007 MISSIONE CREMISI

I servizi segreti dei Bersaglieri prima parte

     

F.A.Q. Fonte: Servizi Informazione Sicurezza dello Stato Italiano  

Che cosa è o non è (oggi) un agente segreto 
L'agente segreto è una persona calata nella sua epoca, che vive il suo tempo attraversato da conflitti sociali e politici oggi non più soltanto limitati a quelli tra strutture militari di organismi contrapposti, ma articolati ed estesi ai più vari settori delle relazioni umane. E' perciò vecchia e datata l'immagine dell'agente che cerca di informarsi sul potenziale difensivo di uno Stato: o meglio, è superata l'idea che l'agente faccia solo questo. Oggi, l'atto di aggressione non ha contorni definiti o definibili, ma viene scoperto attraverso la ricostruzione minuziosa di vari tasselli apparentemente insignificanti, l'uno separato dall'altro, messi in opera da gruppi od organismi, interni od esterni, la cui azione è molto più pericolosa di un'aggressione frontale….

 

   

L’esplorazione: pag. 43 e segg. Dal Romanzo -Cronache non ufficiali di due spie italiane di Massimo Mongai

20 maggio 1859 - Quartiere del 4° battaglione Bersaglieri: Alle corte: uscimmo in pattuglia in quattro plotoni, per le diverse direzioni affidateci. Il mio plotone doveva raggiungere il ponte sul fiume Reviglio, veder chi lo teneva, ispezionar la zona, possibilmente da un ‘altura, e renderne conto allo Stato Maggiore per il tramonto. Compito apparentemente semplice.
Solo che all‘atto della partenza ci s’avvide che mappe non ve n‘erano, o non di cosi dettagliate da poterci fare affidamento, e che l’unica di una qualche attendibilità era in mano al Generale, e che quindi non si poteva sottrarla a lui. E sia! Ma nei mesi passati all‘Accademia, non si fece un gran parlare dell‘estrema importanza che oggigiorno hanno i cartografi nelle cose militari? E non sarebbe stato il caso di munirsi di buone mappe di questi territori e non di questi solo?
Alle corte ancora: partimmo con l’indicazione, che dico?, l’ordine di chiedere ai contadini, che, italiani e quindi di sicuro patrioti, ci avrebbero ben dato corrette indicazioni! A volte parmi che le peggiori bestialità che in camerata noi si diceva de’ nostri superiori, non fossero solo goliardia giovanile ma esatta descrizione delle teste che, da sotto i kepi colorati, dovrebbero comandarci!
Come se ai contadini piacesse di veder cavalli, cavalieri armati e carriaggi per i lor campi, sulle loro aie! Come se fra costoro non ce ne fossero di quelli che ci sono dalle mie parti, che per un tallero da spendere in vino venderebbero la loro madre a un nano, come canta la canzone del gagliardo ligure! (de Andrè licenza letteraria)
Arrivammo, dio solo sa come, al fiume. Ma il ponte? Dov‘era il ponte? Li, non c’era. Contadini in vista cui chiedere, nessuno. Decisi allora che tanto valeva faticare in pochi e ordinai a quattro soldati di avventurarsi due a valle e due a monte del fiume finché non avessero trovato o avvistato il ponte, e allora uno restasse a far di vedetta e l’altro tornasse; ma di non procedere oltre l’ora, e allo scadere dell‘ora di tornare indietro a dove eravamo. Fortuna ci baciò e dopo soli 20 minuti uno di coloro che erano andati a valle tornò.
Ponte in vista e sul ponte gli Austriaci, disse. Che fare, come sempre s‘ostina a dire il mio amico Vladimiro? L’ordine era di scoprir questo e null‘altro. Potevo ben tornare. Ma mi parve fosse poco. Decisi quindi d’avviarmi alla volta del ponte, imponendo tuttavia ai miei uomini il massimo silenzio: avanzammo in pieno giorno come ladri nella notte, attenti al menomo rumore. Giunti alla vedetta, quel brav‘uomo del caporalmaggiore (vecchio bracconiere, quindi uso a scappar le guardie, ma anche a contarle!) ci disse d’aver contato fino a quel momento oltre quaranta uomini. E a crescere, ché di continuo ve n‘arrivavano. Noi s‘era venticinque in tutto.
Di nuovo mi chiesi: che fare? V’erano già informazioni a sufficienza da riferire. Ma mi parve fosse ancora poco.
Decisi dunque di dividerci in due gruppi. Agli ordini del bracconiere sarebbero rimasti 20 uomini, e si disponessero lungo la strada, ma su un lato solo della stessa, e nella parte più alta. Io con altri quattro, e tutti e solo volontari. Io sarei sceso in avanscoperta a veder più da vicino e chi fossero e quanti fossero e quanti sarebbero stati coloro che occupavano il ponte.
M’avviai con i quattro migliori fra coloro che s ‘erano offerti e devo dire che fui commosso a veder quanti furono. Non tutti, certo, ma sarebbe stato chieder troppo. Arrivammo al greto, e al riparo della vegetazione quasi fino al ponte. Da li, fra gli alberi, vidi e contai oltre 200 “Alpenjaeger” tirolesi, e venti Ussari. Troppi per qualsiasi cosa di pacifico avessero in mente gli Austriaci per l’indomani da quelle parti! E mi parve anche di veder arrivare altra truppa sullo sfondo dell’orizzonte per lo meno a giudicare dalla polvere che se n ‘alzava. Mi parve infine che tutto ciò non fosse poco, da riferire. E decisi di tornar indietro per la stessa via.
Ma fummo scorti e dalla riva opposta cominciarono a bersagliarci. Per un po’ rispondemmo al fuoco ma solo per prepararci a fuggire meglio. Ma di là dal fiume e tra gli alberi, vidi sei o sette Ussari montar le selle; ed erano montate su cavalli alla vista ben veloci! Decisi che l’unica cosa da fare era fuggi re il più velocemente possibile per raggiungere il grosso del nostro gruppo, e pur sentendo negli ultimi metri il fiato dei cavalli quasi sul collo, ce la facemmo.
Anche perché di sua iniziativa il caporalmaggiore s ‘era appostato fra la sterpaglia con altri tre commilitoni, bracconieri e ottimi tiragliatori come lui, e riuscì a vuotar lui da solo due selle, e in tutto ne furon vuotate nove. E gli Ussari prima ristettero, poi tornarono indietro. Noi tornammo subito al campo e riferimmo, e le nuove furono ben accolte, soprattutto perché solo noi ne portammo! Gli altri plotoni o s ‘erano persi nella campagna, o non avevano trovato nulla, chi per essere troppo presto tornato, chi perché nulla v‘aveva da trovare.

 

 

 

 

LA TRIPLICE ALLEANZA http://wwi.lib.byu.edu/index.php/The_Triple_Alliance_(The_English_Tranlation) i termini dell'intesa che ci legava ad Austria e Germania

 
Sono partito da una definizione e da un esempio per tracciare nel periodo illustrato (II guerra d'indipendenza) i compiti e le mansioni dei servizi d'informazione atti a condurre una guerra o a prevederne lo sviluppo informandosi appunto sul potenziale difensivo e offensivo messo in campo dal nemico e di conseguenza mettere in atto tutte le procedure per evitare lo spionaggio d'altri sul proprio territorio (controspionaggio). Con tali premesse è intuibile che son cose vecchie come il mondo. Tutti ricordano gli scout e le guide indiane del Far West che sopravanzano le giubbe blu e tanti altri esempi sono stati forniti dal sito stesso in più occasioni. La differenza sostanziale con quanto andiamo ad esporre sta solo nell'organizzazione sofisticata omnicomprensiva ed estesa a tutto il fronte diventata “arte” al servizio delle moderne nazioni nate a metà dell’800. I servizi italiani nati sulla falsariga degli altri non incontrarono per anni il favore dei governi e men che meno della classe militare. E’ quindi comprensibile come si sia giunti alla Grande Guerra facendo lo stretto indispensabile e subendone gli effetti con uomini, mezzi e fondi infinitesimalmente inferiori a quelli di Francia, Germania e Austria a noi comparabili. Tralasciamo la Gran Bretagna e gli Usa la cui penetrazione commerciale e politica e quindi informativa era di un'altra galassia. http://it.wikipedia.org/wiki/Ufficio_I
   

bersagliere con una divisa di fortuna in Crimea

"quattro locali quasi indecorosamente ammobiliati, in un ammezzato del ministero della Guerra, prospicienti su un cortiletto interno, con un soffitto così basso da dare il senso della soffocazione e così oscuro che vi si teneva la luce accesa anche in pieno meriggio" - Tullio Marchetti, Ventotto anni nel Servizio Informazioni Militare, Trento 1960

Abbiamo lasciato, se qualcuno se lo ricorda nei capitoli della Crimea (1854), Giuseppe Govone che carica a testa bassa a Balaclava (la battaglia http://www.youtube.com/watch?v=QRD4VUSCioU&feature=related ) con gli uomini di Lord Raglan in una veste del tutto particolare di osservatore. Osservatore di che cosa?. Delle possibilità di Inglesi, Francesi e Turchi di farcela e dei Russi di perdere, e/o anche di vedere se il piccolo Piemonte poteva non sfigurare ritagliandosi uno spazio fra gente in difficoltà.  In pratica si trattava di regolare la nostra logistica su quella degli altri, per quanto possibile visto i fondi in cassa, calcolando il giusto numero del nostro contributo. Pochi sarebbero stati non considerati, molti avremmo fatto brutta figura con la conseguenza che non saremmo contati niente sul campo per carenze strutturali e addestrative. Ci mancò poco perché quando arrivammo ci accorgemmo che coi nostri vestiti si moriva dal freddo. Qualche anno dopo, alla Vigilia della II guerra di Indipendenza, era proprio Govone  ad essere incaricato di coordinare il servizio informazioni dell’Esercito Sardo. Govone ha girato l’Europa ed è un esperto di impiego di nuove armi: in particolare dell’utilizzo delle ferrovie nella logistica dei moderni conflitti e l’uso, appunto, dello spionaggio militare. E’ sul campo anche nel luglio del 1866 quando lascia l’Italia per una nuova missione segreta a Nikolsburg, Q.G. di Guglielmo e di von Moltke, ove cerca di ritardare l’armistizio fra la Prussia e l’Austria che metterebbe in difficoltà l’Italia che si sta riprendendo dalla sconfitta di Custoza nel ridispiegamento delle forze. Dopo la guerra gli viene assegnata la Croce di Grand'Ufficiale dell’O.M.S per il suo comportamento a Custoza e nel 1869 diventa ministro della Guerra nel governo Lanza ( Sella alle finanze), dove si impegna a un nuovo programma di riduzione delle spese militari !!. Un duro attacco portatogli in Senato dal generale Cialdini lo scuote profondamente. Nel frattempo la malattia contratta quindici anni prima in Crimea lo conduce progressivamente a uno stato d’infermità mentale. Costretto a lasciare qualsiasi incarico pubblico Govone si suicida con un colpo di rivoltella nel gennaio 1872 nella sua casa di Alba.

Ma le competenze di un servizio segreto sono già state tracciate nel manuale sotto riportato

 
C’è ancora un fair play che corre negli alti gradi dell’Esercito e che è custode della Privacy, a partire da quella postale in cui si annida anche il traditore, ad ogni costo. A nessuno verrebbe in mente di vincere una battaglia se non a "vis a vis",  faccia a faccia e non grazie a informazioni estorte od ottenute fraudolentemente. Le regole della guerra non puniscono ancora con la pena capitale lo spionaggio o controspionaggio, quindi l'attività viene ancora condotta con un spirito più sportivo che avventuroso come descritto sopra. Se consideriamo la III guerra di indipendenza come rodaggio del nuovo ufficio in mano a Edoardo Driquet (1824-1916), oriundo ungherese, dobbiamo dire che è stato un disastro, specialmente in mare. Passeranno altri anni e molta polvere cadrà sui vecchi fascicoli prima che di Intelligence si torni a parlare. Ma i nostri amici/nemici della Triplice e dell'Intesa intanto vanno avanti. Noi per il controspionaggio abbiamo i carabinieri, che d’ora in poi assolveranno a questa funzione in aggiunta a quella di Polizia Militare, e qualche legge severa in più. Lo scontro sociale interno di fatto è già un problema, non solo civile ma anche militare di forze che si oppongono alla stessa funzione e natura dello stato. Non è detto che dietro rivolte sociali ci sia lo zampino di qualche potenza straniera, non sarebbe la prima e nemmeno l'ultima volta. Si riparla di Intelligence fuori dai confini quando fra gli altri scopi la gente che mandiamo avanti come i Rubattino o gli esploratori (ma anche i missionari) fanno il doppiogioco nel corno d'Africa. Loro ci vanno per i loro interessi poi soffiano ai comandi. Non stupisce che a un buon rapporto con l’Inghilterra (nonostante si sia nell’alleanza opposta) se ne contrapponga uno cattivo con la Francia (per vicine questioni coloniali, ma non solo) e che il territorio francese sia oggetto delle visite di De Rossi, ufficiale dei Bersaglieri, dalla sua base di Pinerolo. In una occasione, si ritrova nei pressi di Chambery nel pieno di un'esercitazione tattica notturna e recupera anche un’arma (si tratta del nuovissimo Lebel del 1886, modificato nel 1893 8 mm, un fucile a ripetizione con serbatoio da otto colpi) persa dopo un incidente a un militare. Spionaggio di significativa entità viene compiuto da De Rossi anche nei confronti della neutrale Svizzera, con un occhio di riguardo alla Landswehr elvetica: non si sa mai. All'alba del secolo l'Ufficio "I" venne affidato al colonnello Felice De Chaurand de Saint Eustache (Chiavari, 1857 – 1944). Budget ridicolo, mezzanino di ripiego e 50.000 Lire annue.  

Driquet

Un altro caso di spionaggio italiano ai danni della Francia finito male venne alla luce nel 1899: Il 13 giugno 1899 (il processo Dreyfus sarebbe iniziato l’8 agosto) il generale Giletta di San Giuseppe venne arrestato a Nizza con l’accusa di spionaggio. Gli furono trovate nel bagaglio carte topografiche della zona alpina francese e decine di appunti di carattere non proprio paesaggistico. Nel corso del primo interrogatorio il generale italiano sostenne che si trattava di annotazioni personali dovute alla sua mania di prendere appunti su tutto ciò che vedeva, da acuto ed attento viaggiatore, ma non venne creduto. La vicenda venne gestita dai dicasteri degli esteri dei due Paesi, a capo dei quali c’erano Visconti Venosta e Delcassé, i quali agirono per il tramite dei rispettivi ambasciatori, Tornielli a Parigi e Barrère a Roma con l’ordine della massima discrezione. Giletta venne processato a porte chiuse e il generale venne condannato a 5 anni di carcere. Gli italiani, in cambio della rinuncia a presentare appello, ottennero che venisse concessa la grazia. I francesi accettarono, purché il governo italiano, al rientro del generale in Italia, provvedesse a comminargli una sanzione disciplinare. Il 26 giugno Giletta venne condannato, il 7 luglio graziato, l’11 luglio espulso. Era passato un mese. Se la cavò con una nota di biasimo dello S.M..
     
CAPO I.  

Si tratta di semplici considerazioni allargate, definite e migliorate nel tempo

Divisione del servizio
1. Il servizio, che prestano gli uffiziali del corpo reale di stato maggiore in tempo di guerra, dividesi nelle seguenti cinque parti:
A. Servizio del quartier generale
B. Servizio di cancelleria
C. Servizio appo le truppe
D. Servizio di missioni speciali
E. Servizio segreto

2. I detti servizi sono adempiuti dagli uffiziali di stato maggiore, per quanto è possibile alternativamente fra loro, sotto la superiore direzione, vigilanza, cura, responsabilità ed ordine immediato del capo di stato maggiore. I due ultimi servizi, segnati D. E., sono disimpegnati da quegli uffiziali di stato maggiore che il generale o capo di stato maggiore stimerà di prescegliere.
3. Questi uffiziali, nel retto disimpegno delle incombenze di cui sono incaricati, hanno la stessa responsabilità personale verso il capo di stato maggiore, che questi ha verso del generale.
4. Gli uffiziali aggiunti a quartieri generali concorrono, cogli ufficiali di stato maggiore, nell’adempimento dei varii servizi di cui al § 1 per quanto lo crederà opportuno il rispettivo capo di stato maggiore
5. Spetta al capo di stato maggiore, presso ogni quartier generale, di ripartire fra gli ufficiali le varie incombenze che loro spettano, secondo le norme della presente Istruzione.
............
CAPO 6.
Servizio segreto
71. Il servizio segreto concerne
a. Le missioni segrete
b. Le girate (Vedi Il Capo 7, Art. 6.).
c. Il servizio delle spie per esplorare i mezzi e la forza del nemico e la condizione politica di provincie estere
d. Le norme per trattative preliminari, armistizi, convenzioni e simili da tenersi col nemico.
e. L’esame dei prigionieri e disertori nemici ed il cambio dei primi.
f. Il carteggio confidenziale del generale.
ARTICOLO I
Servizio delle spie

§ 77. Nella scelta delle spie vuolsi attentamente usare gran discernimento, somma prudenza e scrupolosa antiveggenza per non lasciarsi ingannare
§ 78. Vuolsi usare pur molta cura nel prescrivere un costante e severissimo rigore verso quelle spie che destano sospetti e sono traditrici, e per lo contrario ricompensare largamente quelle altre che con pericolo, zelo e franchezza attendono al disimpegno di sì pericoloso incarico, e recano importanti e sicure notizie.
§ 79. 1 rapporti delle spie voglionsi credere con molta circospezione, accadendo talvolta che tali persone prive d’ogni mezzo di sussistenza, allettate dalla lusinga di una doppia mercede, servano le due parti nell’istesso tempo.
§ 80. Vuolsi interdire alle spie di soggiornare presso il quartier generale dopo eseguita la loro missione , e specialmente vigilare a che esse non incontrino relazioni di sorta colla truppa
§ 81. Le spie debbono essere interrogate in disparte. Le principali domande da fare loro sono lo seguenti.

 

1855 - Istruzioni sul servizio a cura del Corpo Reale di Stato maggiore

 Il Corpo di Stato Maggiore (CSM) dell'ARMATA (Sarda) quale ente di suprema direzione dell'Esercito è istituito in Piemonte il 19 novembre 1796 ma soppresso nel 1798 con l'avvento del Governo Francese. Ripristinato con R.D. 12/11/1814 come Corpo dello SM Generale e della Topografia Reale, nel 1850 prende il nome - Corpo Reale dello SM - che modifica nel 1861, dopo le annessioni territoriali in CSM, ripartito in un Ufficio Superiore, un Comitato Consuntivo e la Scuola d'Applicazione di S.M. (quest'ultima sostituita nel 1867 dalla Scuola Superiore di Guerra). Nel 1882 è istituita la carica di Capo di S.M. dell'Esercito, devoluta al Comandante del Corpo. (da esercitodifesa)

a. Il collocamento de’ quartieri generali del nemico, de’ parchi, delle linee di battaglia, delle riserve, de’ magazzini, degli spedali.
b. La forza de’corpi ed il nome de’comandanti principali.
c. Se si attendono soccorsi e da qual parte debbono giungere.
d. Le mosse che il nemico intende di effettuare
e Le notizie che circolano nel campo dell’avversario.
f. I siti da cui egli si procaccia i viveri, e se sono abbondanti.
g. Le malattie che regnano nell’armata nemica e loro cause
h. Se la posizione che occupa è trincerata o no
i. Se attende a ristaurar strade, ponti, canali ecc.
k. Le perdite sofferte dal nemico ne’combattimenti, o per altre cause,
l. Quali sieno le tendenze degli abitanti, e quali le risorse economiche del paese occupato dal nemico
 

Kepi da maggiore divisa di gala

     
Nel luglio 1902 il colonnello dei bersaglieri Vincenzo Garioni avvicendò De Chaurand e si prodigò in una serie di innovazioni per il servizio italiano: venne adottato il primo cifrario telegrafico; furono inviate nuove istruzioni per la raccolta di informazioni ai consolati ed alle sedi diplomatiche; venne introdotto un piano per la censura postale ed il controllo della stampa in caso di guerra; furono definite le istruzioni per la corrispondenza degli informatori all'estero e vennero compiuti i primi corsi di formazione per il personale dell'Ufficio. Garioni che proveniva dalla spedizione dei Boxer in Cina, costituì qui una piccola unità composta dal ten. Luigi Piovano e dal medico Giuseppe Messerotti che ha lasciato molte foto della spedizione http://piovano.splinder.com/post/14963475/1905+Nave+Perseo+Della+compagn 
Garioni lasciò nel giugno 1905 e gli succedette un altro colonnello dei bersaglieri, Silvio Negri dal 1905 al 1912. Anche Negri fu un innovatore, avvalendosi nella propria attività della collaborazione di geografi ed archeologi (e di ricognizione aerea come in Libia), sotto la copertura di società ed istituti vari come il T.C.I, il Cai, il Tiro a Segno, le sovraintendenze ai beni archeologici, le missioni scientifiche (come a Rodi) etc... Le nostre strategie stavano però cambiando e se un pericolo di guerra c’era questo veniva da Est dopo anni che i nostri alleati e nemici storici avevano passato il tempo a compatirci, tollerarci e spiarci. Nei dieci anni antecedenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale si moltiplicarono gli sforzi e le missioni di spionaggio nell'impero austro-ungarico per contraccambiare. Ancora una volta De Rossi fu protagonista di importanti ricognizioni in Istria e Dalmazia, dove fotografò unità della flotta austro-ungarica, e in Galizia, dove si procurò i piani di mobilitazione ferroviaria dell'esercito (vedi sua scheda Carneade).
 

Garioni

Silvio Negri (Torino, 1858-1914) è promosso S.Tenente dei bersaglieri nel 1878. Dopo la Scuola di Guerra entra nello S.M., dove arriva al grado di T. Colonnello. Dal luglio 1905 al settembre 1912 è alla guida dell'Ufficio I. Dal 1912 al gennaio 1914, col grado di colonnello è al comando del 91° fanteria. Nel gennaio 1914 è posto a riposo e muore poco dopo.  

Vincenzo Garioni

 
Roma, 18 Febbraio 1887:… Perché, a esempio, proprio ora che siamo alleati dell‘Austria, horresco referens, dobbiamo preoccuparci di un eventuale attacco sulle nostre frontiere nord-orientali? Ho scoperto ieri che Austria e Russia stanno riavvicinandosi, e intrattengano rapporti sempre più buoni fra loro. Esiste quindi l’eventualità che gli Asburgici possano pensare di spostare truppe dalla Galizia, cioè dal confine con 1 ‘Impero Zarista, verso sud, verso di noi. Proprio ora che siamo finalmente alleati di una potenza che è stata nostra nemica negli ultimi 40 anni, è il momento di diffìdarne
di più.
E quindi occorre che “noi” dell‘Ufficio Informazioni, noi che spesso siam trattati come fossimo spie del nemico, occorre che noi gli si dica qualche bazzecola: quante truppe sono colà stanziate, quali e quanti reggimenti, e per soprammercato quale sia la rete di treni, con relativi percorsi, che potrebbe essere messa a disposizione dei comandi per un rapido trasferimento a sud, nel caso di un attacco all‘Italia.
Gli strateghi di Stato Maggiore attribuiscono a queste informazioni grande valore. Vuole l’ufficio Informazioni procedere nel più breve tempo possibile? Costoro, ovviamente, non hanno la più pallida idea di cosa chiedono, né dei tempi e modi per ottenerla: insistono sempre su corruzione di locali e sostegno patriottico degli emigrati italiani. Vagli poi a dire che molti di questi sono anarchici o repubblicani, emigrati perché costretti dal nostro governo!
Fu inviato il Capitano De Rossi, e buon per lui che è bersagliere, abituato a trottare! Perché il poveruomo parte solo, con poco denaro e praticamente allo sbaraglio. Due mesi dopo De Rossi è tornato e, incredibile dictu, con una messe di informazioni veramente notevole: in altre parole tutto ciò che gli è stato chiesto fin nei dettagli! Quell‘uomo è molto abile o forse solo molto fortunato. E incredibile cosa sia riuscito a fare in così poco tempo: ha la lista completa dei reparti di stanza in Galizia e una mappa dettagliata di tutta la rete ferroviaria della zona. Ma ancora più incredibile è il modo con cui c’è riuscito. Ha girovagato per un po’ di tempo nella zona, poi, a Przemysl, in una zona al confine con la Russia, in cui ci son dieci soldati per ogni civile; e chi ha trovato fra i civili? Un oste italiano e i suoi camerieri, italiani, colà emigrati per lavoro.
E caso ha voluto che l‘oste fosse il rifornitore di vino della mensa ufficiali... Nomi e cognomi degli ufficiali, nomi dei reparti, entità, tutto in pochi giorni! Quando me lo ha raccontato non ci volevo credere. Continuo a pensare che sia una eccezione che conferma la regola. Ma non basta! Quando, dopo settimane di inutili ricerche, disperava di trovare una fonte altrettanto attendibile per quel che riguardava treni e ferrovie, di passaggio a Leopoli si avvede che la stazione ferroviaria locale è senza dubbio alcuno la più importante della regione, essendo enorme e ben servita.

Si ferma in città e comincia a guardarsi intorno. E non trova nella stazione stessa, nell‘ufficio del capostazione, visibile sotto gli occhi di tutti, il disegno grafico di tutte, dico tutte le linee ferroviarie della zona? Eppure lo so per certo che gli austriaci considerano quel materiale strettamente riservato! Il problema a quel punto era come riuscire a portarlo via, o come farne una copia.
E dato che le fortune, a ben guardare, come le disgrazie, non vengono mai sole, De Rossi si guardò intorno e vide a poca distanza una signora con una macchina fotografica a tracolla. La donna era francese ed era la giovane governante di una famiglia del posto. De Rossi (da vero bersagliere!) l‘abborda, le parla, la seduce in qualche modo, le propone di farle il ritratto con la sua stessa macchina fotografica, di cui si dichiara esperto. Cercano insieme io sfondo migliore, non questo, non quello, eccolo, ferma li, fatto.
E cosa c’è dietro le spalle della giovane? Ovviamente la mappa. De Rossi si offre di curare personalmente io sviluppo del rollino e voilà, pochi giorni dopo le informazioni sono sui tavolo dello Stato Maggiore a Roma! Quando lo racconterò a Spengler (fra trenta o quaranta anni ovviamente e allora chissà se Austria, Russia e Italia avranno ancora gli stessi confini e gli stessi problemi!) ci sarà da divertirsi. Probabilmente la Geheimfeldpolizei ha le stesse informazioni che abbiamo noi ora, ma loro le avranno ottenute in anni di metodiche indagini e corruzioni.
Via, so bene anche io che questo affidarsi al ‘arte tutta italiana dell‘improvvisazione e dell‘arrangiarsi non è cosa seria! Ma qualche volta sorprende vedere quanto siamo assistiti dalla fortuna! Immeritatamente, a mio parere.
Massimo Mongai Cronche, non ufficiali, di due spie italiane.
     

Ma questa tensione che si era caricata negli ultimi dieci anni era destinata ad esplodere al primo passo falso, non importa di chi fosse, bastò quello di Gavril Princip a Sarajevo. Ora si poteva toccare con mano quanto i servizi fossero utili e preparati. Le schermaglie erano finite, ora il gioco si faceva duro

segue .....2a parte alle schede del 1915  http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/007iservizi2parte.htm

 

 


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