua, ed infatti a giudicare dai rumori che si sentivano le vasche dell'acqua erano ancora piene e perfettamente alimentate. Notevole l'arco acuto costruito con blocchi di pietra che forma la volta della galleria che porta alle vasche sotterranee. Io e Steo cerchiamo anche di scendere verso l'acqua (o almeno il rumore era quello dell'acqua) ma gli accendini non sono sufficienti per illuminare la ripida (e molto lunga!) discesa che ci avrebbe portato al lago sotterraneo.
Ritorniamo al campeggio per concederci ancora un bagnetto e dopo una bella doccia andiamo a mangiare a Tolos. Neanche male la cittadina dal classico aspetto marittimo tanto da ricordare una città della costa Ligure con viette interne strette e corte, ma sempre ricche di negozi, ristoranti, bar, gelaterie, e quant'altro. Una cosa curiosa: tutti i ristoranti non hanno quasi posto a sedere all'interno del locale, ma tutti hanno i tavoli piazzati in mezzo alla strada. Anche noi infatti abbiamo mangiato seduti ad un tavolo piazzato nella stradina senza uscita a fianco del locale. Mangiare per strada potrebbe sembrare una cosa carina, ma lo è soltanto se, come noi, siete su una strada chiusa al traffico o senza uscita, perchè se siete sulla strada principale dovete fare attenzione alle macchine che passano letteralmente in mezzo ai tavoli . Facciamo un passeggio in mezzo al paese e prendiamo anche il gelato da una signora romana emigrata in Grecia. Dopo di che ritorno in campeggio e nanna.

 

Giorno 12. Venerdì 17 Agosto 2001: Prime partenze.
Tolos - Yithion. Km 250.
Film del giorno: Non partire vitello!
Percorso approssimativo.

Oggi scatta l'ultimo giorno per Roby e Ezio, che infatti nel pomeriggio dovranno lasciare il gruppo per ritornare verso Patrasso per imbarcarsi sul traghetto diretto in Italia, quindi dedichiamo la mattinata al mare in compagnia dei due partenti. Dopo pranzo saluti e baci e il gruppo si divide.
Noi prendiamo una strada panoramica che ci porta a passare prima sul lungo mare e poi sulle montagnole di quella parte di Grecia. Il panorama non è nemmeno male e capita spesso di passare in mezzo a paesini. La statale non è troppo stretta ma nei passaggi in mezzo alle case spesso si restringe fino a dare l'impressione di dover finire improvvisamente nel cortile di qualche casa. Addirittura durante una sosta in un paese di cui non ricordo il nome abbiamo dovuto chiedere a dei motociclisti italiani, che arrivavano nel senso opposto, dove fosse la strada per continuare. Anche il fondo cambia e a volte in mezzo ai paesi l'asfalto lascia il posto al più povero e scivoloso cemento. Le curve non sono nemmeno troppo brutte, ma il fondo è liscio e scivoloso anche se asciutto. Purtroppo il paesaggio, sopratutto quello montato, è spesso deturpato da piccole, ma molto maleodoranti, discariche abusive a cielo aperto.
Discendiamo di nuovo verso il mare e passiamo vicino a Sparta. E' stato divertente decifrare la scritta che indicava Sparta sui cartelli stradali. Siccome per i cartelli viene usato il greco antico, Sparta viene fuori una cosa di questo tipo: Sigma, pi greco, alfa, p, teta, alfa... Per l'unica volta in tutta la vacanza faccio io strada fino a Yithion perchè ero l'unico che riusciva a leggere al volo i cartelli. Non è che sia difficile, basta ricordarsi quali sono i simboli che rappresentano le lettere e poi leggere normalmente, il problema è che i simboli da tradurre sono almeno una dozzina. Raggiungiamo il paese di Yithion (pronuncia Ghitio) e cominciamo a cercare un campeggio. Il primo che troviamo non ha una bella spiaggia e allora ne proviamo un'altro, che però somiglia di più ad una giungla con l'erba alta mezzo metro. Ci piazziamo al Ghition Bay, vicino al primo ma con un aspetto un po' meno esoso. Mentre siamo alla ricerca di una piazzola decente il cavalletto della mia adorata VFR decide di sprofondare nel prato e così mi ritrovo sconsolato a guardare la mia creatura sdraiata su un fianco. Per fortuna, grazie alle borse laterali e il terreno non troppo duro, la bimba può essere rialzata senza neppure un graffio. Per la cena raggiungiamo la piazza in centro al paese che alla sera altro non è che una grosso dehor che tutti i locali si dividono utilizzando tavole e sedie di colore diverso per distinguere quali sono di uno e quali sono dell'altro. Durante il passeggio conosciamo una copia di ragazzi di Bologna che avevamo già incrociato al pomeriggio durante la ricerca del campeggio. Loro avevano poi rinunciato al camping e avevano affittato una camera in paese. Lui ci racconta di essere un assiduo frequentatore della Grecia anche se, dando ragione ai miei sospetti, ammette che i prezzi si siano alzati notevolmente e che non sia più la Grecia di qualche hanno fa, dove si mangiava e dormiva per pochi spiccioli.

 

Giorno 13. Sabato 18 Agosto 2001: Temporanea separazione .
(Steo/Paola/Maks) Mare. Km 0. (Simo/Ale) Visita a Mistras. Km 120.
Ricetta del giorno: Vitello's ciabatta.
Percorso approssimativo.

La mattinata passa in pieno relax con sveglia tardiva. Ci procuriamo un tavolo e un paio di sedie recuperandole dai vicini partiti in mattinata. Facciamo colazione seduti (fatto da non buttare via). Poi passaggio sulla spiaggia e in acqua. Non avendo niente di meglio da usare ricicliamo una ciabatta per poter giocare in acqua con qualche cosa che galleggiasse. Pranzo molto leggero a base di insalata sfruttando la struttura del ristorante e i prodotti del market del campeggio.
Al pomeriggio il gruppo si divide ulteriormente, ma solo temporaneamente. Simo e Ale visitano Mistras (foto 1 2 3 4 5 6 7 8 9). Purtroppo l'unica cosa che posso dirvi di questo Mistras è che probabilmente era l'unica cosa che poteva avere un senso vedere oltre ad Atene e a Delphi, perche il sito di Mistras è uno dei pochi "monumenti" in piedi di tutta la Grecia. Comunque se Ale o Simo vorranno fornirmi qualche riga su Mistras sarò ben felice di piazzare un link (Sentito??)
Ceniamo al ristorante del campeggio che, in fondo in fondo, non se la cava male. Facciamo un passeggio per le vie del paese e poi ci infiliamo in tenda. Purtroppo la notte non passa molto bene per il sottoscritto perchè il materassino gonfiabile, dopo tanti anni di onorato servizio, decide di lasciarmi letteralmente con il sedere a terra.

 

Giorno 14. Domenica 19 Agosto 2001: Piove.
Giro di Mani. Km 163.
Film del giorno: La tempesta perfetta.
Percorso approssimativo.

La mattinata passa spensierata con una bella nuotata nel mare che, nonostante non sia il massimo, rimane sempre l'unico motivo che mi spinge ad andare in spiaggia. Prima di pranzo trovo il tempo di andare fino in paese a comprare un materassino nuovo per rimpiazzare quello bucato. Passo senza casco davanti alla sede della polizia, sia in un senso che nell'altro, e per fortuna non ottengo nemmeno uno sguardo da parte degli agenti che se ne stavano immobili davanti alla stazione.
Dopo un veloce pasto a base della solita insalata greca ci avviamo a fare il giro della penisola di Mani. La giornata promette bene e non ci sono nuvole minacciose in cielo, quindi abbandoniamo il campo senza curarci più di tanto sullo stato del campo base.
Il trasferimento non è tanto lungo e il paesaggio un po' più verde della zona di Yithion lascia presto spazio ad una campagna più montagnosa e spoglia. La strada scorre tortuosa percorrendo la costa della penisola. Raggiungiamo un paesino arroccato in cima ad una collina. Paese di cui non saprei proprio dirvi il nome. Le case sono in pietra, quasi tutte disabitate, e tutte vicine le une alle altre. Alcune sono semidiroccate ed invase da ortiche alte mezzo metro, altre invece sono ristrutturate e abitate regolarmente. Il mare, anche se un po' più in basso non è troppo lontano e noi lo raggiungiamo ripercorrendo al contrario la stradina che portava al paese.
La conformazione un po' contorta della costa nasconde numerosissime calette, alcune più facilmente accessibili altre invece più lontane dalla strada e raggiungibili solo con piccoli e scoscesi sentieri. Vediamo altri paesini molto più vicini al mare anche se apparentemente abbandonati.
La strada prosegue verso sud fino ad interrompersi improvvisamente nel mare. Tornando indietro imbocchiamo una deviazione che ci porta ad un piccolo porto nascosto in una ampia baia popolata di molte barche e barchette.
Ritorniamo sui nostri passi e proseguiamo il giro. La strada che fa il giro di questa penisola è in realtà un anello che parte da Aeropoli e al termine del giro ci riporta proprio ad Aeropoli. Proviamo a visitare le grotte che ci sono vicino ad Aeropoli, ma purtroppo è tardi e il giro non può più essere fatto, anche perchè la durata era abbastanza elevata e doveva essere fatto tutto in barca.
Mentre torniamo verso il campeggio a Yithion passiamo in un punto dove la strada piega improvvisamente a destra allontanandosi definitivamente dal mare e passa in mezzo a due colline abbastanza alte. In mezzo a queste due colline, che erano baciate dal sole ormai basso alle nostre spalle, dove doveva esserci un bel cielo dal blu intenso. Invece ci siamo trovati di fronte ad una specie di muro di nuvole livide e scure. Sicuramente suggestivo, ma arrivare in campeggio bagnati fradici non è mai una bella cosa. Proseguiamo, anche perchè non è che avessimo molte alternative. Fortunatamente lungo la strada troviamo solo i segni del passaggio del temporale ormai finito. In alcuni punti l'acqua era addirittura uscita dai fossi invadendo la strada a dimostrare l'intensità delle piogge. Mano a mano che ci avviciniamo a Yithion iniziamo a scorgere montagnole di grandine sempre più grandi e composte da chicchi sempre più grossi. Questo non ci lasciava sperare molto sullo stato del nostro campo. Noi siamo pressochè asciutti ma le tende? Ed infatti... La vecchia tenda di Simone, in uso dal sottoscritto, aveva già presentato problemi di tenuta gli anni precedenti e infatti è completamente allagata, ed intendo proprio dire che dentro c'erano 4 dita d'acqua. Pensate che però la vecchia pila che avevo nella tenda nonostante fosse completamente immersa e piena di acqua si era accesa per un corto circuito e emetteva una debole luce. La tenda di Steo, che invece avrebbe retto benissimo all'acquazzone straordinario, è rimasta con il "lucernario" posteriore aperta e versa in condizioni del tutto simili alla mia. Quella di Simo infine era proprio aperta del tutto (solo con le zanzariere), e quindi è una piccola piscina anche lei.
Valutiamo l'idea di andare in paese e prendere una stanza anche noi. Constatiamo di persona come in Grecia il meteo cambi velocemente, infatti dopo pochi minuti il cielo è sereno e l'ultimo sole del giorno fa nuovamente capolino da dietro le nuvole. Svuotando le tende e appendendo il più possibile la roba questa asciuga abbastanza velocemente. La mia tenda stessa viene appesa ad un albero per migliorarne la ventilazione ed accelerarne l'asciugatura. La situazione migliora ulteriormente con l'aiuto del Phon. Decidiamo quindi di rimanere in campeggio a dormire. Nella notte inauguro il nuovo materassino che risulta essere veramente, ma veramente scomodo.

 

Giorno 15. Lunedì 20 Agosto 2001: ....
Yithion - ??? (Vicino a Pirgos).
Km 244.
Ricetta del giorno: .
Percorso approssimativo.

Passare la notte nell'umido non fa mai bene. Al mattino approfittiamo del bollente sole greco per far asciugare le cose ancora umide e ci prepariamo allo sgombero del campo.
Partiamo, ovviamente sul tardi, non appena riusciamo nuovamente a caricare le moto per spostarci. La direzione ormai prevede un progressivo avvicinamento a Patrasso, porto dal qualche anche noi, come Roby e Ezio, ci imbarcheremo per l'Italia. La scelta per la destinazione ricade su Pirgos e dintorni, cittadina di mare relativamente vicina ad Olimpia, ultima visita in programma, e ad appena una centinaio di chilometri da Patrasso.
Per spostarci fino a Pirgos passiamo per un parco nazionale ricco di paesaggi suggestivi, naturalmente abbiamo fotografie di una trentina di colonne sgangherate e rovinate dal tempo, ma non abbiamo fatto neppure una foto agli stupendi paesaggi che abbiamo visto passando nel parco nazionale. La strada ci porta anche a fare un passo montano discretamente alto (meno di quello di Katara) e poi ci riporta al mare nei pressi di Kyparissia. Ci fermiamo per un boccone, nella caldazza più assoluta, da Goody's. Arriviamo velocemente nel pressi di Pirgos viaggiando su una statale semplicissima, ma molto scorrevole. La ricerca del campeggio non porta via troppo tempo. Ci concediamo un bel bagno per toglierci il caldo della giornata. Il mare non è il massimo e l'acqua è discretamente pulita anche se resa un po' torbida dalla sabbia molto fine del fondale. La serata passa placida e tranquilla con una cena al ristorante del campeggio e una partita a carte.

 

Giorno 16. Martedì 21 Agosto 2001: Vitellolimpiadi.
Visita ad Olimpia. Km 74.
Ricetta del giorno: Lancio del Vitello.
Percorso approssimativo.

Partiamo un po' tardi dal campeggio e verso mezzogiorno ci fermiamo nella cittadina di Olympia per mangiare. Compriamo il necessario in un negozio di alimentari e poi consumiamo il pranzo seduti sul muretto di un negozio in costruzione, proprio a fianco dell'alimentari. La visita ad Olympia è abbastanza lunga ma, come al solito, quasi tutte le cose "dritte" sono state risistemate mentre tutto il resto giace a terra in ordine apparentemente casuale. Quando si tenevano i giochi olimpici, per permettere agli atleti di raggiungere Olimpia venivano sospese addirittura le guerre. Nel sito archeologico ci sono i resti della pista dove si tenevano le gare di corsa. Molto particolare l'arco in pietra sotto il quale gli atleti dovevano passare per accedere alla pista. Nel resto del sito si possono vedere le enormi colonne del tempio di Zeus le cui parti giacciono rovesciate e sembrano tante tessere cadute di un'enorme domino. Ci sono altre piccole costruzioni ancora quasi integre, ma si tratta in realtà di costruzioni romane e quindi molto più giovani rispetto alle altre costruzioni greche. Tra le costruzioni greche ci sono i resti delle saune, ginnasio e di un'altro tempio (Atena?).
Al termine della visita al sito, dopo una ricca bevuta ad una delle immancabili ed indispensabili fontanelle ci infiliamo nel museo, che altro non contiene se non le statue e i resti più delicati ritrovati nel sito esterno. Tra le cose conservate sicuramente la statua di Zeus e quella di Dionisio sono quelle che maggiormente meritano di essere citate. Sopratutto in un sito internet culturale come questo .
Nel tragitto di ritorno al campeggio ci procuriamo la cena in un supermercato. Dopo cena la solita partita a carte e poi l'ultima dormita in tenda.

 

Giorno 17. Mercoledì 22 Agosto 2000: Ancòra o Ancora?.
??? (Vicino Pirgos)- Patrasso - traghetto - Ancona. Km 95.
Ricetta del giorno: Ghiro di Vitello.
Percorso approssimativo.

Ci facciamo ancora una mattinata di mare e riposo e poi dopo un pranzo veloce fatto con la roba acquistata la sera prima al supermercato, carichiamo le moto per l'ultimo spostamento fino al porto di Patrasso. Troviamo subito il molo per l'imbarco. Andiamo a far cambiare i biglietti alla biglietteria della SuperFast. Fortunatamente non ci sono problemi, pagando la differenza, a far convertire i biglietti di passaggio ponte di Simo e Ale in biglietti per cuccette. La nave non è ancora in porto e la aspettiamo ad un bar proprio davanti al punto di attracco. Simo e Ale ne approfittano per fare un piccolo giro della città con la moto. Mentre la nave entra puntualmente nel porto ci spostiamo lungo la banchina per assistere meglio alla fase di attracco. Come dal nulla improvvisamente spuntano decine di operai del porto che con i loro scooter fanno la spola tra un molo e l'altro e arrivano armati di "bastoni uncinati" (hanno un nome tecnico, ma proprio non mi viene!) per raccogliere le corde lanciate in mare dalla nave. La fase di attracco è sicuramente molto delicata, ma appare veramente che il personale della nave ne fa almeno due al giorno. In pochi minuti il bestione di quasi 200 metri di lunghezza e perfettamente ormeggiato e dalla sua pancia iniziano ad uscire decine e decine di veicoli, tra macchine, moto, e sopratutto camion. Attendiamo fino all'ora in cui si può salire e bordo e poi voliamo a cercare le cuccette e un posto dove rilassarsi. La nave, chiamata Superfast III, non è più uguale alla Superfast IV che avevamo preso all'andata, ma è più piccola, probabilmente più vecchia e con molte meno cuccette (quasi tutte piene). La nave comunque risulta sempre molto bella, ben attrezzata e pulita.
Il bar a poppa è ancora il posto ideale per una bella partita a carte. Durante le due o tre partite che ho fatto ho avuto tanto culo da aver paura che la nave sarebbe affondata nella notte. Addirittura un poker di jolly!
All'ora di andare a dormire iniziano i problemi più grossi. Ale si trova senza letto perchè qualcuno si è infilato nel suo e gli ha anche fregato il cuscino e la coperta. Dopo aver rotto le palle un paio di volte ad un inserviente tutto quello che otteniamo sono un'altro cambio di lenzuola per un letto e un cuscino. Ovviamente una ragazza apparentemente non italiana (strano vero?) aveva fregato il posto ad Ale, ma invece di ottenere una serie impressionante di calci nel culo da parte del personale di bordo ha ottenuto di dormire a gratis nella cuccetta di Ale. Va bhe! Che volete farci. Buona notte. Che domani bisogna guidare tutto il giorno.

 

Giorno 18. Giovedì 23 Agosto 2000: La lunga strada verso casa.
Ancona - Valperga. Km 655.
Film del giorno: Il mucchio selvaggio.
Percorso approssimativo.

Niente da segnalare per l'ultimo giorno delle nostre ferie greche. Il traghetto arriva in orario ad Ancona, ed appena fuori dalla nave prendiamo subito la direzione per l'autostrada. C'è parecchio traffico, o meglio... fino a Rimini l'autostrada è letteralmente bloccata ma dopo Rimini, quando si passa da due a tre corsie, la situazione migliora. Dopo pochi chilometri però l'impazienza e la fretta di tornare finalmente a casa prendono il sopravvento e il mucchio selvaggio si scatena. Abbiamo infranto qualsiasi regola di buon comportamento stradale. Nessun ritegno, l'unica cosa importante era di non rallentare. Abbiamo addirittura sorpassato una Hayabusa che viaggiava nella corsia centrale passandogli uno a destra e uno a sinistra rimanendo sempre nella corsia centrale... L'ultimo pranzo lo facciamo in autogrill, così come l'ultima foto fatta all'ultimo rifornimento prima di dividerci. Infatti Steo, Paola ed io siamo andati a farci una pizza dalle parti di Ciriè, mentre Simo e Ale sono andati direttamente a casa.
Nonostante tutto, a me, la felicità di tornare a casa offusca sempre un po' le vacanze. Succede anche a voi? Comunque tramonti belli come quelli di casa in giro per il mondo non se ne trovano!
Così come le nostre ferie, anche i miei ricordi, gli appunti di viaggio e quindi questo racconto hanno trovato la loro fine. Un peccato? Forse no, finito un libro se ne può sempre aprire un'altro, e niente vieta che il nuovo libro sia ancora più bello di quello appena chiuso.

 

Riassunto:
Km: 4007.
Problemi: una foratura della mia VFR, un allagamento.
Bello: la compagnia, il mare della Calcidica, i traghetti della SuperFast.
Brutto: Il caldo, l'asfalto.

 

 

Special Thanks to....

Honda Motorcycles Co. : Per aver realizzato le nostre moto.

GIVI s.r.l.: Per le borse e i portapacchi. In particolare la mia VFR ringrazia per la caduta stupida subita in campeggio

La compagnia navale greca SuperFast per avere messo in mare degli stupendi e velocissimi traghetti

I ragazzi di Firenze che ci hanno parlato dei pulman per andare ad Atene invece di usare le moto