Giorno 1. Lunedì 6 agosto 2001: Si ricomincia!
Valperga - Ancona. Km 610.
Ricetta del giorno: Vitello al forno.
Percorso approssimativo
Partenza! Solita sequenza di appuntamenti, Simone
passa a raccattarmi verso le nove del mattino e ci incontriamo con
gli altri verso le nove e mezza a Villanova.
Tutti presenti, pronti a partire. Le moto sono in perfetto ordine.
Prima breve sosta per il pieno prima di entrare in tangenziale e poi
via verso l'autostrada. Imbocchiamo la Torino Piacenza e proseguiamo
fino dopo Bologna effettuando solo le soste indispensabili. Passando
vicini allo svincolo per Borgo Panigale un leggero fremito corre lungo
la schiena... Chissà perché?
Ci fermiamo a mangiare in un autogrill nella caldazza più totale. Per fortuna
spaventati dalla reputazione del caldo greco siamo vestiti molto leggeri e
alla fine ciò che da più fastidio é lo sventolare delle giacche e delle
maglie che mal si adattano alla guida in autostrada. Sicuramente sarebbe
stato meglio avere i nostri soliti giubbotti di pelle, ma...
Il viaggio prosegue tranquillo fino a Rimini. Superata questa località
l'autostrada si restringe a due corsie e il traffico si fa decisamente
intenso. Qualche solito, piccolo ingarellamento con le macchine, ma
per il resto nessun problema.
Arriviamo ad Ancona alle 16.30, con una buona mezzora di anticipo sul
previsto. Ci procuriamo i biglietti convertendo le prenotazioni in imbarchi.
La dicitura delle moto é quanto meno buffa: io ho effettivamente una Honda
VFR, però é 600 di cilindrata. Steo e Ezio invece sarebbero a bordo di due
rarissime BMW CBR 1100... Va bhe!!
Rimaniamo un po' ad ammirare la nave che ci ospiterà: la SuperFast
IV. 203 metri di lunghezza per più di 15 di altezza (il ponte 10 si
trovava a 14.5 metri dalla linea di galleggiamento). Bella bestia!
Attendiamo l'orario di imbarco (17.30) e poi ci mettiamo in fila con
le altre moto e le macchine. I marinai non parlano che poche parole
di inglese e dopo un rapido controllo dei documenti ci lasciano entrare
nel pancione della nave. Intanto i nostri passeggeri, che con la fase
di parcheggio non hanno niente a che fare, salgono con la scala mobile
al ponte 6e si fanno cambiare gli imbarchi con le chiavi delle cuccette.
Si perché questa volta l'avarizia é crepata! Niente viaggio sdraiati
per terra, come per l'isola
d'Elba, ma comode cuccette. Non eravamo sicuri delle condizioni
delle cuccette, in quanto chi aveva già viaggiato in cuccetta sui
traghetti (Ale) non aveva detto grandi cose. Temevamo che le cuccette
fossero calde e sporche. Invece un potentissimo impianto di condizionamento
mantiene tutto l'interno della nave ad una temperatura a dir poco
polare. Tutta la nave é condizionata, quindi anche le cuccette.
Superate le prime naturali difficoltà nel gironzolare per una nave
lunga 203 metri con almeno 4 trombe di scale e 3 ascensori, 10 ponti,
un ristorante, un self-service, un casinò, una discoteca e quattro
o cinque bar riusciamo a trovare le cuccette che si trovano al ponte
9. I lunghi corridoi pieni di porte ricordano un po' quelli del Titanic
del film di Cameron, naturalmente con il mio innato senso del macabro
lo faccio notare subito a tutti... Dopo qualche
imbarazzo con la chiave magnetica della porta delle cuccette impariamo
a muoverci come niente. La speaker ogni tanto bofonchia qualche cosa
e scopriamo che la moneta corrente a bordo della nave è la
Dracma greca. Le cuccette sono separate per uomini e donne, così ci
separiamo: io, Steo, e Ezio negli uomini e Roby e Paola nelle donne.
Oltre che dell'aria condizionata, le cuccette, sono anche dotate di
comodi armadietti che si possono chiudere a chiave. Unico problema
é stato capire il funzionamento della cervellotica serratura. In pratica
la chiave gira nella toppa ma non esce... Dopo qualche tentativo Steo
intuisce il trucco e scopre che si deve inserire una specie di gettone
nel lato interno della serratura. Poi girando la chiave il gettone
cade nella serratura e finalmente si può estrarre la chiave.
Per riaprire é sufficiente inserire e girare la chiave, il gettone
cade definitivamente in una specie di vaschetta. Per chiudere nuovamente
si deve raccogliere il gettone e rimetterlo nella serratura dalla
apposita fessura. L'unica seccatura é che ci si dimentica sempre di
riarmare la serratura con il gettone dopo aver aperto. É stato consolante
vedere che quasi nessun altro é riuscito a capire il funzionamento
di quel diabolico congegno. Spieghiamo il trucco anche a Roby e Paola
che incontriamo fuori oltre che ad altri passeggeri.
Simo e Ale, non mi sono dimenticato di loro, che invece hanno preferito
fare a meno delle cuccette, nel frattempo si sono trovati un posto
più o meno riparato sul ponte superiore della nave. Dopo esserci sistemati
ci ritroviamo tutti sul ponte scoperto per goderci un po' di
pace e di frescura.
La nave prende il mare verso le 18.30 spaccando il secondo sull'orario
di partenza e mettendo a nostra disposizione una piacevolissima brezza.
Uno dei momenti più "spacchiusi" fino a quel momento! Con il naturale diminuire
della calura e con l'aumentare della velocità però la brezza tende
a diventare vero e proprio vento freddo.
Per ingannare l'attesa ci sgargarozziamo un paio di birre (dal costo
proibitivo!). Scendiamo di nuovo nelle cuccette e notiamo, con un
certo piacere, che ci hanno portato lenzuola e cuscini. Ci facciamo
i letti e constatiamo che le cuccette sono praticamente quasi tutte
deserte. Decidiamo quindi di fare entrare anche Simo e Ale e la loro
roba (Simo da noi e Ale da Roby e Paola). Ale era preoccupata principalmente
del caldo nelle cuccette, problema che però non sussiste in quanto
l'aria condizionata é fantastica ed addirittura é regolabile separatamente
per ogni gruppo di cuccette (8 posti per ogni stanzino). Torniamo
sul ponte alto a goderci l'imbrunire sul mare. Il mare é un velluto
e quasi non si percepisce ne beccheggio né rullio. Verso le sette
e mezza decidiamo di scendere al ponte 7 dove ci aspetta un fornitissimo
self-service. Come dicevo prima gironzolare su una nave grossa può
creare qualche problema di orientamento, così siamo riusciti
a sbagliare ascensore e invece di prendere uno degli ascensori normali
siamo finiti su quello si servizio. Dopo aver ficcanasato nelle cucine
siamo finiti in sala macchine, dove sono saliti 3 tizi in tuta da
lavoro che ci hanno subito detto: "Wrong Elevator?". Purtroppo
non sono riuscito a vedere niente della sala macchine. Raggiungiamo
l'ascensore giusto e ci fiondiamo al self-service. Abbuffata e ritorno
sul ponte esterno di poppa che si trova esattamente al piano delle
cuccette e ci spariamo una bella partitina a pinnacola. Ezio ed Io
ci facciamo anche una passeggiata nei corridoi della nave, e durante
questo giretto troviamo appeso ad un muro lo schema tecnico della
nave. Molto interessante. Dopo di che tutti a nanna.
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Giorno 2. Martedì 7 agosto 2001: Traghettone
extra-lusso .
Ancona - traghetto - Kalambaka. Km 220.
Film del giorno: Un Vitello in mezzo al mare.
Percorso
approssimativo
La notte in nave passa velocemente. Anche perché
in cuccetta, una volta regolate le tendine, si dorme alla grande!
Aggiorniamo gli orologi al nuovo fuso orario e ci spariamo una
bella colazione. Mentre siamo sul ponte di poppa siamo infastiditi
da uno strano rumore che la sera prima non si sentiva. Si direbbe
il canto di un grillo... di un grosso grillo... di un grillo enorme!
Chiediamo al barista e ci dice che effettivamente é un grillo anche
se nessuno riesce a spiegarsi come abbia fatto a salire a bordo. Scopriamo
anche che la nave ha appena 4 mesi e questo spiega perché sia così
bella e pulita.
Sua maestà Steo si presenta sul ponte per la colazione alle 11 del
mattino. Scopriamo con un certo piacere che l'arrivo della nave é
previsto per le 11.30 a Igoumenitsa invece che alle 16.30 come credevamo
noi. 16 e 30 era infatti l'orario di arrivo a Patrasso. Mentre tiro
fuori il maxia dall'armadietto rompo il cinghietto dell'orologio e
così da questo punto in poi non mi chiedete che ore sono perché altrimenti
vi scanno! Scesi dalla nave dove l'aria condizionata faceva da padrona
ci ritroviamo a prepararci e a vestirci nella caldazza più totale.
Visto che siamo arrivati prima e abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione,
il tragitto viene modificato al volo e riadattato subito alle nuove
possibilità. Prima sosta prevista é Johannina sulla strada che porta
a Kalambaka. La strada é carina come forma, ma il fondo é incredibile.
É lucido. Sembra liscio come il vetro e probabilmente lo é. L'aderenza
é veramente minima. Ci fermiamo in un bar in Johannina a mangiare
e scopriamo subito due cose: fa un caldo bestiale e i prezzi sono
solo leggermente più bassi che in Italia. Peccato... per tutte e due
le cose.
Fino a quel punto avevo viaggiato con le braccia scoperte e infatti
la mia pelle (maledetta Kodak!) ha già assunto un preoccupante colore
rossastro. Decido di proseguire con la maglia a maniche lunghe. Visitiamo
velocemente il centro di Johannina dove sorge una moschea vicino ad
un piccolo laghetto. Riprendiamo il viaggio verso Kalambaka e affrontiamo
il Katarapass. Una interminabile salita fino a 1690 metri ci porta
un po' di frescura, ma ci porta anche a prendere l'acqua. Infatti
proprio in cima inizia a gocciolare. Decidiamo di proseguire senza
nemmeno fermarci. La strada già era scivolosa per il fondo schifoso.
Immaginatevela bagnata. Come guidare sul sapone. Anche con questo
tipo di fondo il mio VFR carico come un camper si comporta più che
bene, peccato per la temperatura del liquido di raffreddamento che
nonostante la marcia continua non scende mai sotto i 105 gradi e arrivando
anche ad una punta a 113 gradi (zona rossa 123 gradi) durante una
brevissima sosta. Comunque la Honda dice che é tutto normale...
Subito scesi dal Katarapass il sole torna più prepotente e più caldo
che mai. Anche Simo e Steo
decidono che é ora di coprire le braccia e facciamo così una piccola
sosta oltre a quelle benzina. Arriviamo a Kalambaka e il massiccio delle meteore si nota subito. Il campeggio lo
troviamo subito fuori dal paese e non é niente male. L'unica cosa
che ci premeva davvero era la presenza o meno della piscina. Per fortuna
la piscina c'é! Piazzato il campo
base ci spariamo in piscina per far sparire un po' di calura.
Dopo la piacevolissima sbracciata (non volevamo più uscire!) ci riposiamo
un attimo e ci prepariamo ad uscire per andare a mangiare. Troviamo
un piccolo ristorantino, abbastanza economico, lungo la strada che
porta al paese. Assaggiamo qualche piatto della cucina tipica della
Grecia come la Feta (un formaggio bianco e molto saporito) e le ricche
grigliate di carne e poi torniamo al campo per spararci una bella
dormita.
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Giorno 3. Mercoledì 8 Agosto 2001: Pioggia di
meteore
Visita alle Meteore. Km 42.
Film del giorno: Cliffhanger Vitello.
Sveglia al mattino, presto ma non troppo. Veloce colazione
al bar del campeggio. Una cosa curiosa: sotto la tettoia dove facevamo
colazione c'era un incredibile numero di nidi di rondini. Non solo
ce ne erano almeno una decina abbandonati, ma ce ne erano almeno altri
tre che invece erano "abitati" e pieni di pulcini, quindi
dovevano esserci almeno tre coppie di rondini che convivevano in uno
spazio "aereo" relativamente stretto.
La salita che porta al massiccio delle meteore passa proprio in mezzo
al paese. Il paese all'apparenza é abbastanza moderno, ma ci sono
aspetti che invece sembrano uscire dalle cartoline degli anni 30,
come qualche tizio che si sposta ancora a dorso
di mulo. Il trasferimento in moto é breve. Il
paesaggio che ci circonda salendo sulla stretta strada che porta
alle meteore, ricorda un po' la Monument Valley dei film con gli indiani
(foto 1 2 3 4
5 6). Già salendo lungo la valle
si iniziano a scorgere queste particolari costruzioni che sono costruite
arroccate solo sui cucuzzoli più improbabili (foto 1 2 3 4 5 6 ). Non per
niente si chiamano metéor ovvero monasteri nell'aria.
Il consumo di crema solare si fa obbligatorio e copioso, almeno per
quello che mi riguarda. La prima sosta-visita prevede la Grande Meteora (o "meteoron"). Chiamato così semplicemente
perché é la più grossa. Per entrare nelle meteore si deve avere un
abbigliamento particolare, o meglio, un abbigliamento particolare
se si vive con una temperatura superiore ai 30 e passa gradi: pantaloni
lunghi per gli uomini e gonne per le donne. Non valgono nemmeno le
donne con i pantaloni lunghi. Comunque se non siete attrezzati i Pope
, che vivono nelle meteore, pur di incassare il biglietto (500 Gdr
ovvero 1.47€), vi forniranno pantaloni o gonne
lunghe . Questi ortodossi sono proprio dei bei spaccamaroni!
Si rimane un po' delusi per l'interno delle meteore in quanto, essendo
effettivamente abitazioni per i pope e per le suore che ci vivono,
sono state completamente ammodernate
e rifatte con materiali attuali. Molto
vicina alla Gran Meteora c'é anche la meteora di Holy
Thrinity che probabilmente é quella più arroccata di tutte. La
visita di quest'ultima é però rinviata (al pomeriggio) in quanto per
raggiungerla é necessario una discreta scarpinata.
Ci dedichiamo prima alla meteora di Aios Stefanon, la cui scala di ingresso scavata parzialmente
nella roccia é veramente suggestiva. Anche se percorrerla nel caldo
infernale non é stato esattamente il massimo della libidine. All'interno
di questa ci sono parecchi lavori di ristrutturazione (naturalmente
di ammodernamento). Molto
particolare l'interno della
chiesa che é ricoperto di legno dipinto e di affreschi che raffigurano
i martiri della Grecia e altre immagini sacre. Essendo questa meteora
abbastanza in alto si gode di una vista
spettacolare. Siccome era quasi mezzogiorno, scopriamo che anche
i Pope mangiano e hanno un sistema abbastanza curioso per richiamare gli altri .
Decidiamo di andare anche noi alla pappatoia. Scendiamo verso il paese
e incontriamo un locale che sembra molto carino, ma il padrone esce
di corsa e inizia a cercare di tirarci letteralmente dentro. La cosa
non ci piace affatto e decidiamo di andare via. Sarà solo la prima
volta perché, a quanto pare, é usanza che il padrone, o un cameriere
o un addetto, venga incontro ai clienti e cerchi di convincerli in
tutti i modi a fermarsi a mangiare li. Va bhe! Usanza discutibile.
Proseguiamo verso il basso e troviamo un'altro ristorantino dove invece
nessuno esce correndoci incontro. Meglio per loro. Ci sediamo e ci
dedichiamo ad un pranzo leggero, visto che dopo ci sarebbe stata ancora
una meteora da vedere. Non si stava male sotto la tettoia coperta
di tralci di vite, ma purtroppo il tempo é tiranno e quindi ripartiamo
verso la meteora con ancora la Feta sullo stomaco. Risaliamo fino
all'inizio del sentiero che porta alla meteora di Holy Thrinity. Lo
spuntone di roccia su cui si trova é staccato
dal corpo della montagna di una cinquantina di metri, così il
sentiero prima scende da un lato e poi risale dall'altro portando
ad una scala scavata direttamente nella roccia. Arrivati in cima ed
entrati nella meteora, paghiamo le solite 500 Gdr e riceviamo anche
un dolcetto (abbastanza nauseante a dire il vero). L'interno della
meteora é abbastanza insignificante ma dalla parte posteriore si gode
una vista molto bella della pianura
sottostanze e di Kalambaka. Intanto essendo nel pieno pomeriggio il
sole si fa veramente tosto da sopportare anche per Simo che deve ricorrere a qualche espediente per coprirsi
la testa. Ora ditemi voi: se uno non ha il cappello, cosa si lega in
testa? I pantaloni! É ovvio.
Decidiamo che le visite alle meteore sono esaurite e torniamo al campeggio
per spararci una bella nuotata nella piscina del campeggio. Sulla
strada del ritorno ci fermiamo a fare la spesa per la cena casalinga,
non senza qualche difficoltà perché anche in Grecia, come da noi,
il mercoledì pomeriggio gli alimentari sono chiusi. Dopo il bagnetto
ristoratore, e vi garantisco che camminare con quelle temperature
rende assolutamente necessario un bagno, ci prepariamo per la cena.
Per l'occasione chiediamo al proprietario se si presta un tavolo.
Nessun problema, basta pulirlo! Certo che mangiare a tavola invece che accovacciati per terra é tutta
un'altra cosa!. E poi buona notte... Bhe... Buona, io ho passato la
notte in mutande con tutta la tenda aperta (solo le zanzariere) e
sudavo!
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Giorno 4. Giovedì 9 Agosto 2001: Viaggio
per il mare
Kalambaka - Néos Marmaras. Km 351.
Ricetta del giorno: Asfalto caldo alla Tessalonicese.
Percorso
approssimativo.
Dopo aver passato la notte a sudare come salsicce
sul grill facciamo una colazione discreta, ma abbondante di liquidi.
Una cosa particolare: in Grecia l'acqua naturale costa praticamente
zero e la birra poco di più, in compenso l'acqua gasata costa più
dello champagne. Che sia per questo che non ci sono gran premi in Grecia?
Hanno paura che li facciano festeggiare sul podio con la minerale?
Ci buttiamo sulla strada con un po' di cautela visto il fondo scivoloso
(non esistono strade che offrano grip in Grecia) ma comunque con una
andatura leggermente superiore ai limiti. Ultimo sguardo alle montagne delle meteore e poi
via su lunghi rettilinei che corrono in mezzo a campi di grano turco,
soia e patate. Fa parecchio caldo e il sole é veramente cocente. Non
esiste praticamente campo coltivato che non abbia il sistema di irrigazione
artificiale in funzione. Proprio al fondo di un rettilineo mentre
viaggiavamo poco sopra i limiti (avremo fatto si e no i 120 km/h)
vediamo la prima pattuglia di polizia da quando siamo in Grecia. Nemmeno
alla ex-dogana avevamo visto uomini in divisa. Non ci fermano ma notiamo
ugualmente che la polizia non utilizza i porca-velox come abbiamo
noi, ma usano le pistole laser. Almeno se devono farti le multe ti
devono fermare invece che comportarsi da vigliacchi (Conigli!! Bastardi!!*)
mandandoti al massimo la foto a casa.
Il viaggio prosegue in autostrada verso nord. L'unica nota del trasferimento
é che vediamo il cartello che ci invita a guardare il Monte Olimpo
sulla nostra sinistra. Peccato ci sia foschia sulle montagne e non
si veda praticamente nulla. Proseguiamo fino a Tessalonika (Salonicco)
dove finiamo sulla tangenziale. Una tangenziale un po' particolare
perché costellata di semafori. C'é ne era uno ogni 100 metri! Rischiamo
di sbagliare strada e di infilarci in mezzo alla città per colpa delle
indicazioni scritte in greco. Per fortuna vicino alla scritta aeroporto
(che in greco é una specie di scarabocchio) c'é l'internazionalissima
immagine dell'aeroplanino stilizzato. Mentre facciamo lo slalom tra
le macchine e i cantieri dei lavori in corso abbiamo anche modo di
notare l'incredibile cappa di smog che sovrasta la città: nemmeno
a Torino c'é un'aria dall'aspetto così orribile. Il traffico é insostenibile
e il caldo a livelli assurdi, oltretutto io sono costretto a viaggiare
con la maglia per non ustionarmi le braccia. Superata Salonicco ci
ritroviamo in una veloce tangenziale a 2 corsie con un traffico abbastanza
accettabile e decidiamo di fermarci all'ombra di un supermercato per
decidere cosa fare per pranzo. Ci sgargarozziamo qualche ettolitro
di acqua a testa e poi proseguiamo fino a un qualsiasi bar. Mentre
ci dirigiamo verso un paesino (che poteva essere Agios Pavlos) ci
fermiamo a fare benza in un distributore dove facciamo il pieno e
ci regalano una bottiglietta di acqua. Gentili... Pranziamo in un
baretto anonimo dove facevano la pizza al taglio. Io cerco anche di
farmi riparare l'orologio in una gioielleria ma mi sbattono fuori
non appena vedono che é un Casio e non un Rolex... Classisti!
Mentre ce ne stiamo un po' svaccati all'ombra in attesa che la digestione
faccia il suo dovere notiamo che le macchine in Grecia si dividono
solo in due categorie: scassoni antichi e nuove di zecca. Probabilmente
anche la gente é divisa nella stessa maniera: ricchi e poveri. Praticamente
nessuna moto che non sia targata tedesca o italiana. Ripartiamo in
direzione di Néos Marmaras. Dove arriviamo in poco tempo. A questo
punto inizia la ricerca del campeggio che prevede di cambiare strada
almeno 7/8 volte. Il campeggio che si chiamava Areti é ad una decina
di chilometri fuori dal paese e si trova proprio sul mare. D'altronde
non é da tutti avere la vista
sul mare aprendo semplicemente la tenda . Il campo base
é più raccolto rispetto a quello di Kalambaka ma ci si sta bene lo
stesso. Per la cena andiamo in una tabepna (ristorantino, taverna
ma scritto in greco la r diventa un p) in paese. Non mettiamo nemmeno
il casco tanto in Grecia non c'é praticamente nessuno che lo mette.
Dopo cena ci concediamo un po' di passeggio nel paese che essendo
prettamente turistico é composto da un negozio accanto ad un bar accanto
ad una tabepna accanto ad un negozio e così via. Ci sono anche moltissime
bancarelle che vendono pannocchie abbrustolite e altri stuzzichini
sul genere. C'é anche una festa dove distribuiscono del vino gratis...
Volete che non ci passassimo? Mentre gironzoliamo veniamo scoccia...
ehmm fermati da uno dei "butta-dentro" che lavorano davanti
ai locali. Sentendoci parlare in italiano ci blocca dicendo: "Prima
di tutto: Buona sera! Secondo: Da dove venite?". Tecnica infallibile,
lo devo ammettere, perché ha attirato anche la nostra attenzione che
normalmente siamo abbastanza orsi. Stando ai suoi racconti doveva
avere circa 170 anni perché era stato 10 anni a Firenze, 20 a Milano,
10 a Torino e adesso era tanti anni che era in Grecia. Risulta simpatico
e gli promettiamo che la sera successiva saremmo andati da lui per
cena. Ritorniamo in campeggio e ci spariamo una bella russata....
*Per
i vigili e i poliziotti italiani: "Io voglio vedere che faccia
da porco celebroleso hai mentre mi multi perché andavo a 58 Kmh con
il limite dei 50 in un posto dove si potrebbero fare i 90!!!!! Schifoso!!"
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Giorno 5. Venerdì 10 Agosto 2001: Mare!
Giro della Calcidica. Km 105
Ricetta del giorno: Ricci di mare in insalata di Vitello.
Percorso
approssimativo.
Buona notte... insomma... ho passato notti migliori. Prima
si é alzato un vento disumano e poi ha fatto un caldo insopportabile tutta la
notte. Così alle 6 del mattino la situazione era questa: io rantolo fuori
dalla tenda e vedo Simo, Ale
Ezio e Roby sdraiati in mezzo alla spiaggia. Decido di andare a fare loro
compagnia. .
In spiaggia non si sta affatto male, almeno fino a quando si sta all'ombra,
dopo di che ci si deve assolutamente togliere. Naturalmente mi sono letteralmente immerso
nella crema solare prima di piazzarmi sotto un sole così impossibile.
Il fondale del mare in Calcidica, o perlomeno il tratto di mare dove
eravamo noi, é molto bello. Ci sono moltissimi pesci di varie forme
e dimensioni che gironzolano sotto il pelo dell'acqua. Purtroppo oltre
che molti pesci ci sono anche moltissimi ricci di mare. Lo snorkeling ( 2 ) diventa subito lo sport del giorno
anche per evitare di pestare ricci ogni tre per due. Durante la mattinata
infatti si é assistito ad una pericolosa corsa all'armamento... di
occhialini, acquistati al market del campeggio. La spiaggia del campeggio
é molto bella, oltre che vicinissima é anche dotata di ampia zona in ombra
(che permette al sottoscritto di non ustionarsi a morte) e, a poche
bracciate di distanza da una bella roccia per fare i tuffi. La mattinata
passa veloce tra una bracciata e l'altra e tra un tuffo e l'altro.
Pappatoia fatta in casa, ops... in tenda con la spesa fatta al fornitissimo
market del campeggio. Dopo il classico riposino post-pranzo decidiamo
di andare a cercare un'altra spiaggia. Purtroppo la ricerca risulta
essere più difficile del previsto perché la strada che gira attorno
alla penisola viaggia lontana
dal mare quindi risulta impossibile valutare
effettivamente lo stato o l'affollamento di una eventuale spiaggia.
La strada si snoda con una forma abbastanza bella, ma l'asfalto impossibile
elimina tutte le velleità sportive. Si fanno anche numerosi incontri
con capre e caprette che gironzolano libere
lungo la strada. Il sole é sempre impietoso e quindi oltre che una spiaggia bellina ne vorremmo
una dotata anche di un po' di ombra. Dopo un paio di tentativi andati
a buca il gruppo si spacca sulla cosa da fare. Simo e Ale decidono
di proseguire con la ricerca; io, Steo, Paola, Ezio e Roby decidiamo
di tornare alla spiaggia del campeggio. Proprio sulla strada che ci
riporta al campeggio però ci imbattiamo in una caletta
( 2) molto carina. Ci viene il dubbio
che sia privata perché molto curata, completa di scale e ubicata,
guarda caso, davanti ad una villetta con lo stesso stile di "arredamento"
nel giardino. Ci sono già un tizio e una tizia che fanno il bagno
chiediamo a gesti se possiamo unirci a loro e non fanno obiezioni.
Scopriamo poi in seguito che anche loro sono abusivi come noi e come
noi hanno il dubbio che sia privata. Sul bagnasciuga non c'é sabbia
ma il fondale é quasi meglio di quello della spiaggia del campeggio.
Peccato che non ci sia un posto per provare a tuffarsi. Dopo circa
un'ora arrivano anche gli sperduti Ale e Simo che vedendo le moto
lungo la strada si fermano anche loro a fare il bagno visto che non
avevano trovato niente di meglio. Finito il bagnetto torniamo al campeggio
che non sarà stato a più di 2 Km. Durante questo viaggio abbiamo veramente
raggiunto il livello massimo di "motociclista in vacanza".
Si, in vacanza da se stesso! Abbigliamento: Costume da bagno, ciabatte,
maglietta e occhiali da sole. Casco... nel baule! Si lo so... é brutto
ma... non abbiamo saputo resistere.
Ci organizziamo per la cena in paese e Paola estrapola anche un vestito da sera cavato fuori da
non si sa dove.
Raggiungiamo il paese e andiamo direttamente dal "fiorentino".
Che naturalmente si dimostra essere un barbagianni dei peggiori, infatti
appena gli arriviamo vicini attacca con la sua tiritera: "Prima
di tutto Buona sera!", "Secondo....". Lo stoppiamo
subito. Ma che te stai a'nventa!!! Se ci hai già rotto le palle ieri
sera e ti abbiamo detto che saremmo venuti a mangiare qui!?!? Prova
inconfutabile che esegue quel simpatico scherzetto con tutti quelli
che incontra. Non mi stupirei se lo facesse in almeno 5 lingue diverse.
Il locale é molto carino e parte dei tavoli sono sistemati sulla spiaggia
a pochi metri dal mare. Chiediamo di mangiare pesce e ci viene proposto
un Dentice da quasi 6 chilogrammi (5.970 Gr, da pulire) che andiamo
a vedere direttamente nel frigo. Sta bene... Quanto? Il cameriere
si attacca alla calcolatrice e poi ci dice "prezzo speciale!"
invece di 18.000 Dracme al chilo ve lo faccio a 17.000 perché é ancora
da pulire. Steo e Ezio che ragionano con lo stomaco gli dicono subito
che va bene, io invece faccio un rapido calcolo a mente, ma per paura
di sbagliarmi faccio notare che sarebbe il caso di chiedere anche
al donname che era rimasto al tavolo. Torniamo giù e mentre gli altri
iniziano a decantare il prezzo vantaggioso e le proprietà culinarie
del Dentice, io chiedo: ma vi siete resi conto di quanto ci ha chiesto?
Ma si dai! Saranno cento o centocinquantamila lire!! Viene 20 mila
a testa! Steo si offre anche di pulirmi lui il pesce (attività che
mi ripudia non poco). Al che, mentre partivano già segni di OK verso
il cameriere, chiedo rapidamente una calcolatrice (il telefono cellulare)
e faccio il calcolo e la conversione.... Dunque: 5,970 x 17.000 =
101.490 Dracme... che, al cambio attuale (bloccato già allora dall'Euro),
sono la bellezza di 576.705 Lire (ovvero 297,84 €). !!!!!. Ci
affrettiamo a chiedere se le 17.000 Gdr (che sono comunque 96.600
Lire) era per caso il prezzo dell'intero pesce, ma ci viene risposto
che quello é il prezzo (speciale!!) al chilo! E poi dicono che in
Grecia il pesce dovrebbe costare poco. Diciamo, gentilmente, al cameriere
dove può infilarsi il Dentice e ordiniamo il solito formaggio fritto
(sempre fantastico tra l'altro), le solite Greek salad e il solito
octopus alla griglia. Per un pelo! Quando siamo usciti avevo una gran
voglia di buttare a mare il "fiorentino" ma poi ci siamo
limitati a mandarlo, gentilmente, a cag#re!
Breve passeggio nel paese e poi nanna.
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Giorno 6. Sabato 11 Agosto 2001: Verso sud.
Néos MarmarasMarmaras - Itea. Km 525.
Film del giorno: Inferno sulla terra.
Percorso approssimativo.
Al mattino il ruolino di marcia prevede la ripartenza da Néos Marmaras. Sbaraccare
e caricare la moto con il caldo greco é qualcosa di veramente orribile.
Oltretutto, a rendere ancora piú zozza l'operazione, si intromette anche
la polvere dovuta al terreno abbastanza secco e asciutto. Valutiamo
anche se caricare nelle borse una gallina o due che scorrazzavano liberamente
per il campeggio. La versione iniziale del ruolino di marcia prevedeva
la visita a Salonicco ma il pensiero di andare ad infilarsi in quella
cittá (piú grande di quanto si possa pensare) con quel caldo e sopratutto
con quel livello di inquinamento ha provocato una repentina modifica
al tragitto. Ritorniamo verso Salonicco e percorriamo la tangenziale
facendoci i vari semafori e imbocchiamo la superstrada in direzione
Sud.
Fa un caldo bestiale sulla strada e c'é anche un traffico pazzesco sopratutto
in direzione opposta alla nostra, evidentemente la Calcidica é una meta
turistica molto ambita per i greci.
Il fondo stradale é come al solito liscio, lucido e abbastanza scivoloso. A tutto questo si aggiunge la massiccia presenza di polizia e i raccordi dei ponti che sono messi un po' alla ca$$o e quando li prendi in velocitá ti fanno
letteralmente decollare.
La direzione é Sud, verso Itea. Non succede gran che durante questo
trasferimento tranne il fatto che il caldo é incredibile. Anche viaggiando
ad alta velocitá con addosso solo la maglia e il corpetto di cotone
si suda. Il mio VFR viaggia costantemente con l'acqua sopra i 90° e
basta una piccola sosta per farla schizzare (per fortuna non pericolosamente)
oltre i 105-110°. Le strade in Grecia, oltre ad avere un asfalto che
non fornisce grip nemmeno a pagare, non sono mai troppo larghe e c'é
abbastanza traffico. La strada che percorriamo é a 4 corsie ma non é
a pagamento ed é costeggiata da un'altra strada che funge anche da corsia
di emergenza. Anche gli "autogrill" e i distributori di benzina si trovano
in questa strada laterale. Ci fermiamo a mangiare in uno di questi locali
rischiando naturalmente di essere tamponati durante la manovra di rallentamento
e di svolta. Anche all'ombra il caldo é opprimente e il consumo di acqua
raggiunge livelli inenarrabili. I gestori greci non sono il massimo
in fatto di cortesia ma non sono poi nemmeno troppo scorbutici. La padrona
del locale apostrofa anche Steo con la frase "Italiani, greci, una razza
una panza". Ma questa siccome l'ha sentita solo Steo forse è solo
una leggenda o una allucinazione dovuta al caldo.
La marcia riparte dopo un paio di panini e un bel pieno di benzina.
Inizio ad accorgermi della differenza di consumo delle nostre moto.
La VFR fa sembrare la CBR un aereo di linea con il serbatoio di un decespugliatore.
Raggiungiamo una catena montuosa e la strada inizia a salire offrendoci
anche dei bei panorami.
Anche in punta a queste montagne, che non sono alte come il Katarapass
ma non sono nemmeno bassissime, il caldo non molla mai la sua presa.
La discesa verso il mare poi ci porta a scoprire nuovi livelli climatici.
Il termometro di bordo della mia VFR segna la bellezza di 39° gradi
quando finalmente raggiungiamo Itea.
Troviamo abbastanza agevolmente il campeggio, il posto libero per le
tende non é tantissimo, in compenso la giovane padrona ha un davanzale.
Riusciamo a trovare un pezzettino di terrazza non troppo al sole e piazziamo
le tende sudando come porchette sullo spiedo..
La caldazza non ci lascia speranza e decidiamo di infilarci in acqua.
Approfittiamo della spiaggia del campeggio che ri trova in fondo ad
una scalinata proprio sotto il bar. Il fondale é meno bello di quello
visto in Calcidica e ci sono meno pesci (peró ci sono anche meno
ricci) ma l'acqua é sempre piacevole quando fuori ci sono probabilmente
piú di 40°. Dopo che il sole scende all'orizzonte la temperatura rinfresca
leggermente e si sta subito meglio. Per cena ci fiondiamo nel paese
dove, dopo una breve ricerca, troviamo un ristorante che ci offre dell'ottimo
pesce a 6000 Gdr/Kg (34.094 Lire ops... 17.61 € ).
Bel risparmio rispetto alle 17.000 Gdr della sera precedente. Terminiamo
la giornata svuotando qualche birra e giocando a "Uno" nel bar del campeggio.
Poi finalmente portiamo Ale a dormire... Ale che per tutto il giorno
ha tenuto piú o meno questa
faccia... E meno male che si lamentava di avere sonno. Pensate se fosse
stata incazzata!!! |
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Giorno 7. Domenica 12 Agosto 2001: Su pe' i monti....
Visita a Delfi. Km 43.
Film del giorno: ArcheoVitello.
Percorso approssimativo.
Durante la notte La temperatura rinfresca un po'... cioé nel senso che non sembrava
piú di essere all'inferno ma solo in un luogo vicino ad esso. Il programma
del giorno prevede la visita a Delfi e al suo importante sito archeologico.
Percorriamo la strada che dalla costa porta verso le montagne sempre
circondati da ulivi sia sulla destra che sulla sinistra. La strada che
sale a Delfi é abbastanza carina come forma, ma l'asfalto é come al
solito veramente impossibile. Salendo scopriamo il perché la strada
fosse circondata da ulivi. Infatti nella vallata di Itea si estende
il "Mare degli ulivi".
Parcheggiamo proprio sotto il sito
archeologico che si trova a mezza costa della montagna sopra
la strada. Il caldo inizia a farsi sentire prepotente nonostante siano
solo le dieci del mattino. Una cosa che si nota é la presenza massiccia
di fontane, fontanelle e anche colonnine dell'acqua con tanto di refrigeratore.
La salita, prima verso il teatro
e poi verso il tempio di Apollo
é abbastanza ripida, ma niente al confronto di quella che ci porterá
allo stadio . Salendo si incontrano
ovunque pezzi di colonna
o parti di statue apparentemente abbandonate. Lungo la salita che porta
allo stadio i resti del tempio, o meglio, quello che é stato rimesso
in piedi del tempio, danno vagamente l'idea della sua grandezza originale.
Giunti finalmente nella parte piú alta del sito archeologico ci troviamo
davanti allo stadio. Data la forma credo ci corressero i Dirt track...
credo. Breve momento di pausa, giusto per escludere un po' e di fare
una foto al panorama (in
lontananza
si vede l'altro sito archeologico del ginnasio e del Tolon) e poi scendiamo
nuovamente verso il tempio di
Apollo. Mentre passiamo a fianco del lato
"sud" del tempio Steo e Ezio decidono di andare a curiosare in un
cunicolo che passa sotto il Tempio. Ok per Ezio peró ho pensato che
Steo ci rimanesse incastrato dentro .
Per fortuna avevamo portato qualche bottiglietta di plastica cosí dissetarsi
non era troppo difficile vista anche la massiccia presenza di fontane
che rendeva piuttosto agevole rimpinguare le nostre scorte idriche.
A questo punto decidiamo di vedere prima il Museo e poi il ginnasio.
Il museo non é condizionato ma si sta meglio che fuori. Con questo non
ho detto che si stesse bene... Il museo é composto di una decina di
stanzoni con un insieme piuttosto eterogeneo di resti e materiali prelevati
dal sito archeologico. C'é un po' di tutto, dal piccolo frammento alla
statua completa. Anzi,
alla statua completamente ricostruita con pezzi originali e parti di
cemento. Liquidiamo abbastanza velocemente il Museo e decidiamo di andare
a vedere il secondo sito archeologico di Delfi posticipando il pranzo.
Fin da quando siamo entrati nel sito di Delfi ci siamo trovati di fronte
ad un piccolo giallo. La Fonte Castalia. Sul libretto verde era segnalata
subito all'ingresso ma non se ne vedeva l'ombra. Mentre ci spostavamo
verso il secondo sito di Delfi abbiamo trovato la famigerata fonte che
invece di essere vicino all'ingresso era ad almeno 500 metri. Niente
di speciale, anche perché ormai era praticamente secca probabilmente
dopo quei due o tremila anni la sorgente che la alimentava si deve essere
spostata per cause naturali. Teoricamente tutti quelli che volevano
entrare nella cittá sacra (l'insieme del tempio e tutto il resto) si
dovevano lavare in questa fonte.
Il secondo sito é a circa 3-400 metri dalla fonte Castalia sempre
in direzione opposta rispetto al paese. Si scende per un sentiero sterrato
e si raggiunge quella che era la palestra.
Non che ne rimanga un gran che, poteva benissimo essere qualsiasi altra
cosa, solo che sul libretto verde c'era scritto "palestra" e quindi....
Proprio attaccato al ginnasio ci sono i resti del Tolon
che, se non ricordo male, era un tempietto per Atena (se avete voglia
di verificare voi, questo coso c'é praticamente su tutti i libri
di arte delle superiori). Non é rimasto in piedi praticamente
niente nemmeno qui, la causa pare siano sempre i terremoti. Infatti
guardando da vicino le uniche parti
"verticali" si vede che ci sono delle zone chiare e delle
zone scure. Le parti chiare sono in cemento, il resto sono i frammenti
originali. Il caldo é veramente indescrivibile. Per evitare di
sciogliermi mi rifugio sotto tutti gli ulivi che incontro e per evitare
di finire arrosto mi cospargo continuamente di crema solare (protezione
25!). Durante il ritorno alle moto la salita verso la strada asfaltata
sembra non finire mai.
Ennesima bevuta prima e poi ci spostiamo in mezzo alla Delfi moderna
che altro non é che un agglomerato di ristoranti e di negozi
di souvenirs. Mentre cerchiamo un ristorante per andare a mangiare (erano
ormai quasi le due del pomeriggio) ci facciamo un giro turistico del
paese e il pieno alle moto. Troviamo un ristorantino con vista sul mare
degli Ulivi, un po' caro a dire il vero. Solito menu' a base di Greek
Salad e qualche pezzettino di carne (alla brace la fanno veramente bene!)
e poi ripartiamo per Itea. Tornati al piano, sempre nella caldazza infernale,facciamo
un giro per il paese mentre cerchiamo un negozio di alimentari per fare
la spesa ed organizzare la cena in campeggio. Durante i saliscendi dalle
moto Ale dimostra che ormai i chilometri percorsi l'hanno trasformata
in una motociclista provetta ed infatti si ustiona una gamba contro
una marmitta. Andrá avanti con le cremine varie per qualche giorno.
Finita la spesa ci dirigiamo verso il campeggio e per prima cosa naturalmente
ci facciamo un bagno ristoratore. Il mare é leggermente piú
mosso del giorno precedente, ma siccome fuori fa troppo caldo decido
che preferisco annegare .
Ad una cinquantina di metri dalla riva c'é una piattaforma e
Paola, Ezio ed io decidiamo di fare un po' di pratica di tuffi con l'aiuto
di Steo. L'unica cosa che non riesco proprio ad evitare é di
bere dal naso ad ogni tuffo. Dopo una ventina di minuti che siamo li
a provare arrivano un paio di Albania (da leggere senza accenti, come
la pronunciano loro) che dopo qualche battuta in Italia-ca-no prendono
un po' troppa confidenza ed iniziano a fare commenti nella loro lingua.
Il che mi infastidisce non poco e decido di andarmene. Il sole nel frattempo
si era velato e quindi era ora di rientrare in porto comunque. Pochi
minuti sulla spiaggia e l'aria rovente ti asciuga completamente. Facciamo
arrivare l'ora di cena con una partitina a carte al bar e poi ci spariamo
la pappa vicino alle tende. Dopo cena ricominciamo a giocare a carte,
giusto per far arrivare l'ora di andare a dormire. Mentre ci diamo la
buonanotte a suon di rutti (se non ricordo male la birra costa una cosa
tipo 3 euro al litro) notiamo dei lampi che sembrano provenire dalla
vallata a fianco. Non mi chiedete per quale motivo decidiamo che sono
fuochi d'artificio. Va beh... forse la birra o il sonno.... |
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Giorno 8. Lunedì 13 Agosto 2001: Piccola
odissea
Itea - Assos. Km 340.
Film del giorno: Al di lá del mare.
Percorso
approssimativo.
Obbiettivo del giorno: Avvicinarsi ad Atene rimanendo sul mare. Sembra a
facile a dirsi, la Grecia é una penisola fatta di penisole,
ma il problema é trovare un pezzo di mare bello che sia vicino
ad Atene e si trovi "prima" di Atene, in modo da non doverla
attraversare.
Fa decisamente meno caldo del giorno precedente anche se il sole é
sempre implacabile. Riattraversiamo ancora il mare degli Ulivi. E' strano
come non sembri poi una gran cosa passandoci in mezzo.
Dobbiamo nuovamente superare le montagne per raggiungere la strada che,
correndo verso sud, ci porterá a Megara. Il temporale del giorno prima
ha portato un po' di frescura... un po'... si fa per dire. Superato
il passo dobbiamo fermarci a vestirci leggermente perché eravamo partiti
con la solita configurazione superleggera. Bhe... In effetti visto che
ero quello che si é sempre lamentato del caldo hanno aspettato che io
mi fermassi a mettermi la maglia. Rinfacciandomi ovviamente la cosa
per mezza vacanza.
Imbocchiamo la strada verso Elefsina, dove vorremmo visitare un sito
archeologico. Insomma, un'altro ammasso di ruderi... (un 'Ruchér' in
piemontese). La strada diventa sempre peggiore e anche il paesaggio
non migliora affatto, tanto che ad un certo punto sembra di viaggiare
in mezzo ad una enorme cava. Sospetto rafforzato anche dalla massiccia
presenza di grossi camion. Ad un certo punto mi accorgo di non riuscire
piú a mantenere il passo del resto del gruppo. Faccio una fatica bestiale
a curvare. Mi fermo a controllare la gomma posteriore e mi sembra aposto.
Riparto pensando che sia un problema legato alla disposizione sbagliata
del carico o alla stanchezza. Ad un certo punto peró diventa quasi impossibile
costringere la moto a fare le curve. Mi fermo nuovamente e questa volta
controllo la gomma davanti che risulta essere... praticamente a terra.
Ormai il paese é vicino e decido di andare avanti. Gli altri si sono
fermati ad una stazione di servizio chiusa. Avverto loro del problema
e durante la breve sosta la gomma va a terra definitivamente. Ezio parte
alla ricerca di un gommista e trova un negozio di moto a poche centinaia
i metri. Spingiamo la moto, che con una gomma a terra e tutte le borse
sopra sembra pesare due tonnellate, dall'altra parte della strada per
raggiungere un'officina di auto dove mi faccio gentilmente gonfiare
la gomma. Proseguiamo fino al negozio di moto che sembra uscito direttamente
dagli anni settanta. Le moto sono tutte piccole e molto vecchie. Il
meccanico esce dal negozio e dopo la spiegazione a gesti del problema
da una breve occhiata all'avantreno della mia VFR... e rinuncia. Troppo
complesso? Fatto sta che incarica il garzone di accompagnarmi dal gommista.
Anche il gommista, che si trovava in una strada laterale poco distante
dal meccanico di moto, rinuncia allo smontaggio della gomma e mi propone
il 'Tincio' (vedi Steo in Portogallo giorno 14). In mancanza di altro accetto. Il gommista
e il garzone del meccanico (che si era trattenuto a guardare la moto)
mi fanno qualche domanda in inglese sul dove stessimo andando, sul da
dove stessimo arrivando, sui chilometri della mia moto, sul costo, sul
perché montassi gomme cosí larghe... (preciso che erano quelle originali).
Riparata la gomma (in non piú di 5 minuti) cerchiamo il sito archeologico.
Durante la ricerca rischio anche di essere messo sotto dalla polizia
locale che peró non fa assolutamente caso al fatto che gli abbia
tagliato la strada uscendo da uno stop. A dire il vero quando ho visto
la macchina era tardi per fermarmi e quando ho visto che era la macchina
della polizia avevo giá i documenti in mano e stavo pensando
a come fare per riportare la moto a casa senza patente.
Dopo un paio di svolte apparentemente casuali troviamo le indicazioni
per il sito archeologico e lo raggiungiamo. Peccato che fosse chiuso.
Ezio intanto prende confidenza con la custode (non in quel senso!) nella
speranza che questa ci faccia fare un giro ugualmente. Naturalmente
la risposta é no, peró ci regala un paio di depliant.
Ci accontentiamo di un paio di foto
alle solite colonne
che giacciono sdraiate un po' dappertutto.
Ormai é passato mezzogiorno e decidiamo di andare a mangiare
al Goody's, una spece di McDonald's, che peró propone una scelta
un po' piú vasta che comprende cose tipo le insalate a buffet.
Il locale é climatizzato, come praticamente tutti quelli che
abbiamo visto in Grecia, ed é sempre triste uscire e trovarsi
nella calura assoluta.
Proseguiamo lo spostamento con l'intenzione di raggiungere una localitá
che si trova al disopra dello stretto di Corinto, in modo da essere
sul mare, ma di essere discretamente lontani dallo stretto. Cercavamo
di rimanere lontani da Corinto per evitare che il mare fosse troppo
sporco a causa delle navi che passano nello stretto.
Purtroppo dopo aver raggiunto la localitá indicata da Steo, scelta
in base al prezioso elenco dei campeggi che aveva, scopriamo che il
posto é di una desolazione assoluta. Decidiamo di ripartire e
di cercare qualche cosa vicino a Corinto. Torniamo indietro sull'autostrada
e proseguiamo ancora fino a superare Corinto. Raggiungiamo una localitá,
anche questa al momento sconosciuta, dove troviamo un campeggio lungo
la strada. Entriamo fiduciosi, chiediamo il prezzo e consegniamo un documento
dicendo che ci saremmo fermati un paio di notti. Scelta agghiacciante.
La spiaggia é a dir poco orribile, non esiste un metro di prato,
e il fondo migliore per mettere le tende é un pezzo di cemento
che si trova sotto una tettoia. A completare il tutto: i cessi erano
dei veri cessi. Attimi di indecisione... ce ne andiamo? Restiamo? Come
facciamo con i documenti? Con la coda dell'occhio vedo Ezio estrarre
la sua famigerata maschera (in bronzo puro) da Super Salvafessi. Si
fionda dalla padrona e dicendo una marea di bugie riesce a farsi ridare
i documenti senza pagare. Ripartiamo nuovamente, questa volta peró
in direzione di Corinto, e chi se ne frega se per una volta non facciamo
il bagno. Capitiamo ad Assos al campeggio Blue Dolphin. Questa volta
il giro nei cessi non é traumatico. Decidiamo di fermarci e di
piazzare le tende. Dopo aver piantato le tende
nel posto sbagliato e dopo averle spostate riusciamo a trovare una quadra
da dare alla nostra vita. Conosciamo in tizio di Novara che ha anche
lui una CBR 1100 XX ed é li in vacanza con la moglie. Mentre
armeggiamo per lo spostamento delle tende conosciamo anche altri ragazzi
italiani (di Firenze mi pare...) che ci consigliano per la visita ad
Atene di informarci su come arrivarci con i mezzi anziche andarci in
moto, visto anche il fatto che ci sarebbero venuti anche loro. Chiediamo
informazioni alla reception del campeggio dove, un po' con l'inglese,
un po' con l' italiano e un po' con Ezio, scopriamo che il pulman per
Atene ferma esattamente fuori dal campeggio. I biglietti si fanno a
bordo. Ottimo meglio di cosí.
Per la cena usciamo dal campeggio e ci infialiamo nella prima Tabepna
che vediamo. Con mia sorpresa devo ammettere che faceva quasi freddo
con la maglia vestita. Dopo di che rientriamo in campeggio e ci spariamo
una bella russata. |
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Giorno 9. Martedì 14 Agosto 2001: Gita organizzata Visita ad Atene. Km 0. Film del giorno:
Vitellopolis. Percorso
approssimativo.
Giornata dedicata interamente ad Atene. Ci procuriamo la colazione
al minimarket del campeggio e ce la mangiamo alla fermata dell'autobus.
Insieme a noi ci sono anche i due ragazzi che ieri ci hanno informato
dell'esistenza del pulman. Gli autisti di pulman in Grecia sono un
po' matti a quanto pare. Il pulman in arrivo punta sempre a non effettuare
la fermata a meno che voi non vi sbracciate in mezzo alla strada.
Infatti l'autista quando capisce che vogliamo salire si esibisce in
una staccata che manco Shumacher in ingresso alla prima variante di
Monza.... Il biglietto non é proprio a buon patto, ma comunque,
tenendo conto che: l'autostrada é compresa, la moto è
al sicuro nel campeggio e che il pulman é climatizzato anche
se sembra degli inizi del '900, il boccone del prezzo non è
poi così amaro come sembra. Durante l'ora abbondante di viaggio
che permette al torpedone di arrivare ad Atene ci scappa anche una
dormitina. Giá arrivando sulla 'tangenziale' da sopra il pulman
si nota l'immensitá della periferia di Atene. Anzi... si potrebbe
dire che Atene é fatta principalmente come da noi é
fatta la periferia piú esterna. Case basse, al massimo di 3
piani, che non sembrano neppure tanto vecchie, tutte bianche e con
il tetto piatto. Verso il centro la situazione cambia leggermente,
ma comunque non credo ci sia in tutta Atene un condominio, per abitazione,
che superi i cinque piani.
Dopo una mezz'ora di spostamento in questa sconfinata periferia il
pulman giunge finalmente al terminal degli autobus. Ci procuriamo
velocemente il biglietto per i mezzi cittadini e prendiamo il pulman
per il centro-citta (il 49?). Climatizzato anche questo naturalmente...
Passiamo in mezzo ad una zona molto povera e mezza abbandonata della
cittá e dopo poche fermate siamo in centro ad Atene. Nonostante
il caldo decidiamo di andare a piedi fino al museo. Il traffico é
intenso anche se non sembra impossibile come quello di Torino e non
esistono i tram ma solo il metro' e i filobus. Mentre passeggiamo
comunque ragioniamo sul come ci saremmo orientati e quanto tempo ci
avremmo messo ad arrivare in centro se avessi dovuto utilizzare le
moto. A me viene sopratutto da pensare a quale improponibile temperatura
avrebbe fatto registrare il motore della mia VFR con tutti quei semafori
e quel caldo.
Anche questo museo non é climatizzato, ma non si sta malaccio.
Il contenuto del museo é simile a quello di qualsiasi altro
museo della Grecia: principalmente vasi
e statue, peró
la quantitá di vasi, pezzi di vasi, statue, parti di statue,
pezzi di colonna, parti di frontoni, rimasugli di dipinti e frammenti
vari é veramente elevata. C'é anche una sezione dedicata
agli egizi... anche se é appariscente che non centri nulla.
All'uscita del museo ci procuriamo un set di biglietti per il filobus,
ovviamente deve intervenire Ezio per scoprire quale cavolo di filobus
dobbiamo prendere per arrivare all'Acropoli e deve intervenire nuovamente
Ezio per scoprire la fermata e la strada da fare. Devo cominciare
ad informarmi su come fare per brevettarlo sto ragazzo...
Non é ancora sufficientemente tardi per andare alla pappa e allora
iniziamo subito la salita
verso l'Acropoli. Niente di trascendentale peró con quel sole...
Step finale della arrampicata una scalinata
praticamente verticale poi, finalmente, ci si ritrova davanti il Partenone.
La facciata é
abbastanza integra, tranne il frontone che é praticamente inesistente,
la vista laterale invece lascia un po' a desiderare. Questo, a quanto
abbiamo letto, perché durante la prima guerra mondiale i turchi
lo hanno riempito di esplosivo convinti che i greci non avrebbero mai
sparato contro il Partenone. Manco a dirlo naturalmente i greci hanno
sbagliato mira e lo hanno centrato in pieno quasi subito. Tutti gli
esplosivi dei turchi sono saltati per aria sventrando il povero Partenone.
Sul lato destro (guardando il Partenone) ci sono due teatri, uno utilizzabile
e l'altro... bhe.. diciamo appena accennato
. Quello utilizzabile
é utilizzato a tutti gli effetti, in Grecia non si spreca niente.
Dietro il Partenone c'é il museo e noi ci facciamo un giro.
All'interno ci sono molte parti dei frontoni che sono stati ricomposti.
Oltre i soliti moncherini di colonne e i soliti rimasugli di vasi
ci sono anche le statue originali delle Cariatidi. Quelle
fuori sono naturalmente una copia delle originali. Si puó
facilmente intuire guardando la differenza di colorazione delle pietre,
che anche il resto del tempio
delle cariatidi sia stato rifatto ex-novo o quasi. Prendiamo ancora
un po' di fresco appoggiati al parapetto mentre scattiamo una foto
a una curiosa montagnola
che appare proprio in mezzo ad Atene. Tra le cose che sicuramente
ci ha colpiti di Atene la sua estensione é sicuramente una
di quelle che mi é rimasta piú impressa. Dalla piccola
altura dell'Acropoli si gode un panorama abbastanza ampio su Atene
e bisogna ammettere che l'orizzonte stesso è Atene... Solo da
un lato l'immensa distesa di casette bianche é interrotta dal
mare, altrimenti... solo casette bianche in qualsiasi direzioni si
guardi. Solo alcuni altri resti
di templi spiccano in mezzo ad Atene per il solo fatto che attorno
ad essi la compatta "superficie" bianca della case si interrompe.
Scendiamo dalla parte opposta da dove siamo saliti per vedere l'Agora.
Naturalmente visto che l'ora é abbastanza vicina al mezzogiorno,
la visita non la possiamo fare perchè il sito chiudeva di li
a poco. Da quello che abbiamo potuto osservare da dietro le reti il
tempio dell'Agora é
molto piú integro rispetto al Partenone, anche se più
piccolo. Perció se vi capita fatevi prima l'Agora...
Proseguiamo la discesa fino a passare vicino alla Torre
esagonale, caratteristica... ma non ho capito a cosa servisse
. Sosta ristoratrice
ad un Mc Donald's con enorme gioia di Ezio che detesta il Mac... Giretto
per una viuzza dedicata a mercatino in pianta stabile, acquisto cartoline
varie ed assortite e poi via a prendere il pulman.
Saliamo su un pulman di linea scassatissimo, che essendo privo di
condizionamento viaggia con le porte aperte... A ritroso raggiungiamo
la fermata dove eravamo scesi e torniamo al terminal degli autobus.
Qui scopriamo che i biglietti non si fanno piú a bordo come
all'andata ma bisogna acquistarli in biglietteria. Perdiamo quindi
l'autobus per aspettare quello dopo dopo aver fatto i biglietti. Se
ne occupano Simo e Ezio... Anche con tutta l'abilitá comunicativa
di Ezio non si riesce a far capire dove dobbiamo andare alla signorina
che vende i biglietti cosí i biglietti per il ritorno sono piú
cari di quelli all'andata cosa che manda su tutte le furie Roby che
per un attimo ho pensato volesse picchiare la bigliettaia..
Ci piazziamo in sala di aspetto (affollatissima) e attendiamo il pulman.
Pennichella per quasi tutto il viaggio. In prossimitá della
fermata ci alziamo e poi cerchiamo di far capire all'autista dove
dobbiamo scendere. Cosa che non ci riesce. Nemmeno gridando.
Un tizio seduto a metá pulman spara un paio di frasi in greco
stretto e il pulman inchioda... 200 metri oltre la fermata. Probabilmente
se non fosse stato per lui saremmo dovuti andare fino alla prossima
cittá.... Torniamo al capeggio, doccione e cena al ristorante
del campeggio.
Ale si rifiuta di mangiare li perché dice che gli sembrava
sporco, noi invece assaggiamo la migliore Mussaka di sempre. Semplicemente
fantastica. Il gestore del campeggio ci aveva detto che la gente veniva
addirittura da fuori a mangiare lì e devo ammettere che, dopo
aver mangiato quella Mussaka, ci credo. Ezio si esibisce con un passo
di inglese acrobatico senza rete e cercando ti ordinare un melone
chiede una "big apple"....... Non sto a dirvi che sono finito
sotto il tavolo dal ridere. Pinnacolone industriale e poi nanna.
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Giorno 10. Mercoledì 15 Agosto 2001: Tombe
e Teatri.
Assos -
Tolos. Km 183
Film del giorno: L'eco del Vitello.
Percorso approssimativo.
La giornata inizia bene con una piacevole sorpresa: il conto del
campeggio. Sette persone, 4 tende e 4 moto per due notti, totale 30.000
Gdr (88.04 euro). La giornata prevede: visita ad Acrocorinto, visita
al canale di Corinto, visita al teatro di Epidauro e trasferimento
fino a Tolos per Steo, Paola, Simo, Ale e me. Per Ezio e Roby prevede
anche la visita a Micene, questo perché siccome loro due devono
partire prima vogliono dedicare la giornata successiva (l'ultima)
al mare.
Acrocorinto é il classico sito archeologico dove piú
che altro devi immaginare
come doveva essere. La sua particolaritá é quella di
rappresentare un sito dove la contaminazione
della cultura Romana é molto pesante. La visita non é
guidata come al solito e come al solito aiutiamo la nostra immaginazione
leggendo il libretto verde. Si vedono i resti del solito tempio
e i soliti moncherini di colonne
e una fonte sotterranea. Quest'ultima invece ancora "funzionante".
Riprendiamo la strada e filiamo diretti al canale
di Corinto. Avevamo visto il giorno prima dal pulman come arrivarci
e non é stato difficile trovarlo. Siamo anche stati fortunati
a vedere una nave passarci in mezzo (foto1
foto2 foto3).
Notevole la sua dimensione se si tiene conto del fatto che è
stato costruito quasi prevalentemente con la pala e la carretta e
qualche pacco di dinamite...
Autostrada fino ai dintorni di Epidauro e raggiungiamo il
teatro. Sicuramente notevole. Una delle migliori cose viste in
Grecia con il Partenone. Non solo la struttura é praticamente
integra ed utilizzabile (anzi... utilizzata)
ma la sua funzionalitá é ancora completa. Tutte le gradinate
sono costruite in pietra sfruttando le pareti di una conca
naturale con la forma adatta.
Abbiamo assistito alla spiegazione, e alla dimostrazione pratica,
di una accompagnatrice francese che spiegava come l'eco cambiasse
a seconda di dove ci si mettesse sul palco. Infatti man mano che chi
parla si sposta dal centro del teatro sia il "volume" che
il "rimbombo" percepito, restando seduti sulle gradinate,
cambiano e assumono varie sfumature. Veloce foto di gruppo
e poi visitiamo il sito archeologico dove piú che altro ci
sono pezzi in cemento armato che costituiscono le pochissime cose
in piedi. Filiamo a mille fino a Tolos per cercare il campeggio. Ci
spariamo il pranzo nel self-service e poi Ezio e Roby vanno a vedere
Micene, mentre noi andiamo a Tirinto a vedere una tomba. Oddio, dovevamo
vedere anche altro, ma il tempo é stato un po' tiranno e quindi
ormai il sito che dovevamo vedere era già chiuso. La cosa bella
é che per arrivare alla tomba ci siamo fatti qualche centinaio
di metri di sterrato e poi parcheggiato
in mezzo ad una piantagione di arance.
Scopriremo il giorno dopo che questa tomba
é la copia precisa, in piccolo, della tomba di Salomone vicino
a Micene. Naturalmente l' interno non è un gran che, anzi neanche
ha meritato una foto.
Indietro di nuovo al campeggio, il tempo di piantare
le tende e poi in acqua. Il mare è meno trasparente di
quello della Calcidica e per certi versi somiglia di più a
quello nostrano (per nostrano intendo Liguria). Rimane comunque decisamente
su un' altro livello di pulizia e quindi anche di vita marina. Troviamo
a poche centinaia di metri dalla spiaggia un bel roccione da dove
tuffarci... Peccato i quattro o cinquecento metri da fare a nuoto...
All'uscita proviamo le docce a gettone, che peró non "danno
la mano" e ci facciamo una bella doccia fredda. Notare, la doccia
fredda... era gratis. Oltre l'inganno, la beffa. Cena a Tolos e
nanna.
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Giorno 11. Giovedì 16 Agosto 2001: La porta
dei leoni.
Visita a Micene. Km 107
Ricetta del giorno: .
Percorso
approssimativo.
La mattinata la dedichiamo integralmente al mare e ai tuffi dalla
roccia... Anche io dopo una ventina di minuti sospeso su quello che
mi sembrava un baratro riesco a tuffarmi da una piccola sporgenza
più o meno a metà strada tra l' acqua e il punto da
dove si buttavano Steo e Simo. Mangiamo, cercando di tenerci leggeri,
al self service del campeggio e poi, tutti tranne Ezio e Roby, anche
se non esattamente convinti, ci spostiamo a Micene... Poco prima di
Micene lungo la strada ci fermiamo a vedere la Tomba
di Agamennone che altro non è che un buco sotterraneo a
forma di cono rivestito di pietra. Anche all'interno dei questo buco
fa abbastanza caldo nonostante sia ad alcuni metri sotto terra.
Curioso
anche l'eco che si sente stando al centro della tomba.
Pochi chilometri dopo la deviazione per la tomba di Agamennone si
arriva al Micene. Naturalmente la prima cosa che si nota è
la porta della città,
la famosa Porta dei Leoni.
In un fianco della montagna, proprio sotto la porta ci sono le stanze
per i soldati che dovevano controllare la porta. Sempre grazie al
libretto verde del TCI iniziamo il giro delle rovine. Le tombe reali,
subito sulla destra entrando, sono di forma circolare,
o quasi, e c'è il passaggio per girarci
attorno. Le botteghe, poco più
avanti (o le case.... adesso non ricordo) presentano solo i resti
dei muri. Tutta la città è costruita "in salita",
ovvero la porta dei leoni è la parte più in basso e
la strada (apparentemente l'unica) continua in salita verso la cima
della collina effettuando alcune curve .. Salendo di poco sopra le
botteghe si possono vedere altri
scavi nei dintorni di Micene che però non erano ancora
visitabili. Continuando a salire passiamo in quello che il libro verde
descrive come il palazzo reale... purtroppo non ne rimane praticamente
nulla se non qualche traccia dei muri perimetrali... a volte fantasia
richiesta è decisamente al di sopra delle mie posssibilità...
quindi posso dirvi che, quasi in cima alla collina, c'è un
mucchio di pietra un po' più alto degli altri che doveva essere
un palazzo.
Superata la cima della collina si scende sul lato opposto verso le
vasche dell'acqua. Nonostante l'aspetto
brullo infatti la Grecia non è povera di acqua, ed infatti
a giudicare dai rumori che si sentivano le vasche dell'acqua erano
ancora piene e perfettamente alimentate. Notevole l'arco
acuto costruito con blocchi di pietra che forma la volta della
galleria che porta
alle vasche sotterranee. Io e Steo cerchiamo anche di scendere verso
l'acqua (o almeno il rumore era quello dell'acqua) ma gli accendini
non sono sufficienti per illuminare la ripida (e molto lunga!) discesa
che ci avrebbe portato al lago sotterraneo.
Ritorniamo al campeggio per concederci ancora un bagnetto e dopo una
bella doccia andiamo a mangiare a Tolos. Neanche male la cittadina
dal classico aspetto marittimo tanto da ricordare una città della
costa Ligure con viette interne strette e corte, ma sempre ricche
di negozi, ristoranti, bar, gelaterie, e quant'altro. Una cosa curiosa:
tutti i ristoranti non hanno quasi posto a sedere all'interno del
locale, ma tutti hanno i tavoli piazzati in mezzo alla strada. Anche
noi infatti abbiamo mangiato seduti ad un tavolo piazzato nella stradina
senza uscita a fianco del locale. Mangiare per strada potrebbe sembrare
una cosa carina, ma lo è soltanto se, come noi, siete su una
strada chiusa al traffico o senza uscita, perchè se siete sulla
strada principale dovete fare attenzione alle macchine che passano
letteralmente in mezzo ai tavoli .
Facciamo un passeggio in mezzo al paese e prendiamo anche il gelato
da una signora romana emigrata in Grecia. Dopo di che ritorno in campeggio
e nanna.
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Giorno 12. Venerdì 17 Agosto 2001: Prime
partenze.
Tolos - Yithion. Km 250.
Film del giorno: Non partire vitello!
Percorso
approssimativo.
Oggi scatta l'ultimo giorno per Roby e Ezio, che infatti nel pomeriggio
dovranno lasciare il gruppo per ritornare verso Patrasso per imbarcarsi
sul traghetto diretto in Italia, quindi dedichiamo la mattinata al
mare in compagnia dei due partenti. Dopo pranzo saluti e baci e il
gruppo si divide.
Noi prendiamo una strada panoramica che ci porta a passare prima sul
lungo mare e poi
sulle montagnole di quella parte di Grecia. Il panorama non è
nemmeno male e capita spesso di passare in mezzo a paesini. La statale
non è troppo stretta ma nei passaggi in mezzo alle case spesso
si restringe fino a dare l'impressione di dover finire improvvisamente
nel cortile di qualche casa. Addirittura durante una sosta in un paese
di cui non ricordo il nome abbiamo dovuto chiedere a dei motociclisti
italiani, che arrivavano nel senso opposto, dove fosse la strada per
continuare. Anche il fondo cambia e a volte in mezzo ai paesi l'asfalto
lascia il posto al più povero e scivoloso cemento. Le curve
non sono nemmeno troppo brutte, ma il fondo è liscio e scivoloso
anche se asciutto. Purtroppo il paesaggio, sopratutto quello
montato,
è spesso deturpato da piccole, ma molto maleodoranti, discariche
abusive a cielo aperto.
Discendiamo di nuovo verso il mare e passiamo vicino a Sparta. E' stato
divertente decifrare la scritta che indicava Sparta sui cartelli stradali.
Siccome per i cartelli viene usato il greco antico, Sparta viene fuori
una cosa di questo tipo: Sigma, pi greco, alfa, p, teta, alfa... Per
l'unica volta in tutta la vacanza faccio io strada fino a Yithion
perchè ero l'unico che riusciva a leggere al volo i cartelli.
Non è che sia difficile, basta ricordarsi quali sono i simboli
che rappresentano le lettere e poi leggere normalmente, il problema
è che i simboli da tradurre sono almeno una dozzina. Raggiungiamo
il paese di Yithion (pronuncia Ghitio) e cominciamo a cercare un campeggio.
Il primo che troviamo non ha una bella spiaggia e allora ne proviamo
un'altro, che però somiglia di più ad una giungla con
l'erba alta mezzo metro. Ci piazziamo
al Ghition Bay, vicino al primo ma con un aspetto un po' meno esoso.
Mentre siamo alla ricerca di una piazzola decente il cavalletto della
mia adorata VFR decide di sprofondare nel prato e così mi ritrovo
sconsolato a guardare la mia creatura sdraiata su un fianco. Per fortuna,
grazie alle borse laterali e il terreno non troppo duro, la bimba
può essere rialzata senza neppure un graffio. Per la cena raggiungiamo
la piazza in centro al paese che alla sera altro non è che
una grosso dehor che tutti
i locali si dividono utilizzando tavole e sedie di colore diverso
per distinguere quali sono di uno e quali sono dell'altro. Durante
il passeggio conosciamo una copia di ragazzi di Bologna che avevamo
già incrociato al pomeriggio durante la ricerca del campeggio.
Loro avevano poi rinunciato al camping e avevano affittato una camera
in paese. Lui ci racconta di essere un assiduo frequentatore della
Grecia anche se, dando ragione ai miei sospetti, ammette che i prezzi
si siano alzati notevolmente e che non sia più la Grecia di
qualche hanno fa, dove si mangiava e dormiva per pochi spiccioli.
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Giorno 13. Sabato 18 Agosto 2001: Temporanea
separazione .
(Steo/Paola/Maks) Mare. Km 0. (Simo/Ale) Visita a Mistras. Km 120.
Ricetta del giorno: Vitello's ciabatta.
Percorso
approssimativo.
La mattinata passa in pieno relax con sveglia tardiva. Ci procuriamo
un tavolo e un paio di sedie recuperandole dai vicini partiti in mattinata.
Facciamo colazione
seduti (fatto da non buttare via). Poi passaggio sulla spiaggia e
in acqua. Non avendo niente di meglio da usare ricicliamo una
ciabatta
per poter giocare in acqua con qualche cosa che galleggiasse. Pranzo
molto leggero a base di insalata sfruttando la struttura del ristorante
e i prodotti del market del campeggio.
Al pomeriggio il gruppo si divide ulteriormente, ma solo temporaneamente.
Simo e Ale visitano Mistras (foto 1
2 3
4 5
6 7
8 9).
Purtroppo l'unica cosa che posso dirvi di questo Mistras è
che probabilmente era l'unica cosa che poteva avere un senso vedere
oltre ad Atene e a Delphi, perche il sito di Mistras è uno
dei pochi "monumenti" in piedi di tutta la Grecia. Comunque
se Ale o Simo vorranno fornirmi qualche riga su Mistras sarò
ben felice di piazzare un link (Sentito??)
Ceniamo al ristorante del campeggio che, in fondo in fondo, non se
la cava male. Facciamo un passeggio per le vie del paese e poi ci
infiliamo in tenda. Purtroppo la notte non passa molto bene per il
sottoscritto perchè il materassino gonfiabile, dopo tanti anni
di onorato servizio, decide di lasciarmi letteralmente con il sedere
a terra.
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Giorno 14. Domenica 19 Agosto 2001: Piove.
Giro di Mani. Km 163.
Film del giorno: La tempesta perfetta.
Percorso
approssimativo.
La mattinata passa spensierata con una bella nuotata nel mare che,
nonostante non sia il massimo, rimane sempre l'unico motivo che mi
spinge ad andare in spiaggia. Prima di pranzo trovo il tempo di andare
fino in paese a comprare un materassino nuovo per rimpiazzare quello
bucato. Passo senza casco davanti alla sede della polizia, sia in
un senso che nell'altro, e per fortuna non ottengo nemmeno uno sguardo
da parte degli agenti che se ne stavano immobili davanti alla stazione.
Dopo un veloce pasto a base della solita insalata greca ci avviamo
a fare il giro della penisola di Mani. La giornata promette bene e
non ci sono nuvole minacciose in cielo, quindi abbandoniamo il campo
senza curarci più di tanto sullo stato del campo base.
Il trasferimento non è tanto lungo e il paesaggio un po' più
verde della zona di Yithion lascia presto spazio ad una campagna più
montagnosa e spoglia. La
strada scorre tortuosa percorrendo la costa della penisola. Raggiungiamo
un paesino arroccato in cima
ad una collina. Paese di cui non saprei proprio dirvi il nome. Le
case sono in pietra, quasi tutte disabitate, e tutte vicine le une
alle altre. Alcune sono semidiroccate ed invase da ortiche alte mezzo
metro, altre invece sono ristrutturate
e abitate regolarmente. Il mare,
anche se un po' più in basso non è troppo lontano e
noi lo raggiungiamo ripercorrendo al contrario la stradina che portava
al paese.
La conformazione un po' contorta della costa nasconde numerosissime
calette, alcune più facilmente accessibili
altre invece più lontane
dalla strada e raggiungibili solo con piccoli e scoscesi sentieri.
Vediamo altri paesini
molto più vicini al mare anche se apparentemente abbandonati.
La strada prosegue verso sud fino ad interrompersi improvvisamente
nel mare. Tornando indietro
imbocchiamo una deviazione che ci porta ad un piccolo porto nascosto
in una ampia baia popolata di molte barche
e barchette.
Ritorniamo sui nostri passi e proseguiamo il giro. La strada che fa
il giro di questa penisola è in realtà un anello che parte
da Aeropoli e al termine del giro ci riporta proprio ad Aeropoli.
Proviamo a visitare le grotte che ci sono vicino ad Aeropoli, ma purtroppo
è tardi e il giro non può più essere fatto, anche
perchè la durata era abbastanza elevata e doveva essere fatto
tutto in barca.
Mentre torniamo verso il campeggio a Yithion passiamo in un punto
dove la strada piega improvvisamente a destra allontanandosi definitivamente
dal mare e passa in mezzo a due colline abbastanza alte. In mezzo
a queste due colline, che erano baciate dal sole ormai basso alle nostre
spalle, dove doveva esserci un bel cielo dal blu intenso. Invece ci
siamo trovati di fronte ad una specie di muro di nuvole livide e scure.
Sicuramente suggestivo, ma arrivare in campeggio bagnati fradici non
è mai una bella cosa. Proseguiamo, anche perchè non
è che avessimo molte alternative. Fortunatamente lungo la strada
troviamo solo i segni del passaggio del temporale ormai finito. In
alcuni punti l'acqua era addirittura uscita dai fossi invadendo la
strada a dimostrare l'intensità delle piogge. Mano a mano
che ci avviciniamo a Yithion iniziamo a scorgere montagnole di grandine
sempre più grandi e composte da chicchi sempre più grossi.
Questo non ci lasciava sperare molto sullo stato del nostro campo.
Noi siamo pressochè asciutti ma le tende? Ed infatti... La
vecchia tenda di Simone, in uso dal sottoscritto, aveva già
presentato problemi di tenuta gli anni precedenti e infatti è
completamente allagata, ed intendo proprio dire che dentro c'erano
4 dita d'acqua. Pensate che però la vecchia pila che avevo
nella tenda nonostante fosse completamente immersa e piena di acqua
si era accesa per un corto circuito e emetteva una debole luce. La
tenda di Steo, che invece avrebbe retto benissimo all'acquazzone straordinario,
è rimasta con il "lucernario" posteriore aperta
e versa in condizioni del tutto simili alla mia. Quella di Simo infine
era proprio aperta del tutto (solo con le zanzariere), e quindi è
una piccola piscina anche lei.
Valutiamo l'idea di andare in paese e prendere una stanza anche noi.
Constatiamo di persona come in Grecia il meteo cambi velocemente,
infatti dopo pochi minuti il cielo è sereno e l'ultimo sole
del giorno fa nuovamente capolino da dietro le nuvole. Svuotando le
tende e appendendo il più possibile la roba questa asciuga
abbastanza velocemente. La mia tenda stessa viene appesa ad un albero
per migliorarne la ventilazione ed accelerarne l'asciugatura. La situazione
migliora ulteriormente con l'aiuto del Phon. Decidiamo quindi di rimanere
in campeggio a dormire. Nella notte inauguro il nuovo materassino
che risulta essere veramente, ma veramente scomodo.
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Giorno 15. Lunedì
20 Agosto 2001: ....
Yithion - ??? (Vicino a Pirgos). Km 244.
Ricetta del giorno: .
Percorso
approssimativo.
Passare la notte nell'umido non fa mai bene. Al mattino approfittiamo
del bollente sole greco per far asciugare
le cose ancora umide e ci prepariamo allo sgombero del campo.
Partiamo, ovviamente sul tardi, non appena riusciamo nuovamente a
caricare le moto per spostarci. La direzione ormai prevede un progressivo
avvicinamento a Patrasso, porto dal qualche anche noi, come Roby e
Ezio, ci imbarcheremo per l'Italia. La scelta per la destinazione
ricade su Pirgos e dintorni, cittadina di mare relativamente vicina
ad Olimpia, ultima visita in programma, e ad appena una centinaio
di chilometri da Patrasso.
Per spostarci fino a Pirgos passiamo per un parco nazionale ricco
di paesaggi suggestivi, naturalmente abbiamo fotografie di una trentina
di colonne sgangherate e rovinate dal tempo, ma non abbiamo fatto
neppure una foto agli stupendi paesaggi che abbiamo visto passando
nel parco nazionale. La strada ci porta anche a fare un passo
montano
discretamente alto (meno di quello di Katara) e poi ci riporta al
mare nei pressi di Kyparissia. Ci fermiamo per un boccone, nella caldazza
più assoluta, da Goody's. Arriviamo velocemente nel pressi
di Pirgos viaggiando su una statale semplicissima, ma molto scorrevole.
La ricerca del campeggio non porta via troppo tempo. Ci concediamo
un bel bagno per toglierci il caldo della giornata. Il mare
non è il massimo e l'acqua è discretamente pulita anche
se resa un po' torbida dalla sabbia molto fine del fondale. La serata
passa placida e tranquilla con una cena al ristorante del campeggio
e una partita a carte.
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Giorno 16. Martedì 21 Agosto 2001: Vitellolimpiadi.
Visita ad Olimpia. Km 74.
Ricetta del giorno: Lancio del Vitello.
Percorso
approssimativo.
Partiamo un po' tardi dal campeggio e verso mezzogiorno ci fermiamo
nella cittadina di Olympia per mangiare. Compriamo il necessario in
un negozio di alimentari e poi consumiamo il pranzo
seduti sul muretto di un negozio in costruzione, proprio a fianco
dell'alimentari. La visita ad Olympia è abbastanza lunga ma,
come al solito, quasi tutte le cose "dritte"
sono state risistemate mentre tutto il resto giace a
terra in ordine apparentemente casuale.
Quando si tenevano i giochi olimpici, per permettere agli atleti di
raggiungere Olimpia venivano sospese addirittura le guerre. Nel sito
archeologico ci sono i resti della pista
dove si tenevano le gare di corsa. Molto particolare l'arco
in pietra sotto il quale gli atleti dovevano passare per accedere
alla pista. Nel resto del sito si possono vedere le enormi colonne
del tempio di Zeus le cui parti giacciono rovesciate e sembrano tante
tessere cadute di un'enorme domino.
Ci sono altre piccole costruzioni ancora quasi
integre, ma si tratta in realtà di costruzioni romane e
quindi molto più giovani rispetto alle altre costruzioni greche.
Tra le costruzioni greche ci sono i resti delle saune,
ginnasio e di un'altro
tempio (Atena?).
Al termine della visita al sito, dopo una ricca bevuta ad una delle
immancabili ed indispensabili fontanelle ci infiliamo nel museo, che
altro non contiene se non le statue e i resti più delicati
ritrovati nel sito esterno. Tra le cose conservate sicuramente la
statua di Zeus e quella
di Dionisio sono
quelle che maggiormente meritano di essere citate. Sopratutto in un
sito internet culturale come questo .
Nel tragitto di ritorno al campeggio ci procuriamo la cena in un supermercato.
Dopo cena la solita partita a carte e poi l'ultima dormita in tenda.
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Giorno 17. Mercoledì 22 Agosto 2000: Ancòra
o Ancora?.
??? (Vicino Pirgos)- Patrasso - traghetto - Ancona. Km 95.
Ricetta del giorno: Ghiro di Vitello.
Percorso
approssimativo.
Ci facciamo ancora una mattinata di mare e riposo e poi dopo un pranzo
veloce fatto con la roba acquistata la sera prima al supermercato,
carichiamo le moto per l'ultimo spostamento fino al porto di Patrasso.
Troviamo subito il molo per l'imbarco. Andiamo a far cambiare i biglietti
alla biglietteria della SuperFast. Fortunatamente non ci sono problemi,
pagando la differenza, a far convertire i biglietti di passaggio ponte
di Simo e Ale in biglietti per cuccette. La nave non è ancora
in porto e la aspettiamo ad un bar proprio davanti al punto di attracco.
Simo e Ale ne approfittano per fare un piccolo giro della città
con la moto. Mentre la nave entra puntualmente nel porto ci spostiamo
lungo la banchina per assistere meglio alla fase di attracco. Come
dal nulla improvvisamente spuntano decine di operai del porto che
con i loro scooter fanno la spola tra un molo e l'altro e arrivano
armati di "bastoni uncinati" (hanno un nome tecnico, ma
proprio non mi viene!) per raccogliere le corde lanciate in mare dalla
nave. La fase di attracco è sicuramente molto delicata, ma
appare veramente che il personale della nave ne fa almeno due al giorno.
In pochi minuti il bestione
di quasi 200 metri di lunghezza e perfettamente ormeggiato e dalla
sua pancia iniziano ad uscire decine e decine di veicoli, tra macchine,
moto, e sopratutto camion. Attendiamo fino all'ora in cui si può
salire e bordo e poi voliamo a cercare le cuccette e un posto dove
rilassarsi. La nave, chiamata Superfast III, non è più
uguale alla Superfast IV che avevamo preso all'andata, ma è
più piccola, probabilmente più vecchia e con molte meno
cuccette (quasi tutte piene). La nave comunque risulta sempre molto
bella, ben attrezzata e pulita.
Il bar a poppa
è ancora il posto ideale per una bella partita a carte. Durante
le due o tre partite che ho fatto ho avuto tanto culo da aver paura
che la nave sarebbe affondata nella notte. Addirittura un poker di
jolly!
All'ora di andare a dormire iniziano i problemi più grossi.
Ale si trova senza letto perchè qualcuno si è infilato
nel suo e gli ha anche fregato il cuscino e la coperta. Dopo aver
rotto le palle un paio di volte ad un inserviente tutto quello che
otteniamo sono un'altro cambio di lenzuola per un letto e un cuscino.
Ovviamente una ragazza apparentemente non italiana (strano vero?)
aveva fregato il posto ad Ale, ma invece di ottenere una serie impressionante
di calci nel culo da parte del personale di bordo ha ottenuto di dormire
a gratis nella cuccetta di Ale. Va bhe! Che volete farci. Buona notte.
Che domani bisogna guidare tutto il giorno.
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Giorno 18. Giovedì 23 Agosto 2000: La lunga
strada verso casa.
Ancona - Valperga. Km 655.
Film del giorno: Il mucchio selvaggio.
Percorso
approssimativo.
Niente da segnalare per l'ultimo giorno delle nostre ferie greche.
Il traghetto arriva in orario ad Ancona, ed appena fuori dalla nave
prendiamo subito la direzione per l'autostrada. C'è parecchio
traffico, o meglio... fino a Rimini l'autostrada è letteralmente
bloccata ma dopo Rimini, quando si passa da due a tre corsie, la situazione
migliora. Dopo pochi chilometri però l'impazienza e la fretta
di tornare finalmente a casa prendono il sopravvento e il mucchio
selvaggio si scatena. Abbiamo infranto qualsiasi regola di buon
comportamento
stradale. Nessun ritegno, l'unica cosa importante era di non rallentare.
Abbiamo addirittura sorpassato una Hayabusa che viaggiava nella corsia
centrale passandogli uno a destra e uno a sinistra rimanendo sempre
nella corsia centrale... L'ultimo pranzo lo facciamo in autogrill,
così come l'ultima foto
fatta all'ultimo rifornimento prima di dividerci. Infatti Steo, Paola
ed io siamo andati a farci una pizza dalle parti di Ciriè, mentre
Simo e Ale sono andati direttamente a casa.
Nonostante tutto, a me, la felicità di tornare a casa offusca
sempre un po' le vacanze. Succede anche a voi? Comunque tramonti
belli come quelli di casa in giro per il mondo non se ne trovano!
Così come le nostre ferie, anche i miei ricordi, gli appunti
di viaggio e quindi questo racconto hanno trovato la loro fine. Un
peccato? Forse no, finito un libro se ne può sempre aprire
un'altro, e niente vieta che il nuovo libro sia ancora più
bello di quello appena chiuso.
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Riassunto:
Km: 4007.
Problemi: una foratura della mia VFR, un allagamento.
Bello: la compagnia, il mare della Calcidica, i traghetti della SuperFast.
Brutto: Il caldo, l'asfalto.
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