I SERVIZI
SEGRETI E LA VICENDA GERLACH |
nella prima guerra mondiale |
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seconda parte |
Nell'ottobre 1912 giunge alla guida dell'Ufficio "I" il
Colonnello Rosolino Poggi, ancora una volta un bersagliere.
Poggi (Milano,
1863-Padova, 1940) consegue nel 1888 la nomina a S.Tenente. Frequenta
la Scuola di Guerra ed è trasferito nel corpo di S.M . Promosso maggior
generale comanda poi le brigate Palermo, Reggio e Massa Carrara. Dal 1917
è promosso T.Generale ed è posto al comando della 68a divisione.
Che il nostro spionaggio e controspionaggio si fosse indirizzato verso i
nostri amici della Triplice era cosa conosciuta a pochi. Se venivi pescato
in atteggiamenti sospetti e carte compromettenti con un francese in
effetti finivi in galera ed era difficile spiegarlo al questore, al
magistrato e non solo. La regola valeva per tutti gli organi di Stato,
Forze armate comprese. Si diceva addirittura che “Roma”, la Roma del
potere, la Roma Borbonica del Sud, la Roma Papalina fosse visceralmente
pan tedesca (come lo era o era stata una certa nobiltà del Nord Est), in
contrapposizione alla Milano Risorgimentale. E proprio a Milano e a
Venezia facevano capo alcune cellule poi organizzazioni dello spionaggio
italiano come l’Associazione Trento e Trieste di Giuriati, gli irredenti
di Venezia di Fresco a cui fa capo la diserzione dei marinai dalmati della
Imperialregia Marina. A partire dal 19 aprile 1915 il Col. Poggi
dota ogni armata di propri uffici territoriali (ITO). Sedi a Milano “M”,
Brescia (Tullio Marchetti), Verona, Belluno, Tolmezzo (truppe Carnia
settore autonomo), Udine (II armata), Palmanova (III armata). Da ottobre
del 1915 quando a Poggi subentra Giovanni Garruccio Melis la presenza
degli ufficiali alpini prende il sopravvento. Il fronte e l’origine stessa
di molti di questi ufficiali ne fanno probabilmente una fonte di miglior
attendibilità e sicurezza. Il vecchio servizio diventato di S. M. o Comando Supremo
(CS) (per dirla in breve quello che doveva !!! stare nell’anticamera di Cadorna il Melis appunto), si articola in più branche per sovrintendere gli ITO
ma anche fare controspionaggio (3° sezione affidata ai carabinieri), i
cifrari, la stampa e la propaganda per ultima. C'è anche un ufficio traduzioni,
uno R “Roma” per le analisi economiche
(del nemico), M “Milano” per l’estero (paesi neutrali e nemici), G
“Genova” e T “Torino” per i paesi alleati. |
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"…fummo informati poco e male; non fummo mai in grado
di avere un'esatta situazione aggiornata delle forze dei belligeranti, dei
movimenti delle truppe e delle riserve, dell'impiego dei nuovi mezzi e
nuove forme di combattimento per l'offesa e la difesa." (G. PIEROPAN
"1914-1918 Storia della grande guerra sul fronte italiano" cosi diceva
il gen. Odoardo Marchetti a pag. 65).
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Anche il Ministro della Guerra, della Marina, degli Esteri, la
Polizia (ma molti altri lo avranno fatto in segreto)
si dotano di un proprio ufficio "I". A questo punto in effetti ci rivorrebbe un centralizzatore per le
informazioni perché il rischio concreto è che le notizie non circolino
come succederà e si crei il caos. Garruccio si crea anche il suo Ufficio
esteri con sede a Berna a cui fa riferimento un altro Marchetti, Odoardo.
Il Servizio "I" era a detta di molti, un’organizzazione artigianale e
dilettantesca a cui si contrapponeva un Evidenzbureau austriaco con molti
più mezzi e in grado si sapere natura e opere delle nostre fortificazioni,
percorsi, altimetrie etc di cui fece largo sfoggio ed uso nella rotta di
Caporetto.
A cosa serve, si chiederà qualcuno, il servizio “I” al ministro della
Guerra ?. A niente se non a cercare, come fece, di fare le scarpe a
Cadorna, poiché questi non prendeva ordini dal Ministro e difficilmente
era disponibile a parlargli.
Per quanto detto da Odoardo Marchetti
(a fianco)
era
esattamente il contrario e lo vediamo anche da quelle poche sezioni che
funzioneranno. Il Servizio Informazioni della Regia Marina sarà autore del
cosiddetto Colpo di Zurigo già raccontato in altro capitolo dopo aver
subito i due affronti dell’affondamento della Brin e della Leonardo Da
Vinci . Per quanto riguarda in generale la condotta della guerra, delle
molte spiate poche furono ritenute buone facendoci perdere occasioni di
vittoria e acquisire sconfitte come nel caso della Strafexpedition e di
Caporetto, nonostante avessimo la possibilità di avvalerci dei molti
irredenti (Battisti, Chiesa, Filzi) passati al nostro servizio e di
soldati e ufficiali delle varie nazionalità (ceche, slave, rumene etc) che
cadevano prigionieri e passavano al nostro servizio oltre quelle che oltre
trincea avevano già accettato di collaborare. Appurato che molti uffici a
questo punto fecero vita a se vediamo il settore occidentale (chiamato
anche Risorgimentale) da Milano a Verona. Se a Venezia facevano capo gli
ex sudditi della serenissima, che non c’entravano nulla con la Venezia
“tridentina” risorgimentale, a Milano facevano capo tutti gli irredenti trentini che in
mancanza di collegamenti operavano via Svizzera. Inutile dire che
l’ufficio falsificazioni passaporti per entrambi era ed era stato,
specialmente nel periodo della neutralità, l’arma più efficace. |
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Era responsabile degli irredenti trentini e del settore della I armata
a Brescia Tullio Marchetti
(foto sotto) che dal 1902 è chiamato dal Col. Vincenzo Garioni a collaborare con l'Ufficio I. E’ poi nel Servizio ITO dove
organizza la rete di informatori del Trentino. Egli è socio della S.A.T., fondata dallo zio Prospero Marchetti
(Bolbeno 1822 -
Arco 1884). In particolare si servì di
Cesare Battisti per conto dell'Ufficio
Monografie dal 1914 al 1915. Con l'inizio della Guerra anche Battisti
passò agli uffici ITO, per i quali lavorò fino al martirio
(Battisti viste
svanire le sue informazioni va in trincea per poter almeno essere utile da
soldato). Dell’ufficio di Verona era invece responsabile Cesare
"Finzi" Pettorelli
Lalatta che abbiamo visto nel “sogno di Carzano” nella sezione libri.
Battisti non era l’unico ad essere tornato in trincea, De Rossi “finirà”
sul Mrzli col Negrotto dell'irredento "Sursum Corda".
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T. Marchetti (Roma, 7/11/1871 – Bolbeno di Tione,
30/5/1955)
proveniente da famiglia trentina frequentò la Scuola Militare di Modena e
nel 1891 ne uscì sottotenente degli Alpini. Fino al 1902 è ufficiale del
5° alpini (Milano III C.d.A). Colonnello nel 1917, lasciò il S.p.e. nel 1919. Fu promosso Generale
di brigata nel 1926 e, successivamente, Generale di divisione nella
riserva. Opere di Marchetti - Luci nel buio-Trentino sconosciuto:
1872-1915, Scotoni, Trento 1934; 28 anni nel SIM Museo del Risorgimento, Trento 1960. |
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Cesare Battisti
aveva collaborato anche con la sua
monografia "IL TRENTINO" (di dominio pubblico perchè pubblicata
da De Agostini nel 1915) in cui a pag 47 cosi si descrive la difesa
Austriaca sulla nostra fronte settentrionale - Elenco dei
Forti e delle principali Batterie e Campi trincerati del Trentino
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Val di Sole.
1.Forte Zaccarana.
2. » Presanella (Pozzi Alti).
3.Forti Strino [a) Strino; b) Velon].
4. » Montozzo [a) Fratasecca; b) Barbafiori].
Valle delle Giudicàrie.
5.Forte Corno.
6. » Cariola (Por).
7. » Danzolino (sopra la strada).
8. » Revegler.
9. » Larino (sotto la strada).
Dintorni di Riva.
l0. Forte Tombio.
11.Forti di Nago (due).
12.Forte di S. Nicolò (a) e batteria della Spiaggia (b).
13.Forti Val di Ledro [a) batteria della Madonnina ; b)
Tagliata Ponale .
14.Forti del Monte Brione [a) Forte S. Alessandro; b) batteria di mezzo;
c) batteria mortai].
Val di Gresta.
15. Forte di Pannone (disarmato).
Vallarsa.
16.Forte Pozzàcchio.
17. » Matassone |
Serrada e Folgaria.
18. Forte Sommo Alto.
19. » Doss del Sommo.
20. » Cherle.
Vezzena e Luserna.
21. Forte Belvedere (Gschwendt).
22. » Campo Luserna (a) col fortino Basson a mezzogiorno (b); la
batteria Oberwiesen a W. (o); la batteria Vlati a E. (d).
23. Forte Cima di Vezzena (Piz di Levico).
24. Forte Busa di Verle.
Valsugana.
25. Forte di Tenna.
26. » del Col delle Bene (S. Biagio).
Passo di Rolle e Paneveggio.
27. Forte Dossaccio.
28. “ Busi.
Trento.
29. Forti di Matarello (due: a) Forte Mattarello ; b) Forte Doss
Roccolo)
30. Forte del Doss Fornàs (quota 755) (Valsorda).
31. » Brusafèr.
32. Forti di Maranza (due: a) Blockhaus superiore; b) B. inferiore).
33. Forte di S. Rocco.
34. » di Roncogno. |
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35. » Cimirlo.
36. Forti e taqliata di Civezzano (quattro). .
37 » di Martignano.
38. » di Casara (Montevaccino) oppure Calìsio
39. » di Càdine (Buco di Vela).
40. » di Doss di Sponde.
41. » di Candriai.
42. » di Mandolin.
43. » di Margone (Romagnano).
44. » della Rocchetta (disarmato).
Fassa e Ampezzo (Cortina)
45. Forte Someda
46. Forti di Corte (a) Forte Corte b) Tagliata Ruaz).
47. » di Tre Sassi (a) Tagliata di sopra b) e di sotto
48. » di Landro (a) forte alto b) forte basso
49. Forte di Platzwiese
Stelvio
50. Forti dello Stelvio (a) forte
Gomagoi b) forte Kleinboden |
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Il T.Col.Odoardo Marchetti prese il comando del'Ufficio Informazioni
del Comando Supremo il 7 settembre 1917, subentrando al brigadiere
generale Garruccio (in carica da dic.1915, quando prese il posto del
Col. Poggi)
.
Army Distinguished Service Medal
Awarded for actions during the World War I
The President of the United States of America, authorized by Act of
Congress, July 9, 1918, takes pleasure in presenting the Army
Distinguished Service Medal to Colonel Odoardo Marchetti, Italian Army,
for exceptionally meritorious and distinguished service in a position of
great responsibility to the Government of the United States, during
World War I. Colonel Marchetti performed his highly important duties as
Chief of the Intelligence Department of the Italian Army with
conspicuous success, aiding thereby to a marked degree in the success of
the operations against the common foe. Actuated by a constant desire to
assist the American authorities with all the facilities of his office,
he contributed materially to the harmonious relations existing between
the Italian Army and the American forces in Italy. General Orders: War
Department, General Orders No. 126 (1919) |
Tullio Marchetti fu in
frizione tale con il colonnello prima e poi brigadiere generale
Garruccio tanto che nel suo volume non ne cita mai il nome, anche se non
tanto difficile capirlo. La sua rete estera era stata da lui stesso
costruita nel corso dei 28 anni che dedicò al Servizio "I" e gli forniva
informazioni preziose e soprattutto affidabili, in quanto si trattava di
patrioti e non di agenti prezzolati. T. Marchetti si rifiutò sempre di
trasferire ad altri i nomi dei suoi agenti, se non a guerra conclusa e a
copertura caduta. L'esempio più conosciuto è quello di Mansueto Zanon
che riusciva a informare il Marchetti sui trasferimenti di truppe
attraverso la ferrovia del Brennero, oltre a tante altre preziose
informazioni. Sappiamo il nome perché lo Zanon morì a fine guerra e
Marchetti lo rivelò nel suo libro 40 anni dopo. |
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Da Ist. Enciclopedia Italiana
Dizionario biografico degli Italiani report di Nicola Labanca Prof. di
Storia contemporanea presso l'Univ. di Siena |
Giovanni Garruccio
Melis
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Giovanni Garruccio... Gli furono
rimproverati personalismi, inadeguata gestione, nonché assenze e
distrazioni. Qualche storico ha bollato il suo lavoro di scarsa duttilità
e ottuso burocratismo. Di fatto non è facile distinguere quanto, nella
particolare circostanza, fosse di diretta responsabilità del G. e quanto
invece rispecchiasse i caratteri della gestione dell’intero comando
supremo nonché, in generale, della guerra da parte di Cadorna. Con il
procedere della guerra, il suo Ufficio "I" finì con l’ampliare ulteriormente
le proprie competenze, sia militari sia politiche, alla situazione delle
scorte e, più in generale, all’andamento economico del paese, accumulando
informazioni che avevano rilevanza strategica e militare tanto per la
mobilitazione italiana quanto per le massime decisioni di Cadorna (è
dubbio che queste notizie servissero alla conduzione della guerra, per il
semplice fatto che se l’economia peggiorava non era certo lui a poterla
migliorare: lo stesso dicasi per le scorte o i materiali strategici che
dipendevano dai nostri alleati e sicuramente aprivano crediti se la
conduzione della guerra si manteneva a livelli accettabili).
Nel contempo, ancor prima degli eventi sul fronte trentino del maggio
1916, le divergenze e le differenti valutazioni e previsioni riscontrabili
fra i quindicinali Riassunti provenienti dall’Ufficio I e il Bollettino
dell’Ufficio situazione di guerra si erano fatte cosi evidenti che persino
le missioni militari alleate accreditate presso il comando supremo ne
erano a conoscenza. Nel suo primo anno di attività come capo dell’Ufficio
"I" il G. monitorò attentamente la situazione del fronte interno, inviando
allarmati rapporti a Cadorna.
.....- Visto il conflitto che sempre di più opponeva il comando supremo al
governo e, soprattutto, ai politici non interventisti, il G. ispirò una
vasta campagna filocadoriana nel paese e sulla stampa. Soprattutto
constatò la possibilità, e acquisì il gusto, di muoversi «al di fuori di
ogni limitazione e pastoia». Di fronte al fermo rifiuto dell’Ufficio
situazione di guerra di restringere le proprie competenze, particolarmente
quelle operative-militari, il G. progettò di espandere altrove l’area
d’influenza del suo Ufficio. Proprio da ciò ebbe origine il progetto di
riorganizzazione dei servizi informativi militari voluto dal G. e
concretatosi nel nuovo ordinamento espresso dalla circolare del 5 ott.
1916. In sostanza, mentre all’Ufficio situazione di guerra del comando
supremo erano lasciate le informazioni relative alle attività tattiche e
la competenza sugli appositi uffici distaccati presso le armate (ITO),
all’Ufficio I venivano affidati la raccolta delle informazioni relative al
fronte interno e all’estero nonché i collegamenti con i centri esteri e
gli uffici territoriali di Roma e di Milano.
Ndr:Se non era una
Polizia personale politica e segreta poco ci mancava. L’opera dei due
ormai era proiettata ad esaltare la figura del capo (come a screditare
quella dei suoi avversari) con mezzi prevedibili e
nel contempo invadere campi che erano di specifica competenza della
Polizia se non dei Carabinieri. Urti e sovrapposizioni non fecero altro
che complicare il lavoro dei vari servizi, già di per sé poco coordinato:
a ciò si aggiunse che, a fronte delle sempre più numerose attività di
controllo, richieste e ottenute (fra cui persino quella di sottoporre a
censura la posta della Banca d’Italia !!), il G. non riuscì a ottenere un
corrispettivo ampliamento del personale, a una parte del quale era, poi,
alquanto inviso. Il risultato finale fu che ai timori sollevati dal suo
comportamento non corrispose neppure un vero miglioramento del servizio (i
cifrari militari italiani erano noti al nemico). C’è chi pensa che Cadorna
potesse anche tentare prima o poi un colpo di stato visto l’andazzo.
Intanto, nel luglio 1917, l’Ufficio I era arrivato a prevedere la
«preparazione di complotti insurrezionali» in alcune città d’Italia, fra
cui Torino, soffiando sul fuoco dello scontro fra Cadorna da un lato e Boselli e V.E. Orlando dall’altro. Ma, a questo punto, il G. si era
esposto eccessivamente e Cadorna, il 9 settembre 1917, lo sostituì
sperando di salvare il salvabile. Ancora una volta sono poco chiare le
esatte ragioni di questa sostituzione. Secondo il suo successore, O.
Marchetti, fra la fine della primavera e l’estate 1917, G. avrebbe tentato
un riavvicinamento a esponenti politici i quali gli avrebbero chiesto (o
promesso?) di organizzare un ufficio informazioni centrale
politico-militare (l’ennesimo) collegato al governo; incarico che il G.
avrebbe accettato. Probabilmente un altro ufficio che controllava G.
riferì a Cadorna. Eravamo arrivati al “chi controlla Chi”. Caporetto venne
addebitata anche a lui dalla Commissione d’inchiesta. Cercò di
discolparsene ma non fu convincente. Finiva come decine d’altri
accantonato.
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nasce a Fluminimaggiore (Ca) il 16/2/1866 da famiglia borghese (il padre
ingegnere minerario). Deciso a intraprendere la carriera militare scelse
di entrare in artiglieria e nel 1886 uscì dalla accademia sottotenente
con incarico al 1° poi al 27° artiglieria. Non si sa in base a quali caratteristiche e
specialità già col grado di tenente lo si trova presso i comandi e in special modo alla scuola di guerra. Qualche anno più tardi (1896) è al
corpo di S.M. D’ora in poi le sue promozioni sono disgiunte da qualsiasi
incarico operativo o mansione particolare se non un breve periodo in
Libia. Giunge pertanto alla vigilia del conflitto col grado di colonnello,
senza aver mai comandato un reggimento o svolto una qualsiasi manovra.
Nell’ottobre 1915 da sottocapo del servizio "I" diventa titolare con una
mansione che lo stacca da subito dai problemi reali della guerra (gestiti
dall’Ufficio situazione) e lo proietta nell’orbita di Cadorna a cui
vedremo lega le sue sorti. Morirà a Milano il 18 maggio 1920.
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LUISA o Luigia ZENI -Ricordi di una donna in guerra
1914/21 |
Dal racconto Romanzo -Cronache non ufficiali di due spie italiane – di
Massimo Mongai
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Pref. di C. Delcroix. Roma, Soc. Ed. d’Arte Ill.
1926. L’esperienza dell’A., crocerossina, in guerra e a
Fiume con D’Annunzio, che la disse “creatura ammirabile” la Zeni era
entrata nella cellula spionistica Svizzera del Barone Silvio da Prato
(padre trentino, madre svizzera)
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……Mi
hanno raccontato oggi una storia eccezionale che mi ha fatto pensare che
forse siamo ancora un popolo di patrioti e di pazzi abbastanza geniali da
vincere una guerra solo con l’intelligenza. Certo, a essere veramente
intelligenti, le guerre non si dovrebbero proprio fare, si dovrebbero solo
evitare, che è il modo migliore di vincerle. Ma tant‘è. Insomma con
l’entusiasmo della gioventù il sottotenente Massari (attendente di
Marchetti) mi ha raccontato la storia di
Luisa Zeni, sentita di bocca del
Col. Marchetti in persona, di partenza per la Svizzera per
“recuperare” la nostra migliore spia.
Costei pare sia una giovane di vent'anni, fervente patriota, poliglotta,
che ha accettato di fingersi austriaca con il nome di Josephine Muller. Dal
22 maggio al 9 agosto 1915 la nostra ‘fraulein” si è trasferita con
documenti falsi ad Innsbruck all'Hotel Union, in una pensione frequentata da ufficiali
austriaci. Con quali mezzi non voglio sapere, è riuscita per mesi a
passare informazioni sulla consistenza delle forze che fronteggiano in
quel fronte le armate italiane. Ma non basta. E stata arrestata e
“miracolosamente “, a detta del tenete Massari, è riuscita a liberarsi e
poi a fuggire.
Gli ho chiesto cosa intendeva con “miracolosamente” e lui non ha saputo
rispondere. Ho suggerito l’uso delle molto ben descritte (da lui) grazie
femminili della signorina e lui è arrossito! Cosa abbia fatto la signorina
Zeni per avere le informazioni da uomini esposti al rischio di morire in
combattimento, non so, ma se è giovane e bella, posso ben immaginarlo.
Fatto sta che è riuscita a fuggire, si è imbrancata in un gruppo di
profughi ed ha portato altre informazioni ancora in Svizzera.
Pare che Marchetti (Tullio) se ne sia partito da Roma per andare a incontrarla di
persona e che le abbia già ottenuto “per gli eccezionali meriti
dimostrati” una medaglia d’argento al valor militare. Credo sia la prima
donna in assoluto che la riceve nella storia d’Italia. Decisamente un
personaggio che sarebbe piaciuto alla mia Lidia. |
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Roma, 15 Novembre 1915
Da quel che sento dire mi pare che la situazione stia diventando
decisamente pericolosa. L ‘esercito italiano si è imbarcato in una impresa
forse al di sopra dei suoi mezzi e delle sue capacità: già la
mobilitazione doveva essere compiuta in 20 giorni e lo è stata in 40.
Brutto segno, iniziare la guerra cosi. Dal fronte le informazioni sono
contraddittorie.
Finora sembra che ogni sforzo venga messo per “ristrutturare e migliorare
e riorganizzare” i servizi d ‘Informazione Militare ma non per farli
funzionare. Pare che ognuno desideri avere per sé una branca di potere
informativo e che cerchi di sottrarre a altri, a chiunque altro, un pezzo
di potere, per potersi imporre, fino al punto di sottrarsi gli agenti
migliori. Gli uffici che si dovrebbero occupare delle informazioni
militari, per renderne conto a Cadorna, sono non meno di tre, l‘Ufficio
Situazione, l’Ufficio I e l’ufficio di Stato Maggiore. Ma pare che già si
sia arrivati a una segmentazione dell‘Ufficio Situazione che, a sua volta,
dovrebbe essere arrivato a sei o sette o più sottobranche, sia per base
regionale sia per base di materia trattata.
Non ci si capisce già più niente.
L’unica cosa certa è che Cadorna non vuole essere disturbato ed ha messo
il colonnello Garruccio davanti alla sua porta per impedirlo: deve stare
li per impedire con le buone o con le cattive a chicchessia di parlare con
il Comandante in capo, che dovrebbe essere la “summa” della raccolta di
informazioni l’unico in grado di capire se una informazione è utile o no.
Ma le informazioni una volta entrate nel suo ufficio non ne escono più, se
non sotto forma di ordini da eseguire, senza spiegazioni. Garruccio è
diventato la bestia nera di tutti gli ufficiali esperti di informazioni
militari e di spionaggio. Da lui tutto arriva, tutto deve arrivare, ma
tutto li si ferma.
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LA MADRE DI TUTTE LE SPIE -
BANCHE E SPIONAGGIO |
Capita, quando si incontrano vicende di spionaggio,
di sobbalzare sulla sedia alla lettura di certi nomi. Ma questo è un campo
dove i "si dice" si sprecano. E’ successo così anche quando è uscito il nome
della Banca Commerciale Italiana, banca famosa per essere nata da
imprenditori svizzeri e tedeschi nel 1894 (salvo per 100.000 lire
sottoscritte dal Conte Alfonso Sanseverino-Vimercati nominato Primo
Presidente) e che di tedesco si trascinò per anni oneri e onori. Con la
firma della Triplice alleanza l'Italia si era assicurata, quasi dieci
anni prima, un partner che aveva capitali da investire e che sicuramente
aveva anche un ritorno. La parte minore la facevano i soliti Belgi che
costruivano ferrovie che bruciavano poi carbone belga. E' arcinoto il
caso di Einstein il cui padre, piccolo imprenditore elettrotecnico
(lavorava ad impianti di elettrificazione di piccoli centri urbani. Nel
1894, in uno dei tanti dissesti finanziari in cui incappava il genitore,
si trasferirono a Milano poi a Pavia. Einstein proseguiva le scuole in
Germania e solo alla fine dei semestri veniva a passare le vacanze coi
genitori e la sorella Maria. La
Commerciale era quindi il nido, la balia, la levatrice di tutte le principali
grandi aziende italiane nate alla fine del 900 (e di quelle tedesche) che prima o poi tornavano
allo sportello per curarsi le ferite o trovare acquirenti. Quando scoppiò
la grande guerra il sospetto che a manovrare le aziende civili militarizzate
italiane fossero i tedeschi (e ne vedremo anche i motivi) era altissimo se
circolavano simili rapporti (uno dei tanti)….
Fascicolo: Banca Commerciale ed Affini
11/9/1915 - Fondo: Carte di A. Salandra Biblioteca Comunale Ruggero Bonghi di
Lucera -
Oggetto: Informazioni sulla Commerciale, sulla Ansaldo (Perrone), sul
giornalista Naldi e su Garroni, ambasciatore dell'Italia in Turchia
"E' attorno alla Banca Commerciale che stanno tuttora raggruppati
saldamente in Italia gli interessi germanici: e questi solo dal ritorno
del giolittismo possono sperare la loro salvezza. Unico gruppo finanziario
autorevolmente opposto a quello della Commerciale è quello che fa capo
alla ditta Ansaldo. In questi giorni si sta cercando di attirare pure
questo nell'orbita della Banca Commerciale. Gira voce di una conferenza di
Giolitti con il comm. Pio Perrone, dell'Ansaldo, incontro che non sembra
esserci ancora stato, mentre si è svolto invece l'incontro tra Perrone e
Fenoglio per tentare un accordo tra i due gruppi. Inoltre il Consorzio per
l'impianto di una fabbrica di munizioni a Genova, sotto la presidenza
della Camera di Commercio, sicuro presidio della Banca Commerciale, è in
sostanza un abile tentativo per raggruppare su un terreno neutro sotto
l'egida della commerciale, il gruppo Terni, col gruppo Ansaldo e le
società di navigazione, la presidenza dell'Odero, la vicepresidenza al
Perrone, ottimo mezzo di avvicinamento dei due elementi che si vogliono
fondere. Tale sforzo della Commerciale nasce forse da un'esagerazione
della campagna antitedesca in Italia svolta dai Perrone. Questa trae,
invece, le sue forze da una ben più intima e profonda convinzione del
danno che il nostro vassallaggio verso la Germania arreca alla nostra
economia nazionale".
E l’anno dopo ci pensava (Don) Giovanni Preziosi, interventista,
antisemita poi fascista con l’opera - La Germania alla conquista
dell’Italia -: con nota del Prof. Maffeo Pantaleoni – Indice: «Il
pangermanesimo: metodi e pericoli - Le finalità della penetrazione
germanica in Italia - Il cavallo di Troia (per rendere l’Italia strumento
della politica tedesca); Origini e scopi della Banca Commerciale Italiana;
Le dimissioni dei Consiglieri esteri della Banca Commerciale; La retata
delle società anonime; Per favorire l’industria e il commercio tedesco; Le
informazioni riservate; Per la conquista delle industrie italiane; La
conquista della marina mercantile; Le industrie siderurgiche e d’armamenti
nelle mani della banca tedesca; La conquista delle industrie elettriche;
Nelle elezioni politiche; L’assorbimento del nostro risparmio; Lo
sfruttamento dell’emigrazione; I tedeschi domandavano la cittadinanza
italiana alla vigilia della guerra; (E la stampa?) - Giolitti e la Banca
Commerciale - Un comunicato in difesa della banca tedesca nella stampa
inglese - La penetrazione germanica in Inghilterra e il “metodo della
catena”. Ce n’era abbastanza da far saltare le coronarie a chiunque (ma il
direttore della Commerciale era Ebreo): ma in altre sedi poi lo si taccia
durante il fascismo di fare comunella con la Banca per fare le scarpe al
duce dal suo Ufficio del quotidiano “Il mezzogiorno”. Firmerà il manifesto
della razza e il 25 aprile 1945 si getterà dalla finestra con la moglie
ufficiale (da spretato).
Tutto questo chiacchiericcio nasceva anche dalla figura dei primi
amministratori delegati OTTO JOEL etichettato come Ebreo oltre che massone
e FEDERICO WEILL A.D. dal 1908 al 1914 (dimissioni obbligate) e da
Giuseppe Toeplitz con la stessa carica dal ’17: Toeplitz nasce a Varsavia nel
1866, da famiglia della borghesia ebraica ma frequenta la facoltà di
ingegneria dell'università di Aquisgrana. Nel 1891 viene in Italia
chiamatovi da Otto Joel, suo lontano cugino. Prima dell'assunzione alla
Banca Commerciale (1895) lavora alle filiali di Genova della Banca
Generale e della Banca Russa per il Commercio Estero. E' direttore della
sede di Napoli della Commerciale (1898) e di quella di Venezia (1900) poi
condirettore e direttore della sede centrale di Milano nel 1906. Nel 1912
acquista la cittadinanza italiana e prima sembra lasci anche la fede
giudaica.. Alla sede centrale trova anche FEDERICO WEILL, altro tedesco
trapiantato in Italia, già direttore della filiale palermitana del Credito
Mobiliare. Nel 1914, alla vigilia della grande guerra, le posizioni
neutraliste di Toeplitz vengono attaccate dall’interventismo nazionalista:
è la nascita della banca degli spioni.
Mancava solo il prestito obbligazionario Fiat non collocato (siamo alla
vigilia di una guerra e per gli industriali son sempre soldi che corrono)
per qualificare la Banca come Giolittiana, l’uomo della neutralità. A dir
il vero anche la Fiat si dichiarava neutralista in vista delle commesse
della Marina Tedesca. Quando Toeplitz acquista dall’ex consigliere della
tedesca Mannesmann, Eugen Hannesen, la villa di Sant'Ambrogio Olona sul
lago di Varese venne tacciato di scambiare messaggi ottici dalla torretta
osservatorio con agenti tedeschi nella vicina svizzera (Monte Generoso).
Per concludere e non dilungare oltre di una chiacchiera che lascia il
tempo che trova riporto il titoli di un recente articolo apparso sul
Corriere della Sera 04/03/2003 - Comit, conto aperto al signor Mussolini:
Dagli archivi della banca le prove dei finanziamenti di Toeplitz al duce e
al «Il Popolo d’Italia» !!! I finanziamenti al Popolo d’Italia da parte
della Comit aumentano quando il fascismo è al potere. «Un primo
finanziamento sicuro - scrive Fabre - risale al 26 gennaio 1924, altro
periodo di crisi del giornale, ed era di 500 mila lire. Una seconda
tranche fu versata il 9 gennaio 1925 (250 mila lire); un’altra ancora il
27 ottobre 1925 (250 mila lire); infine il 22 febbraio 1928 altre 500 mila
lire. Siamo già su tutt’altra sponda. Fonte Giorgio Fabre Quaderni di
storia. Il figlio Lodovico asserisce poi che il padre finanziò anche
D’Annunzio che per la verità lo cercò come Ministro delle Finanze
ripiegando poi su Maffeo Pantaleoni che stava da tutt’altra parte !?. come
direbbe Preziosi. |
http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri43.htm
Tandura: una missione pericolosa nell'estate del
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'18 |
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Cito da Storia in rete n. 33 autore Andrea Vento
- L’autonomia dell’intelligence della 1a
Armata degenera in un duro conflitto con il generale Garruccio. Marchetti,
Finzi e lo stesso Battisti (riavvicinatosi nel frattempo all’ITO)
prevedono con lucidità la Strafèxpedition della primavera 1916,
individuando con precisione numero di reggimenti e cannoni nemici che si
riversano sul fronte trentino, ma a nulla valgono gli allarmi lanciati in
direzione del Comando Supremo di Cadorna a Udine. È in questa occasione
che Battisti decide di tornare al fronte, per essere almeno utile con le
armi in mano, e viene catturato. Stessa sorte
tocca a Fabio Filzi, altro anziano dell’Ufficio I. Superata la battaglia,
è Marchetti ad avere la meglio su Garruccio. È probabile che a ristabilire
giustizia contribuiscano le proteste dell’onorevole riformista Leonida
Bissolati, amico di Marchetti. A Garruccio viene tolta la competenza sugli
ITO (non del Servizio I) che passa ora sotto l’Ufficio Situazioni del
Col. Riccardo Calcagno. Nei mesi successivi Marchetti diviene
responsabile informazioni della 1 a e 6a Armata (provvisoria), mentre
Finzi è suo vice. I due divengono i referenti del generalissimo fino al novembre 1917
(quando, dopo la disfatta di Caporetto, viene sostituito da Armando
Diaz). Sempre Andrea Vento
- “Un cenno merita il controspionaggio del
Servizio I (sezione 3a, guidata sino al marzo 1916 dal capitano dei
carabinieri Giulio Blais, e successivamente ridenominata - Reparto
controspionaggio e polizia militare-). L’ltalia è all’inizio della guerra
assai vulnerabile: tedeschi ed austriaci hanno ampiamente rafforzato le
proprie reti, anticipando il revirement italiano. Dolorosissima è una
serie di sabotaggi austriaci …. Nello stesso periodo debutta l’attività di
intercettazione telefonica del nostro Servizio I. Maggiore attenzione è
posta sino alla dichiarazione di guerra alla Germania nell’agosto 1916,
sulla rete consolare e commerciale tedesca e sui 72 mila !!!! residenti
che possono ancora muoversi liberamente per l’Italia. Sotto la lente di
ingrandimento è anche posta l’attività delle aziende con capitali
tedeschi, prima tra tutte la Banca Commerciale. Le centrali dello
spionaggio austro-tedesco contro l’Italia sono a Zurigo (il cosiddetto
Zuricherbureau) e Lugano. Non meno serrato è il lavoro compiuto a Verona
dal capitano dei carabinieri Aldo Rossi che intercetta nel flusso del
fuoriuscitismo trentino infiltrati (ad arte) al servizio dell’abile capo
dell’Evidenzbureau di Trento, maggiore Opatic. |
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Alla vigilia dello smacco di Carzano Garruccio viene sostituito,
come detto più su, da Odoardo Marchetti che subisce Caporetto. Ma tutto si salva con capra e
cavoli perché il sottocapo è Badoglio (il primo indiziato della rotta di
Caporetto) che si inventa l’Ufficio “P” Propaganda (T.Col. Eugenio
Barbarich) rivolto agli Ufficiali: erano questi che dovevano essere
convinti dei messaggi che dovevano poi sviluppare alla truppa. Furono
scelti soprattutto ufficiali di complemento provenienti dal mondo
intellettuale e accademico e interventisti non pentiti a distanza di 4
anni come Gioacchino Volpe, Giuseppe Lombardo Radice, Giuseppe Prezzolini,
Ardengo Soffici, Piero Calamandrei e Alfredo Rocco. Ognuno proveniente da
branche diverse poteva essere considerato specialista della comunicazione,
in un’età in cui non esistevano i mass-media odierni (si aggiungevano a questi
quando in grado(all’altezza) e disponibili i grandi invalidi).
Circolare del Comando Supremo, maggio 1918
“La preparazione morale dei quadri e delle
truppe è compito dei comandanti e di tutti gli ufficiali. Ma per
integrarla vengono creati gli organi di cui appresso, con lo speciale
compito
a) di vigilare contro ogni propaganda disfattista o comunque diretta a
deprimere il morale delle truppe e delle popolazioni e contro i militari
sospetti
b) di assistere il soldato e di migliorarne, per quanto è consentito dalle
pratiche necessità di guerra, le condizioni morali e materiali
c) di diffondere fra le truppe la convinzione della necessità assoluta
della nostra guerra e la fede nel suo successo
d) di rinvigorire lo spirito di resistenza delle popolazioni e
maggiormente fonderle ed affratellarle con l’esercito”.
Eravamo usciti di molto dal seminato, come abbiamo visto, ma la guerra di li
a un mese, col fallimento dell'operazione Solstizio e la discesa in campo
degli americani, era vinta e non per questa circolare, ma semplicemente perché il
nemico non ce la faceva più sia sul fronte militare che interno.
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The young Msgr. Gerlach’s fine posture and erect carriage, along with his
flawless manners, gave rise to the rumor that he had been a long-standing
cavalry officer. That there were grave suspicions concerning Gerlach
cannot be doubted since we know that during his term at the prestigious
Pontifical Ecclesiastical Academy there were disturbing rumors about his
character and the sincerity of his vocation. A probationary appointment to
the nunciature to Bavaria had been quietly set aside when the nuncio,
Archbishop (later Cardinal) Andrea Früwirth, refused to have the young
priest on his staff. By Peter E. Chojnowski, Ph.D. |
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LA VICENDA GERLACH - Benedetto XV il Papa sconosciuto
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Si inserisce nella guerra di spie anche l’affare Gerlach
ovvero Monsignor Rudolph Gerlach cameriere segreto di papa Benedetto XV.
Qualcuno gli mette in bocca queste parole alla notizia non ancora
ufficiale dell’affondamento della Leonardo da Vinci a Taranto il 2 agosto
1916 “Well, a few hours ago, Italy paid the price of her treachery to
Germany.” ovverossia L’Italia paga il prezzo del suo tradimento alla Germania: ma la
nostra dichiarazione di guerra a loro viene solo 25 giorni dopo e sono due
anni che le loro spie e le loro società trafficano in Italia. Noi stiamo
in una coalizione che combatte i tedeschi ma noi non li consideriamo
nemici anche se vengono a combattere in trentino (e li facciamo pure
prigionieri). Questo fu un grave handicap perché permise ai loro funzionari e
agenti segreti di aggirarsi per il paese a raccogliere informazioni
militari. Penso che più stupidi di così noi Italiani non si poteva essere. Ma
ritorniamo al nostro giovane e bel pretino bavarese. L’amicizia fra Gerlach e il Cardinale* di Bologna (classe 1854) risale a qualche anno
prima quando questi era prefetto dell’Accademia (insegnava stile
diplomatico) o Collegio dei Nobili Ecclesiastici (nido e trampolino di
lancio dei futuri cardinali) dove Gerlach studiava
(Della Chiesa
nonostante fosse poi Vescovo a Bologna divenne cardinale* solo il 25
maggio del 1914 !!!).
Con la morte di Pio X nell'agosto del '14, Gerlach venne a Roma al
conclave e inaspettatamente il 3 settembre il cardinale Della Chiesa venne
eletto Papa col nome di Benedetto XV. Gerlach classe 1885 ha un passato
oscuro: si dice si stato espulso dalle scuole militari 7 anni prima,
motivo ?. Entrava quindi dai salesiani a Friburgo poi a Roma. i suoi modi,
la sua loquacità, il suo fisico lo fanno entrare nelle grazie del prelato
a cui Gerlach stesso chiede di diventare suo cameriere quando verrà eletto
Papa. Sembra uno scherzo ma da li a poco la profezia si avvera e la
promessa viene mantenuta. - "Ma! Questa è una calamità" avrebbe detto
sottovoce il Cardinale Raphael Merry del Val riguardo l’elezione del
cardinale di Bologna.
A questo punto le opinioni su Monsignor si dividono, fra chi lo vede
battere i salotti romani, ma anche belle donne e chi comunque lo vede
tramare nell’ombra, nonostante gli sia stato fatto divieto di uscire dalla
città leonina. La sua posizione gli permette di essere a fianco del Papa
quando incontra personalità di tutti i paesi e suoi ministri da tutti i
paesi. Gestiva una rete di informatori in grado prima di condizionare
l’ingresso dell’Italia in guerra poi di acquisire tutte le notizie
riservate sulla consistenza e dislocazione delle nostre forze. I suoi
agenti facevano capo in Svizzera all’ufficio dell’Evidenzbureau austriaco.
Se il Papa si
lamentava del caroprezzi e del fatto che fosse costretto a mangiare pollo
tutte le sere, Monsignore faceva sfoggio di una quantità impressionante di
denaro. ...
… became more suspicious of Gerlach when he decorated and
furnished his rooms at the Vatican in renaissance splendor at an
incredibly high cost. For driving the 4 or 5 miles of roadway inside the
Vatican precincts, it seems as if Msgr. Gerlach needed a Lancia, one of
the premier luxury automobiles of the day. Not long after the sinking of
the "Leonardo da Vinci" in the Taranto's Harbour, Gerlach’s name was linked with the case. By Peter
E. Chojnowski, Ph.D. (Questa ora fornita è la versione Soft in rete ne
esiste una peggiore sul
suo operato).
Ma la sua carriera era al termine. I nostri agenti segreti arrivarono a
lui a fine 1916. Il fascicolo venne reso noto anche in Vaticano e per non
scatenare uno scandalo venne negoziata la sua fuga in treno in Svizzera.
Qualcuno dice che per mettere a tacere la cosa il "pacifista vaticano"
avrebbe accettato anche la fusione delle bronzee campane in patriottici cannoni.
La segreteria di Stato aveva negoziato febbrilmente con il governo
italiano ed ottenuto che Gerlach andasse dai gesuiti in Svizzera. Il
processo contro Gerlach ed i suoi complici si aprì ugualmente il 12 Aprile
1917 dinnanzi al Tribunale Militare di Roma. Fra gli imputati figurava
Giuseppe Ambrogetti, "invertito" (termine in uso all'ora per dire gay) iscritto negli schedari della polizia,
segretario di Gerlach e familiare dell’ alcova di Benedetto XV°. (Questo è
un brano dell’altra versione)
I francesi a questo punto lo chiamavano Le Pape Bosche come loro chiamano
offensivamente i tedeschi. In Italia invece lo definirono 'Maledetto XV'.
Tutti in Vaticano presero le difese di Gerlach che venne però condannato
all’ergastolo in contumacia. Coi documenti che si portò dietro per un po’
ricattò il Vaticano poi, nel 1921, lo trovarono morto a Baden Baden, dove conduceva
vita dissoluta. L’anno dopo muore anche il Papa.
LE
CARRIERE DEI BENEDETTI - Benedetto
XV seguiva di
150 anni il numerario XIV Card. Prospero Lambertini da Bologna e, con il salto di
uno, il XII con cui siamo ai papi di Avignone. Il prossimo XVI sarà il tedesco Ratzinger.
Benedetto XII era stato eletto nel 1334 alla morte di Papa Giovanni
XXII. Fu il primo edificatore del palazzo dei Papi. Suo nipote Giovanni di
Cardone, persona stimata, fu vescovo di Arles nel 1341. Il Benedetto XIV viene
eletto nel 1746. Nel 1755, a Ferrara, l’Inquisizione ordina che siano
spezzate le lapidi del cimitero ebraico e proibisce di metterne delle
altre o allargare il cimitero. Nasce anche da qui la consuetudine di
gettare terra sulle vecchie sepolture e inumarne di nuove nello strato
aggiunto (alla fine si creava una collina). A Benedetto XIV viene imputato
l’inasprimento delle pene nei confronti degli ebrei nella controversa «accusa del sangue», che
colpiva questi da secoli. Quando sotto Pasqua spariva un bambino
cristiano, se lo erano mangiati gli ebrei, per la loro inveterata
abitudine di preparare il pane azzimo col sangue umano !!!. (nel XX secolo
ci fu la riedizione che se li mangiavano i comunisti)A questo papa
viene attribuita la prima descrizione del vampiro
«Il vero vampiro è
orribile a vedersi. Magro e peloso nello stato di veglia, diventa, quando
giace ben nutrito nella sua bara, grasso e gonfio da scoppiare. Il sangue
fresco gli cola dalla bocca, dal naso e dalle orecchie. La sua pelle è
fosforescente e il suo alito fetido» che porterà secoli dopo alla
letteratura nera di Dracula del genere Bram Stoker.
Del
XV conoscete la Storia, del XVI aspettate che muoia per
saperne di più.
Benedetto
IX, nato Teofilatto III dei Conti di Tuscolo (Roma, ca. 1012 –
Grottaferrata, fine 1055 o gennaio 1056), fu il 145º papa della Chiesa
cattolica dal 1033 al 1045, poi una seconda volta nel 1045 (147°) ed una
terza nel biennio 1047-1048 (150°). È famoso per aver venduto la dignità
pontificia al suo padrino e per averla rivoluta indietro due volte.
wiki
I PAPI AVIGNONESI (la numerazione fra papi e antipapi è indicativa)
197°. Papa Clemente V (1305-1314) - Bertrand de Gouth, Villandraut
(Francia), ca. 1264
198. Papa Giovanni XXII (1316-1334) - Jacques Duèse, Cahors (Francia),
ca. 1249
199. Papa Benedetto XII (1334-1342) - Jacques Fournier, Saverdun
(Francia), ca. 1285
200. Papa Clemente VI (1342-1352) - Pierre Roger, Rosiers-d'Égletons
(Francia), ca. 1291
201. Papa Innocenzo VI (1352-1362) - Stephen Aubert, Beyssac (Francia),
ca. 1282
202. Papa Urbano V (1362-1370) - Guillaume de Grimoald, Grisac
(Francia), 1310
203. Papa Gregorio XI (1370-1378) - Pierre Roger de Beaufort, Rosiers-d'Égletons
(Francia), ca. 1336 |
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Le premesse non erano certo delle migliori quando vent'anni
dopo venne eletto un altro papa di cultura tedesca che non riuscirà a
liberarsi dalla accusa di immobilismo nei confronti del nazismo.
Vai alla prima parte
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/007missione.htm
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